sabato, dicembre 27, 2008

Messaggio personale: mettiamo la mano in tasca per Pomaia

Come forse avrete letto, un incendio ha gravemente danneggiato il monastero buddista di Pomaia, in Toscana, uno dei più grandi e importanti d'Europa.

Anche se non si sono lamentati problemi alle persone, alcune strutture sono completamente fuori uso e dovranno essere ricostruite, con costi veramente forti.

Io credo che anche se non si è buddisti sia importante sostenere ed aiutare quelle persone e quelle strutture che lavorano per aiutare la nostra società a non appiattirsi solo sulla sfera materiale e materialistica; quelli che lavorano per ricordarci che l'uomo non è solo una macchina da consumo, quelli che lavorano per la pace e per portare un po' di spiritualità nelle nostre vite.

Breve: io ho messo mano al portafoglio e ho fatto una donazione per la ricostruzione.

Se lo volete fare anche voi, ecco le coordinate:

"Versamenti in danaro potranno essere eseguiti in favore di:
ILTK sul conto corrente n. 48
Cassa di Risparmio di Lucca, Pisa e Livorno, Filiale di Rosignano Marittima
IBAN - IT21-A-06200-25100-000000000048
causale "Ricostruzione del Gompa"
Ogni altra iniziativa di solidarietà e di aiuto concreto potrà essere concordata con la Direzione dell'Istituto Lama Tzong Khapa al n. 050 685654"
Far divertire i visitatori per fare business?

Pubblicata una nuova puntata del mio corso di e-marketing per le PMI, sul sito Eurogroup.

User Engagement: dobbiamo farli divertire, sul nostro sito? Coinvolgere le persone, non solo comunicare loro: come farlo e come si può misurare?

L'articolo lo leggete qui

mercoledì, dicembre 24, 2008

Il Social Networking si fa Hardware...

Una chiavetta tipo USB per scambiarsi di persona i proprio biglietti da visita e socialnetworkarsi in diretta (o quasi).

Ne parlo nel mio ultimo articolo su Apogeo, che potete leggere qui (il sito l'hanno appena rifatto, quindi se ci sono dei problemi tecnologici, portate pazienza).

Con l'occasione:

1. Auguro a tutti un felicissimo Natale, Capodanno o festività stagionale preferita
2. Non so quanto posterò nel blog in queste vacanze, quindi tenete duro e cercate di non farvi venire crisi d'astinenza

Abbraccio tutti

mercoledì, dicembre 17, 2008

Internet? Ma molto meglio del sesso...

La solita ricerca su Internet ngli USA (questa volta fatta da Harris Interactive) ci dice un po' di cose sugli utenti americani. Ovviamente i media si sono centrati su un solo aspetto...

Non si fa fatica a pensare che forse persino parte della ricerca stessa sia stata costruita per far uscire una "news" che contenesse la parola chiave "sesso" e che quindi potesse dare origine ad una press release molto notiziabile.

La notizia "calda" è quella che per il 46% delle donne intervistate si potrebbe fare a meno volentieri del sesso per 2 settimane, ma non si potrebbe fare a meno della Rete per lo stesso periodo (per confronto, solo il 30% degli uomini la pensa così).

Spaccando il dato le cose vanno persino peggio, fra le statunitensi della fascia d'età 35-44 la percentuale sale al 52% (!)

Internet batte ancora più largamente la TV: il 62% rinuncerebbe alla propria trasmissione televisiva preferita per 2 settimane ma non alla connessione a Internet.

Lascio i commenti sulle performances sessuali del genere maschile alla vostra fantasia o alla vostra logica; un maschio che si occupa di programmi televisivi sembrerebbe messo veramente male.

Lascio invece qui il link alla press release dello sponsor - da cui si evince che un 65% degli americani non potrebbe più vivere senza Internet...

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martedì, dicembre 16, 2008

Una foto per sapere tutto del prodotto

La convergenza tra Amazon e l’iPhone porta in campo un esempio di quella che potrebbe essere la prossima generazione di assistenti per il mobile shopping.

