-- Post From My iPhone
Un blog di Comunicazione, Internet Marketing, Social Media, PR Digitali. Approfondimenti sul Manuale di Strategia Digitale.
domenica, maggio 31, 2009
venerdì, maggio 29, 2009
Legare Internet, Cellulari, confezioni e pubblicità: i "Mobile Codes"
Nuova puntata del mio corso di emarketing ed affini per le PMI, pubblicato sul sito Eurogroup.biz, sul tma dell'uso dei mobicodes per integrare la comunicazione...
Se il tema vi interessa, potete leggerlo qui.
Buon ponte a chi lo fa.
(PS: l'uso dell'immagine non è casuale. Si riferisce al lancio, nel 2007, dello smart code per l'accesso al quotidiano inglese The Sun - molto, molto noto non tanto per la qualità informativa quanto per la qualità della sua "Page Three"...)
Non a caso (da Wikipedia): The Sun is a daily tabloid newspaper published in the United Kingdom and Ireland (where it is known as The Irish Sun) with the highestcirculation of any daily English-language newspaper in the world and the biggest circulation within the UK, standing at an average of 3,121,000 copies a day between January and June 2008 and with a daily readership of approximately 7,900,000, of which 56 percent are male and 44 percent female.
Sarà tutto merito del codice a barre?
Etichette:
advertising,
bar code,
barre,
bing,
codes,
codici,
comunicazione,
internet,
kumo,
marketing,
online,
packaging,
PMI,
qr,
qr code,
rete,
training,
venturini formazione,
web,
web marketing
Bing, il rumore del motore Microsoft
E' partita la fase di prelancio di "Bing" che sarebbe il nuovo motore di ricerca di Microsoft - al momento "coming soon" - ma qualcosa potete vedere, sotto forma di un video di presentazione, su www.decisionengine.com (per la cronaca Bing è quello che prima veniva chiamato "Kumo").
Ovviamente (come si deve ormai dire in questi tempi), si sono attrezzati con Facebook e con Twitter ( i link li trovate sempre all'URL di cui sopra).
Il posizionamento che Microsoft sembra aver dato al motore - per differenziarsi da Google, è quello di un software che non "trova" ma che "aiuta a decidere".
L'idea sembra essere quella di non dare dei "search results" ma di cercare di capire cosa stai davvero cercando; non dare "risultati" ma risposte.
Il motore, a quanto è stato annunciato, si focalizzerà molto su dare buone risposte specialmente nei campi della salute, della ricerca locale, viaggi e turismo, shopping.
La campagna di lancio avrà un budget superiore agli 80 milioni di dollari.
Staremo a vedere. Sarà interessante. Anche per chi lavora in campo SEO; una nuova complicazione, che renderà il lavoro più affascinante e challenging...;-)
Ma perché mi leggete tutti il Giovedi'?
Una curiosità...il Giovedì è sempre il giorno in cui ho più accessi al blog.
Ci sarà un motivo?
giovedì, maggio 28, 2009
il Marketing parassitario...
mercoledì, maggio 27, 2009
Ancora un frigo (virale) da Heineken :-)
Prosegue il tormentone Heineken basato sul tema del frigorifero.
Dopo lo spot con la stanza frigorifera (vedi questo post precedente, e la risposta di Bavaria), adesso una nuova puntata - che non credo vedremo mai e poi mai in Italia.
Perché? Perché lo spot è basato su un gioco di parole, a mio avviso intraducibile in italiano - e che funziona solo in inglese (penso).
Ecco lo spot, poi dopo vi spiego, se serve...
(il gioco di parole si basa sull'equivoco tra "walk-in fridge" = stanza frigorifera e "walking fridge" = frigo che cammina).
Dopo lo spot con la stanza frigorifera (vedi questo post precedente, e la risposta di Bavaria), adesso una nuova puntata - che non credo vedremo mai e poi mai in Italia.
Perché? Perché lo spot è basato su un gioco di parole, a mio avviso intraducibile in italiano - e che funziona solo in inglese (penso).
Ecco lo spot, poi dopo vi spiego, se serve...
(il gioco di parole si basa sull'equivoco tra "walk-in fridge" = stanza frigorifera e "walking fridge" = frigo che cammina).
martedì, maggio 26, 2009
Spegnete la luce quando uscite (dice HP)
Da Singapore con furore, per cambiare il mondo.
Solo il 36% degli americani (ma magari c'è chi fa peggio) , uscendo dall'ufficio si prende il mal di pancia di spegnere il computer; l'impatto economico e ambientale, moltiplicato per milioni di PC è facilmente intuibile.
HP quindi si è data l'obiettivo di portare almeno un milioni di visitatori sul sito "Power to Change" e di far loro cambiare vita (e abitudini).
A questo scopo dal sito è scaricabile un widget che tiene traccia dei nostri comportamenti e che non solo ci aiuta a "ricordarci" di spegnere il PC quando usciamo, ma di mostrare a noi stessi e alla nostra community quanto stiamo ottenendo in termini di impatto ambientale e agendo da "coscienza verde"...
Solo il 36% degli americani (ma magari c'è chi fa peggio) , uscendo dall'ufficio si prende il mal di pancia di spegnere il computer; l'impatto economico e ambientale, moltiplicato per milioni di PC è facilmente intuibile.
HP quindi si è data l'obiettivo di portare almeno un milioni di visitatori sul sito "Power to Change" e di far loro cambiare vita (e abitudini).
A questo scopo dal sito è scaricabile un widget che tiene traccia dei nostri comportamenti e che non solo ci aiuta a "ricordarci" di spegnere il PC quando usciamo, ma di mostrare a noi stessi e alla nostra community quanto stiamo ottenendo in termini di impatto ambientale e agendo da "coscienza verde"...
lunedì, maggio 25, 2009
La Candid Camera di Ikea
Ikea, devo ammetterlo, ci sta provando ad usare i mezzi di comunicazione non convenzionali. Anche in Italia.
Dopo aver scoperto il suo uso di Twitter (tra l'altro presidiato, c'è qualcuno che legge e risponde), segnalo ora l'uso di YouTube con un canale dedicato.
Non che al momento ci sia molto materiale, ma il filmato virale (?) della Candid Camera del divano non è male.
