Sarà "Engagement" la parola chiave della comunicazione del prossimo futuro?
Da qualche tempo alcuni guru della comunicazione stanno scommettendo su una nuova "buzzword". La nuova parola magica è "engagement", la capacità della comunicazione di attirare, coinvolgere il pubblico.
In una parola di farsi vedere e appassionare.
Di fronte alle correnti di pensiero che attribuiscono una disaffezione del pubblico al mezzo televisivo e di fronte alle richeste sempre più pressanti dei grandi clienti di otrtimizzare il budget, si sta iniziando a spostare il tiro.
A passare dalla necessità di fare OTS (un gran numero di opportunità potenziali per il target di vedere il messaggio, calcolate estrapolando i numeri dei un campione Auditel) alla necessità di misurare quanto in effetti il messaggio sia davvero visto, compreso, di quanto abbia avuto effetto.
Si parla allora di engagement, della capacità del messaggio di costruire una storia per la marca, una storia che abbia un effetto sugli atteggiameni e sui consumi.
Si parla di engagement come alternativa al ricorso alla pura "interruzione" - ovvero all'affidarsi alla potenza della televisione di infilarsi nella vita del target e dello spot di colpire il prospect. Un meccanismo che, in uno scenario dove l'affollamento di messaggi pubblicitari che ci interrompono è sempre più alto, il consumatore ha sviluppato dei filtri potenti - in grado di cancellare dalla sua percezione buona parte delle comunicazioni indesiderate o non "engaging"
Al crescere del numero di interruzioni cresce la capacità di filtro e la sfida per le agenzie ed i clienti di osare, di investire strategicamente in pensiero ed esecuzione per creare messaggi coinvolgenti, non solo dal punto di vista meramente esecuzionale ma dal punto di vista dei concetti di marketing sottostanti
Creando una relazione più stretta e proficua con la marca - una marca che non ci assedia durante il giorno "interrompendoci" ma una marca piacevole, che ci arricchisce (un pochino) la vita con contenuto interessanti, affascinanti..."engaging"
Nasce quindi (in TV e su altri media) la disciplina dell'"Engagement marketing", naturalmente basata in larga parte sulla capacità di inserire elementi di entertainment value nella comunicazione pubblicitaria.
Una forma di marketing che se non richiede necessariamente forti budget richiede molta competenza fantasia e, soprattutto un grandissimo coraggio... direi fuori della portata della maggior parte delle aziende nostrane ( e non solo...). O no?
Un blog di Comunicazione, Internet Marketing, Social Media, PR Digitali. Approfondimenti sul Manuale di Strategia Digitale.
lunedì, dicembre 19, 2005
martedì, dicembre 13, 2005
TV On Demand: forse stavolta ci siamo?
La grande novità di questa fine d'anno è la materializzazione della televisione on demand - di cui per anni abbiamo favoleggiato ma che in realtà non si era mai concretizzata se non per degli esperimenti su piccola scala (cui avevo anche partecipato nell'ambito di un progetto della comunita' europea)
Adesso invece, o per paura di essere tagliati fuori da un possibile business o perche' ritengono di poterci fare dei soldi, sono scesi improvvisamente in campo una serie di players a offrire il Video on Demand (VOD)
In fondo non fa tanto notizia che America On Line, come operatore Internet, offra questo servizio: molto piu' rumore e' che il partner è Warner Brothers. Questi due lanceranno, a gennaio 2006, un servizio basato su sei canali e un archivio di centinaia di show degli anni 70-90. Servizio che dovrebbe essere gratuito.
NBC e CBS inizieranno invece a vendere contenuti (vecchi show) a 99 centesimi.
Mentre come al solito l'attenzione si punta su Apple, che ha lanciato il servizio su iTunes di vendita di show della ABC a 1,99 dollari - è tutto da vedere se riusciranno ad allargare l'offerta: al momento in meno di venti giorni dal lancio hanno comunque venduto un milione di filmati.
Anche la PSP (play station portable) si butta su questo mercato... nel senso che se oggi puo' leggere filmati comprati su dischi digitali, un domani potrebbe andare direttamemente contro l'iPod Video...
La grande novità di questa fine d'anno è la materializzazione della televisione on demand - di cui per anni abbiamo favoleggiato ma che in realtà non si era mai concretizzata se non per degli esperimenti su piccola scala (cui avevo anche partecipato nell'ambito di un progetto della comunita' europea)
Adesso invece, o per paura di essere tagliati fuori da un possibile business o perche' ritengono di poterci fare dei soldi, sono scesi improvvisamente in campo una serie di players a offrire il Video on Demand (VOD)
In fondo non fa tanto notizia che America On Line, come operatore Internet, offra questo servizio: molto piu' rumore e' che il partner è Warner Brothers. Questi due lanceranno, a gennaio 2006, un servizio basato su sei canali e un archivio di centinaia di show degli anni 70-90. Servizio che dovrebbe essere gratuito.
NBC e CBS inizieranno invece a vendere contenuti (vecchi show) a 99 centesimi.
Mentre come al solito l'attenzione si punta su Apple, che ha lanciato il servizio su iTunes di vendita di show della ABC a 1,99 dollari - è tutto da vedere se riusciranno ad allargare l'offerta: al momento in meno di venti giorni dal lancio hanno comunque venduto un milione di filmati.
Anche la PSP (play station portable) si butta su questo mercato... nel senso che se oggi puo' leggere filmati comprati su dischi digitali, un domani potrebbe andare direttamemente contro l'iPod Video...
mercoledì, dicembre 07, 2005
Squidoo entra in public beta!
Oggi passa dalla fase di beta supersegreta (;-) alla fase di beta pubblica Squidoo.com
Cos'è? beh... diciamo che è un (una?) wikipedia che remunera gli autori. Un concetto abbastanza innovativo di creare, gestire e fatturare la diffusione di sapere on line.
O è una bufala pazzesca, o è una gran bella idea.
Dato che la gente che c'è dietro è di peso, propendo leggermente per la seconda ipotesi.
Appena ho un po' di tempo scrivo anch'io una "lente"... il problema è che il livello dei contenuti che ho visto è parecchio buono... e quindi dovrei mettermi li' con molto impegno e molto tempo per non sfigurare. E beccarmi una sana parte del fatturato pubblicitario generato dal mio content...
Oggi passa dalla fase di beta supersegreta (;-) alla fase di beta pubblica Squidoo.com
Cos'è? beh... diciamo che è un (una?) wikipedia che remunera gli autori. Un concetto abbastanza innovativo di creare, gestire e fatturare la diffusione di sapere on line.
O è una bufala pazzesca, o è una gran bella idea.
Dato che la gente che c'è dietro è di peso, propendo leggermente per la seconda ipotesi.
Appena ho un po' di tempo scrivo anch'io una "lente"... il problema è che il livello dei contenuti che ho visto è parecchio buono... e quindi dovrei mettermi li' con molto impegno e molto tempo per non sfigurare. E beccarmi una sana parte del fatturato pubblicitario generato dal mio content...
lunedì, dicembre 05, 2005
Nuovo articolo su Apogeonline...
Lo sapevate che il RFID ha il diavolo dentro?
