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martedì, maggio 12, 2015

Influencer, storytelling e tirar tardi guardando stampare la Gazza. #GazzaNight

Foto rubata a Andrea Contino :-)
Un'altra case di PR Digitali da raccontare di prima mano, grazie alla Gazzetta dello Sport.

Ne parlo perché, dal mio punto di vista, è una storia interessante di collaborazione con gli influencer, un buon esempio di azienda che ha investito in un progetto - più che soldi ha investito il tempo di persone di rilievo.

Un buon esempio, concreto, di quello che racconto nel manuale, nei miei articoli sulle Internet PR :-)

Qui siamo in pieno nel tema della costruzione di un experience - mi cito:

"Il livello superiore del coinvolgimento di blogger e influencer può essere costituito dalla costruzione di un evento esperienziale. L'idea è di costruire, attraverso un engagement, un coinvolgimento emozionale più forte, con tutti i vantaggi conseguenti - regalando un'esperienza unica, positiva, piacevole; online (e qui siamo nel campo dei Social Media, sostanzialmente) o più facilmente offline. Vengono quindi proposti eventi che arricchiscono il valore dell'incontro"


Nello specifico, è stata un'esperienza molto interessante.
Ve la racconto in sintesi perché può servire da spunto se dovete organizzare eventi fatti bene.

Tralasciando un aperitivo prima e una cena in piedi a metà evento (fondamentali, visto che necessariamente l'attività doveva prolungarsi fino a tarda notte - siamo tornati a casa alle 2), i punti chiave sono stati:

- La presenza e la disponibilità del Direttore...


"A queste attività è spesso gradita la presenza del top management aziendale, utile per comunicare l'importanza che si dà sia al progetto presentato, sia ai partecipanti come partner della comunicazione aziendale."


- Il giro nella redazione, spiegato dal Direttore, farsi raccontare come funziona un sistema crossmediale, dove i vari pezzi, Carta, TV, digitale si incastrano.

- Vedere gente che produce in tempo reale quantità massicce di content di qualità. Sul serio. Non le 4 righe che sviluppiamo per Facebook :-).
- La sessione di Q&A col direttore, molto disponibile; e sentir parlare in modo trasparente delle opportunità e delle complessità del mondo dei giornali in un'era digitale, di cosa si sceglie di provare e di cosa si decide non ha senso inseguire, del ruolo che può ancora avere un giornale (di carta o meno) in un'epoca di "citizen Journalism" (e qui prossimamente mi sa che farò un post sul tema della qualità della notizia, in un mondo dove si fa a gara a chi spara le balle più grosse).

- La visita alla fabbrica. Vedere il processo di stampa, visitare l'enorme impianto, vedere la rotativa avviarsi (e soprattutto sentire il rumore dei rulli che prendono velocità), toccare le prime copie, entrare in contatto con un supporto materiale in un mondo in cui (e felicemente) maneggiamo solo elettroni ha un suo grande fascino.





- La capacità di storytelling delle persone che ci hanno accolto e raccontato. Del resto, è il loro mestiere - come giornalisti. Ma è sempre affascinante (come vi ho raccontato in altri casi) sentir narrare di un prodotto, di un processo, delle storie, gli aneddoti, dei dietro le quinte.

Però diciamocelo: questo è stato un caso dove la Gazzetta ha avuto vita molto facile. Lo storytelling più epico è quello dove non c'è una storia da raccontare, dove il prodotto non ha da dire molto. Qui è tutto il contrario :-)

Dal punto di vista dell'influencer, si è trattato di un'esperienza molto gratificante, che valeva il viaggio. Un'experience di valore - dove il tema del valore è fondamentale.

Detto fra noi, c'è stato chi (da fuori, online), durante la visita ha criticato il fatto che tanti blogger fossero andati (volentieri) all'evento senza farsi pagare. In base al principio "l'influencer crea valore all'azienda, se in cambio accetti in pagamento due tartine sei un pezzente" :-)

Anche se il tema della remunerazione in cambio di un lavoro è sanissimo, il tema è leggermente diverso. Nel mio libro (e scusate se mi ricito*...) parlo a lungo di "scambio di valore" di transazione dove di certo l'influencer genera un beneficio per l'azienda ed è quindi lecito abbia qualcosa in ritorno: 

"E' chiaro che siamo tutti consci che il blogger genera valore quando parla bene di un'azienda. E non ha senso farlo gratis, anche se il valore che è lecito dare in ritorno non necessariamente si esprime attraverso il pagamento del servizio. "

Nello specifico:
"Ci sono aspetti di gratificazione personale spesso mescolati a vantaggi di visibilità, credibilità, vantaggio nel loro business  (avere accesso a persone chiave dell'azienda, dare loro visibilità sui media dell'azienda, dare loro anteprime, farli sentire importanti…). Posso gratificare (o meglio, dare valore) facendo vivere al blogger una experience molto particolare, divertente, normalmente non accessibile

E posso dare valore fornendo una experience che arricchisce, che insegna, che da' spunti per il proprio lavoro.
Che da' notizie di prima mano, spunti per generare un content che fa bene all'azienda ma che fa bene anche al blog.