Bisogna in effetti capire quanto sia virale, anche se ho visto che qualcuno su FB l'ha postato...
Per non parlare poi del blog di IkeaFamily...
Insomma, da seguire.
Dopo aver scoperto il suo uso di Twitter (tra l'altro presidiato, c'è qualcuno che legge e risponde), segnalo ora l'uso di YouTube con un canale dedicato.
Non che al momento ci sia molto materiale, ma il filmato virale (?) della Candid Camera del divano non è male.
Bisogna in effetti capire quanto sia virale, anche se ho visto che qualcuno su FB l'ha postato...
Per non parlare poi del blog di IkeaFamily...
Insomma, da seguire.
venerdì, maggio 22, 2009
IL mondo non è cambiato
Il video che Marco non è riuscito a far vedere al Wordcamp (più che altro non è riuscito a far sentire;-)
Aggiungo la versione con sottotitoli in inglese che si vede meglio
Aggiungo la versione con sottotitoli in inglese che si vede meglio
giovedì, maggio 21, 2009
Sei passi verso la narrazione ultratestuale
Penguin Books sceglie sei autori per sperimentare nuove frontiere tecnologiche della narrazione. Un colpo di pubbliche relazioni, ma anche un’investigazione sul futuro.
Leggete l'articolo qui
Leggi anche... Editoria Geek: bella storia
Leggete l'articolo qui
Leggi anche... Editoria Geek: bella storia
Gli Europei usano meglio i motori
Potrei dire finalmente, segno di maggiore maturità degli utenti (anche di quelli italiani): gli europei stanno forse imparando ad usare meglio i motori di ricerca.
Invece di cercare una marca o un solo termine, stanno sempre più utilizzando ricerche "complesse", con più termini.
In Italia (GB e Germania) abbiamo gli utenti apparentemente più sofisticati, con ricerche composte da 4 termini...
A livello Europeo, in un anno le ricerche effettuando 8 o più termini contemporaneamente sono salite del 20%.
(ripreso da Marketingvox)
Photo Credits
Invece di cercare una marca o un solo termine, stanno sempre più utilizzando ricerche "complesse", con più termini.
In Italia (GB e Germania) abbiamo gli utenti apparentemente più sofisticati, con ricerche composte da 4 termini...
A livello Europeo, in un anno le ricerche effettuando 8 o più termini contemporaneamente sono salite del 20%.
(ripreso da Marketingvox)
Photo Credits
mercoledì, maggio 20, 2009
Il negozio chiude? Diventa un'affissione
Riprendo un pezzo dall'ottimo New York Times.
Se la crisi costringe molti punti vendita a chiudere, il risultato estetico non è bello per nessuno; deprimente vedere una vetrina vuota che si impolvera, una serranda calata che lentamente decade (quello del decadimento urbano è, btw, uno dei temi preferiti delle mie scarse fotografie, se guardate in basso, nella colonna di destra del blog trovate un link al mio archivio su Flickr).
Tornando a noi: l'idea dunque, per trasformare i vincolo in opportunità è quella di trasformare i negozi chiusi in spazi di affissione a bordo strada.
Qui potete leggere l'articolo in questione.
Se la crisi costringe molti punti vendita a chiudere, il risultato estetico non è bello per nessuno; deprimente vedere una vetrina vuota che si impolvera, una serranda calata che lentamente decade (quello del decadimento urbano è, btw, uno dei temi preferiti delle mie scarse fotografie, se guardate in basso, nella colonna di destra del blog trovate un link al mio archivio su Flickr).
Tornando a noi: l'idea dunque, per trasformare i vincolo in opportunità è quella di trasformare i negozi chiusi in spazi di affissione a bordo strada.
Qui potete leggere l'articolo in questione.
Come usare l'affissione di Apple per fare business al colorificio
Geniale idea - attaccarsi stile remora (o parassita? o vampiro?) ad un affissione esistente - in questo caso di iPod, per fare pubblicità al proprio business.
Detta così non sembra una gran cosa, ma giocando sull'integrazione fra i due visual si ottiene il colpo ad effetto, sfruttando una sinergia di pensiero.
Bella trovata di Rona, catena canadese i bricolage, che in questa occasione sottolinea il proprio impegno ecologico a raccogliere e riciclare i resti di vernici dei clienti...
Detta così non sembra una gran cosa, ma giocando sull'integrazione fra i due visual si ottiene il colpo ad effetto, sfruttando una sinergia di pensiero.
Bella trovata di Rona, catena canadese i bricolage, che in questa occasione sottolinea il proprio impegno ecologico a raccogliere e riciclare i resti di vernici dei clienti...
martedì, maggio 19, 2009
Bavaria contro Heineken :-)
Non capita spesso di vedere battaglie pubblicitarie dove non solo vengono identificati esplicitamente i concorrenti ma si riprendono e girano in satira i commercial dei nemici.
Vengono in mente i casi Coca Cola - Pepsi e Apple vs Microsoft (interessante notare che gli ultimi tre marchi sono stati miei clienti... vorrà dire qualcosa??)
Oggi possiamo aggiungere un nuovo caso: Bavaria vs Heineken.
Di seguito il film originale Heineken e la risposta Bavaria; più che la creatività in se', è l'idea dello spoof che fa sorridere. E, si spera, vendere.
Photo Credits
Vengono in mente i casi Coca Cola - Pepsi e Apple vs Microsoft (interessante notare che gli ultimi tre marchi sono stati miei clienti... vorrà dire qualcosa??)
Oggi possiamo aggiungere un nuovo caso: Bavaria vs Heineken.
Di seguito il film originale Heineken e la risposta Bavaria; più che la creatività in se', è l'idea dello spoof che fa sorridere. E, si spera, vendere.
Photo Credits
Twitter per il business: tre casi
Nel quadro del mio pluriennale corso online di e-Marketing per le PMI, una nuova puntata che parla di Twitter e da' qualche spunto, con tre esempi, di come lo si puo' usare - non solo per condividere i propri mal di pancia ma anche per portare acqua al proprio mulino comunicativo business.
Se la cosa vi sembra interessante, ecco il link.
Photo Credits
Se la cosa vi sembra interessante, ecco il link.
