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venerdì, febbraio 19, 2016

Qui è dove ci intervistano su Strategia Digitale...

Strategia Digitale Manuale, come si fa?
Con una certa soddisfazione vediamo che Strategia Digitale, il nostro libro (di Giuliana e mio) continua non solo a vendere bene (per quello che può fare un manuale di marketing...) ma anche a attirare attenzione.

Così è stato per Guida Digitale, che ha voluto farci una video intervista (via Skype e con alcuni oceani di mezzo... ah, le meravigie della scienza e della tecnica).

Insomma, qui c'è l'intervista che racconta un po' come la vediamo sulla Strategia Digitale e sul nostro libro.
Non so bene se interessa, ma già che ci siamo la posto :-)




E se non sapete cosa sia il nostro manuale di Strategia Digitale, sotto vi piazzo il messaggio publiredazionale :-)


------ *MESSAGGIO PROMOZIONALE / COME APPROFONDIRE *-------

Per chi non conosce Strategia Digitale, il manuale per comunicare in modo efficace su internet e social media, qualche rapida informazione.  

Intanto dalla sua uscita è più o meno costantemente tra i libri della categoria "business" più venduti su Amazon, su carta e in formato Kindle. 

Anzi, per un paio di giorni siamo stati il libro in assoluto più venduto su Kindle in Italia (ok, l'editore aveva fatto un taglio prezzo molto notevole :-).

Ma ecco una breve descrizione di cos'è:

Abbiamo voluto fare un libro diverso: in mezzo a tanti libri che "spaccano paradigmi", che fanno della gran teoria, che dicono alle aziende dove sbagliano ma non danno ricette per fare giusto, abbiamo voluto fare un manuale.

Per dire quali sono gli step necessari, giorno, dopo giorno, per fare comunicazione sul campo. Mettendoci quella dose di teoria utile e necessaria per capire perché le cose vanno fatte in quel modo.

Il libro è pensato per:

a) chi lavora in azienda e vuole capire come si fa e perché con l'agenzia non riesce a capirsi :-)

b) chi lavora in azienda e ha un capo con cui non riesce a capirsi o per chi lavora in agenzia e ha bisogno di far capire al cliente "come funziona", visto che non è pubblicità :-)

c) chi lavora comunque nel digitale e vuole andare oltre alla mera operatività - capendo come si ragiona in modo strategico (in funzione degli obiettivi) per fare progetti migliori.

d) chi vuole iniziare a lavorare nel mondo digitale e vuole affiancare all'indispensabile pratica anche una capacità di pensiero strategico

Dentro ci sono parecchi decenni (combinati) di esperienza di Giuliana e mia. Raccontando ciò che abbiamo visto funzionare sul campo - dato che il digitale l'abbiamo visto nascere e crescere.

Come dice Giuliana nel suo blog:"Mettere ordine nel senso che, se per i singoli pezzi di digitale come il SEO/SEM, le Digital PR, il Social, sono stati scritti fiumi di parole, la parte che viene prima di tutto questo, la strategia digitale, non è mai stata considerata. O meglio, ciascuno si è costruito il suo modo di procedere, la sua metodologia, sulla base dell’esperienza e dell’esigenza del momento, ma tutto ciò non è mai stato codificato. Ci abbiamo provato noi."

Ecco i link da dove potete capire qualcos'altro sul libro e comprarlo online (in versione cartacea o ebook).



mercoledì, novembre 25, 2015

Brillante: un modo nuovo di fare gli annunci "pre roll" su YouTube :-) Burger King

Ammettiamolo. Gli annunci pre roll su Youtube tendono ad essere una seccatura. 

Anche perché, contravvenendo a tutto quello che ci diciamo da 20 anni, mi sembrano molto "casuali" e non contestuali.

Interruption marketing (e amen, lo posso anche capire) ma veramente poco affine ai miei interessi, ai miei bisogni.

Questo è vero abbastanza in generale - e di qui il successo degli Adblocker (su cui prima o poi bisognerà che scriva qualche riga...)

Burger King però, cogliendo l'insight che i pre roll sono spesso un'epica rottura di scatole, ha realizzato degli annunci pensati apposta per precedere uno specifico video :-) E quindi molto contestuali e perfino divertenti.

64 soggetti per 64 video che si sapevano di grande pubblico.
L'idea è buona - l'esecuzione un po' povera... ma comunque poi alla fine uno l'informazione della promo finisce che se la sorbisce, quindi obiettivo raggiunto...

Un modo spiritoso e smart di scherzare con il pubblico. In maniera intelligente, cosa che al brand non fa mai male :-)
Guardatevi il video.



