Visualizzazione post con etichetta editoria. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta editoria. Mostra tutti i post

giovedì, luglio 25, 2013

Ricerca - Social Media ed Editoria : Feltrinelli e Mondadori leader


Vi segnalo l'uscita della nuova puntata della ricerca Brands & Social Media - la ricerca sull’utilizzo dei social media da parte delle aziende in Italia realizzata da Digital PR in collaborazione con l’Università Cattolica.

Questa puntata è dedicata al settore Editoria 

Le caratteristiche del settore: uso conversazionale di Twitter, specializzazione delle piattaforme e grande coinvolgimento attivo degli utenti 

L’Osservatorio Brands & Social Media, realizzato da OssCom - Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica - e Digital PR, pubblica il terzo report dedicato all’Editoria in cui sono state analizzate 20 case editrici italiane. 

La leadership della classifica è di Feltrinelli e Mondadori.

In generale la classifica descrive un settore in cui l’adozione dei social network è diffusa, ma avviene a più velocità, tanto che il distacco tra il primo e l’ultimo brand in graduatoria è decisamente elevato.

Le due case editrici leader sono presenti su numerosi social network, ciascuno animato con una strategia chiara e differenziata. Sono numerose le iniziative specifiche per il proprio pubblico che risponde interagendo in modo continuativo. 

Pur avendo un numero molto diverso di liker su Facebook (rispettivamente 40.397 e 174.906) e di follower su Twitter (rispettivamente 93.634 e 210.350), Feltrinelli e Mondadori generano livelli di engagement degli utenti molto elevati. Feltrinelli domina su YouTube dove, nel periodo di rilevazione, conta una media di 149 commenti per video, 2.607.415 visualizzazioni dei caricamenti e 3.332 iscritti, mentre Mondadori è leader su Facebook dove conta una media di 17,17 like, 109,05 commenti e 22,82 condivisioni per post.

Fra le altre case editrici si distinguono Newton Compton, Sperling & Kupfer, Chiarelettere e Rizzoli, che sanno suscitare negli utenti un elevato livello di engagement, per esempio su spazi come YouTube dove gli utenti usano lo spazio dei commenti per discutere sui contenuti proposti anche argomentando le posizioni e non soffermandosi solo su espressioni emotive, sebbene con performance più discontinue sulle diverse piattaforme rispetto ai leader.

Emerge come significativo anche il caso di Einaudi Editore (che si colloca a metà classifica). La casa editrice si distingue, infatti, per una strategia di utilizzo intensivo dei social network puntando ad utilizzare un numero più contenuto di social network (spicca per esempio l’assenza su Facebook) in cui però il presidio è costante e il dialogo con gli utenti continuativo. La presenza di Einaudi è particolarmente efficace su Twitter, un social network utilizzato nel tempo con strategie originali che hanno reso il suo profilo una best practice - non solo per il mondo dell’editoria - per la sua capacità di coinvolgimento attivo dei fan.

Complessivamente il settore si muove in maniera differenziata, spaziando da forme di presidio circoscritte e intensive, ovvero poche piattaforme su cui si concentra una forte attività in termini di frequenza di aggiornamento e di engagement degli utenti (come fanno per esempio Einaudi o Rizzoli), a forme di presidio estensive, ovvero molte piattaforme utilizzate in modo integrato (ad esempio Mondadori e Feltrinelli).

Rispetto ai social network utilizzati si conferma il dominio di Facebook (non utilizzato solo da Einaudi), seguito da Twitter e da YouTube (15 aziende su 20). Notevole anche la presenza su Anobii e Pinterest con board dedicati a copertine e foto. E’ ancora molto limitato l’uso di Google+, dove sono presenti solo 7 aziende con profili “vetrina”. Seppur in numero limitato sono presenti blog utilizzati in modo complementare al sito oppure attivati per supportare la promozione di autori e libri.