Photo Credits
Saranno le revenue pubblicitarie a decidere il Digital Divide?
Nuovo pezzo per Apogeo (il titolo che è stato dato al pezzo è un tantinello misleading, Facebook c'entra solo in parte).
Il concetto è che molti operatori dell'online stanno pensando seriamente (o l'hanno già fatto) di tagliare drasticamente o del tutto l'accesso ai loro servizi in paesi poco sviluppati - forse lo farà FB e YouTube, l'hanno già fatto MySpace e Veoh.
Il motivo? Costa tanto portare content in quei paesi che rendono poco e niente dal punto di vista pubblicitario. E quindi si tagliano i rami secchi.
Poi nel pezzo si riparla un po' di pay per content e se volete sapere il resto vi leggete il pezzo qui.
Photo credits
Il concetto è che molti operatori dell'online stanno pensando seriamente (o l'hanno già fatto) di tagliare drasticamente o del tutto l'accesso ai loro servizi in paesi poco sviluppati - forse lo farà FB e YouTube, l'hanno già fatto MySpace e Veoh.
Il motivo? Costa tanto portare content in quei paesi che rendono poco e niente dal punto di vista pubblicitario. E quindi si tagliano i rami secchi.
Poi nel pezzo si riparla un po' di pay per content e se volete sapere il resto vi leggete il pezzo qui.
Photo credits
Più regata che Facebook
Bell'evento, organizzato molto bene (impeccabile), 220 persone e 30 barche.
Non è stato un evento ne' Geek ne' 2.0; di portatili in vista ( a parte quelli dell'organizzazione) non se ne vedevano, di gente che twitterava o bloggava io non ne ho vista - ed anch'io ho proprio fatto il minimo...
Evento quindi da un certo punto di vista molto 1.0 - il che non è un commento negativo.
Facebook e più in generale Internet sono serviti solo ad organizzarsi, una volta sul posto tutto è stato totalmente "reale" senza alcun supporto / integrazione virtuale od online. Ma questo è un riflesso del tipo di persone che si sono aggregate attorno all'evento, probabilmente nessun blogger o convinto internautaro - barcamper era della partita ;-)
In effetti, anche se l'evento è stato piacevole, devo dire che almeno per quello che ho visto gli equipaggi delle barche tendevano a starsene fra di loro con relativamente poca aggregazione con gli altri.
In questo si vede la differenza tra la vita reale ed i nostri comportamenti ed invece quelli su FB, dove "fare amicizie" o almeno avere contatti, comunicazioni con sconosciuti risulta molto più naturale e spontaneo.
Comunque, ad di là delle riflessioni sociologiche, bellissimo evento, spero si rifaccia l'anno prossimo... e un grande grazie a Tex che s'è preso il mal di pancia di organizzare i tutto con il supporto degli sponsor (SLAM, Giornale della Vela, Comune di Portovenere, Marina di Portovenere....) ciao e grazie!
venerdì, maggio 15, 2009
Fuse a Portovenere
giovedì, maggio 14, 2009
Dati Audiweb - un Internet "abbondante"
Sono usciti i nuovi dati Audiweb
Guardando i numeri degli utenti, si riscontra di nuovo una valutazione un po' più abbondante di quella che esce da altre fonti (per confronto, vedete questi miei precedenti post: uno, due, e tre) c'è da dire che poi magari i dati non sono perfettamente comparabili...
Comunque, a Marzo 2009 Audiweb ci dice che quasi il 60% (59.7) della popolazione italiana (11-74anni) dichiara di avere accesso a Internet (ma poi la usa davvero? E ogni quanto?). In numeri, la percentuale vale 28.5 milioni di teste...
Ah ecco, sarebbero 10 milioni circa gli utenti attivi nel giorno medio, stando collegati mediamente un'ora e mezza o poco più (al giorno) e guardandosi 160 pagine.
Il 63,4% degli uomini usa Internet vs. un 56,1% delle donne.
Lo usano il 95% degli Studenti universitari, 92,6% dei laureati, 82% dei diplomati. Il 78.9% degli 11-17 anni, 73,% degli 18-34, 65,9% dei 35-54.
Continua una moderata crescita di Internet in Italia, che è presente nelle case del 46.4% delle famiglie italiane.
"Il 6,2% degli individui dichiara di avere accesso a internet da cellulare, smartphone o PDA, ed emerge un profilo piuttosto elevato degli utilizzatori (laureati, imprenditori e dirigenti), affiancato dai ragazzi tra gli 11 e i 17 anni (8,6%) e gli studenti di scuole medie e superiori (10,3%).
Tra i principali motivi di non utilizzo dell'online c'è sicuramente l'opinione diffusa per cui occorra essere molto esperti di computer e informatica per poter navigare. Infatti il 58,9% si dichiara incapace di utilizzare il computer e il 15,8% è convinto che occorrano conoscenze informatiche particolari. Il 23,8% dichiara di non essere affatto interessato all'online pur non avendo mai provato.Infine i navigatori occasionali affermano che navigherebbero con maggiore frequenza se internet costasse di meno (34,8%), se costasse poco l'accesso anche da telefono cellulare (13,9%) e la connessione fosse più veloce (13,3%) o ci fosse meno pubblicità (10,3%). "
Guardando i numeri degli utenti, si riscontra di nuovo una valutazione un po' più abbondante di quella che esce da altre fonti (per confronto, vedete questi miei precedenti post: uno, due, e tre) c'è da dire che poi magari i dati non sono perfettamente comparabili...
Comunque, a Marzo 2009 Audiweb ci dice che quasi il 60% (59.7) della popolazione italiana (11-74anni) dichiara di avere accesso a Internet (ma poi la usa davvero? E ogni quanto?). In numeri, la percentuale vale 28.5 milioni di teste...
Ah ecco, sarebbero 10 milioni circa gli utenti attivi nel giorno medio, stando collegati mediamente un'ora e mezza o poco più (al giorno) e guardandosi 160 pagine.
Il 63,4% degli uomini usa Internet vs. un 56,1% delle donne.
Lo usano il 95% degli Studenti universitari, 92,6% dei laureati, 82% dei diplomati. Il 78.9% degli 11-17 anni, 73,% degli 18-34, 65,9% dei 35-54.