Da leggere, sempre su tema di idee smart per farguardarl ala propria pubblicità:
http://robertoventurini.blogspot.it/2015/09/per-sfruttare-lautoplay-video-di.html

mercoledì, novembre 18, 2015

Le 10 cose migliori che ho scritto recentemente... e che penso dovreste leggere.

Un post di recap, con i 5 post più letti e i 5 post che secondo me dovreste leggere, insomma, premio della critica e premio del pubblico dell'ultimo mese.

Partiamo con i post più visti degli ultimi 30 giorni.

1. Come al solito in testa c'è:

Sky On Demand: non tutti sanno che.... (dal vostro inviato)


Un post del 2012 che dimostra la teoria della coda lunga. Da sempre è stato il mio post più letto (per motivi sbagliati, come potete leggere qui) e che ha ormai totalizzato l'incredible cifra di oltre 85.000 letture.

2. Al secondo posto si classifica:

3. Una meritata medaglia di bronzo per il caso di Coca Cola, uno stunt in un festival della gioventù, combinando packaging, radiotrasmettitori, droni e pirotecnia:

4. Quarto posto per:

un post che racconta delle sperimentazioni di Microsoft per riconoscere i volti ma anche leggerne l'età e le emozioni. Il che, al di là di ovvie applicazioni di security, apre la porta a interessanti (o preoccupanti?) scenari per il marketing e la pubblicità.

5. al quinto posto un caso di comunicazione smart. Per dimostrare visualmente quello che sarebbe difficile dimostrare altrimenti, con grande creatività:


E ora i miei 5 premi personali, ovvero gli altri 5 post recenti che credo dovreste leggere:

A parte che è divertente, interessante idea su un campo spesso banale: il marketing turistico. Legando esplicitamente due fattori ovvi come il benessere sessuale della coppia e il piacere della vacanza con temi alti quali l'interesse nazionale, lo spirito patriottico, l'amore per la propria mamma :-)
Nella categoria "marketing emozionale & lacrimuccia", il solito ambush natalizio e aereo. Ma con un twist in più. Molto classico ma decisamente bellino.

E' un attimo passare da lovemark a hatemark... (che palle gli Epic Fail) 

Un post di strategia potete anche leggerlo ogni tanto :-) Questo parla di come è facile sbagliare e alienarsi l'amore del pubblico... se si scopre che siamo un po' zoccole :-)
Innovazione tecnologica e wow factor, Geek Advertising, ideona.

OK, ho barato, questo ha più di 30 giorni, ma secondo me è interessante, e spiega i pericoli ce si celano dietro alla Case History :-) Usare con cautela & Don't try this at home.

venerdì, novembre 06, 2015

Fatelo (sì, "quello") per la Danimarca. Pochi bambini? Ci pensa la comunicazione. Marketing Turistico.


"Do it for Denmark".

La Danimarca è una bella nazione (andateci). Con un basso tasso di natalità.
La Danimarca  è un paese freddo, d'inverno.

La fuga verso i climi caldi è un must, un paio di volte l'anno.
E quando si è in vacanza... beh, l'impatto demografico è evidente.

Quindi, animata da un preclaro impegno sociale, nell'interesse della Nazione, l'operatore turistico Spies ha lanciato in questi anni ben due campagne mirate a far crescere il numero di pargoli danesi.

La prima fase l'anno scorso, all'insegna di "Il sesso salverà la Danimarca"; e ne fate di più se ve ne andate a fare un viaggetto (e, in effetti, i Danesi fanno il 46% di sesso in più durante una vacanza e il 10% di tutti i bambini Danesi sono stati concepiti in quel contesto).

Naturalmente è stata aggiunta una promozione, come incentivo: prenotandosi con lo "Sconto ovulazione", se si dimostra, calendario alla mano, che si è concepito un pargolo durante il viaggio comprato con la premiata ditta Pies, ci si vedrà regalare 3 anni di pannolini e complementi.



Il secondo anno si è invece spostato il tiro: Se non lo fai per la Nazione, almeno fallo per la mamma, così diventa nonna. E la Mamma può contribuire economicamente al vostro viaggio, investendo sulla vostra probabile riproduzione...



Approfondimenti:
http://www.independent.co.uk/news/world/europe/do-it-for-denmark-competition-calls-for-danes-to-have-more-sex-to-tackle-declining-birth-rates-9218490.html

http://www.adweek.com/adfreak/heres-another-hilarious-ad-tries-get-people-denmark-have-more-sex-167285

sabato, ottobre 17, 2015

Che vi siete persi, sul mio blog?

