"Durante la corsa allo spazio degli anni'60, la NASA si trovò di fronte a un problema complesso. Gli Astronauti avevano bisogno di una penna che potesse scrivere nel vuoto spaziale. La NASA si mise al lavoro. Al costo di 1,5 milioni di dollari sviluppò la Astronaut Pen. I russi si trovarono di fronte allo stesso problema. Loro, usarono una matita."
A questo punto, leggendo la storiella sul retro della confezione della matita che vedete in effige, sono scoppiato in una risata e stavo quasi per comprarla.
Potenza del marketing. Con una storiella così si riesce a convincere il pubblico a cacciare 3 Euro (!) per una banalissima matita - mica originale, eh - una "replica" ;-) (se vi siete fatti intortare e la desiderate, potete comprarla qui).
PS: La storia è una bufala, btw, che gira da anni in Rete (anzi, girava già anche prima)
1) Americani e Russi entrambi iniziarono con le matite - poi però ci si rese conto che se si rompe la punta non la si può temperare nello spazio, in assenza di gravità. E che la punta rotta, galleggiando nella navicella, poteva finire in un occhio, essere respirata (ugh) o finire in un apparato - ed essendo la grafite un buon conduttore di elettricità, causare cortocircuiti.
E sia Americani che Russi continuano ad usare quella marca di penne nei loro viaggi cosmici.
Strumento fantastico - non che vada nello spazio ma scrive su qualsiasi cosa e (grazie al refill pressurizzato) persino con la punta in alto, come quando dovete riempire un modulo in un ufficio pubblico appoggiandovi al muro. Ed è stata per anni esposta al NY Museum of Modern Art.
Ringrazio quindi il sig. Fisher di averla inventata. Io tra l'altro continuo a perderla e a ricomprarla - quindi anche loro devono però ringraziare me...
Nessun commento:
Posta un commento