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venerdì, dicembre 09, 2011

UK: le Guidelines per il Pay per Content e simili


E' abbastanza ovvio quanto oggi si sia un forte interesse ad arrivare "dentro" i contenuti editoriali di blog e simili, con belle comunicazioni a favore della propria marca / prodotto.

E' noto quanto gli influencers, le blogstars e i semplici blogger con un po' di seguito abbiano la mailbox oggetto di comunicati stampa (bleah, non hanno capito niente) o di gentili messaggi personali che esplicitamente o implicitamente chiedono di parlare sul tuo "media" di questa o quella iniziativa.

Quando poi non arriva la telefonata da parte di quel tipo dell'Agenzia di PR che ha fatto di tutto per conoscerti di persona e avere la possibilità di chiamarti al telefono ;-) (scherzi a parte, parecchi di questi figuri sono entrati a far parte di quelli che considero  amici :-)

Fin qui tutto bene; c'è chi gioca questa partita in modo pulito e secondo le regole. Magari ti fanno anche il regalino (come sappiamo, se va bene un gadget da due euro).

Ma c'è chi sta seriamente pensando di giocare questa partita con altre regole (e la sta già giocando) - manipolando l'informazione, attraverso il pay per post non dichiarato, facendo apparire come un imparziale opinione quella che è una comunicazione in realtà comprata.

Alcuni blogger & co proprio non accettano il pay per post e affini (io, per esempio, ma anche buona parte di quelli che conosco e stimo). E c'è chi è talmente sensibile al tema che dove vede un sia pur vago conflitto d'interesse, piazza dei disclaimer: http://www.pandemia.info/2011/12/02/disclaimer-viva-la-trasparenza.html

Altri mi sa che le marchette le fanno dietro compenso (soldi o prodotto) ma non lo dichiarano nei loro contenuti. E questo non va mica tanto bene...

Già negli USA la faccenda è regolamentata con multoni per blogger e simili, se non dichiarano che sono stati pagati o hanno ricevuto benefit in cambio del loro post (approfondimento qui)

Ora in UK lo IAB ha pubblicato una serie di guidelines su come ci si dovrebbe comportare in termini di promozioni a pagamento sui Social Media:


The guidelines – developed by the IAB’s Social Media Council and supported by ISBA, the Voice of British Advertisers - offer concise practical direction with the express aim of providing transparency for consumers. The document aims to help brand owners and marketing practitioners comply with consumer protection law. They feature six relevant social media scenarios to demonstrate how the guidance may work in practice:


These are:



1. Video Placement
2. Blogs
3. Video Blogs
4. Twitter 
5. Forums 
6. Facebook 


(leggete l'articolo e scaricate i documenti su http://www.iabuk.net/en/1/paidpromotioninsocialmediaguidance101111.mxs)

Anche la Camera di Commercio Internazionale (l'organismo che influenza i codici di autodisciplina), si è mosso nel ridefinire le regole della comunicazione) 

Vi metto anche un paio di link a miei content precedenti sul tema, se a qualcuno serve fare un ragionamento un po' più allargato...

mercoledì, ottobre 06, 2010

Corriere: tra iPad e sciopero dei Giornalisti. Pay e free...



Mentre sul lato "fisico" è in corso una sorta di braccio di ferro tra il direttore De Bortoli e i giornalisti che scioperano (avete letto no, la lettera aperta del Direttore? " Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera") sul lato virtuale il Corriere sembra dannatamente serio nell'esplorare la strada virtuale e dell'app per iPad.

Intanto, è non è poco, hanno investito per uno spot "serio" (che trovate sul sito) e hanno anche fatto un bel tutorial (il filmato che trovate qui in alto). Ma al di là della comunicazione, si tratterà di vedere in termini di features e di benefici per gli utenti...

Inutile negarlo, per molti editori l'iPad è stato visto come un cavaliere bianco che potrà tirarli fuori dai guai. Temo non sarà così per tutti. Ma credo ci sia senz'altro un posto per alcuni quotidiani in rete e sull'iPad (che trovo comodissimo per dare un'occhiata alle prime notizie mentre faccio colazione... col cavolo che esco a comprarmi il giornale prima di aver bevuto tre o quattro caffé - ecco perché, ad esempio non ho nemmeno un cane).

Resta il discorso del pagamento. 
Internet ha diffuso una cultura del free. E adesso il free è un parametro culturale. Non c'è nessun motivo "naturale" per cui le cose debbano essere gratis su Internet - è che la storia è andata così. Sicuramente fosse stato tutto a pagamento la rete si sarebbe sviluppata molto più lentamente.

Quindi c'è da domandarsi se la cultura, come capita continuamente, evolverà. E se si riusciranno a far passare modelli free/pay ibridi.

Il rischio è di veder scomparire molti giornali. E queso non è bello. Anche perché, come ho detto in passato, rischiano di stare in piedi (in uno scenario di contrazione delle revenue pubblicitarie) le testate che hanno poteri forti alle spalle, disposti a buttare soldi in imprese antieconomiche pur di avere uno strumento potente di influenza sulle masse...

Vedremo. Intanto penso terrò d'occhio l'esperimento del Corriere...

venerdì, gennaio 29, 2010

Complice la crisi, dovremo usare di più Internet?



Siamo in tempi di crisi e lo sappiamo, anche se continuano le voci ottimiste di una prossima e lenta ripresa verso la normalità (anche se non è dato sapere cosa sarà la normalità dei prossimi anni, in termini di livelli di consumo).