Per saperne di più leggete il mio articolo settimanale su Apogeo:

http://www.apogeonline.com/webzine/2008/12/10/una-foto-per-sapere-tutto-del-prodotto

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lunedì, dicembre 15, 2008

Pian pianino si arrampica Chrome - le quote dei Browsers

Chrome, il browser Google, a 100 giorni dal lancio avrebbe già raggiunto una quota dell'1% del mercato dei browser, secondo le stime di Net Applications.

Un risultato niente male, destinato sicuramente a crescere con l'arrivo delle versioni per Mac e Linux ad oggi non disponibili.

Detto questo, sarà da capire se resterà, pur crescendo, un prodotto di nicchia nicchia o se arriverà a quote più significative.

Firefox, il più serio concorrente a Explorer, sembra essersi attestato stabilmente sul 20-21% di quota, con il potenziale di crescere ancora.

Safari è attorno al 7% mentre Explorer è un pelo sotto il 70%

Le mie impressioni personali, dopo la prova , sono di un browser rapido, apparentemente "robusto" però graficamente lo trovo molto triste, funzionale ma...

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venerdì, dicembre 12, 2008

Il caffè da MD costa meno... ma è un'altra cosa

McDonald ci va giù piattissimo in questa campagna di affissioni comparsa a Seattle, città natale di Starbucks.

Ovviamente il riferimento è al costo delle varietà più esotiche di bevande servite da Starbucks.

Da sottolineare comunque che il successo (e il posizionamento) di Starbucks non sta nel prezzo o nemmeno tanto sulla qualità del prodotto servito - bensì sul fatto che Starbucks è un luogo accogliente dove restare a conversare con gli amici, studiare...(io ci facevo anche le riunioni di lavoro, a Barcellona). Tutte cose che da McDonalds è molto più difficile fare...

Starbucks è un luogo esperienziale, o un fast food o un bar.

Spendere i soldi per prendere un caffé al volo da Starbucks è effettivamente un po' dumb, secondo me.

Dargli 2 o 3 dollari per avere un'oretta o due di quiete, una poltrona o un tavolo con vicino una presa elettrica sono ben spesi...(a Barcellona, in quello in cui andavo io, avevano anche 2 tavoli riunioni da 6-8 posti, spessissimo occupati da gente che presentava Powerpoint a potenziali clienti o simili...molto business 2.0)


Comunicazione personale in Times Square...

Complimenti ad Affari Italiani.it ;-)



Per un serissimo articolo sui malfunzionamento del Servizio Sanitario, sentito specialmente dalle donne, la testata è riuscita a trovare una immagine di commento che inquadra perfettamente il contesto e il senso di disagio delle utenti...

Chapeau...
Comunicazione streaming per Diet Coke - per un content iperclassico

Diet Coke ha scommesso sulla multicanalità in streaming - per il lancio di "The Style Series, presented by Diet Coke", un programma video di musica, lifestyle, interviste etc - un vero e proprio programma televisivo che la marca usa come strumento di comunicazione.

A parte essere disponibile sul sito Dietcoke.com, al momento dell'evento di lancio il programma (una ventina di minuti) è stato trasmesso in streaming sui grandi display di Times Square, reso disponibile per l'ascolto in streaming sui telefoni mobili e attraverso video banners sparsi in una serie di siti come Yahoo, e YouTube.

Particolare rilevanza all'evento è stata data dal concerto "live" realizzato per l'evento da Robin Thickie, star della musica R&B.

La presenza della marca all'interno del content è apparsa piuttosto discreta (ovviamente il piccolo pubblico che assisteva al concerto in studio impugnava discretamente la bottiglietta argentata del soft drink).

Dopo l'evento del 9 Dicembre, il magazine proseguirà con altri episodi , il primo a inizio 2009 e il secondo qualche settimana più tardi - resi disponibili sul sito e probabilmente anche attraverso altri canali.

Aspetto su cui riflettere è che si è scelto un modello di distribuzione "moderno" e tecnologico per un content che è più tradizionale che non si può; un classico show televisivo di vario intrattenimento, con la sua bella star, il lifestyle - ed è dichiarato l'intento di rendere il programma assolutamente indistinguibile da un format in onda sulla tradizionale (ma in declino) TV diffusiva, proprio perchè è in questa direzione che si individuano le possibilità di successo sul pubblico e per la marca.

Approfondimento

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giovedì, dicembre 11, 2008

Il caldo Ambient/Tryvertising di Kraft alla fermata del bus

A Chicago (lo sa bene chi guardava E.R.) fa un freddo porco.