Continua una moderata crescita di Internet in Italia, che è presente nelle case del 46.4% delle famiglie italiane.
"Il 6,2% degli individui dichiara di avere accesso a internet da cellulare, smartphone o PDA, ed emerge un profilo piuttosto elevato degli utilizzatori (laureati, imprenditori e dirigenti), affiancato dai ragazzi tra gli 11 e i 17 anni (8,6%) e gli studenti di scuole medie e superiori (10,3%).
Tra i principali motivi di non utilizzo dell'online c'è sicuramente l'opinione diffusa per cui occorra essere molto esperti di computer e informatica per poter navigare. Infatti il 58,9% si dichiara incapace di utilizzare il computer e il 15,8% è convinto che occorrano conoscenze informatiche particolari. Il 23,8% dichiara di non essere affatto interessato all'online pur non avendo mai provato.Infine i navigatori occasionali affermano che navigherebbero con maggiore frequenza se internet costasse di meno (34,8%), se costasse poco l'accesso anche da telefono cellulare (13,9%) e la connessione fosse più veloce (13,3%) o ci fosse meno pubblicità (10,3%). "
mercoledì, maggio 13, 2009
Il Cellulare Nokia: un media per il tuo logo (Cobranding?)
Advertising Age segnala l'apertur di un cantiere di cobranding strutturale da parte di Nokia sui suoi telefonini.
(Adesso che ho detto tutte le buzzwords del caso, possiamo parlare ad un linguaggio più comprensibile).
L'idea di Nokia è di permettere alle aziende di apporre il proprio logo su una serie di telefonini, diciamo di farne una limited edition; la speranza è che le persone trovino affascinante avere un telefono Nokia marchiato, chessò, GAP, o Nike, o chissà, Nutella, e che questo li motivi a comprare un cellulare co-brandizzato.
In sostanza, l'azienda interessata sceglie il modello di cellulare più in sintonia con il proprio target, paga un fee a Nokia e il prodotto brandizzato, insieme ad un set di contenuti precaricati viene posto in vendita nei canali ordinari. O meglio verrà perchè il programma dovrebbe partire sul campo tra qualche mese.
Come potrete leggere nell'articolo, un test dell'idea, effettuato in Brasile sembra avere generato risultati promettenti.
(Adesso che ho detto tutte le buzzwords del caso, possiamo parlare ad un linguaggio più comprensibile).
L'idea di Nokia è di permettere alle aziende di apporre il proprio logo su una serie di telefonini, diciamo di farne una limited edition; la speranza è che le persone trovino affascinante avere un telefono Nokia marchiato, chessò, GAP, o Nike, o chissà, Nutella, e che questo li motivi a comprare un cellulare co-brandizzato.
In sostanza, l'azienda interessata sceglie il modello di cellulare più in sintonia con il proprio target, paga un fee a Nokia e il prodotto brandizzato, insieme ad un set di contenuti precaricati viene posto in vendita nei canali ordinari. O meglio verrà perchè il programma dovrebbe partire sul campo tra qualche mese.
Come potrete leggere nell'articolo, un test dell'idea, effettuato in Brasile sembra avere generato risultati promettenti.
Il nuovo virale di Ray-Ban
martedì, maggio 12, 2009
La Web Experience di Philips Cinema
Se c'è una cosa difficile da fare, è far apprezzare una televisione di alta gamma usando come media un'altra TV o un schermo di PC, la cui qualità è probabilmente inferiore...;-)
Io ho trovato interessante il modo in cui Philips ha reso interessante il suo prodotto "Cinema 21:9". Si tratta di un televisore la cui principale feature è il formato - non il 16:9 cui ci siamo già abituati ma il 21:9, formato che dovrebe replicare molto più fedelmente quello cinematografico - tanto che il prodotto è posizionato nella sua comunicazione proprio come lo schermo ideale per guardare il cinema, dando molta più roba con cui riempire lo sguardo.
L'operazione online fatta è interessante: realizzare un filmato fatto di freeze frames di una sparatoria, con uno stile "Matrix", molto tridimensionale... e su questo innestare, stile contenuti speciali di un DVD, i commenti di un direttore delle luci, di un regista, di un direttore degli effetti speciali...permettendo al contempo di confrontare la resa del 16:9 con quella del 21:9.
Concettualmente forse non un colpo di genio, ma visualmente credo faccia proprio la sua bella figura.
Io ho trovato interessante il modo in cui Philips ha reso interessante il suo prodotto "Cinema 21:9". Si tratta di un televisore la cui principale feature è il formato - non il 16:9 cui ci siamo già abituati ma il 21:9, formato che dovrebe replicare molto più fedelmente quello cinematografico - tanto che il prodotto è posizionato nella sua comunicazione proprio come lo schermo ideale per guardare il cinema, dando molta più roba con cui riempire lo sguardo.
L'operazione online fatta è interessante: realizzare un filmato fatto di freeze frames di una sparatoria, con uno stile "Matrix", molto tridimensionale... e su questo innestare, stile contenuti speciali di un DVD, i commenti di un direttore delle luci, di un regista, di un direttore degli effetti speciali...permettendo al contempo di confrontare la resa del 16:9 con quella del 21:9.
Concettualmente forse non un colpo di genio, ma visualmente credo faccia proprio la sua bella figura.
lunedì, maggio 11, 2009
La Provocazione di Esterni
Io quelli di Esterni li amo molto...
Posti riservati per non essere disturbati da presenze fastidiose: nei luoghi pubblici di tutta la città, marciapiedi, parchi, strisce pedonali, pensiline... riserva un posto per te e per i tuoi simili.
http://www.esterni.org/ita/contenuti/?ref=postiriservati
Posti riservati per non essere disturbati da presenze fastidiose: nei luoghi pubblici di tutta la città, marciapiedi, parchi, strisce pedonali, pensiline... riserva un posto per te e per i tuoi simili.
http://www.esterni.org/ita/contenuti/?ref=postiriservati
AudioBoo - l'audio blogging per iPhone
In questo rimischione continuo che è Internet, arriva AudioBoo - un'applicazione per iPhone che meticcia il podcasting con il blogging.