Inevitabilmente la crisi ha comportato cambiamenti anche nel consumo dei mezzi da parte degli italiani, innestandosi anche su trend già esistenti. Il cambiamento nell'uso dei mezzi non è solo una preoccupazione di tipo sociologico ma è anche un parametro fondamentale per le aziende, che con i mezzi fanno promozione dei propri prodotti, notorietà, vicinanza al proprio pubblico.

L'Ottavo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, presentato a Novembre, mette in luce uno scenario che comunicatori ed aziende devono dunque tenere molto in conto per le proprie strategie, in un presente e futuro dove sbagliare è sempre meno consentito.

Questo è l'inizio della mia nuova puntata del corso di e-marketing e dintorni per PMI, non addetti ai lavori etc pubblicato sul sito di  EuroPMI. Se vi interessa, potete leggere il resto qui. Sennò, lasciate stare :-)




Pay per content: e se si mettessero d’accordo?



Pensateci un attimo: tutti gli editori si mettono d’accordo improvvisamente per costringerci a pagare i contenuti online. Che cosa succederebbe? Immaginiamo uno scenario

Oggi si fa una fatica maledetta a far pagare il contenuto, perché la gente si ribella e va dal tuo concorrente che lo dà gratis. La crisi sembra proprio voler finire con molta calma, i budget pubblicitari vanno via dai media tradizionali. La comunicazione online costa meno di quella sui media tradizionali, quindi si tagliano i budget. E si fa fatica. Visto che giornali e riviste gridano al massacro, al rischio chiusura – e in effetti molte testate hanno chiuso – se fosse vero che la situazione è seria e bisogna avere coraggio… che cosa c’è di meglio di un bel “cartello“?

Interessa il tema?  Il resto lo trovate nel mio articolo apparso oggi su Apogeo.

martedì, novembre 24, 2009

De Agostini sbarca sull'iPhone.



Un altro editore sbarca sulla piattaforma iPhone: si tratta di de Agostini che, all'interno del suo ricchissimo catalogo ha scelto di entrare con le fiabe.
Al momento si tratta di una applicazione interattiva per ascoltare le fiabe, con quattro titoli disponibili.
Riprendo dal lancio stampa:
“Fiabe da ascoltare - spiegano dalla casa editrice novarese -, da vedere e con cui giocare in modo interattivo: ogni storia è infatti raccontata a più voci e accompagnata da musiche e suoni, illustrazioni ed effetti di animazione ideati e realizzati per stimolare l’immaginazione del bambino. Con le audiofiabeDe Agostini si può anche giocare: basta scuotere l’iPhone(funzione “shake”) per scomporre e ricomporre le parole e ascoltare le fiabe visualizzando diverse animazioni”.
L’applicazione “Audiofiabe” è disponibile al prezzo di 2,39 Euro su App Store.
Un commento: sicuramente oggi per un editore è sempre più difficile ignorare le nuove piattaforme digitali e sopratutto i nuovi device, nella speranza che iPhone, ereader etc permettano di riprendere quel controllo sul contenuto che la cultura del "free" del web (dalla difficile monetizzazione per molte aziende) ha messo in crisi - in un momento dove è cruciale fare revenue per mantenere in piedi testate e aziende...

martedì, ottobre 27, 2009

L'app iPhone di GQ ... a pagamento

Il numero di Dicembre di GQ, quello dedicato all'"uomo dell'anno", vedrà la luce anche come applicazione iPhone - al modico costo di 2.99 $ (mi sa solo per gli americani: sull'appstore italiano non ce n'è traccia).

Interessante tentativo di far passare un pay per content - che sul PC fa fatica - attraverso il mobile. Che è in realtà una piattaforma molto più pratica (e usata, sopratutto in prospettiva futura) per fruire di contenuti informativo/testuali...

Si tratterà di una copia fedele dell'edizione cartacea, una versione della rivista che invece di essere acquistata in edicola si compra su iTunes... e rappresenta probabilmente un test per capire se e come andare avanti su questa strada.

Su questo tema interessante anche quanto fatto (app a pagamento) da Men's Health - ho scritto una cosa in merito su Apogeo, che potete leggere qui.

Intanto una versione iPhone di Wired a me non dispiacerebbe...;-)
  
(approfondimento sul blog del Wall Street Journal)

giovedì, giugno 25, 2009

Il Pay per Content passa dall'iPhone?

Contenuti a pagamento, la strategia dell’iPhone...

Il declino dell’industria della musica e le sperimentazioni sui nuovi dispositivi di fruizione dei contenuti sembra stia dando qualche idea anche agli editori, in cerca di soluzioni per avvicinarsi al pay per content.

Ne frattempo, l 'applicazione a pagamento di Men's Health...

Questo è il tema e il tono del mio nuovo articolo per Apogeo. Se vi interessa, cliccate qua... (se no, amici come prima)

mercoledì, giugno 10, 2009

I media USA pensano seriamente a farci pagare le notizie online

E chi le pagherà tutte queste notizie?

Un documento dell’American Press Institute raccomanda agli editori di farsi pagare, di combattere per il copyright e di rifocalizzarsi sui consumer per sopravvivere alla tempesta elettronica...

Un mio nuovo articolo su Apogeo, che racconta delle ultime pensate del mondo editoriale americano, che sta ragionando seriamente su come sopravvivere all'evoluzione dei media recuperando il pay per content.

L'articolo lo leggete qui

venerdì, aprile 24, 2009

Tira un’aria di pay per content…

Che cosa succede se scoppia il modello free basato sulla pubblicità? E se si tenta di passa al pay per content ma la gente non ci sta? 

Una provocazione, lo spunto per una polemica, un tentativo di discussione costruttiva...

Un tentativo di immaginare degli scenari in merito a dove rischiamo di andare - il mio nuovo perzzo per Apogeo che potete leggere a questo indirizzo...