L’analisi ha fatto emergere una forte differenziazione funzionale degli spazi web utilizzati: al sito internet è affidata la parte informativa e commerciale con la presentazione della casa editrice e del catalogo e gli spazi di e-commerce; Facebook è dedicato all’aggiornamento costante delle uscite e all’attivazione di dinamiche di community con e tra i propri utenti; Twitter viene utilizzato per rilanciare e amplificare la diffusione delle news e YouTube è il repository dei contenuti video (interviste, booktrailer, video di eventi) rispetto ai quali gli utenti sono anche attivi commentatori.

Una caratteristica specifica del settore è l’utilizzo conversazionale di Twitter. I profili Twitter delle case editrici analizzate sono caratterizzati da ricche dinamiche conversazionali con gli utenti attivate e potenziate dall’attività di retweet dei contenuti più interessanti e capaci di generare dibattiti e discussioni. 

Fra le forme di engagement degli utenti spiccano lo sharing, soprattutto delle citazioni proposte su Facebook e Twitter, e le conversazioni attivate rispetto alla propria passione per un libro, un autore, una citazione anche attraverso contest dedicati. La condivisione della passione per i libri e per gli autori attiva anche conversazioni fra le case editrici su Twitter, che si richiamano reciprocamente, ulteriore elemento di novità di questo report non riscontrato in precedenti settori.

La promozione per i libri si traduce anche in forme originali, come i booktrailer e le citazioni, spesso elaborate in formati graficamente accattivanti, su Facebook e Twitter.

Tra le piattaforme analizzate, non poteva in questa analisi mancare Anobii, punto di riferimento importante per i lettori in rete. Le case editrici presenti utilizzano questo social network per costruire librerie dei volumi pubblicati ed entrare in contatto con i lettori del social network.

Maggiori informazioni sono disponibili sui siti 


Disclaimer/Disclosure/la qualunque: lavoro per Digital PR e sono coinvolto nel progetto della ricerca, #sapevatevelo

lunedì, maggio 06, 2013

Pensiero profondo: troppo contenuto, e sempre di più. Morire di ipercontenutosi.

Ovvio.
Di marche / prodotti che abbiano cose serie e sensate da dire su se' stesse, ce n'è poche.

I Social e più in generale i media digitali si reggono sul paradigma del contenuto, specialmente adesso che tutti si sono buttati sulla barca dello storytelling.

Lo Storytelling come strategia va benissimo quando ci sono storie interessanti da raccontare.

Ma nella maggior parte dei casi, siamo lì a inventarci storie che non stanno in piedi e interessano poco - per riempire gli spazi che obbligatoriamente devono essere riempiti sui social - e per distrarre l'attenzione dal fatto che la marca prodotto / non ha nulla da dire, identificando territori da presidiare.

E quindi, dato che in genere ci sono anche pochi soldi e poca intelligenza dietro a questi prodotti, ci troviamo a fare il 34° oggetto social (blog, pagina FB...) su ...... (fill the dots, io non faccio esempi, per evitare che qualcuno pensi ce l'abbia specificamente con lui). Ma io per primo mi sono trovato a dover realizzare pagine, blog, siti, basati sul nulla. O sul già fatto da cento aziende prima.

Questa febbre di produrre contenuti inutili io la definisco ipercontenutosi. Ed è una delle cause scatenanti del "Chissenefrega effect". Tanta quantità, pochissima qualità.
Dove gli autori sono pagati a noccioline (si veda, uno fra i tanti, questo esempio)

Lo stesso discorso si potrebbe / dovrebbe fare pure sui libri: 64.000 titoli pubblicati all'anno in Italia, in un mercato dove oltre il 50% degli italiani non legge nemmeno un libro all'anno (ma poi lo lasciano votare lo stesso...)

Adesso, qualcuno più diligente di me ha fatto una seria analisi sulla proliferazione del contenuto. dei libri, delle foto, della spazzatura.

