L'oggetto in se' fa abbastanza schifo come qualità dell'immagine, ma l'effetto novelty (e quindi buzz) è assicurato.
Così come la curiosità e la voglia di provarlo... e quindi generazione di vendite :-)
Approccio smart, che lavora su più fronti; il comarketing, la lettura del consumatore, intervenire sul packaging...
L'operazione parte da un insight: pizza e film vanno benissimo insieme.
PizzaHut a Hong Kong ha realizzato (in serie limitata) un cartone della pizza per la consegna a domicilio che si trasforma in videoproiettore (più o meno).
Due operazioni e si inserisce la lente (inclusa) nel cartone.
Si scansiona un QR code con lo smartphone e arriva il film in streaming, grazie al comarketing con Blockbuster.
Manca solo qualcosa da bere e la serata è organizzata :-)
Quello che vedete qui sopra, nella foto, sono io. Sarei io. Sarò io. Uffa, come dice Douglas Addams, il problema principale dei viaggi nel tempo non sono i paradossi temporali ma le coniugazioni dei verbi.
Paradossi grammaticali a parte, qui la storia è quella di un'operazione di comunicazione dell'operatore telefonico Orange. Che dopo anni di assenza di questi progetti, ci ripropone le immagini personalizzate, il riconoscimento facciale, la personalizzazione della nostra immagine.
Lo fa con un taglio originale: essendo un operatore telefonico all'avanguardia, ci permette di telefonare nel futuro e di parlare con noi stessi, come saremo tra 20 anni.
Quindi prende la nostra immagine (via webcam) e la invecchia.
E tutto sommato potrei anche starci - avrei più capelli di adesso e più ordinati.
Poi apre una connessione audio e riconosce la nostra voce (più o meno) per permetterci di fare una chiacchiera con noi stessi, che ci racconteremo un po' di cose di come sarà la vita nel 2035: e anche qui, contento - avrò un bellissimo accento inglese.
Migliorerò un sacco, insomma, a parte la faccia un po' storta - probabilmente farò a testate con un treno merci (dimenticai di chiedermelo) ma ne uscirò vincitore.
Potete provare anche voi il simpatico giochino a questo indirizzo:
E un'altra settimana è passata; ecco di cosa ho parlato sui miei blog* in questi giorni (così se vi siete persi qualcosa che poteva interessarvi leggere, lo recuperate :-)
Un esempio di ambushvertising, un fulgido esempio di comunicazione.. contestuale, un approccio originale e innovativo alla comunicazione sociale... insomma, una controllatina ogni tanto meglio darsela.
Il mio blog storico. Si parla tantissimo di casi di comunicazione digitale e unconventional, di strategie. Integra, con articoli, citazioni, ricerche, ppt raccolte in rete il mio primo libro: Strategia Digitale
Il mio blog decitato al mondo delle Digital PR o Internet PR o Digital PR... casi di successo o interessanti, approfondimenti ad integrazione del mio secondo libro: Relazioni Pubbliche Digitali
Sembra abbastanza evidente che il film a luci rosse sia una categoria dello spirito che nella nostra società è abbastanza in fase di sdoganamento, di accettazione.
Di conseguenza, dato che la comunicazione è lestissima a seguire i trend culturali, assistiamo sempre più frequentemente a campagne che sfruttano il mondo del videomajale; naturalmente, dato che un limite bisogna pur tirarlo da qualche parte, sono campagne che generalmente lavorano al servizio di cause nobili, pro bone.
Oh, curioso errore di stampa; volevo dire pro bono - ma già che ci siamo, ci sta molto bene anche il tema dei tumori maschili genitali.
Sì, lo so, state tutti compiendo gesti apotropaici (link) il che è esattamente quello che dovremmo fare tutti regolarmente, per verificare se tutto è a posto - anche perché con la diagnosi precoce, in genere la cosa è curabile.
L'insight strategico e l'ideona creativa è che esiste (oltre all'autodiagnosi) un altro ambito legato alla auto palpazione ovvero ... beh, insomma, passiamo alla case history.