Ha quindi molto senso l'iniziativa di comunicazione non tradizionale di Kraft per la sua zuppa pronta "Stove Top Quick Cups".

L'azienda ha deciso di utilizzare una cinquantina di pensiline del bus come punto di contatto (poster) col pubblico; in 10 di queste ha installato un sistema di riscaldamento (una follia dal punto di vista dell'efficienza energetica, btw) ed è poi passata a distribuire campioni *caldi* del prodotto agli infreddoliti utenti dei mezzi (vedi alla voce tryvertising).

Kraft non è nuova a esperimenti in campo comunicazionale - si veda il caso della pubblicità odorosa di cui abbiamo parlato in passato.

Nemmeno le pensiline sono un luogo nuovo per la comunicazione alternativa - si veda lo sfortunato caso delle pensiline al profumo di biscotto.

martedì, dicembre 09, 2008

Il Banner - la risposta sbagliata all'opportunità dei Social Network?

Secondo una ricerca di IDC (riportata da emarketer) i numeri dietro ai Social Network sono realmente impressionanti.

Più della metà della popolazione USA userebbe questo tipo di siti (in Italia solo Facebook farebbe 4 milioni di iscritti...).

Più del 75% degli iscritti si collega almeno una volta alla settimana e un 57% lo fa quotidianamente. Più di un terzo passa un'ora o più collegato per ogni sessione.

Per l'Italia non ho questi numeri, ma coloro che sono nel mio network sembrano rispettare o superare queste medie... per quello che vale dl punto di vista statistico.

La roba brutta, a fronte di questo diluvio di "pageviews" è che non si clicca sui banner: sempre la stessa ricerca afferma che si interagisce, si socializza, ma non si clicca sui banner; se in media il 79% degli utenti Internet clicca su un banner almeno una volta l'anno (!), sui SN solo un 57% degli utenti ha confessato di averlo fatto.

Che il potenziale ci sia, siamo tutti d'accordo, che la strada sia il banner la vediamo sempre più dura.

Un ulteriore elemento di complicazione.
Per sfruttare questi canali di comunicazione si sperava di poter fare la solita poca fatica con qualche bannerino, adesso vediamo che bisogna investire tempo, fatica e intelligenza per sviluppare altre cose, che possano essere engaging per gli utenti, cogliendoli in maniera sintonica ripetto allo stato d'animo, al set mentale in cui sono quando vanno in rete a social networkizzare...

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venerdì, dicembre 05, 2008

Il video virale di Nokia

...gran bella produzione. Sulla creatività e l'impatto non mi pronuncio, visto che sembra essere destinato al mercato cinese...
La Pizza dell'Economist

Altra bella pensata - di sicuro The Economist non è top of mind nella testa degli studenti - che pure sono un target importante per la testata (i futuri heavy user...) e per cui la testata può essere - a seconda di cosa studiano - uno strumento importante di formazione / aggiornamento.

Saggia dunque l'idea di usare le scatole della pizza (di cui notoriamente gli studenti USA sono forti consumatori) come media-

Il progetto è stato condotto su 20 pizzerie di Philadelfia posizionate in prossimità del campus.

Il Twister dell'Economist


Torniamo sul tema della comunicazione non convenzionale, con questo bellissimo esempio che arriva da "The Economist", testata che da sempre si è caratterizzata per la sua attenzione alla comunicazione e alla costruzione di una sua specifica e forte Brand Identity.

Questa volta si tratta di posizionare in una stazione ferroviaria il classico board di Twister, ma caratterizzandolo con tags relativi alle issue economiche che influenzano come va il mondo contemporaneo.

Non poteva mancare lo spinner, realizzato sotto forma di poster.

giovedì, dicembre 04, 2008

Regolamentare Internet: la parola impronunciabile

Come prevedibile, l'uscita a sorpresa del capo del Governo ha suscitato non poche polemiche.

Del resto era inevitabile: data la cultura della Rete, chiunque ipotizzi una regolamentazione viene prontamente fatto oggetto di una levata di scudi.

