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mercoledì, settembre 19, 2012

La pubblicità diventerà un “trailer” dell’online?


Qual'è il rapporto tra online e adv "above the line"? Quali sono i ruoli tra spot e online?
Chi tira la volata a chi?

Riprendo e aggiorno un mio articolo di qualche tempo fa, perchè il tema è sempre più di attualità.

La TV non è morta, ma le emittenti non stanno bene
E' evidente che è in corso una profonda riflessione sul rapporto tra advertising classico e internet.

Non si possono trarre conclusioni massimalistiche tipo «l’advertising è morto» dato che, tra l’altro, un sacco di italiani non sono ancora su Internet e non usano i social. E anche se la TV fa ancora audience robuste, non è un segreto per nessuno che la raccolta pubblicitaria fa dei gran brutti numeri.

Advertising e Drive to Web
Buona parte della comunicazione pubblicitaria delle aziende racconta storie di prodotti oppure storie di marca.

Ora, sempre più, quando si lavora con le aziende e nelle agenzia, il mantra ricorrente è il “drive to web”. Il che significa fare della comunicazione il cui compito primario sia portare la gente ad approfondire il messaggio online. 

La cosa ha molto senso. I limiti di tempo, spazio e costi imposti dalla pubblicità tradizionale pongono limitazioni altrettanto severe alle pubblicità e alle narrazioni che si possono fare.
Chi ha lavorato in pubblicità sicuramente ha più di un caso in testa, in cui i creativi hanno tirato fuori una bellissima storia, emotiva e coinvolgente, brand building e memorabile… ma che funzionava solo tagliata in un filmato di un minuto e mezzo, quando il limite televisivo è ormai invalicabilmente di 30 secondi, meglio 20". Idealmente 5". E quella storia, a trenta secondi sapeva di poco. 

Guardate l’esempio di Heineken “The Entrance”. Confrontate il 30” andato in TV con la versione integrale andata su YouTube e che in tv non ci sarebbe mai potuta andare.
L’arrivo di Internet ha dato ai comunicatori la possibilità di avere un luogo dove mettere in onda la versione lunga, quella giusta, il director’s cut. Bastava solo trovare un modo di farlo sapere ai teleutenti. E di qui il drive to youtube. La tv come trailer della versione bella. 

Ma la comunicazione non è solo filmati emozionanti, è informazione, è engagement, è tante altre cose che nella caja tonta si trovano troppo strette. Mentre la non scatola ha uno spazio infinito per parlare, per discutere e dialogare, per fare informazione, fare servizio, permettere l’acquisto.
Da supporto a media principale?
Quello che una volta era il “...e poi mettiamo nell’annuncio anche l’indirizzo del sito”, si è trasformato: l’online che era accessorio in molti casi si è trasformato nell’obiettivo, nella spiaggia su cui far sbarcare le truppe dei potenziali clienti. 

Sia esso un sito o minisito, un blog o un attività social. Di qui una rivoluzione: se per anni abbiamo fatto attività online che facevano letteralmente schifo, in quanto impossibili “adattamenti” al web di campagne televisive intraducibili, ora come minimo andiamo verso concetti media neutral, media agnostic o chiamateli come volete; concetti che partono da un idea, non da un mezzo, e che per essere approvati devono anzi dimostrare di essere capaci di funzionare su tutti i mezzi, in primis l’online.
La brutta bestia della misurazione 
A complicare la faccenda, alza la testa la vecchia bestia: la misurazione dei risultati. 

Con la notevole eccezione dei comunicatori del direct marketing, pronti persino a farsi pagare a success fee (mi paghi sulla base dei risultati concreti che ti porto), il pubblicitario si è per anni trincerato dietro il fatto che tali e tanti erano i fattori che influenzavano il successo del prodotto… che anche la pubblicità migliore del mondo ( di certo la sua) poteva floppare a causa di errori fatti dal cliente su altri fronti. 

Di qui una sorta di deresponsabilizzazione, visto anche che l’efficacia della pubblicità sulle vendite è sempre stata molto mal misurabile. E il parametro del successo erano i premi vinti, assegnati a creativi da altri creativi – e non il temutissimo Roi.
Ora, pur con tutte le distorsioni del caso, l’online è molto più misurabile e specialmente in tempi di crisi, le aziende si sono fatte molto più schizzinose rispetto al tema di pagare senza poter misurare.