Hanno inserito in un film a luci rosse (ispirato a Games of Thrones, btw) una sequenza dove la nostra star maiala... senza preavviso... passa il messaggio :-) un vero e proprio ambush marketing, che becca in castagna e sorprende il target.
Un buon pretesto di notizibilità, di buzz, di far parlare dell'operazione e quindi del problema / soluzione. Chiamiamolo, se volete, Ambushpornvertising. Potrebbe avere un futuro.
You may have seen adult film actresses remind men to check for testicular cancer before, but not in this fashion. During the season premiere of "Game Of Thrones", the aptly-named Australian charity The Blue Ball Foundation, and leading LA adult film studio Digital Playground created an adult film called "Game of Balls". Adult actress Eva Lovia donned a thematic dress (for a brief moment) and then the porn began. Released without any PR, the film was found on all sorts of porn websites where Australian males hang out. Little did they now that when they went to watch the movie, it was a “pornterruptive” public health message. Eva teaches you how to check for testicular cancer mid-movie. Since the viewers may already have their pants down at the time. Eva then points to an on-screen URL, playwithyourself.org – where men can find out more, get help, and spread the word. Then the film continues as normal.
A huge success and talked about worldwide, not just in Australia.
Diciamocelo: KitKat è una marca aperta a un approccio molto laterale di comunicazione - e molto coraggioso: al punto di potersi permettere di giocare con il proprio brand, cambiare (temporaneamente) il proprio naming.
Chapeau.
Riesce dunque a far parlare nuovamente di se' sul fronte digitale e nuovamente lavorando con Google, dopo lo spettacolare caso del branding di una versione del sistema operativo Android, vedi:
In breve: 600.000 barrette (da collezione, direi) saranno confezionate in Gran Bretagna rinominate come "YouTube Break"
Il pretesto sono i 10 anni di YouTube (maronna, come passa il tempo quando ci si diverte) e gli 80 di KitKat (ma dai?)
La ricerca vocale è parte del pacchetto: effettuando una ricerca vocale su Android, pronunciando "Kit Kat YouTube My Break" si verrà portati ad una selezione "curated" di video trending su YouTube (bah...)
Nestlé and Google have today announced they are joining forces to launch “YouTube my break” limited edition KITKAT® packs, as part of Nestlé’s ‘Celebrate the Breakers Break’ campaign. This is the biggest redesign of the iconic KITKAT® wrapper since the brand came to market 80 years ago.
On top of the packaging initiative, Nestlé is also using Google’s voice search technology to deliver the world’s most entertaining videos straight to its customers’ mobiles. Searching for “KitKat YouTube my break” on their phone, users will be introduced to a KITKAT® video followed by a playlist of the latest top four trending YouTube videos anytime, anywhere worldwide.
Ma, a quanto pare, il gioco del naming non finirà qui e lo snack del break cambierà prossimamente, tatticamente, nuovamente nome. In una logica di PR digitali (e non solo) ongoing. Stay Tuned.
Vecchio caso da antologia, ma sempre valido (parliamo del 2012), perché mi permette di fare un ragionamento su forma e sostanza delle azioni di pr.
Combiniamo due dei temi che mi divertono di più: il Marketing Turistico e il magico mondo delle Vending Machine unconventional, inquadrate in un'operazione di street marketing fondata su di una strategia di Buzz Generation in una logica di Digital PR :-)
E dopo questa sfilza di buzzwords da Guiness (o da digital planner), ecco la storia.
Il colpevole è l'ente promotore del turismo per la British Columbia (Canada). Obiettivo promuovere l'area, focalizzandosi sul mercato di San Francisco.
Se c'è una cosa su cui la British Columbia può giocarsela, è la "wilderness".
Per far passare il concetto e far parlare dell'operazione, è stata realizzata una vending machine, un distributore automatico altro oltre 4 metri (in realtà è più una specie di slot machine, in cui si vince roba...)
E giù dalla vending machine cadono biciclette, kayak (!), attrezzature per il campeggio.
Da notare che si sarebbe potuto fare la stessa operazione senza necessariamente spendere i soldi per la vending machine.
La sostanza? Uguale. La forma? probabilmente inefficace.
