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mercoledì, ottobre 08, 2014

Ma... questa app ti toglie la pubblicità dai muri o te la fa guardare? (metropolitana, New York)

Non voglio entrare nel merito di cosa avessero in testa i creatori di quest'app, ma mi sembra il classico esempio di cosa che ottiene l'esatto contrario che ci si era prefisso :-)

Background: metropolitana di New York - strapiena di pubblicità (e meno male, se non entrassero quei soldi lì, o il biglietto costerebbe chissà quanto in più o dovrebbero aumentare le tasse).

Qui parte il solito pippozzo sulla saturazione della pubblicità che invade i nostri spazi e le nostre vite. E fin qui può anche starmi bene.

A fronte di questa vision, la soluzione creativa proposta da questi creativi è stata di realizzare una (bella) app di realtà aumentata, il progetto NO AD: NYC

Inquadrando il poster pubblicitario, magia, sullo schermo dell'app questo viene sostituito da un'opera d'arte contemporanea etc etc... avete già capito.

Si parte con una cinquantina di artisti, che cambiano mensilmente.

Figo. Mi piace tutto quello che democratizza e diffonde l'arte, in un mondo che a me sembra volare semrpe più basso, culturalmente.

Però... se c'è tanta pubblicità attorno a noi, in genere quello che capita è che impariamo a filtrarla, a non vederla, a non accorgerci dell'esistenza di una grandissima percentuale dei messaggi che ci circondano.

Se invece ti do' un buon motivo per interagire con un poster, per vedere cosa succede a quella pubblicità una volta filtrata dall'app, ti porto a dare attenzione a quel messaggio - e quindi bypasso il fenomeno di disattenzione selettiva.

Ergo, visto che c'è troppa pubblicità, alla fine ho trovato un modo per farti fare attenzione a messaggi che altrimenti ignoreresti? :-)) comunque questi di Re+Public mi sembrano piuttosto bravi, nei progetti di augmented reality.

E il progetto artistico va bel al di là della semplice NY:
http://vimeo.com/user2798581


Ecco il video:



NO AD: NYC from The Heavy Projects on Vimeo.

venerdì, aprile 05, 2013

Notevole. Guerilla superartistico.


Altro che i soliti flashmob con quattro ballerini che ballano per strada.

Guardate qui cosa ha combinato il Rijksmuseum - se capisco bene, per sensibilizzare il pubblico sull'imminente fine dei lavori di ristrutturazione e l'entrata gratis :-)

Molto Fiammingo.

(Grazie a Matt e a Pauline per le segnalazioni)


lunedì, maggio 07, 2012

Pictify - il Pinterest dell'arte?


Piaccia o non piaccia, Pinterest sta lasciando un segno.

Tanto forte che persino una delle più prestigiose gallerie d'arte, la Saatchi Gallery a Londra, ha deciso di farne una propria versione. Pictify. Che anche come look and feel, ricorda molto Pinterest.

Allego la loro comunicazione. E se non avete mai visto la Saatchi Gallery, andateci quando ne avete l'occasione. merita. Ed è gratis :-) pardon, free, gift economy. Come gli altri musei di Londra, peraltro...


We are very excited about a new website launching in beta this week called PICTIFY -www.pictify.com.

The site is for everyone who loves art and wants to share their favourite works with others. You can now become a PICTIFY member and upload your favourite paintings, photographs, sculptures, drawings – and any other art you love.
Through PICTIFY galleries and museums will also be sharing works in their exhibitions and collections. The PICTIFY team invited us and some other galleries to upload during its development phase to upload works from our shows, which we’ve done, and we are also previewing our upcoming photography show Out of Focus on PICTIFY which opens on 25 April.
We promised the PICTIFY team that we’d help spread the word about this great new opportunity to share art with a global audience. Invited members have already created albums in their preferred categories.  Do take a look: http://pictify.com/user/tfisher/.  We hope you’ll like it as much as we do and that you’ll be one of the first to use PICTIFY during its opening week.

giovedì, giugno 23, 2011

Ma quanto sei creativo su FB, con Absolut

Absolut è una marca che ha sempre puntato sulla creatività, arte, invenzione.
Ma sui Social contano più le persone che la marca (o almeno così ci diciamo spesso). Naturale quindi che l'accento venisse posto sulla creatività delle persone.
Anzi, sul fatto che le persone - e "tu" per primo - sono molto più creative di quanto pensino.

Per il mercato tedesco (e quindi sorry, in lingua germanica), ecco "Absolut Best Of Me" un'applicazione che raccoglie tutto quanto di creativo abbiamo piazzato su FB, creando una galleria dei propri film, delle proprie foto, dei post. 
Un sacco di cose di cui ci eravamo magari pure dimenticati e che impietosamente ci vengono riproposte.