La battaglia contro il RFID si sposta sul terreno del fondamentalismo religioso: il chip potrebbe essere un segno satanico"
Lo sapevate che il RFID ha il diavolo dentro?
La battaglia contro il RFID si sposta sul terreno del fondamentalismo religioso: il chip potrebbe essere un segno satanico"
domenica, dicembre 04, 2005
Rientro dalle vacanze
Sono stato in vacanza una settimana, e il blog ne ha sofferto...
Il convegno di Vicenza, anche se non affollatissimo (anche dato il "decentramento" geografico) mi e' sembrato di buona qualità e ringrazio chi ha lasciato i commenti e tutti gli altri che hanno invece mandato e-mail...
Sono stato in vacanza una settimana, e il blog ne ha sofferto...
Il convegno di Vicenza, anche se non affollatissimo (anche dato il "decentramento" geografico) mi e' sembrato di buona qualità e ringrazio chi ha lasciato i commenti e tutti gli altri che hanno invece mandato e-mail...
domenica, novembre 20, 2005
Nuove Tecnologie e Futuro del Trade
Io credo che molte aziende continuino a sottovalutare ( a non capire) quanto sia pesante Internet come fattore influenzante il funzionamento del ciclo d'acquisto (per chi volesse approfondire, linko questo mio articolo sul tema).
Sempre più consumatori si documentano in Rete prima di prendere una decisione d'acquisto (o prima di iniziare il rituale giro di negozi). Anche se solo una minoranza ricorre all'ecommerce, molti potenziali acquirenti arrivano sul Punto Vendita con decisioni praticamente già prese - se non addirittura con una stampata della pagina web relativa all'articolo che hanno deciso (in Rete) di acquistare.
Utenti più formati e che pongono il negozio di fronte alla necessità di interrogarsi su come evolvere per il futuro.
Utenti che arrivano in negozio con le idee chiare, e che spesso fanno a meno della funzione consulenziale del personale di vendita; clienti quindi meno influenzabili e orientabili verso quei prodotti che il negozio potrebbe avere maggiore interesse a vendere.
D'altra parte, se il negozio si trasformasse in un luogo in cui si va a "ritirare" fisicamente un prodotto la cui decisione d'acquisto è stata presa altrove, la stessa natura del negozio cambierebbe; riducendo la necessità di avere certi livelli qualitativi e quantitativi di staff in grado di servire il pubblico, potendosi limitare alla presenza di operatori il cui scopo principale è di “consegnare” al consumatore il prodotto che chiede.
Questo in realtà è già il modello della Grande Distribuzione, dove la funzione consulenziale è ridotta all'osso e dove quindi maggiore necessità / comodità riveste per il cliente (ovviamente per certi prodotti e categorie merceologiche) di documentarsi previamente all'acquisto.
Per il PV tradizionale l'alternativa è tra accettare l’ulteriore riduzione del suo ruolo sui clienti più smart e più istruiti (e probabilmente a maggiore potenziale di spesa) oppure offrire un servizio consulenziale ancora più credibile e affidabile: più che informare, consigliare i prodotti che realmente sono i più indicati per il singolo cliente. E costruire relazione, rapporti umani con i clienti.
Per la GDO invece, scenari evolutivi possono vedere la saldatura tra la tecnologia RFID e Internet. Anche se oggi molto complessa e costosa nella sua implementazione (e chiudendo entrambi gli occhi sui problemi di privacy), è prevedibile che nel giro di pochi anni la tecnologia RFID sarà presente in molti prodotti, attraverso piccoli chip che, interrogati da un "lettore", possono fornire l'identità del prodotto (e in futuro anche altre informazioni).
La progressiva distribuzione dell'internet mobile e l'integrazione di altre tecnologie nei dispositivi telefonici/ PDA consumer (bluetooth, WiFi...) potrà rendere domani possibile "interrogare" col cellulare il prodotto che ci interessa, accedendo automaticamente (dal negozio, nel momento in cui decidiamo o meno l’acquisto) a pagine web di descrizione, informazione e promozione relative. E magari scoprire, sul PV, che un altro negozio poco più in là ha lo stesso prodotto ad un prezzo minore.
Mentre è chiaro che per molti prodotti a basso costo e coinvolgimento emotivo (nonché per i per prodotti d'impulso), questo tipo di processi avrà un impatto limitato, per una serie di altri prodotti l'arrivo delle Nuove Tecnologie obbligherà il trade a pensare come affrontare il prossimo decennio.
Non solo: questo scenario aggiunge un ulteriore elemento di complessità anche per le aziende di prodotti consumer, che vedranno nuovi strumenti, di tipo prettamente tecnologico, affiancarsi agli strumenti classicamente pubblicitari e promozionali nell’influenzare le vendite dei loro prodotti, richiedendo una rilevante evoluzione culturale e di “nuovo” marketing .
sabato, novembre 19, 2005
Aggiornato il sito
Aggiornato il mio sito presentando in maggiore dettaglio le mie attività di Content development, scrittura, giornalismo.
Aggiornato il mio sito presentando in maggiore dettaglio le mie attività di Content development, scrittura, giornalismo.
lunedì, novembre 14, 2005
Formazione: Corso "Marketing e Comunicazione Low Budget"
per chi fosse interessato segnalo che sarò docente al corso di "Marketing e Comunicazione Low Budget" organizzato dal Sole 24 Ore. Il corso si terrà a Milano, il 25 e 26 Gennaio.
per chi fosse interessato segnalo che sarò docente al corso di "Marketing e Comunicazione Low Budget" organizzato dal Sole 24 Ore. Il corso si terrà a Milano, il 25 e 26 Gennaio.
Corso: come massimizzare il risultato del lavoro delle agenzia di pubblicità
Sempre per chi fosse interessato ad approfondire il tema dello sviluppo di una attività di comunicazione pubblicitaria e di come lavorare in / con una agenzia di pubblicità, segnalo che sarò docente di questo corso di LRA a Milano. Date:
28-29 marzo 2006
25-26 maggio 2006
I dettagli saranno disponibili a breve.
Sempre per chi fosse interessato ad approfondire il tema dello sviluppo di una attività di comunicazione pubblicitaria e di come lavorare in / con una agenzia di pubblicità, segnalo che sarò docente di questo corso di LRA a Milano. Date:
28-29 marzo 2006
25-26 maggio 2006
I dettagli saranno disponibili a breve.
Corso di formazione Internet Marketing
Per finire il panorama dei corsi in arrivo... sarò il docente del corso "Internet marketing per vendere (Seconda edizione)
Accrescere la propria competitività attraverso un’efficace presenza in internet " di LRA. Data: 10 Aprile 2006.
Per finire il panorama dei corsi in arrivo... sarò il docente del corso "Internet marketing per vendere (Seconda edizione)
Accrescere la propria competitività attraverso un’efficace presenza in internet " di LRA. Data: 10 Aprile 2006.
Convegno a Vicenza
Giovedi 24 novembre p.v. alle ore 12.00 nell'ambito delle Manifestazione COM2005, presso la Fiera di Vicenza.
interverrò al convegno inaugurale, organizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore.
