giovedì, maggio 07, 2009

Eurisko che sfata i miti di Internet

Stamattina ho assistito alla presentazione GFK Eurisko "Miti, Segreti e Tesori di Internet
(...ma la pubblicità on-line funziona?)".

Condivido con voi la mia lettura dei punti più secondo me più interessanti. Attenzione: sono le mie opinioni, non il verbatim di quello che hanno detto, tanto per capirci, quindi mi prendo io tutte le responsabilità del caso....

1. Non tutti gli italiani sono in linea. Vabbè, chiunque sappia leggere i dati lo sa, ne ho già parlato "n" volte. Diciamo che "solo" un 42/43% degli italiani sopra i 14 anni sono online, cioè 20-21 milioni di persone. (vedi anche questo mio post precedente)

Il numerone però è ingannevole, perchè è un medione. Se si guarda il gruppo dirigenti, impiegati, liberi professionisti di Milano, Roma, Torino, sono online all'82%.

Tra i fattori limitanti della diffusione di Internet in Italia: solo il 54% della popolazione 14+ lavora, solo il 7% di questa popolazione è laureata (e sappiamo che c'è forte correlazione tra stato sociale e livello di educazione e uso della Rete).

2. La Rete non è solo dei giovani. Eh già. Anche se sono tanti non sono solo loro anzi, la distribuzione è abbastanza omogena per fasce d'età. Qualche numero...
Nella classe d'età 14-24 sono online il 75%. In quella 25-34 sono al 65%, 35-44 siamo al 54%, 45-54 siamo al 41%, 54+ siamo al 10%.

Però... dato che ci sono più vecchi che giovani (diciamola così) in Italia, se si pesa quanta gente è viva in una certa classe di età e su questo facciamo la parametrazione degli user, salta fuori che c'è una sostanziale omogeneità relativa dai 14 ai 54 anni nell'uso di Internet.

Dice Eurisko che in Rete troviamo quella parte della popolazione che costituisce "il cuore" economico, sociale, culturale Italiano.
Ergo, dico io, solo gli sfigati non sono in Rete o qualcosa del genere ;-)

3: L'utilità di Internet. Nel 72% degli intervistati Internet è prima di tutto, una cosa utile. Serve. Serve per i propri interessi, passioni, hobby, per comunicare con gli altri... e solo dopo per altre cose.
Nell'uso dunque c'è un forte obiettivo di concretezza. Vi risparmio i discorsi fatti sul fatto che Internet non è "virtuale" ma è il versante digitale della vita, della società, dell'economia reale... tanto credo che a breve renderanno disponibili le slides ;-)

4. Non si può parlare di un "utente tipo" di Internet.
Mentre altri media, strumenti etc, avendo un uso abbastanza univoco tendono ad aggregare un certo tipo di utente standard, Internet è un ambiente dove si possono fare un milione di cose diverse e quindi ci vanno un milione di persone (o tipologie di persone) diverse.

A parte fattori comuni come la email, l'uso "generico" del web per cercare cose e l'uso dei motori di ricerca - che sono universali, si può dire che tutto il resto è nicchia.
Eurisko porta l'esempio della consultazione delle news online - che si pensa sia universale ma in realtà è fatta "solo" da un 40% degli utenti.

Ci sono dunque talmente tante cose da fare in Rete che ogni utente fa (solo) quello che gli interessa - ma dato che gli interessi sono diversi non c'è un "target internet" ma tanti target (o meglio tante persone ma questo è un'altro discorso, dico io). E dico anche che Internet porta la rottura di un modello di omogeneizzazione, di clusterizzazione a comparti, di semplificazione.

5. Come 5 target di Internet. Volendo, secondo Eurisko, potremmo dividere gli Internet User in 5 grupponi:
Basici - Provo, mi omologo agli altri (me too, non so perchè?)
Operativi - Svolgo compiti e mansioni, lavoro
Esplorativi - Esplorazione, intrattenimento, relazione
Pragmatici - dalla Rete si attendono risultati
Evoluti - esploratori + risultati

6. Content forse is not king. La posizione di Eurisko la riassumerei dicendo che i contenuti oggi sono delle specie di commodity, le trovo in tanti posti. Le persone premiano non chi da' contenuto ma chi da' soluzioni a bisogni e desideri (cosa su cui ho parlato mlto in passato, vedi questo pdf da me scritto tanto tempo fa)

D'altra parte i grandi player di Internet, quelli che hanno successo , non producono contenuti - vedi Google, YouTube, FB, eBay... ma li usano, li fanno fare agli utenti, li aggregano... il successo sta nell'intermediazione, nel processo di relazione tra utenti e contenuti. Conta il modo in cui si pensa a come persone e contenuti entrano in relazione fra di loro.

7. Se l'ecommerce non corre, la colpa non è della carta di credito. Analizzando le loro interviste, emerge che il principale fattore di resistenza all'e-commerce è la preferenza verso toccare con mani i prodotti e parlare con le persone. E poi che fare shopping "fisico" è più divertente. Solo al terzo posto la paura della carta di credito etc.

Ci sono resistenze forti, si, ma dovute al fatto che non si è ancora assimilato un comportamento che spezza abitudini sociali, psicologiche fortemente radicate, non si è ancora metabolizzato un modello nuovo. La sicurezza dei pagamenti è importante ma non è la soluzione a tutti i problemi.

Tra l'altro, tra chi ha provato l'ecommerce ci sono livelli elevatissimi di soddisfazione (v. indagine Netcomm 2008).

8. I pareri degli altri utenti influenzano gli acquisti meno di quanto non si creda. Emerge che online l'utente si fida principalmente delle grandi marche o diciamo delle marche note. Poi si fida del nome del sito in cui sta andando (stessa roba, in fondo). Poi si fida di quello che dicono gli amici.Solo per ultimo si fida dei pareri degli altri utenti "ignoti"

Più che altro il nodo sembra essere che se una persona raccomanda un prodotto, chi mi dice che abbia i miei gusti, le mie necessità, i miei budget? E' difficile valutare l'affidabilità dei pareri degli altri, specialmente perchè non conoscendoli non so quanto sono simili a me - quindi il valore dell'opinione dipende dalla congruità tra il profilo, la personalità dell'emittente e quello del ricevente.

Vale il parere dello user se la sua identità mi è nota, se posso capire quanto è simile a me e quindi quanto senso ha per me quello che dice.

9. Internet è la fonte primaria di... Beh, per gli utenti Internet italiani, la fonte più importante di informazioni è la Televisione, e internet la seconda. Almeno per ora.

La cosa è spiegabile anche col fatto che Internet come detto è di nicchia, mentre con 2 TG televisivi si copre più o meno il paese. Ergo, è il TG che detta l'agenda setting nazionale, che determina ciò di cui si parla e come si pensa. E se si vuole essere al pari con quello che pensa e dice la nazione si deve guardare la TV - solo con Internet, chioso io, ti trovi in una nicchia, hai una percezione difforme della realtà rispetto a quella che ha il resto del paese, la TV è quindi mlto più trasversale e ha un effetto molto più omogeneizzante di Internet.

Fine della breve sintesi, spero serva.

Photo Credits

1 commento:

  1. Serve, serve.
    Utilissima.

    Non c'ero. Aspetterò le slide ma la copertura è stata ottima.

    Grazie!

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