lunedì, marzo 16, 2015

Twitter e le PR Digitali: chi seguire? (crosspost)



Dato che il tema esce dall'ambito ristretto delle online PR e entra nei social media, ripubblico questo post di qualche giorno fa - pubblicato sul mio altro blog (Relazioni Pubbliche Digitali - http://www.relazionipubblichedigitali.it/ ) - in modo che anche chi non segue quel blog abbia la possibolità di leggere questo piccolo pezzo di formazione.

Traccia alcune indicazioni, suggerimenti, riflessioni sul tema del "following" come strategia, strumento di PR e di comunicazione digitale.

Tutti i ragionamenti sono ovviamente tratti dal mio libro "Relazioni Pubbliche Digitali", dove il tema è ulteriormente approfondito ;-)


Nelle famose strategie di following ci sono almeno tre linee direttrici, tre modelli di pensiero - tutte basate sul principio che, a seguire le persone "giuste", il nostro account Twitter e il nostro business ne avranno un vantaggio.


1. Nella sua forma più basica, il ragionamento è che, molto spesso, se ci mettiamo a seguire qualcuno è probabile (è possibile?) che questo ci ricambierà il favore. Quindi crescerà il nostro numero di follower.


OK. E quindi? A cosa mi serve avere tanti follower, di qualsiasi tipo? Quale vantaggio mi porta?


Certo, da un certo punto di vista è possibile che poter vantare un robusto numero di follower dia credibilità al nostro account; ma farsi seguire da persone che non sappiamo se siano in target, magari prese a caso, magari fake anch'essi in cerca di numeri (si veda il mio post precedente) è un po' difficile porti vantaggi...


2. Molto più utile è seguire persone interessanti - per ascoltare e non per tentare di prendere scorciatoie nella crescita del nostro seguito. 


Non dobbiamo entrare in un ottica malsana dove tutto è legato ai numeri. Là fuori, non dimentichiamocelo, c'è gente in gamba. Che ha cose da dire. Che ci capisce. Che ha delle cose da insegnarci. E quindi sono i primi da seguire. Per restare aggiornati, scoprire le novità rapidamente, attingere a spunti di pensiero, ragionamenti, informazioni.


3. In una logica più di business, può poi avere (molto) senso il seguire le persone che ci piacerebbe ci seguissero. Perché possono essere clienti (ma guai poi a rompergli le scatole). Perché ci piacerebbe parlare con loro. Perché possono essere influencer importanti, ridiffondere le nostre idee, i nostri contenuti. E quindi, se decidessero di seguirci, ci sarebbe la possibilità di averne un vantaggio.


Certo, il massimo è quando dal mero following si passa alla relazione, allo scambio, alla collaborazione. Ma non sempre (anzi, solo raramente) ciò è davvero possibile - e bisogna sapersi accontentare. 


4. Possono essere follower di chi ci piace. Gente che segue un leader nel nostro campo; se siamo produttori di chitarre, magari quelli che seguono un virtuoso dello strumento.


Perché se seguono persone che ci sono affini, c'è una più alta probabilità che possano essere interessati a ciò che abbiamo da dire. Che ci seguano e che ci ascoltino.






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