Come al solito, un'immagine assolutamente a caso.
Questa volta non è riassunto settimanale, perchè ultimamente mi è stato molto difficile stare dietro al blog e postare regolarmente.

Diciamo che quindi è un aggiornamento dall'ultima volta che ho aggirnato.
O una roba del genere.





martedì, ottobre 13, 2015

Master Social Media e Internet PR - IED Milano. Io ci sarò :-)


E' con grande soddisfazione che vi annuncio la mia partecipazione a un bellissimo Master. 

Uno dei pochi seri, se mi posso permettere.

Come forse avrete notato, ho diradato le mie attività di formazione: un po' perché sono messo male come carichi di lavoro, un po' perché ormai sono poche le strutture con cui mi sento a mio agio.  

In IED invece, ci torno sempre volentieri :-)

E ora bando alle chiacchiere e vi racconto il Master (lo confesso, ricorrerò molto al copia & incolla)

Il Master si chiama "Social Media & Digital PR", è una iniziativa di IED, si terrà a Milano ed ha al timone la mia amica e coautrice di "Strategia Digitale": Giuliana Laurita. A questo punto non potevo non esserci :-)

Io mi occuperò di:

Progettare le Digital PR

Quali sono le differenze tra le PR offline e quelle online? Come si individuano gli influencer? Come si imposta una relazione con gli influencer? Che cosa si può proporre loro? In che modo si può fare da ponte tra il brand e gli influencer? Sono alcune delle domande alle quali risponderà questo insegnamento.
In sostanza vi racconterò un po' di strategia specialistica per le PR Digitali. Prendendo spunto da quello che ho scritto nel manuale di Relazioni Pubbliche Digitali.

E poi vi racconto cosa faccio tutti i giorni (sì, lo posso rivelare: non sto seduto tutto il giorno a fare strategie e PPT: faccio succedere cose, faccio funzionare progetti....). E probabilmente vi rivelerò verità che vi sorprenderanno... o no :-) 

Cercando di insegnarvi cose che vi saranno utili in pratica, non solo in teoria.

Una cosa che mi sembra molto interessante del Master, è che non è una roba tutta "Strategica". Mi piace molto che vengano insegnati ad esempio Powerpoint e Excel. Perché è inutile raccontarci storie: se volete lavorare in azienda e agenzia e non fare solo il lavoro da schiavo, bisogna saperli usare. Punto.

E che venga insegnato a maneggiare le immagini, a capire di infografiche e di video. Perché i creativi e i grafici certo fanno il loro lavoro, ma un certo livello di competenza nel gestire certi contenuti è un asset molto utile.

Mi piace il panel dei docenti. E ritengo che la diversità dei punti di vista sia utilissima perché si ascoltino più campane e ci si formi una propria idea, una propria visione personale.

In sintesi (e qui cito dal sito di IED):

Gli strumenti social e il mondo delle digital PR sono sempre più presenti nelle strategie di marketing e di comunicazione delle aziende, ma perché funzionino servono competenze specifiche. Affrontare questo territorio, così vasto, fatto di velocità, di una moltitudine di strumenti e opportunità che si susseguono, fa si che le persone in grado di comprendere questa sensibilità e queste pratiche sono e saranno molto richieste.

Dopo un percorso intensivo di 7 mesi, i partecipanti potranno inserirsi nel settore professionale dei social media e delle digital PR, in aziende ed agenzie. Sapranno rapportarsi con tutte le tematiche relative al digitale e alle sue funzioni relazionali verso clienti, partner e influencer.

Sbocchi professionali:

Il master garantisce un know–how altamente qualificante per i profili: social media manager, social media specialist, community manager, digital PR, digital consultant, digital content strategist.

Il Link per approfondire e chiedere info è questo:


E qui c'è il link al modulo per scaricare la brochure:


E poi:


A chi è rivolto:
Il master è rivolto: a studenti laureati sia in discipline artistiche/umanistiche, sia tecniche/economiche; a professionisti con almeno due anni di esperienza nel settore.

Contenuti e struttura:
I social media sono il più importante momento di svolta nel mondo del marketing, un cambiamento radicale degli equilibri nella comunicazione tra aziende e consumatori. Da una situazione in cui le aziende trasmettono un messaggio attraverso i media tradizionali (stampa, radio, TV, direct, etc. etc.) e i consumatori ascoltano e reagiscono in maniera quasi pavloviana (acquistando i prodotti oggetto del messaggio), ci troviamo oggi in uno scenario che vede i consumatori protagonisti di una vera e propria relazione con le aziende, essendo abilitati a parlare con esse e di esse. Di conseguenza il mondo del social – ma anche, più in generale, quello del digitale – è diventato centrale rispetto alla possibilità, per le aziende, di sostenere questo scambio.