Dalla nascita della civiltà al 2003 sono stati creati, complessivamente, 5 Exabyte di contenuto.
Oggi, ogni giorno produciamo 2.5 Exabyte di contenuto *al giorno*.

Vi allego interessante Slideshare e, se avete tempo, il video in cui questa presentazione viene presentata e commentata. Notevole.

Non sono d'accordo su tutto, ma ci sono dei pensieri utili a tutti, specialmente a chi fa il planner, si interessa di strategia o semplicemente deve pensare a cose intelligenti.



2013/4 Brad Frost from CreativeMornings/PGH on Vimeo.

giovedì, febbraio 02, 2012

Se si mette a Twittare pure Dio...


Per il lancio del libro The Last Testament, l'autore (o il suo team Marketing) hanno pensato bene di portare il Dio dell'Antico Testamento su Twitter.


Se non siete di quelli che si offendono, ogni tanto qualcosa di carino esce :-)

martedì, gennaio 10, 2012

Goodbye Apogeonline. Ma non starò certo zitto ;-)



Dopo qualcosa come sette (!) anni, si interrompe la mia collaborazione con Apogeo Online, il magazine che è stato in tutti questi anni uno dei punti di riferimento della cultura digitale italiana.

La scelta non è tanto mia quando della testata. Complice (credo) anche la crisi che rende tutto più difficile, l'editore ha comunicato una netta sterzata nella linea editoriale.

Se Apogeo online doveva rappresentare la presenza in rete della casa editrice Apogeo, nei suoi vari campi ed ambiti, da oggi sarà invece l'espressione di Apogeo Informatica. 

Di conseguenza Apogeonline si occuperà di "tecnologia praticata" (a supporto dei libri di tecnologia, software e simili, mi sembra di intuire). 


La webzine non pubblicherà dunque più articoli di approfondimento e di cultura come quelli attuali ma "segnaleremo cose in maniera più compatta e immediata, molto vicine alle tecnologie che poi insegniamo nei nostri libri ed ebook."

Peccato, si perde un pezzo importante della storia e della cultura digitale italiana; ma comunque mi sembra giusto che un editore (e quindi un'azienda) orienti i propri investimenti dove economicamente più utile per il proprio business.

Per quello che mi riguarda, questa è una linea editoriale dove non mi sembra possano trovare posto i miei contributi di marketing digitale, di comunicazione, di strategia.  Ergo, Goodbye, Adieux Apogeonline.

Questo non vuol dire però che stia zitto ;-)
Ci sentiamo tra un paio di settimane con una interessante novità. Su cui ricomincerò a pubblicare le cose che su Apogeo non avevano più posto. 

Stay Tuned.

venerdì, dicembre 24, 2010

Due impressioni sull’app del Corriere per l’iPad


Da parecchie settimane sto testando l’app del Corriere della Sera per l’iPad. 

Curioso di vedere come “funziona” un quotidiano tradizionale sull’iPad. 
Con, l’ammetto, parecchie perplessità iniziali: sia per l’uso del tablet come strumento per leggere il giornale, sia per quello che riguarda un approccio poco “evoluto”, un porting dell’edizione cartacea, senza bells & whistles ultra interattivi.

D’altra parte sono già abituato a leggermi, su Zinio, riviste tradizionali senza grosse multimedialità (o nessuna).

Le mie prime conclusioni: fare colazione leggendosi il giornale senza uscire di casa è una gran bella cosa... visto anche che comunque mia moglie non è avvicinabile o conversabile prima del secondo caffé ;-)

Se poi c’è poca gente in metropolitana, anche l’iPad risulta funzionale per leggersi il giornale (anche se, oggettivamente, in questo contesto, risulta più pratico un tablet di dimensioni più contenute ma anche l’iPhone o un simile smartphone).

