giovedì, aprile 30, 2015

Hai mentito su Linkedin? Attento, ora c’è un brevetto che…


E’ un fatto ben noto che si tende sempre ad esagerare un po’ sui CV.

Diverso però è il caso dove non si è un po' imbellito ma si ha mentito. 
I casi in cui vengono rifilate informazioni totalmente fallaci; incarichi e lavori inesistenti, onori ed onorificenze mai conseguite.

Cosa che succede (e molto) su Linkedin - piattaforma su cui tra l’altro mi sembra stiano sbarcando un numero consistente di fake accounts, a giudicare dagli stranissimi personaggi che mi stanno contattando (spesso facili da beccare semplicemente facendo un check della foto…).

Ora - ed è questo il senso del post - questo è un problema serio, molto serio per Linkedin.
Il successo di un servizio (on oppure offline, non importa) dipende dall’affidabilità, dalla performance. Dalla capacità di “deliverare”.

Bisogna sempre rassicurare, provare il proprio valore, minimizzare l’impatto delle esperienze negative.

E in questo senso va la notizia del brevetto di Linkedin - un’invenzione che sarebbe in grado di verificare in tempo reale, di fare un fact checking e di smascherare le bugie.

Non a caso online si sta già dando un certo rilievo alla notizia (e lo sto, per l’appunto, facendo anch’io) proprio perché è una notizia.
E così facendo si interviene sulla percezione di Linkedin.

Da un lato c’è il rischio di sollevare il problema (“ah, sì? Non pensavo ci fosse questo tipo di bugie su Linkedin..:”) dall’altro, molto più probabile, il problema è noto o quanto meno intuito. E questa notizia rassicura - promette in qualche modo una soluzione - o quanto meno ci dice che l’azienda si sta muovendo, è impegnata, è affidabile perché si sbatte per mantenere la qualità del delivery.

E spesso un po’ di immagine pesa quanto tanta performance non raccontata.

Venendo ai dettagli della notizia, in sintesi:

Verifica istantanea dell’esattezza delle informazioni, andando a fare dei confronti in Rete. 
A quanto risulta, alla faccia della cosiddetta privacy (che noi normalmente non ci interessiamo minimamente di gestire :-) LinkedIn potrà andare a frugare sui social, sui messenger, usare il riconoscimento facciale (come dicevo sopra), analisi biometriche - forse anche l’uso di veggenti paranormali.

Il tutto per verificare l’esattezza delle informazioni e delle affermazioni, non solo dove avete lavorato, ma quello che dite sull’importanza del vostro lavoro, sui risultati dell’azienda, forse anche sulla reale opinione che hanno di voi i colleghi quando sparlano di voi alla macchinetta del caffè.

Se Linkedin non è convinto, arriva all’utente un avviso. (poi, chissà… dubito un po’ che vi applicheranno d’ufficio un bel badge da bugiardo altamente visibile sul profilo…. :-)

Comunque, se volete approfondire la notizia su una qualche fonte un po' più seria di me, ecco un link da consultare:




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