E' l'elemento vending machine più grande del mondo (o giù di lì) che crea la notizia, che innesca il buzz, che è interessante.
Il concorsino a estrazione in una qualsiasi piazza non frega nulla a nessuno.
Quindi la forma è importante per creare buzz e on bisogna lesinare idee, creatività (e un po' di budget)... :-)
Il mio blog storico. Si parla tantissimo di casi di comunicazione digitale e unconventional, di strategie. Integra, con articoli, citazioni, ricerche, ppt raccolte in rete il mio primo libro: Strategie Digitali (1)
Il mio blog decitato al mondo delle Digital PR o Internet PR o Digital PR... casi di successo o interessanti, approfondimenti ad integrazione del mio secondo libro: Relazioni Pubbliche Digitali (2)
Per chi non c'era ieri (cioè per il 99.9999% di quelli che mi seguono), una rapida sintesi di cosa ho detto.
La buona notizia è che avevo pochi minuti, quindi sarà un post molto sintetico.
Il ragionamento, il messaggio che ho voluto passare si può schematizzare così:
1. Nell'evoluzione dalle PR Tradizionali a quelle Digitali, si mantiene il pilastro portante della diffusione dell'influenza.
Si cerca di coinvolgere influencer nel nostro progetto, perché la loro influenza raggiunga un pubblico che ci interessa e lavori a nostro vantaggio - è tutto un lavoro per portare l’influenza di persone autorevoli, credibili a supportare una marca, un prodotto, un’organizzazione.
(Ovviamente, a comprare influenza e far raccontare balle non ci guadagna nessuno nel medio periodo*)
2. Quello che è cambiato (fra le tante altre cose) è che se prima gli influencer erano i giornalisti, oggi sono i blogger, gli stakeholder, tutti quelli che hanno un forte seguito sui social... e le persone comuni, che possono raggiungere numeri non disprezzabili di altre persone
3. Il tema dell’influenza è strettamente correlato a quello del contenuto: è infatti primariamente attraverso i propri contenuti che un influencer si costruisce una reputazione e quindi può diventare elemento di una partnership di comunicazione.
Se non ho i contenuti, (o "il content"), di cosa stiamo parlando (letteralmente)? Quindi influencer e content sono sempre più legati, il mestiere delle PR e quello dello sviluppo del vcontenuto si intrecciano sempre di più.
4. E’ attraverso i contenuti che una marca può emozionare, interessare, informare il proprio pubblico, che un’organizzazione o una personalità può influenzare opinioni e comportamenti.
Per approfondimenti, il tema è trattato in grande dettaglio sul mio libro (e lo so che lo sapete, ma qui arriva ogni giorno gente nuova sul blog tramite Google e i Social, quindi mi tocca ridirlo... :-):
RELAZIONI PUBBLICHE DIGITALI
Pensare e creare progetti con blogger, influencer e community.
Generare notizie, contenuti e conversazioni per costruire un'opinione positiva della nostra marca, prodotto o servizio, attraverso il coinvolgimento di influencer e blogger: in questo consistono le PR digitali, attività di comunicazione che danno visibilità, rendono più "notiziabile" un evento, aiutano a ottenere un'esposizione mediatica, a entrare nei discorsi delle persone, a porsi in sintonia con loro.
Nelle PR online un'operazione di successo deve combinare strategia e creatività. E in questo sta la difficoltà maggiore: se è relativamente facile "essere creativi", molto più complesso è farlo seguendo un solido pensiero strategico e in modo funzionale ai risultati del business. Solo avendo chiare le logiche e i meccanismi, le opportunità e i rischi delle PR digitali, sarà possibile sviluppare azioni strategicamente creative ed efficaci.
Con l'obiettivo di offrire strumenti per pensare e creare progetti solidi - e non un semplice manuale "operativo" destinato a rapido invecchiamento con l'evolvere delle technicalities e il cambiare del mercato - il libro dedica ampio spazio al trasferimento delle riflessioni strategiche maturate dall'autore in anni di professione e alla trasmissione di ciò che ha imparato lavorando in prima persona.