AudioBoo è una piattaforma che, sul computer o sull'iPhone, permette di incorporare dei suoni o meglio un parlato, nel proprio blog - quindi di fare dei "blog audio"...concettualmente un'operazione simile al podcasting ma che ha certamente delle differenze dal punto di vista dell'uso lato utente e della percezione dell'oggettto.
L'applicazione permette anche di geolocalizzare e taggare i suoni - quindi collaborando alla costruzione di quella mappa sonora del pianeta di cui parlavo in un mio vecchio articolo di Apogeo.
Serve? Funziona un audio blog? Ci sono i pro e i contro; fermarsi ad ascoltare per molti può essere una barriera all'uso, e l'abitudine al blog scritto può essere un freno a questo nuovo modo di accedere all'informazione user generata.
D'altra parte per tutta una serie di campi poter pubblicare un audio può essere molto utile; inutile cercare di descrivere a parole il canto di un uccello esotico in un blog di ornitologia se puoi far sentire "the real thing"... ma sopratutto mi immagino un'estensione giornalistica dei blog dove puoi far sentire stile radiogiornale interviste, dichiarazioni etc.
Il che avrebbe anche il vantaggio di dare più credibilità al pezzo; un virgolettato siamo tutti capaci di falsificarlo, mettendo in bocca ad un personaggio cose che non si è mai sognato di dire; più difficile taroccare un file audio (non impossibile, ma più complesso).
Modello di business dell'applicazione? Mah. A quanto si legge un'ipotesi è di dare un'applicazione "lite", limitata a gratis e la versione completa (che permetterebbe di registrare brani audio sopra i tre minuti ed altri improvement) a pagamento...
La cosa è potenzialmente interessante; mi sembra il tipico strumento di cui magari nessuno sente il bisogno e l'operazione floppa subito.... oppure una di quelle cose (come il podcasting o Twitter) che da fuori uno dice che a nessuno gliene frega niente e invece diventano di moda, fanno un botto di utenti e contribuiscono a cambiare ancora un po' la nostra società, i nostri comportamenti in questa era di sperimentazione ed innovazione.
Magari nei prossimi giorni lo provo e posto qualcosa di audio in questo blog...;-) vi tengo aggiornati.
Approfondimenti:
Sito Ufficiale AudioBoo
Articolo di TechCrunch
Walkthrough audio video dell'applicazione:
AudioBoo è una piattaforma che, sul computer o sull'iPhone, permette di incorporare dei suoni o meglio un parlato, nel proprio blog - quindi di fare dei "blog audio"...concettualmente un'operazione simile al podcasting ma che ha certamente delle differenze dal punto di vista dell'uso lato utente e della percezione dell'oggettto.
L'applicazione permette anche di geolocalizzare e taggare i suoni - quindi collaborando alla costruzione di quella mappa sonora del pianeta di cui parlavo in un mio vecchio articolo di Apogeo.
Serve? Funziona un audio blog? Ci sono i pro e i contro; fermarsi ad ascoltare per molti può essere una barriera all'uso, e l'abitudine al blog scritto può essere un freno a questo nuovo modo di accedere all'informazione user generata.
D'altra parte per tutta una serie di campi poter pubblicare un audio può essere molto utile; inutile cercare di descrivere a parole il canto di un uccello esotico in un blog di ornitologia se puoi far sentire "the real thing"... ma sopratutto mi immagino un'estensione giornalistica dei blog dove puoi far sentire stile radiogiornale interviste, dichiarazioni etc.
Il che avrebbe anche il vantaggio di dare più credibilità al pezzo; un virgolettato siamo tutti capaci di falsificarlo, mettendo in bocca ad un personaggio cose che non si è mai sognato di dire; più difficile taroccare un file audio (non impossibile, ma più complesso).
Modello di business dell'applicazione? Mah. A quanto si legge un'ipotesi è di dare un'applicazione "lite", limitata a gratis e la versione completa (che permetterebbe di registrare brani audio sopra i tre minuti ed altri improvement) a pagamento...
La cosa è potenzialmente interessante; mi sembra il tipico strumento di cui magari nessuno sente il bisogno e l'operazione floppa subito.... oppure una di quelle cose (come il podcasting o Twitter) che da fuori uno dice che a nessuno gliene frega niente e invece diventano di moda, fanno un botto di utenti e contribuiscono a cambiare ancora un po' la nostra società, i nostri comportamenti in questa era di sperimentazione ed innovazione.
Magari nei prossimi giorni lo provo e posto qualcosa di audio in questo blog...;-) vi tengo aggiornati.
Approfondimenti:
Sito Ufficiale AudioBoo
Articolo di TechCrunch
Walkthrough audio video dell'applicazione:
Walking through Audioboo from Mark Rock on Vimeo.
(PS: Grazie a Liz per la segnalazione!)
sabato, maggio 09, 2009
La personalizzazione di Ikea
Oggi mi è arrivato il nuovo numero della rivista che IKEA manda ai soci del club Family.
Deve ammettere che vedere il mio nome stampato nel titolo, nella banalità del meccanismo, mi ha lasciato per un attimo sorpreso...:-)
Come mi sottolineano alcuni amici (lo sapevo, lo sapevo...;-) questo tipo di tecniche di personalizzazione sono usate da decenni se non secoli.
venerdì, maggio 08, 2009
Google Chrome 2: si ricorre alla User Generated Creativity
Torniamo a parlare di Chrome - il browser di casa Google di cui ho già raccontato l'operazione virale.
Adeso si richiede alla community creativa distribuita, attraverso il sito Zooppa di sviluppare dei pensieri creativi (ovviamente a basso costo per l'azienda). Viene richiesto di sviluppare video, grafiche e banner - con l'obiettivo di aumentare l’awareness di Google Chrome e far capire a sempre più utenti il vantaggio di utilizzare questo browser.
Se vi interessa sbrigatevi, perchè il concorso si chiude l'11 Maggio...
Adeso si richiede alla community creativa distribuita, attraverso il sito Zooppa di sviluppare dei pensieri creativi (ovviamente a basso costo per l'azienda). Viene richiesto di sviluppare video, grafiche e banner - con l'obiettivo di aumentare l’awareness di Google Chrome e far capire a sempre più utenti il vantaggio di utilizzare questo browser.