Terza conclusione: nella mia modalità di fruizione del quotidiano, sono in una dimensione di scanning o di lettura rapida, con eventuali approfondimenti - ma comunque dedico pochi minuti a scorrere le notizie. 
Quindi approfondimenti multimediali e grosse interazioni per me sono mediamente inutili o poco utili - al peggio un link a YouTube mi funziona benissimo. 
Prediligo quindi l’usabilità e la semplicità - e la formattazione classica del quotidiano ho scoperto mi sta benissimo (ovviamente per altri  può essere diverso).

L’app del Corsera mi sembra quindi funzionale e si è meritata da parte mia un buon voto.

Qualche informazione (ripresa in parte da loro press release):
A quanto dichiara l’editore l’app è stata scaricata oltre 90.000 volte (ma non so quanti siano poi gli abbonati paganti) e sappiamo bene quanto un settore come quello dell’editoria periodica o quotidiana riponga speranze di salvezza vivifica su queste nuove piattaforme per riprendere utenza e incassi pubblicitari…

Altri aspetti interessanti che sono stati aggiunti all’app rispetto alla sua prima release:

- la possibilità di comprare anche solo un numero; se quel giorno c’è l’articolo che proprio non possiamo perdere, collegando la propria utenza telefonica Tim o Vodafone all’App del Corriere (o della Gazzetta) si potrà acquistare una singola edizione del giornale scalando il costo dal proprio credito telefonico

- la possibilità di conservare i “ritagli di giornale” con le notizie preferite, più importanti o rilevanti. 

- la possibilità di salvarsi intere edizioni o singole pagine del quotidiano, delle edizioni locali, dei dorsi e dei magazine allegati (Io Donna, Sette, Casa Amica, Style), con un archivio storico che si estende a 14 giorni. Posso conservare per sempre le miei edizioni in un archivio “locale” dell’iPad e consultarle in modalità off line anche giorni, settimane o mesi dopo.

- Il download dell’edizione giornaliera avviene in modo automatico all’apertura dell’App. In questo modo si può comodamente leggere l’edizione quotidiana in modalità off line.

- Il quotidiano viene caricato il modo progressivo. In questo modo la fruizione di contenuti si snellisce e si velocizza, permettendo di trovare in modo più rapido anche un singolo contenuto di interesse.

I costi: la copia singola di Corriere e di Gazzetta è offerta al prezzo di 0,99 euro (secondo me un po' troppo). Abbonamenti: 19.99, 99,99 e 179,99 euro per le formule mensile, semestrale ed annuale (rispetto ai 397 Euro del costo dell'abbonamento annuale all'edizione cartacea.. è un affare).

Conclusioni: perfettibile, un po’ costosa (speriamo che il successo dell’app come media pubblicitario faccia quadrare i conti in modo da innescare un circolo virtuoso che permetta di abbassare i costi dell’abbonamento e far salire l’audience, il che dovrebbe portare più pubblicità…) 
Sicuramente una delle mie app di uso regolare…(anche se, lo confesso, poi le notizie del Corrierone le integro con quelle di altre fonti più “digitali”… macino Flipboard e Pulse a manetta)

Sicuramente possiamo dire che è un'app destinata ad un pubblico..."conservatore"? Di persone che da un giornale online cercano la versione digitale della carta, nè più nè meno...;-) da capire quanto questo target sia numeroso e disposto a spendere rispetto a target più "evoluti" che cercano una maggiore interazione, interattività... e nessun costo.


mercoledì, ottobre 06, 2010

Corriere: tra iPad e sciopero dei Giornalisti. Pay e free...



Mentre sul lato "fisico" è in corso una sorta di braccio di ferro tra il direttore De Bortoli e i giornalisti che scioperano (avete letto no, la lettera aperta del Direttore? " Non è più accettabile, e nemmeno possibile, che l’edizione Ipad non preveda il contributo di alcun giornalista professionista dell’edizione cartacea del Corriere della Sera") sul lato virtuale il Corriere sembra dannatamente serio nell'esplorare la strada virtuale e dell'app per iPad.