Dalla definizione di che cosa sono (e non sono) le Digital PR all'analisi di che cosa è lecito aspettarsi da questa attività; dall'importanza della reputazione agli strumenti per gestirla e monitorarla; dall'individuazione degli influencer alle modalità per lavorare insieme...
Il mio post di ieri mi ha fatto voglia di esplorare qualche altro uso markettaro di Games of Thrones.
Per esempio...
Questo è un buon esempio di mobilitazione di una community informale per un'operazione di PR Digitali.
Community informale perché si tratta di persone accomunate da una passione (in questo caso Trono di Spade) che non necessariamente aderiscono a un gruppo, una pagina Facebook, un forum... ma che sono comunque attivi e interessati. Insomma dei fan.
Operazione basata sull'utilizzare degli influencer - informali anche loro.
Non sono necessariamente blogger, giornalisti... non hanno un'etichetta che permetta alle madri per strada dire ai pargoli "guarda piccino, quello è un influencer..." ma sono in grado di portare la loro influenza, la loro credibilità a tutti gli altri, a coloro che sono meno "caldi" nella passione.
Come detto nel manuale delle Relazioni Pubbliche Digitali (scusate l'autopromozione) se anche una singola persona che porto a bordo e coinvolgo in un'operazione di WOM, di Passaparola, di generazione di casino... riesce a coinvolgere poche persone - se ne coinvolgo molte l'effetto cumulato è significativo.
Ma veniamo al caso in questione.
Per assicurare un avvio con il botto alla quinta stagione di GoT, l'emittente francese Canalsat (quella che diffonde la serie nell'esagono) ha semplicemente organizzato una guerra. Su Twitter.
Un gioco (ovviamente gratuito), una maniera di essere partecipi e non solo delle couch potatoes fanatiche del serial*
Quattro giorni di battaglia online. Perchè quest'anno i massacri partivano prima.
La meccanica: identificare e arruolare 16 Influencer veri; appassionati carismatici e riconosciuti della serie. A loro il ruolo di capiclan, di capi fazione tribù, famiglia.
A loro il compito di reclutare truppe per la causa, creando e mobilitando commnuities (a questo punto sì, formalizzate).
Combattendo una battaglia, un war game, che aveva nel minisito il suo tabellone di gioco, e nei tweet, negli hashtag, le sue armi.
In palio 50 posti per la premiere esclusiva del primo episodio della serie, oltre che la soddisfazione di aver combattuto per una giusta causa (o di fare a pezzi gli odiati Lannister).
Al di là di invitarvi a guardare la video case history qui sotto, basti sapere che la generazione di influenza si è scatenata (al di là del buzz, della copertura mediatica per questa operazione etc...) in oltre 60.000 (!) tweet in 4 giorni, nell'entrata in TT, in una significativa crescita del follow del canale Twitter dell'emittente, nella generazione di 140 milioni di impression...
Il gioco ha saturato il Twitter francese di messaggi attinenti alla marca. Ha incuriosito, reclutato, infastidito forse, ma fatto un gran buzz e una grande pressione di comunicazione.
Date un'occhiata su Twitter all'hashtag #GoTware poi ne parliamo (detto questo, facile realizzare questi numeri, se alla base c'è un prodottone, un lovemark come Trono di Spade....)
*Btw, se siete appassionati alla fantasy o semplicemente alla televisione (come analisti di fenomeni etc) vi segnalo The Quest (in Italia trasmessa da Sky)
interessante perchè è un classico reality show a eliminazione... ma calato competamente in un'atomosfera, in un mondo fantasy/medioevale,. Interessante concept :-)
Vi segnalo questa ricerca di lavoro che mi arriva da conoscenti.
Se vi interessa, candidatevi alla mail qui sotto (non a me :-)
Se volete, fatela girare...
Agenzia di Social Media in crescita cerca, per rinforzare il proprio organico (in sostituzione di maternità, almeno inizialmente), community manager / social media manager
Sede di lavoro: Milano
Skills principali: cerchiamo una persona con almeno 1-2 anni di esperienza nel gestire pagine Facebook, account Twitter, seguire community, moderarle. Sviluppare contenuti, gestire piani di pubblicazione online, integrandosi con il Social e il Creative Team.