Il territorio con il quale si confronta un professionista del web è un territorio molto articolato, poiché nel tempo i mestieri del digitale si sono moltiplicati, specializzandosi sempre di più. Il master intende formare professionisti in grado di comprendere l’identità di un brand e le sue esigenze relazionali, creare una strategia adeguata, implementarla e monitorarla. Professionisti in grado di definire e distinguere gli ambiti di intervento di figure professionali diverse, coordinarle e monitorarle, perché conosceranno le basi di ciascuna di esse, pur mantenendo una forte focalizzazione sul tema dei social media e delle digital PR.


Riguardo questi aspetti, che costituiscono il core del master, i nostri studenti saranno messi in condizione di:
- Creare e implementare una social media e digital PR Strategy, una content strategy, un piano editoriale;
- Padroneggiare gli strumenti social: piattaforme, strumenti di content management, strumenti di ottimizzazione dei contenuti;
- Creare contenuti per le diverse piattaforme;
- Identificare gli influencer e coinvolgerli adeguatamente;
- Comprendere le implicazioni della conversazione che avviene sul web, in termini di brand awareness e brand reputation, attraverso strumenti di web monitoring;
- Misurare l’efficacia delle azioni attraverso gli analytics.


martedì, settembre 29, 2015

Fanta sfrutta Instagram: i selfie te li stampi dal poster. Printergram


Idea semplice ma notiziabile.

Cavalcando Instagram, piattaforma che continua a mandare segnali interessanti.

Creando una brand utility (ricordate?) - offrendo un servizio / un regalo alle persone.

Creando quindi un "fuzzy feeling" rispetto al brand.


In breve: scattati un selfie. Usando come background il simpatico post del soft drink.
Fai upload su Instagram (con l'hashtag #FantaTasteLike).
Ricevi una copia stampata su carta fotografica, direttamente dal poster.

Traduzione: con l'incentivo di darti una foto "su carta", ti convinco a promuovere il mio brand sui tuoi canali social. Quindi uso la tua influenza.

Certo, a un livello superficiale, di pura "mention" e un po' di coolness legata all'operazione.

Ma intanto compro contatti (i tuoi) a basso costo.

E distribuisco un po' di divertimento, che con il DNA della marca ci sta proprio bene.

In Australia.
Ecco il video:

venerdì, luglio 24, 2015

Super offerta: Strategia digitale a 1.99 €



Scopriamo oggi che Amazon ha messo in offerta Strategia Digitale a 1.99 Euro invece dei soliti 22.

O lo comprate adesso o ve ne pentirete a vita.
Cliccate qui e mettete mano al portafoglio. Io me lo sono già comprato (no, non me ne hanno dato una copia digitale gratis):



Update: la promozione ha dato i suoi frutti, siamo tra i primi 200 e rotti libri su Kindle e in testa alle classifiche di settore :-) Insomma, a tagliare il prezzo (e quindi a far lavorare gratis gli autori...) si vende di brutto :-)))



martedì, maggio 12, 2015

Influencer, storytelling e tirar tardi guardando stampare la Gazza. #GazzaNight

Foto rubata a Andrea Contino :-)
Un'altra case di PR Digitali da raccontare di prima mano, grazie alla Gazzetta dello Sport.

Ne parlo perché, dal mio punto di vista, è una storia interessante di collaborazione con gli influencer, un buon esempio di azienda che ha investito in un progetto - più che soldi ha investito il tempo di persone di rilievo.

Un buon esempio, concreto, di quello che racconto nel manuale, nei miei articoli sulle Internet PR :-)

Qui siamo in pieno nel tema della costruzione di un experience - mi cito:

"Il livello superiore del coinvolgimento di blogger e influencer può essere costituito dalla costruzione di un evento esperienziale. L'idea è di costruire, attraverso un engagement, un coinvolgimento emozionale più forte, con tutti i vantaggi conseguenti - regalando un'esperienza unica, positiva, piacevole; online (e qui siamo nel campo dei Social Media, sostanzialmente) o più facilmente offline. Vengono quindi proposti eventi che arricchiscono il valore dell'incontro"


Nello specifico, è stata un'esperienza molto interessante.
Ve la racconto in sintesi perché può servire da spunto se dovete organizzare eventi fatti bene.

Tralasciando un aperitivo prima e una cena in piedi a metà evento (fondamentali, visto che necessariamente l'attività doveva prolungarsi fino a tarda notte - siamo tornati a casa alle 2), i punti chiave sono stati:

- La presenza e la disponibilità del Direttore...