Il titolo del mio intervento: "Cambia il mondo dei media, cambia il sistema di comunicazione aziendale. La comunicazione digitale come strumento efficace per innovare la propria immagine e raggiungere molteplici segmenti di mercato".
Giovedi 24 novembre p.v. alle ore 12.00 nell'ambito delle Manifestazione COM2005, presso la Fiera di Vicenza.
interverrò al convegno inaugurale, organizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore.
Il titolo del mio intervento: "Cambia il mondo dei media, cambia il sistema di comunicazione aziendale. La comunicazione digitale come strumento efficace per innovare la propria immagine e raggiungere molteplici segmenti di mercato".
domenica, novembre 13, 2005
Posto un mio articolo sulla TV distribuita a mezzo cellulare apparso su una rivista qualche mese fa...
La TV sul cellulare: sarà un business?
Di Roberto Venturini
Nuove tecnologie in arrivo e c’è qualcuno che ci crede davvero. Ma i consumatori adotteranno la TV sul cellulare? E chi ci metterà i soldi per farla?
Ad essere sarcastico, c'è da domandarsi se domani qualcuno userà ancora il cellulare per parlare. Ovvero se il traffico voce sarà ancora la colonna portante del business degli operatori di telefonia mobile.
E' peraltro chiaro che il mondo della telefonia cellulare sembra essere alla vigilia di un periodo di nuova, forte innovazione.
La lezione degli SMS è ben presente nella mente delle compagnie telefoniche; nati come puro strumento di servizio per gli operatori, sono esplosi nelle mani degli utenti, arrivando a rappresentare una percentuale molto importante delle revenue. Ed il boom di fatturati creato da servizi come loghi e suonerie ha reso manifesto quanto l'utente telefonico sia disposto ad investire sul proprio cellulare.
Di cosa si vivrà, domani?
La voce rischia dunque un giorno di trasformarsi in una commodity, soggetta a forti dinamiche di concorrenza sui prezzi - ed è tutto da capire cosa potrà comportare la diffusione della telefonia VoIP anche su questa piattaforma.
Logico quindi che si stia guardando con attenzione a tutti quei servizi che possano essere fatturati al cliente e che, essendo meno "basici", presentino opportunità tariffarie migliori. Di qui MMS, contenuti premium, videotelefonia, e, prossimamente sui nostri (piccoli) schermi, la televisione.
Se oggi già sono disponibili serial televisivi (“Mobisodes”) appositamente riprodotti per il cellulare (di cui ho già scritto in passato), l’obiettivo di fondo è convertire il cellulare in un vero e proprio ricevitore televisivo. Di passare dai contenuti da scaricare o da vedere in streaming all’utilizzo “in diretta”. In parole povere, rielaborare sia il telefono che l'infrastruttura di telecomunicazione per rendere il cellulare capace di fare, ad occhio e croce, quello che un qualsiasi televisorino portatile (disponibile sul mercato da anni) sa già fare benissimo e a costo di connessione pari a zero.
Si metterà la mano al portafoglio?
Se dunque mi viene proposto di pagare per un servizio che potrei avere gratis, il business non andrà molto lontano - motivo per il quale occorre trovare una differenziazione che permetta di far pagare per questo contenuto. Questa necessità potrà dunque costringere a ripensare non solo terminali e network telefonici, ma anche il sistema radiotelevisivo. Potenzialmente affiancando, alle numerose piattaforme televisive esistenti, nuovi "canali" fruibili (solo?) attraverso il telefono.
Balza immediatamente alla mente l'immagine di 50 milioni di Italiani che si guardano le partire di calcio mondiali sul cellulare, in ufficio, facendo finta di essere impegnati in una cruciale videotelefonata di lavoro. E sorge spontanea la domanda: ma lo useranno negli altri 3 anni, 11 mesi e rotti, quando il mondiale non c’è? E se l’Italia, il cielo non voglia, non si qualificasse ai Mondiali, che speranza di vita avrebbe questo modello di business tele-telefonico?
Un modello meno complesso è invece quello adottato, e con successo, in Corea, dove milioni di utenti già hanno l'accesso alla TV satellitare via telefono. In questo caso il modello sarebbe più semplice: pagare per pagare, si può anche spendere per vedere i programmi sul telefono, quando il megaschermo LCD del salotto non è a portata di telecomando. Sempre che la popolazione si sia già massicciamente adattata a sborsare per la TV “normale”…
Non è insomma assolutamente chiaro se il consumer sarà disposto a dare soldi in cambio di questi servizi. E ancora meno quale possa essere (a breve e a lungo termine) il modello di pricing corretto.
Dagli Stati Uniti arrivano ricerche che dimostrerebbero una sostanziale resistenza o disinteresse dei potenziali utenti verso questo tipo di servizio a pagamento. Servizio che, va detto, potrebbe incontrare però un interesse del tutto diverso in un paese tanto più cellulardipendente come il nostro. E’ lecito poi riflettere sul fatto che questo tipo di servizi rischiano di non essere facili da testare significativamente attraverso ricerche sui consumatori e che l’effetto imitativo (ce l’hanno tutti, lo fanno tutti, ergo devo farlo anch’io) potrebbe introdurre un fattore moda impossibile da prevedere a priori – fattore che spesso ha giocato un ruolo importante nel mondo della telefonia mobile.
C’è spazio per la pubblicità?
Ancora meno chiaro è il ruolo che la pubblicità potrebbe avere su questa nuova forma di diffusione televisiva. Sono quasi certo che sarebbe impossibile l'introduzione dei nostri tradizionali spot, sia per le limitazioni del terminale, sia perchè, in un contesto pay per view, l'intrusione della pubblicità potrebbe causare reazioni molto negative da parte del pubblico e potrebbe arrivare addirittura a mettere in pericolo il successo stesso di questa forma di comunicazione. E poi, diciamocelo, che fine farebbe la magia della prima presentazione dello spot al cliente, da parte dell’agenzia, se invece di uno schermo da 50 pollici la facessimo su uno schermo da 5’?
Con ciò non voglio ipotizzare che advertising e television-telefono non possano convivere; ad esempio con modelli legati a promozioni fidelizzanti in cui l'accesso gratuito a specifici programmi sia offerto ai clienti che abbiano completato un certo numero di acquisti, o mettendo in palio periodi di connessione attraverso concorsi a premio (per intenderci, in maniera analoga a quanto ha fatto, sul fronte della musica digitale, Pepsi Cola in partnership con iTunes di Apple).
Un problema di banda
E' comunque chiaro che la tecnologia odierna non sarebbe assolutamente adatta ad un’introduzione seria della televisione sul cellulare. I terminali attuali, per dirne una, esaurirebbero la batteria in meno di un’ora di microgodimento televisivo.
Quel che è peggio è che la banda usata per guardare la TV sarebbe concorrente con quella usata per la voce. Gli analisti sostengono che, in caso di successo del consumo di televisione sul cellulare, potremmo finire per non riuscire più ad usarlo per parlare. Costringendo gli operatori ad upgrade costosi o addirittura impossibili.