Se vi interessa sbrigatevi, perchè il concorso si chiude l'11 Maggio...
giovedì, maggio 07, 2009
Eurisko che sfata i miti di Internet
Stamattina ho assistito alla presentazione GFK Eurisko "Miti, Segreti e Tesori di Internet
(...ma la pubblicità on-line funziona?)".
Condivido con voi la mia lettura dei punti più secondo me più interessanti. Attenzione: sono le mie opinioni, non il verbatim di quello che hanno detto, tanto per capirci, quindi mi prendo io tutte le responsabilità del caso....
1. Non tutti gli italiani sono in linea. Vabbè, chiunque sappia leggere i dati lo sa, ne ho già parlato "n" volte. Diciamo che "solo" un 42/43% degli italiani sopra i 14 anni sono online, cioè 20-21 milioni di persone. (vedi anche questo mio post precedente)
Il numerone però è ingannevole, perchè è un medione. Se si guarda il gruppo dirigenti, impiegati, liberi professionisti di Milano, Roma, Torino, sono online all'82%.
Tra i fattori limitanti della diffusione di Internet in Italia: solo il 54% della popolazione 14+ lavora, solo il 7% di questa popolazione è laureata (e sappiamo che c'è forte correlazione tra stato sociale e livello di educazione e uso della Rete).
2. La Rete non è solo dei giovani. Eh già. Anche se sono tanti non sono solo loro anzi, la distribuzione è abbastanza omogena per fasce d'età. Qualche numero...
Nella classe d'età 14-24 sono online il 75%. In quella 25-34 sono al 65%, 35-44 siamo al 54%, 45-54 siamo al 41%, 54+ siamo al 10%.
Però... dato che ci sono più vecchi che giovani (diciamola così) in Italia, se si pesa quanta gente è viva in una certa classe di età e su questo facciamo la parametrazione degli user, salta fuori che c'è una sostanziale omogeneità relativa dai 14 ai 54 anni nell'uso di Internet.
Dice Eurisko che in Rete troviamo quella parte della popolazione che costituisce "il cuore" economico, sociale, culturale Italiano.
Ergo, dico io, solo gli sfigati non sono in Rete o qualcosa del genere ;-)
3: L'utilità di Internet. Nel 72% degli intervistati Internet è prima di tutto, una cosa utile. Serve. Serve per i propri interessi, passioni, hobby, per comunicare con gli altri... e solo dopo per altre cose.
Nell'uso dunque c'è un forte obiettivo di concretezza. Vi risparmio i discorsi fatti sul fatto che Internet non è "virtuale" ma è il versante digitale della vita, della società, dell'economia reale... tanto credo che a breve renderanno disponibili le slides ;-)
4. Non si può parlare di un "utente tipo" di Internet.
Mentre altri media, strumenti etc, avendo un uso abbastanza univoco tendono ad aggregare un certo tipo di utente standard, Internet è un ambiente dove si possono fare un milione di cose diverse e quindi ci vanno un milione di persone (o tipologie di persone) diverse.
A parte fattori comuni come la email, l'uso "generico" del web per cercare cose e l'uso dei motori di ricerca - che sono universali, si può dire che tutto il resto è nicchia.
Eurisko porta l'esempio della consultazione delle news online - che si pensa sia universale ma in realtà è fatta "solo" da un 40% degli utenti.
Ci sono dunque talmente tante cose da fare in Rete che ogni utente fa (solo) quello che gli interessa - ma dato che gli interessi sono diversi non c'è un "target internet" ma tanti target (o meglio tante persone ma questo è un'altro discorso, dico io). E dico anche che Internet porta la rottura di un modello di omogeneizzazione, di clusterizzazione a comparti, di semplificazione.
5. Come 5 target di Internet. Volendo, secondo Eurisko, potremmo dividere gli Internet User in 5 grupponi:
Basici - Provo, mi omologo agli altri (me too, non so perchè?)
Operativi - Svolgo compiti e mansioni, lavoro
Esplorativi - Esplorazione, intrattenimento, relazione
Pragmatici - dalla Rete si attendono risultati
Evoluti - esploratori + risultati
6. Content forse is not king. La posizione di Eurisko la riassumerei dicendo che i contenuti oggi sono delle specie di commodity, le trovo in tanti posti. Le persone premiano non chi da' contenuto ma chi da' soluzioni a bisogni e desideri (cosa su cui ho parlato mlto in passato, vedi questo pdf da me scritto tanto tempo fa)
D'altra parte i grandi player di Internet, quelli che hanno successo , non producono contenuti - vedi Google, YouTube, FB, eBay... ma li usano, li fanno fare agli utenti, li aggregano... il successo sta nell'intermediazione, nel processo di relazione tra utenti e contenuti. Conta il modo in cui si pensa a come persone e contenuti entrano in relazione fra di loro.
7. Se l'ecommerce non corre, la colpa non è della carta di credito. Analizzando le loro interviste, emerge che il principale fattore di resistenza all'e-commerce è la preferenza verso toccare con mani i prodotti e parlare con le persone. E poi che fare shopping "fisico" è più divertente. Solo al terzo posto la paura della carta di credito etc.
Ci sono resistenze forti, si, ma dovute al fatto che non si è ancora assimilato un comportamento che spezza abitudini sociali, psicologiche fortemente radicate, non si è ancora metabolizzato un modello nuovo. La sicurezza dei pagamenti è importante ma non è la soluzione a tutti i problemi.
Tra l'altro, tra chi ha provato l'ecommerce ci sono livelli elevatissimi di soddisfazione (v. indagine Netcomm 2008).
8. I pareri degli altri utenti influenzano gli acquisti meno di quanto non si creda. Emerge che online l'utente si fida principalmente delle grandi marche o diciamo delle marche note. Poi si fida del nome del sito in cui sta andando (stessa roba, in fondo). Poi si fida di quello che dicono gli amici.Solo per ultimo si fida dei pareri degli altri utenti "ignoti"
Più che altro il nodo sembra essere che se una persona raccomanda un prodotto, chi mi dice che abbia i miei gusti, le mie necessità, i miei budget? E' difficile valutare l'affidabilità dei pareri degli altri, specialmente perchè non conoscendoli non so quanto sono simili a me - quindi il valore dell'opinione dipende dalla congruità tra il profilo, la personalità dell'emittente e quello del ricevente.
