La formazione in Italia
Ricevo questo commento da Claudio Iacovelli.
Per il suo interesse, e per poterlo adeguatamente diffondere , non lo pubblico come commento ma lo posto e di seguito rispondo...
" Prendo spunto dal tema del post per esprimere alcune mie riflessioni sulla formazione di marketing.
Cerco di avere possibilmente un confronto con chi, nel settore, svolge il delicato compito della formazione e del trasferimento di conoscenza specialistica.
Ho letto proprio oggi la pubblicità di un corso sul "marketing etnico": il corso viene presentato come una "novità".Il marketing per la società multietnica e multiculturale si é affermato come paradigma alla fine degli anni '90 negli Stati Uniti d'America, per poi diffondersi rapidamente in tutti gli stati di cultura anglosassone.
Nel 2000 sono stati pubblicati negli USA numerosi lavori di ricerca sul marketing etnico, già nel 2002 erano disponibili metriche attendibili per la valutazione del ritorno delle campagne: sono disponibili in rete diversi semplici modelli finanziari per il calcolo di previsione dei risultati di un piano di marketing etnico.
Pur comprendendo le difficoltà delle società italiane nell'accettare l'innovazione, mi stupisco che si consideri di attualità un argomento che, a livello di scienza di marketing, é ormai radicato nella "cultura di base" di un professionista del settore.
Le domando: per quanto l'Italia sia "arretrata", é giusto che la formazione sul marketing promuova temi notoriamente affermati?Numerosi corsi e master sono "datati": addirittura il marketing applicato ai processi di comunicazione sul web è presentato come un valore di innovazione attuale.Perchè nel campo della formazione ci sono tanti "avventurieri"?E' così anche in Spagna? "
Claudio ( a parte il fatto che preferisco che ci diamo del tu)...
dalla mia esperienza, il mercato della formazione è orientato da logiche di mercato. Le società che fanno formazione individuano temi che ritengono possono essere di interesse per il mercato. Corsi che si possano vendere.
Fanno spesso un'edizione pilota o due, (ci provano, insomma) e poi vedono: se il corso raccoglie partecipanti si replica, senno' si cancella dal catalogo.
Normalmente (almeno per quelli con cui lavoro io) il business non è fare un corso one shot ma fare corsi che raccolgano partecipanti per parecchie edizioni.
Quanto al tema specifico, guarda che tu sopravvaluti il know how medio di molti addetti ai marketing: sentissi certe domande che mi vengono poste durante i miei corsi...
Non diamo per scontato che il livello medio sia alto come il nostro: noi, che ci piaccia o no, siamo un'elite culturale, molti addetti ai lavori magari non hanno mai avuto l'opportunità di studiare mkg (magari perchè "promossi" da altre funzioni o perche' si sono fatti lodevolmente da se'): tante cose per noi di base le devono ancora acquisire.
Quanto alla Spagna c'è da mettersi le mani nei capelli, specialmente a Barcellona. Qui sono come eravamo noi vent'anni fa, in molti casi. Tolte le multinazionali, non hanno idea.
Facciamo il mio solito esperimento: prova a citarmi 5 o 10 marche spagnole di successo... tolte le istituzionali banche, benzine e telefoniche... ok forse 2 o 3 in ambito tessile/abbigliamento (Zara, Mango, Campers...) e poi? Vorrà dire qualcosa?
Certo, qui sono bravi sul branding della città e per il mkg turistico. Per il resto, ti assicuro, sono messi abbastanza male. Senza contare poi le mafiette catalane - che se non sei dei loro...
Il livello dei corsi è basso - c'è mercato per corsi per la forza vendita - qui pensano al"commerciale" il resto fanno fatica.
Attenzione, però: altro discorso sono i master seri, i corsi che durano mesi/anni, come quelli di EADA, ISADE, European University dove insegno e alcuni altri. Lì c'è roba buona, ma non sono però garanzia di successo lavorativo...
Le università pubbliche le sconsiglio, anche solo perchè i corsi sono praticamente tutti in catalano (immagina il casino per gli studenti dell'Erasmus che in genere non sono stati avvertiti...)
In questi 4 anni abbondanti che sono stato a BCN mi sono fatto molti amici, molti dei quali qui per fare master all'ESADE o simili (con solide esperienze lavorative alle spalle tipo P&G o simili). Beh, tutti quelli che avevano scelto marketing dopo un anno o due sono scappati e andati in Italia, in Olanda, UK o USA.
Buona la preparazione però o non trovavano posizioni adeguate e/o li pagavano due zucchine e un peperone (tieni conto che a un direttore mkg junior, che da noi potrebbe anche essere un dirigente, ho visto offrire 30.000 euro LORDI l'anno).
E' anche per questo che non mi discpiace tornare in Italia (a Settembre) dove comunque ho tenuto il 90% del mio business di consulenza.
Perchè per strano che possa parerci, il nostro mercato per i markettari, è molto più florido, dinamico che qui - se non altro molte più aziende sanno cos'è il marketing e sono più o meno sintonizzate sul fatto che ha dei costi.