La tumultuosa cavalcata di Twitter sembrerebbe dimostrare un apprezzamento forte da parte del pubblico verso media studiati per chi ha il dono della sintesi (poi, se leggiamo cosa viene scritto, ci togliamo immediatamente ogni sogno di acculturamento in corso delle masse...)
Ma tant'è, la comunicazione sintetica sembra riservare opportunità di business per chi sappia cavalcare questo cucciolo di tigre - e se tanto successo ha avuto coi testi, perché non farlo coi suoni?
Di qui una nuova, grande (ma piccola) idea: si chiama Out Loud ed è una piattaforma di podcasting* limitata a 20" di suono.
Una briciola di pensiero. Un micro user-generated content. Barzellette.
Se hai qualcosa da dire, dillo. Ma dillo in fretta.
Difficile da usare per le masse, diciamocelo. Su 20 secondi almeno 19 rischiano di essere "ahhh","ehhhhm", "cioè", "ecco...". Richiede molto autocontrollo, di pensare prima di parlare e pensarci bene, formulare il pensiero accuratamente prima di pronunciarlo. Non banale, oggigiorno :-)
Naturalmente, essendo stato lanciato l'altro ieri (figurativamente parlando), oggi pomeriggio avremo già le aziende che ci chiedono le best practice e i benchmark per il migliore uso di questa app a supporto del proprio brand.
A questo punto, se mai farò una startup, prima definisco le maniere più efficaci di usarlo per la pubblicità, mi scrivo un po' di presentazioni di best case e mi invento un po' di risultati, ROI e KPI. E poi, caso mai, mi metto a svilupparla :-))
* che poi scopro che il podcasting ha ancora il suo bel da dire, nonostante se ne parli poco (pun intended)...
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