mercoledì, novembre 07, 2012

Marketing, Kotler, WBFMI: un paio di considerazioni

Kotler e un suo discepolo, grazie a
@mammaeconomia che ha fatto la foto :-)
Un rapido post a caldo, dopo una giornata passata al World Business Forum Milano - a sentire parlare gente interessante (i più noti: Philip Kotler, Guy Kawasaki).

Ho tre considerazioni, tre consigli se volete, per chi fa Digital Marketing.

1. Il Marketing, quello classico, quello di Kotler ha ancora una carica fortemente rivoluzionaria

Molti di quelli che sostengono che il Marketing Digitale spazzerà via il Marketing, dovrebbero prima leggere un manuale di Marketing e poi esprimere un giudizio :-)

Ieri ho sentito dire a Kotler sostanzialmente le stesse cose che diceva il mio professore di Marketing dell'Università, qualche decina di anni fa. 

In sostanza così come ci si lamentava, quando ero studente, che le aziende non applicassero il Marketing, così adesso... si continua a fare lo stesso.

Buona parte delle aziende non applicano ancora il marketing 1.0. Con l'aggravante che adesso è arrivato il digitale.

2. Se ci si vuole occupare di Marketing Digitale, fortemente raccomandato studiare il Marketing Tradizionale (io consiglio sempre il manuale di Kotler - Marketing Management - non i suoi libri posteriori, proprio la sua bibbia - che è anche una lettura piacevole e non pesante. Ma ci sono altri ottimi libri, sul mercato).

Intanto perchè aiuta a ragionare sul tema del cliente al centro (che è la base del Marketing) e poi perchè ci evita di inventare l'acqua calda: molte delle cose spacciate per 2.0 erano già state inventate (e adottate analogicamente) nell'America degli anni '50... 

Una delle cose belle dell'era digitale/social Shared/la qualunque è che si trova un sacco di roba gratis. 

Segnalo allora che del libro di Kotler è disponibile una versione powerpoint su Slideshare. 

719 slides (!)... forse vale la pena di spendere i soldi per il libro che è più usabile e costa meno che stamparle (e poi le slides vanno bene per chi ha già letto il libro, non possono sostituire la narrazione, il ragionamento...)

3. La verità è semplice. Ieri un po' di persone si sono lamentate (in parte anch'io) che Kotler abbia detto le solite cose. Qualcuno ha parlato di acqua calda.

A parte che il pubblico non era probabilmente composto da specialisti di Marketing (a parte chi twittava, ofc :-), in realtà non ci sono nel marketing verità particolarmente complicate. Ci sono technicalities sofisticate, queste sì da addetti ai lavori.

Modi di mettere sul campo le cose attraverso sofisticati mash up tecnplogici. Complesse e innovative modalità di fare il "drive to" all'interno di un sistema integrato di relazioni...

Ma le basi strategiche sono sempre quelle. Semplici. Comprensibili, non esoteriche. Che  cambiano poco o nulla nel tempo - perché ancorate alla natura dell'essere umano.

Capire di cosa ha bisogno la gente, sbattersi per darglielo nel miglior modo possibile. Essere responsabili e farlo sapere. Rendersi attraenti.

Perchè, come ha ricordato Ieri Kotler, molti, molti anni fa un altro guru, Peter Drucker ha detto che il compito del marketing è di rendere inutili le vendite. Con un buon marketing (che include la progettazione di prodotto) la gente farà la fila per ore davanti ai negozi senza che noi si debba spendere in pubblicità.

Qualcuno ha detto Apple...?

4. Approvo totalmente un'altra cosa che ha detto ieri Kotler.
Il Marketing deve far desiderare la marca. Ma se non fa vendere i prodotti, non ha fatto il suo dovere.
Il che fa pensare tantissimo a certi approcci sul social/digital, tutti tesi a "fare branding". Ma che poi non si capisce come fanno a far uscire i prodotti dagli scaffali.

Se vogliamo che le aziende prosperino (e comprino i nostri servizi di marketing digitale) non possiamo sorvolare sul fatto che se l'azienda non vende chiude, che se spende dei soldi deve avere dei risultati, se non siamo misurabili e concreti, nessuno comprerà più i nostri servizi (inutili).

Oggi sarò ancora lì, insieme ad un nutrito gruppo di osservatori. Tutti presi a twittare a manetta e a condividere socialmente le cose intelligenti che sentiamo dire. Se volete, l'hashtag è #wbfmi

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