"A queste attività è spesso gradita la presenza del top management aziendale, utile per comunicare l'importanza che si dà sia al progetto presentato, sia ai partecipanti come partner della comunicazione aziendale."


- Il giro nella redazione, spiegato dal Direttore, farsi raccontare come funziona un sistema crossmediale, dove i vari pezzi, Carta, TV, digitale si incastrano.

- Vedere gente che produce in tempo reale quantità massicce di content di qualità. Sul serio. Non le 4 righe che sviluppiamo per Facebook :-).
- La sessione di Q&A col direttore, molto disponibile; e sentir parlare in modo trasparente delle opportunità e delle complessità del mondo dei giornali in un'era digitale, di cosa si sceglie di provare e di cosa si decide non ha senso inseguire, del ruolo che può ancora avere un giornale (di carta o meno) in un'epoca di "citizen Journalism" (e qui prossimamente mi sa che farò un post sul tema della qualità della notizia, in un mondo dove si fa a gara a chi spara le balle più grosse).

- La visita alla fabbrica. Vedere il processo di stampa, visitare l'enorme impianto, vedere la rotativa avviarsi (e soprattutto sentire il rumore dei rulli che prendono velocità), toccare le prime copie, entrare in contatto con un supporto materiale in un mondo in cui (e felicemente) maneggiamo solo elettroni ha un suo grande fascino.





- La capacità di storytelling delle persone che ci hanno accolto e raccontato. Del resto, è il loro mestiere - come giornalisti. Ma è sempre affascinante (come vi ho raccontato in altri casi) sentir narrare di un prodotto, di un processo, delle storie, gli aneddoti, dei dietro le quinte.

Però diciamocelo: questo è stato un caso dove la Gazzetta ha avuto vita molto facile. Lo storytelling più epico è quello dove non c'è una storia da raccontare, dove il prodotto non ha da dire molto. Qui è tutto il contrario :-)

Dal punto di vista dell'influencer, si è trattato di un'esperienza molto gratificante, che valeva il viaggio. Un'experience di valore - dove il tema del valore è fondamentale.

Detto fra noi, c'è stato chi (da fuori, online), durante la visita ha criticato il fatto che tanti blogger fossero andati (volentieri) all'evento senza farsi pagare. In base al principio "l'influencer crea valore all'azienda, se in cambio accetti in pagamento due tartine sei un pezzente" :-)

Anche se il tema della remunerazione in cambio di un lavoro è sanissimo, il tema è leggermente diverso. Nel mio libro (e scusate se mi ricito*...) parlo a lungo di "scambio di valore" di transazione dove di certo l'influencer genera un beneficio per l'azienda ed è quindi lecito abbia qualcosa in ritorno: 

"E' chiaro che siamo tutti consci che il blogger genera valore quando parla bene di un'azienda. E non ha senso farlo gratis, anche se il valore che è lecito dare in ritorno non necessariamente si esprime attraverso il pagamento del servizio. "

Nello specifico:
"Ci sono aspetti di gratificazione personale spesso mescolati a vantaggi di visibilità, credibilità, vantaggio nel loro business  (avere accesso a persone chiave dell'azienda, dare loro visibilità sui media dell'azienda, dare loro anteprime, farli sentire importanti…). Posso gratificare (o meglio, dare valore) facendo vivere al blogger una experience molto particolare, divertente, normalmente non accessibile

E posso dare valore fornendo una experience che arricchisce, che insegna, che da' spunti per il proprio lavoro.
Che da' notizie di prima mano, spunti per generare un content che fa bene all'azienda ma che fa bene anche al blog.

Le tartine e due gadget fanno piacere, ma solo i disperati si vendono per queste cose, se l'evento non è di quelli che ti danno un valore, magari ti danno una storia che un giorno potrai raccontare ai nipotini (che cercheranno di fuggire disperati dal nonno che narra di quando era un influencer).

Quanto ai risultati dell'operazione, basta andare a ricercare l'hashtag #gazzanight.

Ovvio, non è detto farà salire sensibilmente le vendite del giornale. O gli incassi pubblicitari. Ma lavora sulla reputazione. Sulla vicinanza, sul sentir qualcuno (che non è la pubblicità, dichiaratamente di parte) parlare bene della marca. E a sua volta magari invogliando a portare avant un messaggio di rispetto, di relevance.

Temi che, da sempre, sono alle basi delle attività di PR. Attività molto meno eclatanti e visibili, glamour e chiassose dell'advertising - ma che hanno costruito e consolidato fior di brand, da secoli :-)


* Sempre da "Relazioni Pubbliche Digitali

giovedì, maggio 07, 2015

Pantone e il Marketing Cinematografico: il giallo Minion :-)

Post un po' leggerino (e un po' nostalgico - ma mica tanto).