Come immaginiamo la persona da inserire: persona propositiva e attiva, con capacità di scrivere contenuti per i social media, con la sensibilità per la gestione delle community online. Pronto a imparare e a collaborare, a guadagnarsi spazi di autonomia. Disponibile a breve termine (idealmente Giugno 2015).
Sarà un elemento preferenziale la conoscenza di uno o più di questi settori: wellbeing/prodotti per la cura e l’igiene della persona e/o sport e attività sportive e/o travel e turismo.
Conoscenza della lingua inglese: requisito indispensabile una padronanza dell'inglese oggettivamente ottima (sul serio).
Retribuzione e inquadramento saranno in funzione degli skills e dell'esperienza del candidato selezionato.
Io l'ho vista solo adesso e magari non sono il solo a non averla vista, quindi sotto l'etichetta "Post leggerino del Venerdì pubblicato di mercoledì" vi rifilo questa pubblicità che si è fatta Hootsuite.
Rifacendo (vabbé, con una certa povertà di mezzi rispetto all'originale) la fantastica sigla iniziale di Trono di Spade (che ha pure vinto un Emmy a suo tempo).
La stategia è sensata: in un mondo di castelli, di potentati arroccati, Hootsuite è lo strumento che li unisce in un'operatività comune e accessibile. O una roba del genere, non ho parlato con il loro digital planner :-)
Vabbé, taglio corto e posto il video:
Poi in realtà ci si rende conto che il tema era già stato trattato anche prima:
Un'altra case di PR Digitali da raccontare di prima mano, grazie alla Gazzetta dello Sport.
Ne parlo perché, dal mio punto di vista, è una storia interessante di collaborazione con gli influencer, un buon esempio di azienda che ha investito in un progetto - più che soldi ha investito il tempo di persone di rilievo.
Un buon esempio, concreto, di quello che racconto nel manuale, nei miei articoli sulle Internet PR :-)
Qui siamo in pieno nel tema della costruzione di un experience - mi cito:
"Il
livello superiore del coinvolgimento di blogger e influencer può essere
costituito dalla costruzione di un evento esperienziale. L'idea è di costruire,
attraverso un engagement, un coinvolgimento emozionale più forte, con tutti i
vantaggi conseguenti - regalando un'esperienza unica, positiva, piacevole;
online (e qui siamo nel campo dei Social Media, sostanzialmente) o più
facilmente offline. Vengono quindi proposti eventi che arricchiscono il valore
dell'incontro"
Nello specifico, è stata un'esperienza molto interessante.
Ve la racconto in sintesi perché può servire da spunto se dovete organizzare eventi fatti bene.
Tralasciando un aperitivo prima e una cena in piedi a metà evento (fondamentali, visto che necessariamente l'attività doveva prolungarsi fino a tarda notte - siamo tornati a casa alle 2), i punti chiave sono stati:
"A queste attività è spesso gradita la presenza del top management aziendale, utile per comunicare l'importanza che si dà sia al progetto presentato, sia ai partecipanti come partner della comunicazione aziendale."
- Il giro nella redazione, spiegato dal Direttore, farsi raccontare come funziona un sistema crossmediale, dove i vari pezzi, Carta, TV, digitale si incastrano.
- Vedere gente che produce in tempo reale quantità massicce di content di qualità. Sul serio. Non le 4 righe che sviluppiamo per Facebook :-).
- La sessione di Q&A col direttore, molto disponibile; e sentir parlare in modo trasparente delle opportunità e delle complessità del mondo dei giornali in un'era digitale, di cosa si sceglie di provare e di cosa si decide non ha senso inseguire, del ruolo che può ancora avere un giornale (di carta o meno) in un'epoca di "citizen Journalism" (e qui prossimamente mi sa che farò un post sul tema della qualità della notizia, in un mondo dove si fa a gara a chi spara le balle più grosse).
- La visita alla fabbrica. Vedere il processo di stampa, visitare l'enorme impianto, vedere la rotativa avviarsi (e soprattutto sentire il rumore dei rulli che prendono velocità), toccare le prime copie, entrare in contatto con un supporto materiale in un mondo in cui (e felicemente) maneggiamo solo elettroni ha un suo grande fascino.