C’è quindi chi sostiene che in un futuro tutto l’advertising non sarà che un trailer (magari molto bello ma un trailer) di un’attività online. 

Leggiamo questo articolo e riflettiamo, specialmente perché è scritto da una persona di peso all’interno di un’azienda pubblicitariamente di peso come Pepsi Cola. Che fa considerazioni di buon senso e intelligenza. Magari non applicabili all’universo dei consumatori. Ma a molti (e a quelli che contano) sì.


lunedì, febbraio 13, 2012

Deloitte: le previsione per il Media dei prossimi 12-18 mesi...

La società di consulenza Deloitte ha da poco presentato le proprie previsioni su come evolverà lo scenario dei media per i prossimi 12-18 mesi.

La cosa è interessante, perchè queste predizioni intanto influenzano le aspettative delle aziende (almeno di quelle che si documentano e studiano) e poi perché magari si realizzano davvero...

Metto in corsivo la sintesi (di alcune) predizioni, in modo che si veda quali sono i loro testi e quali i miei commenti... separiamo i fatti dalle opinioni, o meglio le opinioni degli altri dalle mie.

1. La TV resta una superstar, anzi si rafforza (link)
(e questa predizione potevo farla anch'io ... ;-)

Nel mondo si guarderanno 140 miliardi di ore di televisione in più e ci saranno 40 milioni di nuovi teleutenti 

Le revenue pubblicitarie televisive nel mondo aumenteranno di 10 miliardi di $ ( in Italia io però non scommettere nemmeno che le revenue pubblicitarie attuali in TV resteranno stabili, anzi,,, ma potrei sbagliarmi).

Gli show televisivi saranno l'argomento di conversazione più comune nel mondo - e saranno l'argomento di più di un miliardo di tweets (ancorché una buona parte - la maggioranza forse - della popolazione televisiva mondiale non ha accesso a Internet, è anche vero che se vi fate un giro su Twitter durante certi programmi TV vedete quanta gente ama commentare in diretta gli spettacoli.. e parlarne a posteriori)

Il DVR (vedersi la TV registrata in differita...) e la TV online hanno contribuito ad aumentare le audience televisive


Deloitte also expects television to grow its share of audience attention, despite competition from many other existing and emerging distractions – both online and offline. In 2011, aggregate television viewing will likely reach 4.49 trillion hours. 

The global television audience is expected to grow by 40 million to 3.7 billion viewers; yet half of the world’s population will remain untapped, leaving significant headroom for the television market to grow. 

Viewing per person is forecast to rise modestly to 3 hours and 12 minutes per day.  Per confronto, il consumo quotidiano di Internet in Italia è sotto 1h 30'. Ma da altre fonti il consumo di televisione in Italia viene dato superiore alle 3 ore al giorno... (!)


Television is likely to retain its status as the media that most powerfully influences content creation in other media sectors. Television should remain, for example, a key driver of the book trade. 

BTW: in effetti, anche in Italia, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento del consumo televisivo (checché ne dicano certi opinionisti che evidentemente non guardano i numeri). Qui trovate una dotta e matematica analisi del perché cresce la Tv in Italia: http://fe-mn1.mag-news.it/nl/l.jsp?Wd.3f.A.A.A.A&idn=125
D'altra parte però, è anche vero che con il crescere dell'età si guarda più TV ( quindi in Italia, con l'invecchiamento in corso, la TV ne gode - ma che secondo altre ricerche i giovani guarderebbero via via meno TV...)



2. La Televisione resterà una faccenda "Push"
Deloitte predicts that In 2011 despite the sale of tens of millions of television sets that offer a form of built-in search capability for television programming, the vast majority of viewing will be delivered on a traditional “pushed” basis, in other words the schedules will be determined by channel planners. And a growing number of selections may be pushed via recommendation engines built into the television or set top box. However the “pulling” of television content by viewers beyond the selection of a television channel is likely to remain an exceptional behavior.

Searching will be available to varying degrees of sophistication, ranging from simple search apps selectable from an on-screen menu, to powerful functionality that enables searching across a wide variety of broadcast, streamed and stored content.
Yet adoption of program searching is likely to remain modest, largely because of a lack of need.