Se pure fossero apparsi San Giovanni Bosco, il Buddha Sakyamuni o il Mahatma Gandhi a parlare di regolamentazione della Rete, sarebbero stati prontamente impallinati dal popolo Internet, ferocemente (e giustamente) geloso della propria libertà.

A dircela però tutta, anche la Rete come tutte le attività umane ha bisogno di una qualche forma di regolamentazione, ad esempio per evitare che grandi gruppi e forti interessi economici se ne approprino, privandoci di quella libertà e democrazia di cui oggi bene o male godiamo.

Detto questo, quello che preoccupa è l'uscita estemporanea e, soprattutto, la fonte della proposta.

Il Cavaliere, con tutto il rispetto, ha un track record di uscite magari a loro modo divertenti ma che sospetto non abbiano fatto benissimo all'immagine dell'Italia nel mondo, almeno a leggere sui giornali (anche quelli sicuramente non comunisti come certi quotidiani finanziari internazionali) e a giudicare dai commentini salaci che mi sentivo fare quando per anni ho fatto l'italiano all'estero.

Supponendo però che (in fondo è una persona intelligente) si astenga da rifare cucù ai membri del G8 o a fare battute sulla melanina degli altri capi di stato, restano altri due o tre punti che possono giustificare la preoccupazione diffusa.

Il primo è che, oggettivamente, vista la situazione di conflitto di interessi in essere, qualsiasi azione che punti al mondo dei media in un ottica di regolamentazione si può prestare ad una lettura di controllo, limitazione dell'accesso - quindi dando adito a sospetti in ambito di estensione della propria area di influenza economica, a discapito di libertà individuali e attività editoriali / imprenditoriali "atipiche" nel mondo dei media.

Una seconda area che tocca corde sensibili nel pubblico è quella delle reazioni del premier alle critiche. A parte invitare ad andare a casa i direttori dei giornali (lecita espressione di opinione e par-condicioso, visto quante persone hanno suggerito al Cavaliere stesso di fare la stessa cosa?), il problema è la prontezza del dito sul grilletto dell'azione legale nei confronti di chi lo critica.

Per farla breve leggetevi questo articolo del NY Times che fa il punto sulle cause legali intentate verso giornalisti critici nei confronti della sua persona.

Scontato quindi che il popolo dei blogger e di coloro che sviluppano contenuti autogestiti ritenga di dover temere una proposta di regolamentazione da parte di una persona che ha questi precedenti (mi metto anch'io in questa categoria e infatti, come vedete, ci vado giù con mano attentissima - gli avvocati costano)

Per finire, una terza area di preoccupazione che in queste poche ore mi è stata esplicitata da parecchie persone del settore, è quella della competenza.

Non risulta, almeno a prima vista, che il premier fra le sue molte qualità abbia anche quella di una profonda conoscenza del settore - fondamentale per lo sviluppo di proposte sensate e positive per il bene della Rete, dei suoi utenti e della società mondiale in generale.

Ne' è ben chiaro chi siano i suoi consulenti in materia (ovvio, non si può essere esperti di tutto, ci si costruisce un team di supporto proprio per avere quella base informativa che permette di prendere decisioni a ragion veduta).

In effetti sembra poco chiaro chi siano le persone che lo consigliano e quali siano i loro track record nell'area di Internet (c'è chi vede il rischio della figura del consulente matrimoniale scapolo).

Ma forse ci sono e sono competentissime, solo che si fanno vedere – permettete il suggerimento – un po’ troppo poco per essere in grado di rassicurarci.

Ovviamente è impossibile giudicare nel merito della questione, trattandosi solo di una dichiarazione di intenzioni - si valuterà quando ci saranno dei fatti. Di certo, dal punto di vista della comunicazione non è stato forse questo l'approccio più indicato, a meno che non si voglia leggere l'evento come mossa politica.

A voler essere cattivelli e a voler leggere la cosa in un'ottica demagogica (ma Bruto è un'uomo d'onore) potremmo fare della fantapolitica e leggere l'annuncio come una mossa un pochino populista rivolta al popolo della non-Rete.

Una rassicurazione verso quell'Italia che non è connessa a Internet (più del 50% della popolazione, più o meno), che non la conosce e che ritiene di aver motivo di temerla come luogo di adescamento pedofilo, di diffusione di ricette terroristiche e di truffe informatiche.