Pantone è uno di quei brand che rispetto più profondamente.

Una di quelle aziende che poteva benissimo essere spazzata via dalla rivoluzione digitale - come ad esempio è successo a Kodak.

Molti di voi probabilmente non sanno, in quanto non hanno lavorato in quegli anni, cos'era originariamente la "tacca Pantone" :-)

Breve (ve la semplifico un po', perdonate le approssimazioni...)-

Nell'era predigitale, per indicare allo stampatore (e prima di lui al fotolitista) di che colore esattamente doveva essere un logo, un segno grafico, uno sfondo, si prendeva il librone dei colori Pantone, si sceglieva il colore che più il creativo sentiva giusto, poi si prendeva la mazzetta dei colori Pantone, si staccava uno dei francobollini di quel colore (con tanto di sigla) e lo si allegava all'esecutivo * che sarebbe poi diventato l'oggetto stampato :-)

Ogni azienda aveva (ha) i suoi Pantone ufficiali e Pantone faceva i soldi vendendo questi costosi stampati (la cui stampa, calibratissima per essere il punto di riferimento di tutta l'industria tipografica mondiale, è molto costosa).

Poi arriva il digitale: e su Photoshop i codici Pantone. 

Ora si sceglie il colore da video, c'è meno bisogno di comprare i prodotti cartacei dell'azienda (sì, sì, lo so, ripeto, sto approssimando per riuscire prima o poi ad arrivare al tema centrale del post dopo tutte queste divagazioni...).

E l'azienda ha fatto del colore e dell'iconica tacca un simbolo, uno stile, è diventata (anche) un marchio lifestyle - oltre ad evolvere i propri prodotti in senso digitale, occuparsi di consulenza aziendale, di prevedere i trend dei colori (importanti nella moda, nel design grafico) eccetera eccetera - come potete scoprire qui:

In realtà, i prodotti "fisici" esistono ancora - ecco un paio di esempi (notate i prezzi... e questa è roba che non si può piratare... :-) :



Il "colore Pantone" è un elemento imprescindibile di ogni Brand Toolkit (ad esempio, Unicef: 

Venendo al caso di oggi, molto carina la trovata di PR: inventare o meglio definire, sancire, ufficializzare una sfumatura di colore che ancora non era stata canonizzata.
Un giallo.
Il Giallo Minion. Quello dei cosi di Cattivissimo Me.

Quelli del film che tra un po' esce:


Operazione che pone l'accento sul film ma anche sulla costante centralità di Pantone in tutto ciò che riguarda il colore - come simbolo, come trademark, come elemento di riconoscibilità :-)
Ed e' il primo nuovo colore che Pantone sancisce negli ultimi tre anni.

E comunque riconduce a Pantone come simbolo, come icona... come elemento importante anche nel mondo dell'arte - vedi:


Tornando a noi, ecco la comunicazione ufficiale del Giallo Minion:

Approfondimento:

E poi:


* L'esecutivo era un simpatico collage di testi tipografici (fotocomposizioni) ottenuti da una macchina - che venivano incollati a mano, con grade precisione insieme a dei bianco/nero delle foto, immagini, loghi... creando a manina santa un perfetto facsimile dell'oggetto da stampare.

I colori erano affidati, per la realizzazione delle pellicole che avrebbero permesso la stampa (ad es. in quadricromia) ai fotocolor per le foto e... alle tacche Pantone per gli oggetti grafici :-)

Tutto questo - e tutta un'industria che ci girava attorno, dagli esecutivisti ai grafici "tradizionali", a pezzi del lavoro di fotolito e fotocomposizione sono stati spazzati via in pochi anni dall'arrivo del Desktop Publishing - ovvero dalla possibilità che un qualsiasi  dilettante, dotato di un Mac e dei software giusti facesse da solo ciò che fino a quel momento richiedeva professionisti competenti e costosi strumenti.

Prossimamente faremo un post anche dedicato alla colla Cow :-), chi se la ricorda, metta un like.

lunedì, marzo 16, 2015

Twitter e le PR Digitali: chi seguire? (crosspost)



Dato che il tema esce dall'ambito ristretto delle online PR e entra nei social media, ripubblico questo post di qualche giorno fa - pubblicato sul mio altro blog (Relazioni Pubbliche Digitali - http://www.relazionipubblichedigitali.it/ ) - in modo che anche chi non segue quel blog abbia la possibolità di leggere questo piccolo pezzo di formazione.