- La capacità di storytelling delle persone che ci hanno accolto e raccontato. Del resto, è il loro mestiere - come giornalisti. Ma è sempre affascinante (come vi ho raccontato in altri casi) sentir narrare di un prodotto, di un processo, delle storie, gli aneddoti, dei dietro le quinte.
Però diciamocelo: questo è stato un caso dove la Gazzetta ha avuto vita molto facile. Lo storytelling più epico è quello dove non c'è una storia da raccontare, dove il prodotto non ha da dire molto. Qui è tutto il contrario :-)
Dal punto di vista dell'influencer, si è trattato di un'esperienza molto gratificante, che valeva il viaggio. Un'experience di valore - dove il tema del valore è fondamentale.
Detto fra noi, c'è stato chi (da fuori, online), durante la visita ha criticato il fatto che tanti blogger fossero andati (volentieri) all'evento senza farsi pagare. In base al principio "l'influencer crea valore all'azienda, se in cambio accetti in pagamento due tartine sei un pezzente" :-)
Anche se il tema della remunerazione in cambio di un lavoro è sanissimo, il tema è leggermente diverso. Nel mio libro (e scusate se mi ricito*...) parlo a lungo di "scambio di valore" di transazione dove di certo l'influencer genera un beneficio per l'azienda ed è quindi lecito abbia qualcosa in ritorno:
"E' chiaro
che siamo tutti consci che il blogger genera valore quando parla bene di
un'azienda. E non ha senso farlo gratis, anche se il valore che è lecito dare
in ritorno non necessariamente si esprime attraverso il pagamento del servizio. "
Nello specifico:
"Ci sono
aspetti di gratificazione personale spesso mescolati a vantaggi di visibilità,
credibilità, vantaggio nel loro business(avere accesso a persone chiave dell'azienda, dare loro visibilità sui
media dell'azienda, dare loro anteprime, farli sentire importanti…).
Posso
gratificare (o meglio, dare valore) facendo vivere al blogger una experience
molto particolare, divertente, normalmente non accessibile
E posso dare valore fornendo una experience che arricchisce, che insegna, che da' spunti per il proprio lavoro.
Che da' notizie di prima mano, spunti per generare un content che fa bene all'azienda ma che fa bene anche al blog.
Le tartine e due gadget fanno piacere, ma solo i disperati si vendono per queste cose, se l'evento non è di quelli che ti danno un valore, magari ti danno una storia che un giorno potrai raccontare ai nipotini (che cercheranno di fuggire disperati dal nonno che narra di quando era un influencer).
Quanto ai risultati dell'operazione, basta andare a ricercare l'hashtag #gazzanight.
Ovvio, non è detto farà salire sensibilmente le vendite del giornale. O gli incassi pubblicitari. Ma lavora sulla reputazione. Sulla vicinanza, sul sentir qualcuno (che non è la pubblicità, dichiaratamente di parte) parlare bene della marca. E a sua volta magari invogliando a portare avant un messaggio di rispetto, di relevance.
Temi che, da sempre, sono alle basi delle attività di PR. Attività molto meno eclatanti e visibili, glamour e chiassose dell'advertising - ma che hanno costruito e consolidato fior di brand, da secoli :-)
Il mio blog storico. Si parla tantissimo di casi di comunicazione digitale e unconventional, di strategie. Integra, con articoli, citazioni, ricerche, ppt raccolte in rete il mio primo libro: Strategie Digitali (1)
Il mio blog decitato al mondo delle Digital PR o Internet PR o Digital PR... casi di successo o interessanti, approfondimenti ad integrazione del mio secondo libro: Relazioni Pubbliche Digitali (2)
OK, simpatico, ben realizzato, in fondo un classico.
Meccanismo assolutamente prevedibile, tutto sommato.
Nel filone "Lui cerca di sorprendere lei con una proposta di matrimonio unconventional".
Girato bene - forse troppo bene (ma tutte queste videocamere dove stavano? Specialmente quella che faceva i close up del volto della commossa futura sposa? E perché lei, seppure involontariamente, non dirige mai lo sguardo verso l'operatore? :-)
Comunque un bellissimo modo di parlare di un prodotto apparentemente povero.. in realtà potenzialmente ricchissimo di storie da raccontare.