Una nostra galleria d'arte virtuale.
Detto questo: ci mette parecchi minuti a assemblare la nostra esposizione, quindi andate pure a pranzo. Secondo, a me il concetto ricorda tanto "Museum of Me"... (che mi piace di più ma che deve anche essere costato parecchio di più).

mercoledì, febbraio 16, 2011

Crowdfunding per Robocop

Detroit ha bisogno di una statua per celebrare Robocop.
Dato che il pubblico non intende mettere mano ai fondi per ottemperare a questa primaria necessità, si sostituisce un'iniziativa di finanziamento popolare.

Ci proviamo anche noi per il Wi-Fi libero?

(ecco il link. btw, interessante il concept di piattaforma per l'attivazione di progetti di fund raising per progeti creativi su cui si appoggia)

lunedì, aprile 26, 2010

L’arte è la mano destra della natura. (E la pubblicità?)

Se l’arte è lo specchio della vita e l’advertising influenza la nostra vita, qual è la conclusione logica? Forse che una volta l’advertising era lo specchio dell’arte – ma ora non lo è più. O forse lo è in un modo diverso.

I legami tra advertising e arte sono (stati) molto forti. Toulouse-Lautrec arrotondava disegnando affiche per il Moulin Rouge,  i poster di Dudovich hanno un posto nel mio cuore. I Caroselli e le pubblicità del dopoguerra contenevano, a volte, gioielli artistici.

Ora, tutto questo non c’è più. Colpa di noi markettari, dei planner, dei Director, delle multinazionali e sopratutto del target. 
Target che ha smesso di comprare in modo romantico, facendosi sedurre da poetici messaggi commerciali. Dall’arte siamo passati all’advertising. Se l’arte è fatta per turbare, la scienza rassicura. (Georges Braque). E anche la pubblicità.

Oggi siamo più duri, razionali e molto più distratti. Senza una strategia, un posizionamento micrometrico i prodotti non si vendono più. Troppi spot meravigliosi abbiamo visto… di quelli che tutti si ricordano (ma senza ricordarsi la marca).

Chiaro, da una inossidabile strategia iper razionale, difficilmente escono pubblicità che stupiscono, anche se vendono, ed è questo in genere l’importante. Esistono però, fortunatamente, eccezioni, date un’occhiata a absolutad.com.

Eppure, tra marche ed arte, il feeling non è scomparso, né tra i pubblicitari ed arte (e non intendo solo la famosa collezione d’arte dei Saatchi).

Da un lato abbiamo tutta una serie di azioni “a favore dell’arte” condotte dalle marche. Azioni su un target culturalmente elevato? Scarico di utili attraverso operazioni fiscalmente deducibili? Creazione di pretesti di comunicazione e RP? 

Il mio lungo trekking sulla strada dell’advertising (camminando sulla carreggiata, ho sempre cercato di evitare il marciapiede) mi fa temere un po’ del cinismo di noi addetti ai lavori. Ma è giusto essere ottimisti e pensare che qualche mecenate ci sia, motivato verso una responsabilità sociale dell’azienda che proponga comunicazioni in grado di stimolare la mente e le coscienze. Facendo volare più alto il target e il fuori target.

D’altra parte l’arte è un boomerang, e se l’abbiamo cacciata dell’advertising è tornata dalla finestra e se ne è impadronita autonomamente, senza il permesso. Del resto arte e pubblicità hanno qualcosa in comune nel DNA… diceva Balzac “Chi dice arte, dice menzogna”, proprio ciò di cui accusano in troppi noi pubblicitari.

Mi viene un altro pensiero.
Nel Medio Evo e oltre, Chiese e Palazzi erano – come sapete – dei media. In una società analfabeta, pittura e la scultura erano i mezzi più d’impatto per trasferire messaggi, emozioni, stimoli, brand image della casata o della congregazione religiosa. E molti andavano in chiesa per l’arte più forse che per la funzione. Così come noi, a volte, ci troviamo in situazioni in cui l’advertising ha un valore estetico e di interesse ben superiore al programma che interrompe (o che la interrompe?).

Eventi troppo rari purtroppo, la maggior parte delle comunicazioni non riesce a bucare il mio disinteresse e quello di molti altri fruitori di media. Non sempre la qualità è alta (anche se i brief sono impeccabili, e li si vede bene nella filigrana del comunicato) e si capisce perché altre forme di comunicazione stiano mordendo alle caviglie, come un branco di lupi siberiani, la pubblicità classica che non si dà un colpo d’ala..

Aspettate, sto forse dicendo che la pubblicità è il nuovo affresco? Che pensiero azzardato mi sono permesso. Martirizzatemi pure ma, a posteriori, non immortalate il mio martirio in un quadro; preferisco uno spot.

(Articolo originariamente pubblicato su ADV, per gentile concessione dell'editore...dato che questo articolo non è mai stato reso disponibile online ma solo sull'edizione cartacea della rivista, abbiamo pensato fosse utile renderlo più ampiamente fruibile al popolo della rete...;-)