Si richiedono quindi tecnologie e soprattutto concetti nuovi. Sta, infatti, proprio ora emergendo un concetto radicalmente innovatore: niente video on-demand, niente streaming, ti guardi quello che emette la stazione quando lo emette – esattamente quello che faccio a casa con il mio sano, tradizionalissimo tubo catodico. O con il mio televisorino a pile. Che però fa molto meno trendy di un telefono che fa ti fa vedere la CNN.
Più che un passo in avanti, due in indietro (o forse in ogni caso in avanti, se il telefono lo guardiamo passeggiando).
La solita guerra degli standard?
Già si sono formate cordate che propongono potenziali standard concorrenti, focalizzati sull'offrirci a breve l’accesso a 10 o 15 canali televisivi su misura.
Forse è presto per dirlo, ma è probabile che la sigla DVB-H possa presto diventarci familiare, come sinonimo di uno standard su cui stanno lavorando Nokia, Texas Instruments, altri produttori di microelettronica, operatori del mondo delle teletrasmissioni ed altri partner di peso. Anche se non si può escludere che a spuntarla possa essere lo standard concorrente Flo o lo standard proprietario che si stanno sviluppando in casa i giapponesi.
Tutta gente in ogni modo dalle casseforti molto ben guarnite, se si pensa che per mettere in piedi negli USA un network operativo in grado di trasmettere la TV sui cellulari si dovrebbero investire tra i 4 e i 10 miliardi di dollari.
I primi trial televisivi veri dovrebbero iniziare nel 2006 / 2007, quindi da aspettare non ci sarà molto - anche se poi la strada dal trial al successo potrebbe essere lunga e lenta. O il consumatore potrebbe ancora una volta sorprenderci ed adottare massicciamente, immediatamente la novità.
Un bel pasticcio per quelli che devono pianificare il business ma, come dicono quelli della TV, è il bello della diretta…
La TV sul cellulare: sarà un business?
Di Roberto Venturini
Nuove tecnologie in arrivo e c’è qualcuno che ci crede davvero. Ma i consumatori adotteranno la TV sul cellulare? E chi ci metterà i soldi per farla?
Ad essere sarcastico, c'è da domandarsi se domani qualcuno userà ancora il cellulare per parlare. Ovvero se il traffico voce sarà ancora la colonna portante del business degli operatori di telefonia mobile.
E' peraltro chiaro che il mondo della telefonia cellulare sembra essere alla vigilia di un periodo di nuova, forte innovazione.
La lezione degli SMS è ben presente nella mente delle compagnie telefoniche; nati come puro strumento di servizio per gli operatori, sono esplosi nelle mani degli utenti, arrivando a rappresentare una percentuale molto importante delle revenue. Ed il boom di fatturati creato da servizi come loghi e suonerie ha reso manifesto quanto l'utente telefonico sia disposto ad investire sul proprio cellulare.
Di cosa si vivrà, domani?
La voce rischia dunque un giorno di trasformarsi in una commodity, soggetta a forti dinamiche di concorrenza sui prezzi - ed è tutto da capire cosa potrà comportare la diffusione della telefonia VoIP anche su questa piattaforma.
Logico quindi che si stia guardando con attenzione a tutti quei servizi che possano essere fatturati al cliente e che, essendo meno "basici", presentino opportunità tariffarie migliori. Di qui MMS, contenuti premium, videotelefonia, e, prossimamente sui nostri (piccoli) schermi, la televisione.
Se oggi già sono disponibili serial televisivi (“Mobisodes”) appositamente riprodotti per il cellulare (di cui ho già scritto in passato), l’obiettivo di fondo è convertire il cellulare in un vero e proprio ricevitore televisivo. Di passare dai contenuti da scaricare o da vedere in streaming all’utilizzo “in diretta”. In parole povere, rielaborare sia il telefono che l'infrastruttura di telecomunicazione per rendere il cellulare capace di fare, ad occhio e croce, quello che un qualsiasi televisorino portatile (disponibile sul mercato da anni) sa già fare benissimo e a costo di connessione pari a zero.
Si metterà la mano al portafoglio?
Se dunque mi viene proposto di pagare per un servizio che potrei avere gratis, il business non andrà molto lontano - motivo per il quale occorre trovare una differenziazione che permetta di far pagare per questo contenuto. Questa necessità potrà dunque costringere a ripensare non solo terminali e network telefonici, ma anche il sistema radiotelevisivo. Potenzialmente affiancando, alle numerose piattaforme televisive esistenti, nuovi "canali" fruibili (solo?) attraverso il telefono.
Balza immediatamente alla mente l'immagine di 50 milioni di Italiani che si guardano le partire di calcio mondiali sul cellulare, in ufficio, facendo finta di essere impegnati in una cruciale videotelefonata di lavoro. E sorge spontanea la domanda: ma lo useranno negli altri 3 anni, 11 mesi e rotti, quando il mondiale non c’è? E se l’Italia, il cielo non voglia, non si qualificasse ai Mondiali, che speranza di vita avrebbe questo modello di business tele-telefonico?
Un modello meno complesso è invece quello adottato, e con successo, in Corea, dove milioni di utenti già hanno l'accesso alla TV satellitare via telefono. In questo caso il modello sarebbe più semplice: pagare per pagare, si può anche spendere per vedere i programmi sul telefono, quando il megaschermo LCD del salotto non è a portata di telecomando. Sempre che la popolazione si sia già massicciamente adattata a sborsare per la TV “normale”…
Non è insomma assolutamente chiaro se il consumer sarà disposto a dare soldi in cambio di questi servizi. E ancora meno quale possa essere (a breve e a lungo termine) il modello di pricing corretto.
Dagli Stati Uniti arrivano ricerche che dimostrerebbero una sostanziale resistenza o disinteresse dei potenziali utenti verso questo tipo di servizio a pagamento. Servizio che, va detto, potrebbe incontrare però un interesse del tutto diverso in un paese tanto più cellulardipendente come il nostro. E’ lecito poi riflettere sul fatto che questo tipo di servizi rischiano di non essere facili da testare significativamente attraverso ricerche sui consumatori e che l’effetto imitativo (ce l’hanno tutti, lo fanno tutti, ergo devo farlo anch’io) potrebbe introdurre un fattore moda impossibile da prevedere a priori – fattore che spesso ha giocato un ruolo importante nel mondo della telefonia mobile.
C’è spazio per la pubblicità?
Ancora meno chiaro è il ruolo che la pubblicità potrebbe avere su questa nuova forma di diffusione televisiva. Sono quasi certo che sarebbe impossibile l'introduzione dei nostri tradizionali spot, sia per le limitazioni del terminale, sia perchè, in un contesto pay per view, l'intrusione della pubblicità potrebbe causare reazioni molto negative da parte del pubblico e potrebbe arrivare addirittura a mettere in pericolo il successo stesso di questa forma di comunicazione. E poi, diciamocelo, che fine farebbe la magia della prima presentazione dello spot al cliente, da parte dell’agenzia, se invece di uno schermo da 50 pollici la facessimo su uno schermo da 5’?