Traccia alcune indicazioni, suggerimenti, riflessioni sul tema del "following" come strategia, strumento di PR e di comunicazione digitale.

Tutti i ragionamenti sono ovviamente tratti dal mio libro "Relazioni Pubbliche Digitali", dove il tema è ulteriormente approfondito ;-)


Nelle famose strategie di following ci sono almeno tre linee direttrici, tre modelli di pensiero - tutte basate sul principio che, a seguire le persone "giuste", il nostro account Twitter e il nostro business ne avranno un vantaggio.


1. Nella sua forma più basica, il ragionamento è che, molto spesso, se ci mettiamo a seguire qualcuno è probabile (è possibile?) che questo ci ricambierà il favore. Quindi crescerà il nostro numero di follower.


OK. E quindi? A cosa mi serve avere tanti follower, di qualsiasi tipo? Quale vantaggio mi porta?


Certo, da un certo punto di vista è possibile che poter vantare un robusto numero di follower dia credibilità al nostro account; ma farsi seguire da persone che non sappiamo se siano in target, magari prese a caso, magari fake anch'essi in cerca di numeri (si veda il mio post precedente) è un po' difficile porti vantaggi...


2. Molto più utile è seguire persone interessanti - per ascoltare e non per tentare di prendere scorciatoie nella crescita del nostro seguito. 


Non dobbiamo entrare in un ottica malsana dove tutto è legato ai numeri. Là fuori, non dimentichiamocelo, c'è gente in gamba. Che ha cose da dire. Che ci capisce. Che ha delle cose da insegnarci. E quindi sono i primi da seguire. Per restare aggiornati, scoprire le novità rapidamente, attingere a spunti di pensiero, ragionamenti, informazioni.


3. In una logica più di business, può poi avere (molto) senso il seguire le persone che ci piacerebbe ci seguissero. Perché possono essere clienti (ma guai poi a rompergli le scatole). Perché ci piacerebbe parlare con loro. Perché possono essere influencer importanti, ridiffondere le nostre idee, i nostri contenuti. E quindi, se decidessero di seguirci, ci sarebbe la possibilità di averne un vantaggio.


Certo, il massimo è quando dal mero following si passa alla relazione, allo scambio, alla collaborazione. Ma non sempre (anzi, solo raramente) ciò è davvero possibile - e bisogna sapersi accontentare. 


4. Possono essere follower di chi ci piace. Gente che segue un leader nel nostro campo; se siamo produttori di chitarre, magari quelli che seguono un virtuoso dello strumento.


Perché se seguono persone che ci sono affini, c'è una più alta probabilità che possano essere interessati a ciò che abbiamo da dire. Che ci seguano e che ci ascoltino.






mercoledì, marzo 11, 2015

Brand Strategy Toolkit. Come si sviluppa e gestisce una marca? (slides, ppt) #Strategiadigitale

Interessante presentazione che, se volete fare il digital planner (o lo siete e volete approfondire un po' il tema della gestione dei brand) può essere utile e stimolante.

E' una sintesi, ovviamente, ma è piuttosto ben fatta e anche abbastanza sofisticata. Diciamo che, se non vi siete mai occupati del tema, è una buona traccia anche per individuare temi, tecniche e aree da approfondire e da studiare.

Io me la sono messa da parte per il prossimo progetto di brand building :-)

Ovviamente, non si tratta di un percorso "digitale"; la creazione di una marca e la sua gestione sono media neutral, sono al di sopra, sono una delle attività più "alte"del marketing e della comunicazione.



lunedì, marzo 02, 2015

USB alle fermate del bus. Una pubblicità esterna sempre più connessa.


Il "digitale" pervade sempre di più la nostra vita e la comunicazione.

Un capitolo di questa storia andrebbe dedicato, ad esempio, ai tentativi di evoluzione di una delle più classiche (probabilmente la più antica) forma di pubblicità: l'affissione.

Abbiamo già parlato degli impianti di affissione con NFC/QR Code (che tra qualche giorno magari tornerò a testare, per vedere se sono stati arricchiti di contenuti).

In Francia, in una logica evolutiva analoga, si stanno facendo cambiare le fermate degli autobus, in una logica di Pensilinavertising 2.0

Il primo step è quello di fornire le fermate degli autobus di prese USB.

Una logica di servizio (ricarico lo smartphone), una logica di "engagement" perchè porto le persone a interagire con la pensilina - aprendo la porta a forme di connessione digitale.

Al di là dell'ovvia preoccupazione di infettarsi il telefonone collegandosi a prese pubbliche, scatta anche la curiosità... ma anche l'opportunità di farsi indirizzare (magari anche attraverso connessioni wifi / bluetooth...) a contenuti contestuali, che ci aiutino a passare il tempo mentre reggiamo in mano lo smartphone aspettando che si carichi un po'.  