Vale il parere dello user se la sua identità mi è nota, se posso capire quanto è simile a me e quindi quanto senso ha per me quello che dice.
9. Internet è la fonte primaria di... Beh, per gli utenti Internet italiani, la fonte più importante di informazioni è la Televisione, e internet la seconda. Almeno per ora.
La cosa è spiegabile anche col fatto che Internet come detto è di nicchia, mentre con 2 TG televisivi si copre più o meno il paese. Ergo, è il TG che detta l'agenda setting nazionale, che determina ciò di cui si parla e come si pensa. E se si vuole essere al pari con quello che pensa e dice la nazione si deve guardare la TV - solo con Internet, chioso io, ti trovi in una nicchia, hai una percezione difforme della realtà rispetto a quella che ha il resto del paese, la TV è quindi mlto più trasversale e ha un effetto molto più omogeneizzante di Internet.
Fine della breve sintesi, spero serva.
Photo Credits
(...ma la pubblicità on-line funziona?)".
Condivido con voi la mia lettura dei punti più secondo me più interessanti. Attenzione: sono le mie opinioni, non il verbatim di quello che hanno detto, tanto per capirci, quindi mi prendo io tutte le responsabilità del caso....
1. Non tutti gli italiani sono in linea. Vabbè, chiunque sappia leggere i dati lo sa, ne ho già parlato "n" volte. Diciamo che "solo" un 42/43% degli italiani sopra i 14 anni sono online, cioè 20-21 milioni di persone. (vedi anche questo mio post precedente)
Il numerone però è ingannevole, perchè è un medione. Se si guarda il gruppo dirigenti, impiegati, liberi professionisti di Milano, Roma, Torino, sono online all'82%.
Tra i fattori limitanti della diffusione di Internet in Italia: solo il 54% della popolazione 14+ lavora, solo il 7% di questa popolazione è laureata (e sappiamo che c'è forte correlazione tra stato sociale e livello di educazione e uso della Rete).
2. La Rete non è solo dei giovani. Eh già. Anche se sono tanti non sono solo loro anzi, la distribuzione è abbastanza omogena per fasce d'età. Qualche numero...
Nella classe d'età 14-24 sono online il 75%. In quella 25-34 sono al 65%, 35-44 siamo al 54%, 45-54 siamo al 41%, 54+ siamo al 10%.
Però... dato che ci sono più vecchi che giovani (diciamola così) in Italia, se si pesa quanta gente è viva in una certa classe di età e su questo facciamo la parametrazione degli user, salta fuori che c'è una sostanziale omogeneità relativa dai 14 ai 54 anni nell'uso di Internet.
Dice Eurisko che in Rete troviamo quella parte della popolazione che costituisce "il cuore" economico, sociale, culturale Italiano.
Ergo, dico io, solo gli sfigati non sono in Rete o qualcosa del genere ;-)
3: L'utilità di Internet. Nel 72% degli intervistati Internet è prima di tutto, una cosa utile. Serve. Serve per i propri interessi, passioni, hobby, per comunicare con gli altri... e solo dopo per altre cose.
Nell'uso dunque c'è un forte obiettivo di concretezza. Vi risparmio i discorsi fatti sul fatto che Internet non è "virtuale" ma è il versante digitale della vita, della società, dell'economia reale... tanto credo che a breve renderanno disponibili le slides ;-)
4. Non si può parlare di un "utente tipo" di Internet.
Mentre altri media, strumenti etc, avendo un uso abbastanza univoco tendono ad aggregare un certo tipo di utente standard, Internet è un ambiente dove si possono fare un milione di cose diverse e quindi ci vanno un milione di persone (o tipologie di persone) diverse.
A parte fattori comuni come la email, l'uso "generico" del web per cercare cose e l'uso dei motori di ricerca - che sono universali, si può dire che tutto il resto è nicchia.
Eurisko porta l'esempio della consultazione delle news online - che si pensa sia universale ma in realtà è fatta "solo" da un 40% degli utenti.
Ci sono dunque talmente tante cose da fare in Rete che ogni utente fa (solo) quello che gli interessa - ma dato che gli interessi sono diversi non c'è un "target internet" ma tanti target (o meglio tante persone ma questo è un'altro discorso, dico io). E dico anche che Internet porta la rottura di un modello di omogeneizzazione, di clusterizzazione a comparti, di semplificazione.
5. Come 5 target di Internet. Volendo, secondo Eurisko, potremmo dividere gli Internet User in 5 grupponi:
Basici - Provo, mi omologo agli altri (me too, non so perchè?)
Operativi - Svolgo compiti e mansioni, lavoro
Esplorativi - Esplorazione, intrattenimento, relazione
Pragmatici - dalla Rete si attendono risultati
Evoluti - esploratori + risultati
6. Content forse is not king. La posizione di Eurisko la riassumerei dicendo che i contenuti oggi sono delle specie di commodity, le trovo in tanti posti. Le persone premiano non chi da' contenuto ma chi da' soluzioni a bisogni e desideri (cosa su cui ho parlato mlto in passato, vedi questo pdf da me scritto tanto tempo fa)
D'altra parte i grandi player di Internet, quelli che hanno successo , non producono contenuti - vedi Google, YouTube, FB, eBay... ma li usano, li fanno fare agli utenti, li aggregano... il successo sta nell'intermediazione, nel processo di relazione tra utenti e contenuti. Conta il modo in cui si pensa a come persone e contenuti entrano in relazione fra di loro.
7. Se l'ecommerce non corre, la colpa non è della carta di credito. Analizzando le loro interviste, emerge che il principale fattore di resistenza all'e-commerce è la preferenza verso toccare con mani i prodotti e parlare con le persone. E poi che fare shopping "fisico" è più divertente. Solo al terzo posto la paura della carta di credito etc.
Ci sono resistenze forti, si, ma dovute al fatto che non si è ancora assimilato un comportamento che spezza abitudini sociali, psicologiche fortemente radicate, non si è ancora metabolizzato un modello nuovo. La sicurezza dei pagamenti è importante ma non è la soluzione a tutti i problemi.