Nel senso che, a quanto pare, la maggior parte degli esseri umani non sente il bisogno di una TV on demand o online (sono 20 anni che on e off mi occupo di TV interattiva e le evidenze sono sempre quelle...)

Nel senso che la gente si accontenta (felicemente) di beccarsi il palinsesto previsto dalle stazioni (facendosi dei sani zapping). E, secondo me, chi non si trova bene con il palinsesto, si guarda delle cose preregistrate o, Dio ci scampi, scaricate dalla Rete... 

In sostanza, almeno a breve, on sembra delinearsi un gran numero di persone che gestiscono attivamente il proprio palinsesto... anche se ci sarà una cospicua offerta di televisori con funzioni di "search" 

Già che ci siamo segnalo anche questa riflessione sul consumo della TV tradizionale vs quello della TV in streaming: http://www.next-tv.it/2011/06/15/nuovi-dati-nielsen-ogni-minuto-dedicato-allo-streaming-e-un-minuto-in-meno-davanti-alla-tv/

3. Social network advertising: how big can it get?
 Deloitte predicts that in 2011 social networks are likely to surpass the breathtaking milestone of one billion unique members. Also, they may deliver over 2 trillion advertisements. Yet the advertising revenues directly attributable to social networks may remain relatively modest compared to other media, at least in the short term.


Nevertheless, thanks to a low cost base, social networks might still achieve impressive gross margins despite their relatively low revenue per user – particularly when compared with the traditional media companies they are competing against. A social network’s cost of content is close to zero since it merely provides the infrastructure, while its users and third party app developers provide all the content.

E vabbè, dato che il content lo facciamo noi aggratise, la base dei costi è ridotta (pensate quanto meno spende Facebook rispetto ad una televisione, per parlare degli affari del mondo... o meglio far parlare). E quindi se le tariffe sono basse i costi lo sono di più e i margini salgono...  

Poi c'è un'altro po' di predizioni più specificamente relative al mondo dei videogame e della musica... con riflessioni anche sui loro revenue strema futuri. Li trovate nel loro documento, che potete leggere a questo indirizzo:

sabato, maggio 28, 2011

Anch'io voglio fare audience con i gattini (spot Friskies)



Questo è un test.
Voglio vedere se davvero mettendo un film di micetti il mio blog sale.
Quindi beccatevi questo spot per Friskies, che btw è stato anche realizzato in versione 3D per il cinema.
Ovviamente per essere inserito in "Alice"...

giovedì, maggio 20, 2010

Quanti sono gli Italiani su Internet?


Ho pensato che magari poteva far comodo a qualcuno un grafico che riassuma l'andamento macroscopico delle audience su Internet in Italia. Fonte Audiweb.
Enjoy.

Se vi servono più dati (poco più approfonditi) potete trovarli sul sito di Audiweb.

Dato che il grafico quick & dirty che avevo fatto per condividere i dati ha fatto incazzare un po' di gente e mi sono pure beccato del cretino che non sa usare Excel, rimuovo i dati fino a quando non trovero' il tempo per fare un grafico perbenino che incontri il favore di quelli che non sanno fare però sono bravissimi ad insegnare agli altri come si fa.

martedì, ottobre 13, 2009

Facebook e Twitter crescono ancora (parecchio). Vedremo col video Twitter...

Qualche rapidissimo numero.

"Facebook Visits Increased 194 Percent in Past Year" lo dice Hitwise.

Twitter invece cresce del 1100 e passa % (facile, partendo da quasi zero). 

Facebook ha fatto un paiolo così a MySpace, ma si deve proprio guardare da Twitter - che a quanto ho letto da qualche parte si sta preparando ad introdurre i tweet video (così finiamo definitivamente di vivere) e la geolocalizzazione. 

Sono oltre 300 milioni gli iscritti a Facebook.  

Il 55% degli utilizzatori US di Social Network sono di età compresa tra i 18 e i 34 anni. La fascia più forte sono i 18-24, che rappresentano il 32.3% degli user di SN.

Gli User 55+ sono in forte crescita (seguendo un pattern che abbiamo già visto sul web, dico io); negli USA l'uso dei SN da parte di questo gruppo è salito in un anno del 77% - e del +108% l'uso di Facebook in particolare (ma solo +26% su MySpace).