Usare avventatamente Facebook, ad esempio per sostenere che i disabili dovrebbero essere gettati dalla Rupe Tarpea, può costituire un suicidio sociale con effetti a lungo termine.
Partiamo da un caso specifico, che ha fatto molto rumore - ma non per sputtanare la persona in questione - che di guai come vedrete ne sta già probabilmente passando abbastanza - ma per fare una riflessione più generale sul potere e i rischi dei social network...e analizzando un classico evento di "crisis" che però proprio non si può gestire: ci si può solo far massacrare dalla Rete.
E' una brutta storia. Le avventate parole di Joanne Maria Pini, docente di armonia al Conservatorio di Milano in una conversazione su Facebook hanno causato una grande risonanza in rete e sui media tradizionali, uscendo da Facebook e approdando ai media tradizionali (sputtanamento su Corriere, Libero, etc...).
Del resto ciò che ha scritto è poco politically correct - e per altro sintomo di una disumanità che mal si sposa con il suo lavoro (e infatti il Ministro Gelmini gli ha mandato gli ispettori al Conservatorio per capire cosa sta combinando).
«Alla Rupe Tarpea bisognerebbe tornare…altro che balle…non c’è più ’selezione naturale’…stiamo decadendo geneticamente» oppure «oggi una pseudoscienza autorefezenziame (sic) e senza bussole fa campare organismi che non lo (sic) dovrebbero».
Il professor Joanne Maria Pini è così riuscito a compiere un involontario capolavoro di SEO: l’esplosione della ridiffusione del fatto, la virale indignazione ha riempito Google di contenuti. Su di lui. Che resteranno su in eterno.
Per capire la faccenda e per leggere il mio pensiero su quanto i social media sono pericolosi se non maneggiati con cura, leggete l'articolo settimanale di Apogeo da cui ho tratto questo"abstract"...
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