Tra l'altro, tra chi ha provato l'ecommerce ci sono livelli elevatissimi di soddisfazione (v. indagine Netcomm 2008).
8. I pareri degli altri utenti influenzano gli acquisti meno di quanto non si creda. Emerge che online l'utente si fida principalmente delle grandi marche o diciamo delle marche note. Poi si fida del nome del sito in cui sta andando (stessa roba, in fondo). Poi si fida di quello che dicono gli amici.Solo per ultimo si fida dei pareri degli altri utenti "ignoti"
Più che altro il nodo sembra essere che se una persona raccomanda un prodotto, chi mi dice che abbia i miei gusti, le mie necessità, i miei budget? E' difficile valutare l'affidabilità dei pareri degli altri, specialmente perchè non conoscendoli non so quanto sono simili a me - quindi il valore dell'opinione dipende dalla congruità tra il profilo, la personalità dell'emittente e quello del ricevente.
Vale il parere dello user se la sua identità mi è nota, se posso capire quanto è simile a me e quindi quanto senso ha per me quello che dice.
9. Internet è la fonte primaria di... Beh, per gli utenti Internet italiani, la fonte più importante di informazioni è la Televisione, e internet la seconda. Almeno per ora.
La cosa è spiegabile anche col fatto che Internet come detto è di nicchia, mentre con 2 TG televisivi si copre più o meno il paese. Ergo, è il TG che detta l'agenda setting nazionale, che determina ciò di cui si parla e come si pensa. E se si vuole essere al pari con quello che pensa e dice la nazione si deve guardare la TV - solo con Internet, chioso io, ti trovi in una nicchia, hai una percezione difforme della realtà rispetto a quella che ha il resto del paese, la TV è quindi mlto più trasversale e ha un effetto molto più omogeneizzante di Internet.
Fine della breve sintesi, spero serva.
Photo Credits
Il Venture capital lo trovi sugli aerei vergini
Plane pitch, trova il finanziatore in volo
Sir Richard Branson ne sforna un’altra delle sue. In un momento in cui c’è bisogno di startup ma i finanziamenti sono duri da reperire, propone di far incontrare domanda e offerta sugli aeroplani grazie alla Tv di bordo.
Per saperne di più, potete leggere il mio nuovo articolo su Apogeo.
Photo Credits
Sir Richard Branson ne sforna un’altra delle sue. In un momento in cui c’è bisogno di startup ma i finanziamenti sono duri da reperire, propone di far incontrare domanda e offerta sugli aeroplani grazie alla Tv di bordo.
Per saperne di più, potete leggere il mio nuovo articolo su Apogeo.
Photo Credits
mercoledì, maggio 06, 2009
La T-shirt di FedEx
martedì, maggio 05, 2009
Il Virale di Google Chrome
Cosa fare se vi chiamate Google, avete lanciato un browser e - specialmente perchè non è stato supportato - vi ritrovate con una quota di mercato attorno all'1 e rotti percento? Beh, investite qualche migliaio di dollari e fate dei virali, ovviamente...;-)
Un minimo di background: qualche mese fa Goggle ha lanciato il suo browser, che promette grande velocità, stabilità etc etc. Fedele alla filosofia aziendale di non spingere troppo (o per nulla) sui prodotti in "beta" e di tenerli in beta anche per lungo tempo (Google docs è in in beta da tempo per me immemorabile, ad esempio), Chrome non è stato spinto quasi per niente. E stiamo ancora attendendo una versione per mac.
Il lancio di Chrome avvenne, con un preciso target di geek, di early adopters, di tecnici attraverso un fumetto distrbuito online che spiegava le virtù del prodotto. Poi, a quel che ho visto, il silenzio. Nel frattempo sono arrivati aggiornamenti di Firefox, di Safari e sopratutto il (in Italia, trasgressivo) lancio di Explorer 8 (che è stato un significativo miglioramento del browser di riferimento del mercato).
A questo punto forse è scoccata l'ora di fare comunicazione su Chrome - la strada scelta è stata quella dell'uso di film virali prodotti a basso costo (si parla di qualche migliaio di dollari). A questo scopo è stato aperto un canale su YouTube contenente 11 filmati.
Interessante notare che questi filmati sono stati creati da una serie di entità differenti, con stili e tecniche completamente diverse - ma nel complesso risultano piacevoli, anche se non so quanto compelling e funzionali nel superare l'inerzia del navigatore medio, stimolandolo davvero a scaricare, installare e provare il nuovo browser, uscendo dall'abitudine... dal punto di vista creativo, comunque un buon lavoro, senza dubbio.
Un minimo di background: qualche mese fa Goggle ha lanciato il suo browser, che promette grande velocità, stabilità etc etc. Fedele alla filosofia aziendale di non spingere troppo (o per nulla) sui prodotti in "beta" e di tenerli in beta anche per lungo tempo (Google docs è in in beta da tempo per me immemorabile, ad esempio), Chrome non è stato spinto quasi per niente. E stiamo ancora attendendo una versione per mac.
Il lancio di Chrome avvenne, con un preciso target di geek, di early adopters, di tecnici attraverso un fumetto distrbuito online che spiegava le virtù del prodotto. Poi, a quel che ho visto, il silenzio. Nel frattempo sono arrivati aggiornamenti di Firefox, di Safari e sopratutto il (in Italia, trasgressivo) lancio di Explorer 8 (che è stato un significativo miglioramento del browser di riferimento del mercato).
A questo punto forse è scoccata l'ora di fare comunicazione su Chrome - la strada scelta è stata quella dell'uso di film virali prodotti a basso costo (si parla di qualche migliaio di dollari). A questo scopo è stato aperto un canale su YouTube contenente 11 filmati.
Interessante notare che questi filmati sono stati creati da una serie di entità differenti, con stili e tecniche completamente diverse - ma nel complesso risultano piacevoli, anche se non so quanto compelling e funzionali nel superare l'inerzia del navigatore medio, stimolandolo davvero a scaricare, installare e provare il nuovo browser, uscendo dall'abitudine... dal punto di vista creativo, comunque un buon lavoro, senza dubbio.
Iscriviti a:
Post (Atom)