Con ciò non voglio ipotizzare che advertising e television-telefono non possano convivere; ad esempio con modelli legati a promozioni fidelizzanti in cui l'accesso gratuito a specifici programmi sia offerto ai clienti che abbiano completato un certo numero di acquisti, o mettendo in palio periodi di connessione attraverso concorsi a premio (per intenderci, in maniera analoga a quanto ha fatto, sul fronte della musica digitale, Pepsi Cola in partnership con iTunes di Apple).
Un problema di banda
E' comunque chiaro che la tecnologia odierna non sarebbe assolutamente adatta ad un’introduzione seria della televisione sul cellulare. I terminali attuali, per dirne una, esaurirebbero la batteria in meno di un’ora di microgodimento televisivo.
Quel che è peggio è che la banda usata per guardare la TV sarebbe concorrente con quella usata per la voce. Gli analisti sostengono che, in caso di successo del consumo di televisione sul cellulare, potremmo finire per non riuscire più ad usarlo per parlare. Costringendo gli operatori ad upgrade costosi o addirittura impossibili.
Si richiedono quindi tecnologie e soprattutto concetti nuovi. Sta, infatti, proprio ora emergendo un concetto radicalmente innovatore: niente video on-demand, niente streaming, ti guardi quello che emette la stazione quando lo emette – esattamente quello che faccio a casa con il mio sano, tradizionalissimo tubo catodico. O con il mio televisorino a pile. Che però fa molto meno trendy di un telefono che fa ti fa vedere la CNN.
Più che un passo in avanti, due in indietro (o forse in ogni caso in avanti, se il telefono lo guardiamo passeggiando).
La solita guerra degli standard?
Già si sono formate cordate che propongono potenziali standard concorrenti, focalizzati sull'offrirci a breve l’accesso a 10 o 15 canali televisivi su misura.
Forse è presto per dirlo, ma è probabile che la sigla DVB-H possa presto diventarci familiare, come sinonimo di uno standard su cui stanno lavorando Nokia, Texas Instruments, altri produttori di microelettronica, operatori del mondo delle teletrasmissioni ed altri partner di peso. Anche se non si può escludere che a spuntarla possa essere lo standard concorrente Flo o lo standard proprietario che si stanno sviluppando in casa i giapponesi.
Tutta gente in ogni modo dalle casseforti molto ben guarnite, se si pensa che per mettere in piedi negli USA un network operativo in grado di trasmettere la TV sui cellulari si dovrebbero investire tra i 4 e i 10 miliardi di dollari.
I primi trial televisivi veri dovrebbero iniziare nel 2006 / 2007, quindi da aspettare non ci sarà molto - anche se poi la strada dal trial al successo potrebbe essere lunga e lenta. O il consumatore potrebbe ancora una volta sorprenderci ed adottare massicciamente, immediatamente la novità.
Un bel pasticcio per quelli che devono pianificare il business ma, come dicono quelli della TV, è il bello della diretta…
martedì, novembre 08, 2005
Autoproduzione di contenuti: una minaccia per il mondo dell'advertising?
I nuovi media rendono possibile la generazione / autoproduzione di contenuti da mettere a disposizione del pubblico.
Si e' quindi contemporaneamente produttori di contenuto (informazione , entertainment, approfondimento...) e consumatori.
La cosa sta prendendo piede: i blog hanno negli US una audience maggiore di quanto abbia la radio via satellite, siti personali generano audience importanti, i forum di discussione catalizzano le opinioni e le esperienze d'uso dei consumatori che le condividono, il podcasting è una realtà con cifre rispettabili, considerando i costi e gli sforzi di produzione (zero).
Va da se' che, specialmente dopo l'introduzione dell'ipod video, manca pochissimo al Tvpodcasting, in cui il pubblico, gente come tu ed io, armata di una videocamera, si produrra' il suo programmino e lo potra' mettere on line a disposizione di tutti.
Si accompagni questo con una diffusione (negli US) dell'abitudine di registrare i programmi TV per riguardarseli dopo (saltando la pubblicita'?) tanto in crescita che la stessa Nielsen sta lavorando per dare dati di audience anche sulla fruizione in differita dei programmi TV, in modo da dare guidelines piu' oggettive a centri media e investitori pubblicitari.
L'autoproduzione di contenuti, indubbiamente porta via spazio, attenzione e audience ai media tradizionali: sia perche' se produci non fruisci, sia perche' sempre piu' gente fruisce di questi mezzi alternativi in aggiunta (ma anche in sostituzione) dei mezzi classici.
Specialmente negli US l'erosione dei media digitali rispetto alle audience di quelli tradizionali si sta facendo sentire, si puo' vedere a livello di numeri.
C'e' da scommettere pero' che il mondo del marketing e della comunicazione riuscirà a trovare una via d'uscita: in realta' questi mezzi alternativi possono proprio essere dei nuovi media che possono essere utilizzati (con maggiore sforzo) dagli inserzionisti - chi l'ha capito bene ad es e' Google, con le sue Adwords all'interno di siti e di blog.... e del resto questo e' il modello di business che permette di tenere in piedi il sistema che permette a tutti noi di pubblicare gratuitamente i nostri contenuti...
I nuovi media rendono possibile la generazione / autoproduzione di contenuti da mettere a disposizione del pubblico.
Si e' quindi contemporaneamente produttori di contenuto (informazione , entertainment, approfondimento...) e consumatori.
La cosa sta prendendo piede: i blog hanno negli US una audience maggiore di quanto abbia la radio via satellite, siti personali generano audience importanti, i forum di discussione catalizzano le opinioni e le esperienze d'uso dei consumatori che le condividono, il podcasting è una realtà con cifre rispettabili, considerando i costi e gli sforzi di produzione (zero).
Va da se' che, specialmente dopo l'introduzione dell'ipod video, manca pochissimo al Tvpodcasting, in cui il pubblico, gente come tu ed io, armata di una videocamera, si produrra' il suo programmino e lo potra' mettere on line a disposizione di tutti.
Si accompagni questo con una diffusione (negli US) dell'abitudine di registrare i programmi TV per riguardarseli dopo (saltando la pubblicita'?) tanto in crescita che la stessa Nielsen sta lavorando per dare dati di audience anche sulla fruizione in differita dei programmi TV, in modo da dare guidelines piu' oggettive a centri media e investitori pubblicitari.
L'autoproduzione di contenuti, indubbiamente porta via spazio, attenzione e audience ai media tradizionali: sia perche' se produci non fruisci, sia perche' sempre piu' gente fruisce di questi mezzi alternativi in aggiunta (ma anche in sostituzione) dei mezzi classici.
Specialmente negli US l'erosione dei media digitali rispetto alle audience di quelli tradizionali si sta facendo sentire, si puo' vedere a livello di numeri.
C'e' da scommettere pero' che il mondo del marketing e della comunicazione riuscirà a trovare una via d'uscita: in realta' questi mezzi alternativi possono proprio essere dei nuovi media che possono essere utilizzati (con maggiore sforzo) dagli inserzionisti - chi l'ha capito bene ad es e' Google, con le sue Adwords all'interno di siti e di blog.... e del resto questo e' il modello di business che permette di tenere in piedi il sistema che permette a tutti noi di pubblicare gratuitamente i nostri contenuti...
lunedì, novembre 07, 2005
Proviamo i commenti
Sempre a livello sperimentale, apro la possibilità di introdurre commenti al blog - sperando di aver risolto il problema dello spamming.
