martedì, giugno 29, 2010

La pubblicità 4.0 - sarà il nostro reality?

Tutti giornalisti. O forse tutti agenti segreti. Non so. 

Lo scenario che mi porto dietro dalla mia infanzia negli anni '60 è quello - quando sento parlare di micro-videocamere digitali mi viene in mente l'uomo dell'UNCLE, le spie dei fumetti. 

Quella che una volta era una tecnologia segreta impiegata a far vincere l'impero del bene contro quello del male, oggi è un prodottino consumer che uno dei media più tradizionali mette in mano alle persone, per portare il cittadino a collaborare, a diventare reporter. Ma presto, saremo tutti pubblicitari…

Potrebbe apparire una nota di colore: il noto quotidiano tedesco Bilt ha fatto un accordo qualche mese fa con la catena Lidl, per poter offrire delle piccolissime videocamere digitali ai suoi lettori, al costo di Euro 69.99 . Non si tratta però solo di una promozione commerciale: la testata motiva l’iniziativa con l'intenzione di trasformare tutti i suoi lettori in citizen journalist, in collaboratori.

Un giornalismo diffuso e popolare, di cui si sta parlando moltissimo. In bene:  ad esempio per la capillarità del reporting. E in male: il reporter cittadino lavora volentieri in cambio di un po' di gloria, quindi a gratis, permettendo forse di eseguire tagli sulla categoria dei lavoratori professionali dell'informazione.

In realtà quello che io ci vedo è un tassello in un mosaico più ampio. Come forse avrete letto, già si sono manifestati casi di sindromi paranoiche da “Truman Show”, con persone che si sono rivolte alle autorità in quanto ossessivamente convinte di essere protagoniste di un reality show, quindi perennemente spiate. 

Ciò di cui sto parlando è una versione 2.0 dello show, un reality in cui non solo sappiamo bene di essere spiati ma lo accettiamo volentieri, anzi lo cerchiamo. I reality televisivi ne sono la parte più eclatante ma la base dell'iceberg sono ad esempio i Social Network, dove alcuni milioni di italiani (me compreso) si mettono in piazza. 

Persone che normalmente sono ipersensibili alle violazioni della privacy danno volontariamente in pasto i fatti loro, attività e relazioni interpersonali, intime emozioni. La società cambia. Cambiano i comportamenti – inevitabile quindi che la comunicazione (che è sempre stata brava a seguire ed amplificare i trend) si butti a breve periodo sul tema.

Abbasso gli spot, viva la microspia in bagno
Faccio un vaticinio. A breve la pubblicità così come la conosciamo si esaurirà, per venire sostituita dalla reality advertising.

Lo diciamo da secoli: la miglior pubblicità è un cliente soddisfatto. Questo cliente l'abbiamo fatto vedere in miriadi di commercial Slice of life o testimonial, ricostruiti accuratamente in teatro di posa. Oggi con la possibilità di disporre di infiniti canali televisivi su Internet possiamo finalmente proporre al pubblico il pubblico stesso.

Metteremo webcam in casa, in bagno, in cucina. Filmeremo e diffonderemo in diretta come il pubblico usa nostri prodotti, quanto ne godono, l'espressione estasiata in real time dell'user della nostra carta da cucina. 

Una pubblicità dove la demo sarà la realtà (o una realtà appena appena ritoccata). Il tutto reso facilmente accessibile al pubblico: basterà realizzare dei semplici special pack contenenti non solo dodici confezioni del nostro prodotto ma anche una o più webcam corredate da semplici istruzioni per il montaggio e il collegamento a Internet, dove chiunque potrà osservare di persona come interagiamo.

Grazie pubblicità, per farmi esistere
Ecco quindi trovata la risposta ai costi di produzione, dei media, di creatività delle agenzie e così via. La strada definitiva per costruire il tanto anelato User Engagement. Finalmente una realtà dove ognuno di noi potrà realizzare il suo sogno di diventare (o far diventare il bambino) protagonista di uno spot (prodromo ad una carriera da velina?), essere on air, essere guardato, avere non i 5 minuti di celebrità ma i suoi 24/7 di visibilità. 

Ottenendo quindi finalmente, grazie al nobile mondo della pubblicità, la certezza di esistere – in un mondo in cui se non siamo mediaticamente presenti non esistiamo, come quell'albero caduto in mezzo ad un bosco, senza nessuno a sentirlo.

(Articolo originariamente pubblicato su ADV che vi ripropongo - grazie alla cortesia dell'editore - perché sia leggibile anche da chi non è abbonato alla testata...)

4 commenti:

  1. Anonimo11:39 AM

    Su argomento analogo, con l'avvento dfelle nuove tecnologie c'è anche questa interessante opinione di Derrick De Kerckhove, considerato l'erede di McLuhan.
    L'intervsita la potete trovare qui:

    http://www.youimpresa.it/video/camera-news/la-noosfera-del-digitale

    Argomento: la noosfera, o coscienza collettiva, generata dalle nuove tecnologie.

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  2. Anonimo11:43 AM

    Su un argomento simile - la noosfera, o coscienza collettiva, generata dalle nuove tecnologie - c'è un'interessante interevnto diDerrick De Kerckhove. Lo puoi trovare qui:
    http://www.youimpresa.it/video/camera-news/la-noosfera-del-digitale

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  3. Anonimo10:56 AM

    Non sapevo dove postartelo, però magari è un'informazione che può interessare: la CCIAA di Milano ha appena lanciato un bando dove concedere dei finanziamneti alle Piccole e Medie imprese per adeguarsi tecnologicamente. Informazioni sintetiche relative a questo bando le potete trovare in questo Monitor: http://www.youimpresa.it/video/monitor/connetti-la-tua-impresa .
    Magari non ti interessa, però può sempre essere utile saperlo. :D

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