mercoledì, maggio 30, 2012

Groupalia colpita dal terremoto. Danni?


Come tutti sappiamo e abbiamo abbondantemente letto ieri su FB e Twitter, l'incauto tweet di Groupalia (che si agganciava al terremoto per promuovere un viaggio) è stato causa di grandissima arrabbiatura in Rete.


Insulti, retweet, conversazioni irate, insomma, un casino.

Come la penso in merito, l'ho detto su FB abbondantemente. 

In sintesi credo più (conoscendo come sono gestiti i social in azienda) a una cosa scappata di mano a una persona troppo entusiasta, magari l'ultimo anello della catena (che non ha pensato bene a cosa faceva), che a una bieca e pianificata strategia di sciacallaggio.

Ma siete liberi di pensarla altrimenti, of course.

Quello su cui mi interessa riflettere sono i danni causati da questa "sollevazione popolare".

Danni di immagine? Sicuramente ce ne sono stati, ma impossibili da quantificare, allo stato. A meno di fare ricerche di mercato pre/post etc. 

Poi, certo, un cattivo sentiment che esce dal monitoraggio della rete. Ma ricordiamoci che ascoltiamo solo (la minoranza? la famosa piramide 1/9/90?) chi parla in Rete, e della maggioranza silenziosa che legge e non scrive/commenta non sappiamo nulla.

Danni sulle vendite? Va a saperlo, sono gli unici dati che alla fine contano, nel lungo periodo. Se le vendite si mantengono stabili nei prossimi ... boh, sei mesi, allora non è successo niente. Ma questo dato mi pare proprio non disponibile.

Un dato invece oggettivo, visibile e misurabile pubblicamente, è il numero di "mi piace" che ha Groupalia su Facebook (https://www.facebook.com/GroupaliaItalia) e cosa è successo alla proposta di boicottare l'azienda e di fare un unfriend.

Proposta, btw, che mi sembrava avere un suo senso, per dare un segnale.

Comunque, ieri verso le 12.26, momento in cui era sostanzialmente partito il casino in Rete, Groupalia aveva 104.050 followers. In giornata era scesa di una cinquantina di followers. Questa mattina era di nuovo 104.060, quindi ne hanno guadagnati 10. Non ho visto segnali, monitorandolo un po' a campione ieri di grossi cambiamenti, ne' in alto ne' in basso.

Se volete pensare che siano stati così diabolici da comprarsi follower, fate pure, a me non sembra proprio.

Per prima cosa essendo un venditore, di follower finti non se ne fanno una beata fava. A loro conta la gente che compra da loro, non quelli che li seguono e non comprano.

Secondariamente hanno già fatto una tale figuraccia che non possono rischiare di farsi beccare a fare altre puttanate (che comunque non gli darebbero nessun beneficio). E da quello che ho visto, se hanno comprato followers ne hanno comprato qualche risicata decina. Ma potrei ovviamente sbagliare, se avete altre evidenze *oggettive* condividete.

A me sembra ci sia da riflettere su un paio di cose, tipo che i guru e gli opinionisti digitail sono influenti, ma probabilmente non sono onnipotenti. 

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ritengo che spesso l'indignazione nasconda un po' di buonismo e qualunquismo di cui non abbiamo bisogno. Certo il tweet non era una scelta particolarmente "felice", ma da qui a demonizzare un'azienda ne passa. Smettiamola di chiamare "al lupo" ogni qual volta si esce dal seminato del politically correct.

Fabio Russo ha detto...

Condivido la pragmaticità del tuo esame. Tuttavia questo rimane un altro segno di quanto approssimativo sia l'uso della rete (e dei social media in particolare) da parte delle aziende, con l'aggravante che stiamo parlando di una società che sulla rete ha costruito la propria fortuna. Forse il gap generazionale - dal punto di vista tecnologico - è talmente marcato da offrire opportunità e responsabilità lontane dall'effettiva esperienza di chi produce contenuti.

Unknown ha detto...

Gap generazionale... Mah. Nella mia esperienza i casini spesso li fanno ragazzini di gran buona volontà ma poca esperienza...

Fabio Russo ha detto...

Sì, è esattamente ciò che intendevo quando scrivevo della distanza tra esperienza (spesso poca) e responsabilità (altissima, parliamo di Brand reputation al quadrato).