Ho infatti scoperto, direttamente, che gli spammer pubblicano i loro messaggi indesiderati anche sui blog (ragione per cui avevo inibito la possibilità di aggiungere dei commenti)
Sempre a livello sperimentale, apro la possibilità di introdurre commenti al blog - sperando di aver risolto il problema dello spamming.
Ho infatti scoperto, direttamente, che gli spammer pubblicano i loro messaggi indesiderati anche sui blog (ragione per cui avevo inibito la possibilità di aggiungere dei commenti)
martedì, novembre 01, 2005
No, l'iPod Video non è un giochetto per niente
In effetti sembra proprio che l'oggetto in questione e il suo uso per scaricare (comprare) video da iTunes sia piaciuto al pubblico.
Nei primi 20 giorni dal lancio del servizio, sono stati scaricati oltre un milione di video.
Sicuramente sul portale ci sono dei video gratuiti, ma la grande maggioranza sono a pagamento.
Il Pay per Content diventa davvero una possibilità sempre più accettabile, se proposta con buon senso?
In effetti sembra proprio che l'oggetto in questione e il suo uso per scaricare (comprare) video da iTunes sia piaciuto al pubblico.
Nei primi 20 giorni dal lancio del servizio, sono stati scaricati oltre un milione di video.
Sicuramente sul portale ci sono dei video gratuiti, ma la grande maggioranza sono a pagamento.
Il Pay per Content diventa davvero una possibilità sempre più accettabile, se proposta con buon senso?
venerdì, ottobre 28, 2005
Online il nuovo sito Olimpico
E' andata onilne la nuova versione del sito Torino2006.org
Grande soddisfazione, è stato senza dubbio il progetto più affascinante cui abbia partecipato
TORINO 2006: GIOCHI PIU' VICINI CON IL NUOVO SITO INTERNET
RINNOVATE LA TECNOLOGIA, LA GRAFICA E I CONTENUTI
(ANSA) - TORINO, 27 OTT - La sua grafica è ispirata al 'Look
of the Games', che presto abbellirà tutta Torino, e la
tecnologia è stata pensata per consentire 30 milioni di
accessi. Un mix di arte e scienza informatica che può essere
ammirato sulle pagine del nuovo sito Internet dei prossimi
Giochi invernali, all' indirizzo www.torino2006.org.
"Le novità sono molte e bellissime", dice soddisfatto il
direttore Tecnologie del Toroc, Enrico Frascari. "In primo
luogo - spiega - abbiamo completamente rivisto l'alberatura e i
contenuti del sito che ci accompagnerà fino a febbraio, quando
avremo la versione definitiva per i Giochi". Sono cinque i
canali tematici in cui è possibile navigare: Vieni a Torino
2006, Gare e Programma, Sport e Atleti, Spirito Olimpico, Dietro
le quinte. "In questo modo - continua Frascari - possiamo
garantire un' aggiornamento costante sugli sport invernali e i
loro protagonisti e fornire tutte le informazioni necessarie per
partecipare all'evento olimpico". Non mancano, all'interno dei
cinque canali, anche gli aggiornamenti sull'organizzazione dell'
evento. E, attraverso gli appositi link situati sulla sinistra
della homepage, è persino possibile conoscere che tempo farà
sul territorio olimpico, dove acquistare i prodotti ufficiali
dei Giochi e come procurarsi i tagliandi per assistere alle
gare.
"Abbiamo pensato soprattutto agli spettatori - sottolinea
ancora Frascari - che all'interno del sito troveranno una guida
pratica e completa su come partecipare e vivere in prima persona
l'emozione olimpica". E proprio per offrire loro la più ampia
panoramica possibile sui Giochi, all'interno della direzione
Tecnologie è stato creato un apposito 'team Internet', con
tanto di redazione che si occupa dei contenuti web.
Detto della grafica, con il fumetto delle mascotte Neve e
Gliz che annunciano i giorni che mancano all' inzio dei Giochi e
il motto 'Passion Lives Here' scritto a fianco del logo di
Torino 2006, è molto importante anche il rinnovamento
tecnologico del sito. "La nuova infrastruttura su cui si basa -
precisa al riguardo Frascari - è in grado di sostenere il
traffico previsto nel periodo olimpico, con accessi stimati fino
a 30 milioni di visitatori, e di assicurare l'apertura delle sue
pagine in tempi molto brevi". Una qualità che vale per i
navigatori di tutto il mondo, perché la filosofia che ha
guidato il restyling del sito di Torino 2006 - messo a punto
anche con il contributo dello sponsor Telecom Italia - è quella
di renderlo "uno strumento - conclude Frascari - in grado di
far conoscere i Giochi in ogni angolo del Pianeta". (ANSA).
E' andata onilne la nuova versione del sito Torino2006.org
Grande soddisfazione, è stato senza dubbio il progetto più affascinante cui abbia partecipato
TORINO 2006: GIOCHI PIU' VICINI CON IL NUOVO SITO INTERNET
RINNOVATE LA TECNOLOGIA, LA GRAFICA E I CONTENUTI
(ANSA) - TORINO, 27 OTT - La sua grafica è ispirata al 'Look
of the Games', che presto abbellirà tutta Torino, e la
tecnologia è stata pensata per consentire 30 milioni di
accessi. Un mix di arte e scienza informatica che può essere
ammirato sulle pagine del nuovo sito Internet dei prossimi
Giochi invernali, all' indirizzo www.torino2006.org.
"Le novità sono molte e bellissime", dice soddisfatto il
direttore Tecnologie del Toroc, Enrico Frascari. "In primo
luogo - spiega - abbiamo completamente rivisto l'alberatura e i
contenuti del sito che ci accompagnerà fino a febbraio, quando
avremo la versione definitiva per i Giochi". Sono cinque i
canali tematici in cui è possibile navigare: Vieni a Torino
2006, Gare e Programma, Sport e Atleti, Spirito Olimpico, Dietro
le quinte. "In questo modo - continua Frascari - possiamo
garantire un' aggiornamento costante sugli sport invernali e i
loro protagonisti e fornire tutte le informazioni necessarie per
partecipare all'evento olimpico". Non mancano, all'interno dei
cinque canali, anche gli aggiornamenti sull'organizzazione dell'
evento. E, attraverso gli appositi link situati sulla sinistra
della homepage, è persino possibile conoscere che tempo farà
sul territorio olimpico, dove acquistare i prodotti ufficiali
dei Giochi e come procurarsi i tagliandi per assistere alle
gare.
"Abbiamo pensato soprattutto agli spettatori - sottolinea
ancora Frascari - che all'interno del sito troveranno una guida
pratica e completa su come partecipare e vivere in prima persona
l'emozione olimpica". E proprio per offrire loro la più ampia
panoramica possibile sui Giochi, all'interno della direzione
Tecnologie è stato creato un apposito 'team Internet', con
tanto di redazione che si occupa dei contenuti web.