Come (e qui facciamo un po' di antologia), questa:
Sul tema delle proposte di matrimonio brandizzate (e scatenatevi pure sul tema dell'invadenza del marketing nella vita privata delle persone - o sul tema del brand come abilitatore di experience straordinarie nella vita privata delle persone) possiamo citare:
Post un po' leggerino (e un po' nostalgico - ma mica tanto).
Pantone è uno di quei brand che rispetto più profondamente.
Una di quelle aziende che poteva benissimo essere spazzata via dalla rivoluzione digitale - come ad esempio è successo a Kodak.
Molti di voi probabilmente non sanno, in quanto non hanno lavorato in quegli anni, cos'era originariamente la "tacca Pantone" :-)
Breve (ve la semplifico un po', perdonate le approssimazioni...)-
Nell'era predigitale, per indicare allo stampatore (e prima di lui al fotolitista) di che colore esattamente doveva essere un logo, un segno grafico, uno sfondo, si prendeva il librone dei colori Pantone, si sceglieva il colore che più il creativo sentiva giusto, poi si prendeva la mazzetta dei colori Pantone, si staccava uno dei francobollini di quel colore (con tanto di sigla) e lo si allegava all'esecutivo * che sarebbe poi diventato l'oggetto stampato :-)
Ogni azienda aveva (ha) i suoi Pantone ufficiali e Pantone faceva i soldi vendendo questi costosi stampati (la cui stampa, calibratissima per essere il punto di riferimento di tutta l'industria tipografica mondiale, è molto costosa).
Poi arriva il digitale: e su Photoshop i codici Pantone.
Ora si sceglie il colore da video, c'è meno bisogno di comprare i prodotti cartacei dell'azienda (sì, sì, lo so, ripeto, sto approssimando per riuscire prima o poi ad arrivare al tema centrale del post dopo tutte queste divagazioni...).
E l'azienda ha fatto del colore e dell'iconica tacca un simbolo, uno stile, è diventata (anche) un marchio lifestyle - oltre ad evolvere i propri prodotti in senso digitale, occuparsi di consulenza aziendale, di prevedere i trend dei colori (importanti nella moda, nel design grafico) eccetera eccetera - come potete scoprire qui:
Venendo al caso di oggi, molto carina la trovata di PR: inventare o meglio definire, sancire, ufficializzare una sfumatura di colore che ancora non era stata canonizzata.
Un giallo.
Il Giallo Minion. Quello dei cosi di Cattivissimo Me.
Quelli del film che tra un po' esce:
Operazione che pone l'accento sul film ma anche sulla costante centralità di Pantone in tutto ciò che riguarda il colore - come simbolo, come trademark, come elemento di riconoscibilità :-)
Ed e' il primo nuovo colore che Pantone sancisce negli ultimi tre anni.
E comunque riconduce a Pantone come simbolo, come icona... come elemento importante anche nel mondo dell'arte - vedi:
* L'esecutivo era un simpatico collage di testi tipografici (fotocomposizioni) ottenuti da una macchina - che venivano incollati a mano, con grade precisione insieme a dei bianco/nero delle foto, immagini, loghi... creando a manina santa un perfetto facsimile dell'oggetto da stampare.
I colori erano affidati, per la realizzazione delle pellicole che avrebbero permesso la stampa (ad es. in quadricromia) ai fotocolor per le foto e... alle tacche Pantone per gli oggetti grafici :-)
Tutto questo - e tutta un'industria che ci girava attorno, dagli esecutivisti ai grafici "tradizionali", a pezzi del lavoro di fotolito e fotocomposizione sono stati spazzati via in pochi anni dall'arrivo del Desktop Publishing - ovvero dalla possibilità che un qualsiasi dilettante, dotato di un Mac e dei software giusti facesse da solo ciò che fino a quel momento richiedeva professionisti competenti e costosi strumenti.
Prossimamente faremo un post anche dedicato alla colla Cow :-), chi se la ricorda, metta un like.