Per queste persone un intervento normalizzatore potrebbe essere rassicurante, un po' come mettere l'esercito a pattugliare le strade. Una tale mossa andrebbe quindi in direzione dello stimolo del consenso verso un'Italia mediamente a reddito e cultura limitata, di età tendenzialmente avanzata (un perfetto pubblico televisivo generalista? lo dico senza intenzione di polemica, è una semplice constatazione statistica).

Resta da vedere, fosse questo l'obiettivo, quale sarebbe il prezzo da pagare - ovvero la potenziale alienazione di una parte giovane e dinamica della popolazione, già oggi parecchio su di giri per le questioni legate al riassetto della Scuola, un target su cui un giro di vite percepito come liberticida o orientato a favorire interessi commerciali di parte potrebbe portare effetti boomerang avvertibili anche in campo elettorale.

Quanto a me, ripeto, resto in attesa di vedere il cammello prima di giudicare. Ma continuo a pensare quanto sarebbe bello poter parlare delle cose guardandone il merito e senza dover sempre essere sopraffatti dalle emozioni, dalle posizioni ideologiche - avendo la sensazione che quello che viene fatto sulla e per la Rete (e più in generale per la Nazione) sia sempre fatto in maniera competente, per il bene di tutti e non per ignoranza, per rigida ideologia o in nome di un qualche capitalismo d'assalto.

Ma per questo, forse, non è la rete che deve cambiare ma la stessa forma della nostra società e la testa della gente. Resto in attesa dunque, che arrivino – oltre alle biciclette a noleggio a Milano, -anche delle teste 2.0 per gli italiani comuni…

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martedì, dicembre 02, 2008

Anche i SN consolidano

Aria di consolidamento anche per i Social Network - Pownce smette di esistere il 15 dicembre per essere acquisito da Six Apart (link al comunicato ufficiale)

In effetti di SN general-generici ce n'è un po' troppi per resistere alle corazzate Facebook e MySpace.

Restano secondo me aree di opportunità per SN verticali, di forte centralizzazione attorno a temi di aggregazione molto specifici: vedo ad esempio bene Flickr, ma anche SN di Caccia & Pesca, Cucina o alterofilia...

lunedì, dicembre 01, 2008

Il Product Placement funziona ancora? C'è chi dice di no.

Torniamo, dopo un bel po' di tempo, a parlare di product placement, di product integration e di comunicazione.

Il Product Placement è da anni uno strumento importante per la promozione di marche e prodotti, attraverso l'inserimento dei "simboli" appropriati all'interno di fim o serial TV.

Ha raggiunto apici di importanza tali che alcune grandi marche avevano (o hanno ancora?) un ufficio permanente ad Hollywood, con l'esclusivo compito di negoziare accordi con le major per l'inclusione dei propri prodotti nelle più importanti produzioni.

In tempi di vacche magre e di advertising classico nel mirino, il placement si ritrova sotto i riflettori, nella speranza sia un modo per aggirare la disattenzione, il disinteresse o semplicemente il fatto che l'adv spesso non raggiunge nemmeno più il target.

In questo scenario potenzialmente favorevole al placement è entrato a gamba tesa Martin Lindstrom, noto esperto di branding e comunicazione (una vera star, nel suo piccolo) che nel suo recente libro "Buyology" riporta i risultati di esperimenti sull'efficacia del placement sui neuroni della gente (vedi alla voce neuromarketing).

Attaccando (in estrema sintesi) dei volontari ad un elettroencefalografo è stato dimostrato (su un campione di 2000 casi) che il placement non funziona (più) nella maggior parte dei casi, non portando ad un aumento del ricordo della marca (resta poi davero da vedere se a livello ultra sub-conscio/sotterraneo un qualche effetto subliminale ci posa essere anche in assenza di ricordo, ma appare una teoria un tantinello improbabile).

L'eccezione sarebbe rappresentata da quei casi in cui la marca è funzionale alla storia, è fortemente integrata nel plot narrativo... quello che si chiama product integration - dove marca o prodotto non sono una presenza più o meno casuale, ma sono un componente di fondo della storia (pensate ad es. se gli amici di "Friends" si fossero ritrovati in uno Starbucks invece che al "Central Perk"....)

Photo Credits (la foto non c'entra niente ma mi piaceva troppo)