Detto della grafica, con il fumetto delle mascotte Neve e
Gliz che annunciano i giorni che mancano all' inzio dei Giochi e
il motto 'Passion Lives Here' scritto a fianco del logo di
Torino 2006, è molto importante anche il rinnovamento
tecnologico del sito. "La nuova infrastruttura su cui si basa -
precisa al riguardo Frascari - è in grado di sostenere il
traffico previsto nel periodo olimpico, con accessi stimati fino
a 30 milioni di visitatori, e di assicurare l'apertura delle sue
pagine in tempi molto brevi". Una qualità che vale per i
navigatori di tutto il mondo, perché la filosofia che ha
guidato il restyling del sito di Torino 2006 - messo a punto
anche con il contributo dello sponsor Telecom Italia - è quella
di renderlo "uno strumento - conclude Frascari - in grado di
far conoscere i Giochi in ogni angolo del Pianeta". (ANSA).
mercoledì, ottobre 26, 2005
Aggiornamenti al sito
Modificato il mio sito, con l'aggiornamento dei calendari dei corsi di formazione e qualche novità nelle attività di consulenza di marketing
Modificato il mio sito, con l'aggiornamento dei calendari dei corsi di formazione e qualche novità nelle attività di consulenza di marketing
lunedì, ottobre 24, 2005
Olimpiadi ad alta energia. Forse persino radioattive
Come qualcuno forse sa, ho avuto il piacere ( e direi anche l'onore) di dare il mio contributo al progetto Internet delle Olimpiadi di Torino.
L'esperienza è stata estremamente interessante.
E l'ambiente assolutamente pieno di energia.
Non pensavo si potesse fare di più.
Ma forse gli Inglesi, per le Olimpiadi di Londra del 2012, ci fregano.
Costruiranno una delle installazioni Olimpiche in un sito che fino al 1982 ospitava un reattore nucleare sperimentale.
Gli addetti ai lavori comunque giurano che il reattore era piccolo piccolo.
E che la decontaminazione del sito è stata perfetta...
Come qualcuno forse sa, ho avuto il piacere ( e direi anche l'onore) di dare il mio contributo al progetto Internet delle Olimpiadi di Torino.
L'esperienza è stata estremamente interessante.
E l'ambiente assolutamente pieno di energia.
Non pensavo si potesse fare di più.
Ma forse gli Inglesi, per le Olimpiadi di Londra del 2012, ci fregano.
Costruiranno una delle installazioni Olimpiche in un sito che fino al 1982 ospitava un reattore nucleare sperimentale.
Gli addetti ai lavori comunque giurano che il reattore era piccolo piccolo.
E che la decontaminazione del sito è stata perfetta...
venerdì, ottobre 21, 2005
iPod Video: forse non è solo un giochetto...
L'ipod Video e l'inserimento di video acquistabili su iTunes (per scaricarli e vederli su iPod), potrebbe avere implicazioni non da poco sul mercato dei contenuti e dei format.
Si apre ad esempio un mercato per la rivitalizzazione / rifatturazione di contenuti (quali ad es. vecchi telefilm) che, una volta passati in TV perdono valore (tranne che per pochi, la vendita su DVD - ma non sono molte le serie che possono aver successo su DVD e comunque molta gente non è disposta ad un esborso di parecchi euro tutti in una volta per comprare una intera stagione).
Si apre l'opportunità di costruire un ulteriore pezzo di crossmedialità all'interno di un format (facendola semplice con un esempio: la possibilità di acquistare filmatini / riassunti quotidiani / breaking news video etc relativi ad un reality show da guardarsi mentre si va al lavoro in treno), costruendo una nuova fonte di revenue basata sul pay per content.
E' da capire come (e se) si diffonderà l'uso del video sull'iPod per brevi snack televisivi...
L'ipod Video e l'inserimento di video acquistabili su iTunes (per scaricarli e vederli su iPod), potrebbe avere implicazioni non da poco sul mercato dei contenuti e dei format.
Si apre ad esempio un mercato per la rivitalizzazione / rifatturazione di contenuti (quali ad es. vecchi telefilm) che, una volta passati in TV perdono valore (tranne che per pochi, la vendita su DVD - ma non sono molte le serie che possono aver successo su DVD e comunque molta gente non è disposta ad un esborso di parecchi euro tutti in una volta per comprare una intera stagione).
Si apre l'opportunità di costruire un ulteriore pezzo di crossmedialità all'interno di un format (facendola semplice con un esempio: la possibilità di acquistare filmatini / riassunti quotidiani / breaking news video etc relativi ad un reality show da guardarsi mentre si va al lavoro in treno), costruendo una nuova fonte di revenue basata sul pay per content.
E' da capire come (e se) si diffonderà l'uso del video sull'iPod per brevi snack televisivi...
giovedì, ottobre 20, 2005
Facciamo esperienza sul campo
Penso inserirò della pubblicità in questo blog (AdSense).
Immagino che riuscirò a fatturare forse anche un dollaro l'anno.
Quello che mi interessa è capire di prima mano come funziona.
Non amo essere di quei consulenti e formatori che insegnano cose che non hanno mai toccato.
La parte interessante sarà che sicuramente appariranno annunci di "concorrenti"... il bello della Rete
Penso inserirò della pubblicità in questo blog (AdSense).
Immagino che riuscirò a fatturare forse anche un dollaro l'anno.
Quello che mi interessa è capire di prima mano come funziona.
Non amo essere di quei consulenti e formatori che insegnano cose che non hanno mai toccato.
La parte interessante sarà che sicuramente appariranno annunci di "concorrenti"... il bello della Rete
Pay per content. Forse non è più una follia?
Hmmm.
In un mondo online contraddistinto da una pirateria selvaggia, iTumes (il negozio di Apple che vende musica e da poco, video, online) ha già venduto oltre 500 milioni di brani. Ripeto, venduto.
Yahoo ha visto crescere significativamente i fatturati derivanti da abbonamenti a propri servizi/contenuti. Tipicamente musica, small business, fantasy football (il loro fantacalcio, per capirci).
D'altra parte, va segnalato, non sono molti mesi che CNN.com ha deciso di rendere gratuiti i video online, che prima erano riservati agli abbonati.
Mentre il NY Times sta andando invece verso una riduzione dei servizi/contenuti offerti gratuitamente.
A naso c'è da iniziare a sospettare che sia in corso una evoluzione del mercato, una evoluzione dei navigatori.
Forse il concetto di pagare per i contenuti non è più una tale eresia?
Un trend da tenere d'occhio...
Hmmm.
In un mondo online contraddistinto da una pirateria selvaggia, iTumes (il negozio di Apple che vende musica e da poco, video, online) ha già venduto oltre 500 milioni di brani. Ripeto, venduto.
Yahoo ha visto crescere significativamente i fatturati derivanti da abbonamenti a propri servizi/contenuti. Tipicamente musica, small business, fantasy football (il loro fantacalcio, per capirci).
D'altra parte, va segnalato, non sono molti mesi che CNN.com ha deciso di rendere gratuiti i video online, che prima erano riservati agli abbonati.
Mentre il NY Times sta andando invece verso una riduzione dei servizi/contenuti offerti gratuitamente.
A naso c'è da iniziare a sospettare che sia in corso una evoluzione del mercato, una evoluzione dei navigatori.