Al di là della specifica azione, qui il tema è di allargare il pensiero agli oggetti; senza voler parlare di "Internet delle cose", ci sono molte "cose" che possono entrare in maniera innovativa nel panorama comunicazionale con cui potremmo interagire quotidianamente. 

Ovviamente i grandi network che gestiscono i circuiti di affissione, le pensiline, gli arredi urbani sponsorizzati, le stazioni di noleggio di bici si trovano in una naturale pole position per esplorare queste aree.

Poi, tornando allo specifico, è evidente l'opportunità di fare customer service (e quindi branding) attraverso l'uso delle pensiline, in forma pesantemente sponsorizzata per offrire informazioni sugli orari, sui tragitti dei mezzi... ma anche offrire una connessione WiFi gratuita, magari promozioni geolocalizzate, magari giochi sociali...

Approfondimento:




venerdì, gennaio 16, 2015

Quando la marca ti è vicina nel momento del bisognino :-)) Virgin Train

Post leggerino del venerdì.
Breve case history che racconta di una marca (Virgin Train) che ascolta il messaggio d'aiuto del cliente e interviene nel momento del bisogno (o meglio, del bisognino).

Ecco la case:
Siamo sul treno per Glasgow. Un giovane inglese scopre, troppo tardi, che nella toilette non c'è carta igienica. Chiede aiuto via Twitter. L'azienda ascolta e va al salvataggio.
Dimostrando anche che allora davvero vale la pena twittare anche quando vai al cesso :-)






Approfondimento:
http://rt.com/uk/220843-virgin-trains-toilet-twitter/

Il caso mi ricorda un vecchio caso comparabile di Turkish, linea aerea che, ascoltando il tweet di lamentela di un passeggero, ha contattato via radio il pilota e ha fatto sistemare la temperatura dell'aeromobile, ecco il post relativo:

*Incredibile* da Turkish Airlines. Leggete.




giovedì, gennaio 15, 2015

Molto creativo: usare Linkedin per il B2C... anzi, per il lancio di un film



E' fenomeno abbastanza noto l'associare "in automatico" Linkedin e la comunicazione e il marketing B2B.
Naturalmente le azioni più creative, quelle che innovano, si basano proprio sul rompere i paradigmi (in modo intelligente, strategico e sensato).

In questa logica è da segnalare l'operazione di lancio di Taken 3, film d'azione e d'avventura, centrato su un personaggio decisamente tosto, tale Bryan Mills (interpretato da Liam Neeson). Uomo dalle molte qualità (è un ex agente della CIA) di sicuro possiede molti skills interessanti, specialmente sul fronte chessò, del crisis management.

Il che fa ovviamente pensare che un curriculum particolare come il suo dovrebbe certamente trovare un posto di rilievo su Linkedin.

In effetti, Bryan ha proprio il suo bel profilo Linkedin, e potete chiedergli di entrare nella sua rete (non so se vi conviene, qualcuno dei suoi numerosi nemici potrebbe sospettare che sappiate dove si nasconde o roba del genere...)

Ma si è fatto di più: in modo abbastanza classico, si è fatto in modo che Bryan richieda l'aiuto di una persona. Usando Linkedin.
Una persona che è uno di noi - a condizione che sia in possesso degli skills necessari.

In breve: candidarsi inviando un proprio cv che specifichi le competenze che potrebbero renderci preziosi. Conclusa la selezione, Bryan si darà (si è dato) da fare per raccomandare personalmente il candidato vincente.

Qui potete ricostruire (su Linkedin) tutta la storia. Per praticità vi evidenzio il video di "recruiting":




L'operazione è interessante - anche se mette in crisi il pilastro di Linkedin: la serietà, l'autenticità dei profili. Se si inizia a giocare con personaggi "fictional" non si rischia di danneggiare quello che è rimasto uno dei pochi recinti "seri", professionali, scevri di lazzi e frizzi? :-)

L'agenzia ha fatto benissimo e ha avuto una buona idea.
Non so se invece Linkedin ha fatto bene...

Comunque, per chiudere, ecco il video che celebra e promuove il vincitore del concorso (detto fra noi, l'ho trovato un po' troppo moscetto... mi sembra che tutto un bel progetto sia inciampato sul traguardo... ma lo dico sottovoce, sperando che Bryan non mi venga a cercare ):



PS: chissà come saranno contenti tutti gli altri Bryan Mills (non ex agenti della CIA) presenti su Facebook...