Le tartine e due gadget fanno piacere, ma solo i disperati si vendono per queste cose, se l'evento non è di quelli che ti danno un valore, magari ti danno una storia che un giorno potrai raccontare ai nipotini (che cercheranno di fuggire disperati dal nonno che narra di quando era un influencer).

Quanto ai risultati dell'operazione, basta andare a ricercare l'hashtag #gazzanight.

Ovvio, non è detto farà salire sensibilmente le vendite del giornale. O gli incassi pubblicitari. Ma lavora sulla reputazione. Sulla vicinanza, sul sentir qualcuno (che non è la pubblicità, dichiaratamente di parte) parlare bene della marca. E a sua volta magari invogliando a portare avant un messaggio di rispetto, di relevance.

Temi che, da sempre, sono alle basi delle attività di PR. Attività molto meno eclatanti e visibili, glamour e chiassose dell'advertising - ma che hanno costruito e consolidato fior di brand, da secoli :-)


* Sempre da "Relazioni Pubbliche Digitali

venerdì, settembre 02, 2011

Le campionesse di Beach Volley e il QR Code (Assvertising)


Concludiamo la settimana del QR Code presentando un luogo inconsueto dove utilizzare questo strumento di marketing, e di comunicazione (oddio, mai così inconsueto come un tatuaggio....)

Il Bikini (vedi alla voce assvertising) è diventato un luogo di affissione multimediale-interattiva, grazie all'iniziativa delle campionesse inglesi di Beachvolley, che hanno trasformato quello spazio in un luogo di comunicazione.

Ma anche i produttori di bikini usano i QR Code per promuoversi in modo del tutto autoreferenziale. Mi sarebbe piaciuto di più un costume che permettesse di utilizzare un proprio codice, come strumento per inviare il proprio (profondo) messaggio al mondo...

Enjoy.

venerdì, giugno 25, 2010

La Padella e l'ambient cinese


Visto che è venerdì, oggi solo post leggerini.


Altro bell'esempio di creatività: come dimostrare le superiori qualità della padella in termini di antiaderenza? Beh, la strada classica è facendo vedere i cibi che scivolano via e non si attaccano.

Si prende l'idea, la si trasforma in un ambient di grandi dimensioni e al posto dei cibi veri si mettono pattinatori...e voilà, il piatto è servito :-) A Shangai questo giochetto ha fatto salire le vendite del 20%...

Unconventional The Guardian: il Lego football


Semplice semplice... rifare le partite clou del campionato, diciamo farne una sintesi, con gli omini del Lego - attaccandosi ad un trend (quella delle animazioni del Lego) popolarissimo e che sul calcio si è già ben sfogato

Bella operazione del Guardian (quotidiano inglese)

mercoledì, novembre 18, 2009

Bathroomvertising: la partita in diretta (in bagno)

Più che comunicazione è servizio - però presenta degli spunti interessanti per altri progetti.
Allo stadio di Toronto gli esseri umani, ovviamente, possono provare un irresistibile impulso di andare in bagno. Ovviamente questo crea potenzialmente un problema: perdersi l'andamento della partita di Hockey.

Per questo nei bagni sono stati intallati apparati che, attraverso un sensore, riconoscono la presenza di persone nel locale e provvedono a diffondere la radiocronaca della partita in modo che si possa continuare a seguire l'evento anche quando la natura esige i suoi diritti... (da segnalare subito sull'applicazione iPhone Sitorquat...)
Qui sotto il video.

Dell'uso dei bagni come media ho parlato più volte sul blog, alcuni contributi li trovate qui

martedì, ottobre 13, 2009

A quando i Tweetups anche in Italia?

Tweetup = vedere di persona le persone con cui interagisci su Twitter.

Idea banale ma ricca di potenziale (viste le sceneggiate cui assistiamo a barcamp o GGD quando persone che si conoscono bene virtualmente finalmente riescono a toccarsi fisicamente).

In Italia non ne ho ancora vista traccia (o almeno nulla che sia comparso sul mio limitato schermo radar) e la mappa mondiale dei Twitter Meetups ha un bianchissimo buco in corrispondenza dell'Europa Meridionale (detta anche "Garlic Belt").

Negli USA invece si usa - tanto che si stanno già adoperando a scopi promo-comunicazionalli, come nel caso dei Tweetups organizzati dalla NHL (National Hockey League, il campionato di hockey, via) che ad aprile, in occasione di partite importanti ha organizzato una miriade di questi incontri per i tifosi dello sport... un interessante modo di fare marketing sul proprio twarget (il target su twitter;-)