Forse il concetto di pagare per i contenuti non è più una tale eresia?
Un trend da tenere d'occhio...
martedì, ottobre 18, 2005
Godcasting: la parola di Dio diventa portatile
Uscito il mio pezzo settimanale su Apogeo. Questa volta sul podcasting a carattere religioso.
Uscito il mio pezzo settimanale su Apogeo. Questa volta sul podcasting a carattere religioso.
domenica, ottobre 16, 2005
Qualsiasi cosa può essere un media
Il tormentone del mondo marketing moderno: qualsiasi cosa può essere trasformata in un media (o almeno ci si può provare).
Frutta e verdura potranno presto diventare dei media atti a contenere messaggi pubblicitari, incisi monocromaticamente con il laser, che si faranno molto vedere nei banchi frigo dei supermercati e nelle fruttiere delle nostre case.
More info: su questo tema sto sviluppando un articolo per Apogeonline. Penso sarà pubblicato verso metà Novembre o giù di lì.
QUI IL DIGITALE NON C'ENTRA PER NIENTE: stiamo semplicemente cercando di adattare qualsiasi superficie esposta alla vista in uno strumento di affissione.
Ma nell'affissione, il digitale ora c'entra eccome: il mio prossimo articolo per Media Key (nel senso di quello che sto scrivendo) tratta proprio dei temi dell'affissione che dalla carta si sta strasformando in strumento digitale, grazie all'uso di (enormi) schermi televisivi connessi in rete.
Un domani non si parlerà più in agenzia di fare una campagna di "sei per tre" (cartelloni 6 metri per 3 metri) ma, probabilmente di "fare una campagna di 1500" (pollici).
Il tormentone del mondo marketing moderno: qualsiasi cosa può essere trasformata in un media (o almeno ci si può provare).
Frutta e verdura potranno presto diventare dei media atti a contenere messaggi pubblicitari, incisi monocromaticamente con il laser, che si faranno molto vedere nei banchi frigo dei supermercati e nelle fruttiere delle nostre case.
More info: su questo tema sto sviluppando un articolo per Apogeonline. Penso sarà pubblicato verso metà Novembre o giù di lì.
QUI IL DIGITALE NON C'ENTRA PER NIENTE: stiamo semplicemente cercando di adattare qualsiasi superficie esposta alla vista in uno strumento di affissione.
Ma nell'affissione, il digitale ora c'entra eccome: il mio prossimo articolo per Media Key (nel senso di quello che sto scrivendo) tratta proprio dei temi dell'affissione che dalla carta si sta strasformando in strumento digitale, grazie all'uso di (enormi) schermi televisivi connessi in rete.
Un domani non si parlerà più in agenzia di fare una campagna di "sei per tre" (cartelloni 6 metri per 3 metri) ma, probabilmente di "fare una campagna di 1500" (pollici).
venerdì, ottobre 14, 2005
La nigeria mette fuori legge lo spam?
A tutti è capitato ripetutamente di ricevere mail-bidone che annunciavano che uno sconosciuto (flglio o marito o moglie di eminenti personalità africane) ci aveva scelto a caso per aiutarlo a compiere operazioni finanziarie.
Ed in cambio del nostro aiuto si diceva pronto a farci ricchi.
Questa truffa (ebbene sì, lo è) è nota come "Nigerian Scam" dato il suo focus proprio nella nazione Nigeriana, con la presenza di organizzazioni criminose dedite a questa attività su larga scala.
Finalmente, dopo ripetute pressioni da molte parti, il governo Nigeriano sembra aver preso atto del problema e sta per passare (si spera) una legge che condannando lo spamming dovrebbe mettere i bastoni fra le ruote ai criminali (per quanto strano possa sembrare, a livello mondiale c'è moltissima gente che ogni giorno ci casca e manda ai truffatori somme di denaro per "finanziare l'avvio di pratiche").
Una legge è meglio di niente, ma non credo risolverà comunque il problema.
Quello che è certo è che più aumenta lo spam, le truffe, il furto di identità, più l'email vede ridotta la sua capacità come mezzo di marketing.
link: CNN
A tutti è capitato ripetutamente di ricevere mail-bidone che annunciavano che uno sconosciuto (flglio o marito o moglie di eminenti personalità africane) ci aveva scelto a caso per aiutarlo a compiere operazioni finanziarie.
Ed in cambio del nostro aiuto si diceva pronto a farci ricchi.
Questa truffa (ebbene sì, lo è) è nota come "Nigerian Scam" dato il suo focus proprio nella nazione Nigeriana, con la presenza di organizzazioni criminose dedite a questa attività su larga scala.
Finalmente, dopo ripetute pressioni da molte parti, il governo Nigeriano sembra aver preso atto del problema e sta per passare (si spera) una legge che condannando lo spamming dovrebbe mettere i bastoni fra le ruote ai criminali (per quanto strano possa sembrare, a livello mondiale c'è moltissima gente che ogni giorno ci casca e manda ai truffatori somme di denaro per "finanziare l'avvio di pratiche").
Una legge è meglio di niente, ma non credo risolverà comunque il problema.
Quello che è certo è che più aumenta lo spam, le truffe, il furto di identità, più l'email vede ridotta la sua capacità come mezzo di marketing.
link: CNN
giovedì, ottobre 13, 2005
Il futuro dell'advertising sta sotto la gonna
Totale autopromozione, totale mancanza di vergogna.
Il mio più recente articolo per Apogeo.
Tema: l'assvertising, una nuova forma di comunicazione commerciale.
Usando un media che ha da sempre dimostrato grandi capacità di comunicazione (più in termini di awareness che di equity, direi).
Ecco l'indirizzo:
http://www.apogeonline.com/webzine/2005/10/05/18/200510051801
Totale autopromozione, totale mancanza di vergogna.
Il mio più recente articolo per Apogeo.
Tema: l'assvertising, una nuova forma di comunicazione commerciale.
Usando un media che ha da sempre dimostrato grandi capacità di comunicazione (più in termini di awareness che di equity, direi).
Ecco l'indirizzo:
http://www.apogeonline.com/webzine/2005/10/05/18/200510051801
Non si può parlare di ciò che non si conosce.
E per conoscere, occorre sporcarsi le mani.
Quindi fare un blog è una maniera di capirne meglio le potenzialità.
I problemi. Cos'è, come si fa, a cosa può servire.
Resta poi tutto da capire se riuscirò ad usarlo e a tenerlo aggiornato regolarmente. Non faccio promesse in questo campo.
Di sicuro questo blog potrebbe servirmi come uno strumento più dinamico e veloce di comunicazione, in congiunzione al mio sito:
www.venturini.biz
E per conoscere, occorre sporcarsi le mani.
Quindi fare un blog è una maniera di capirne meglio le potenzialità.
I problemi. Cos'è, come si fa, a cosa può servire.
Resta poi tutto da capire se riuscirò ad usarlo e a tenerlo aggiornato regolarmente. Non faccio promesse in questo campo.
Di sicuro questo blog potrebbe servirmi come uno strumento più dinamico e veloce di comunicazione, in congiunzione al mio sito:
www.venturini.biz
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