Intanto, è non è poco, hanno investito per uno spot "serio" (che trovate sul sito) e hanno anche fatto un bel tutorial (il filmato che trovate qui in alto). Ma al di là della comunicazione, si tratterà di vedere in termini di features e di benefici per gli utenti...

Inutile negarlo, per molti editori l'iPad è stato visto come un cavaliere bianco che potrà tirarli fuori dai guai. Temo non sarà così per tutti. Ma credo ci sia senz'altro un posto per alcuni quotidiani in rete e sull'iPad (che trovo comodissimo per dare un'occhiata alle prime notizie mentre faccio colazione... col cavolo che esco a comprarmi il giornale prima di aver bevuto tre o quattro caffé - ecco perché, ad esempio non ho nemmeno un cane).

Resta il discorso del pagamento. 
Internet ha diffuso una cultura del free. E adesso il free è un parametro culturale. Non c'è nessun motivo "naturale" per cui le cose debbano essere gratis su Internet - è che la storia è andata così. Sicuramente fosse stato tutto a pagamento la rete si sarebbe sviluppata molto più lentamente.

Quindi c'è da domandarsi se la cultura, come capita continuamente, evolverà. E se si riusciranno a far passare modelli free/pay ibridi.

Il rischio è di veder scomparire molti giornali. E queso non è bello. Anche perché, come ho detto in passato, rischiano di stare in piedi (in uno scenario di contrazione delle revenue pubblicitarie) le testate che hanno poteri forti alle spalle, disposti a buttare soldi in imprese antieconomiche pur di avere uno strumento potente di influenza sulle masse...

Vedremo. Intanto penso terrò d'occhio l'esperimento del Corriere...

mercoledì, aprile 28, 2010

Una sfilza di novità per l’informazione online

Nello stesso giorno mi segnalano quattro nuove iniziative di giornalismo alternativo (ed online) in Italia. Starà succedendo qualcosa? 

Quattro segnalazioni relative a quattro iniziative giornalistiche di tipo innovativo (anche se forse un po’ piccole) che si affacciano sul mercato italiano

Nel mio articolo settimanale per Apogeo si parla di Europa451, Il Post, AgoraVox, Paper Blog

martedì, marzo 23, 2010

Il videoplayer dentro Panorama. Venerdì.

Altra incursione tecnologica del settimanale, dopo i QR code e la realtà aumentata.

Venerdì scatterà da parte dei tecno geek una caccia al numero di Panorama, che conterrà un video player ricaricabile (VIP - Video In Print).
Un microschermo da 3.5 pollici che presenta (ovviamente) un contenuto pubblicitario (dovrebbero essere 5 filmati) ma che, essendo dotato di micropresa USB, potrà permettere la ricarica della batteria e l'upload di nostri contenuti al posto di quelli pubblicitari (capacità fino a 45 minuti di filmati... può essere un gadget carino)

La caccia al numero sarà giustificata dalla tiratura limitata: ne saranno infatti disponibili solo 10.000 copie e, sorry, solo in selezionate edicole di Roma e Milano. Il costo del player è infatti piuttosto alto e l'operazione, oltre ad un test, è anche un modo per fare buzz...

L'operazione riprende quella già fatta negli USA da Entertainment Weekly
Va rilevato come Panorama si stia dimostrando molto interessata alle sperimentazioni tecnologiche, stiamo a vedere cosa ci tirano fuori al prossimo giro...
In attesa di avere per le mani l'oggetto italiano, allego un servizio della CBS sulla tecnologia in questione...






venerdì, gennaio 29, 2010

Complice la crisi, dovremo usare di più Internet?



Siamo in tempi di crisi e lo sappiamo, anche se continuano le voci ottimiste di una prossima e lenta ripresa verso la normalità (anche se non è dato sapere cosa sarà la normalità dei prossimi anni, in termini di livelli di consumo).

Inevitabilmente la crisi ha comportato cambiamenti anche nel consumo dei mezzi da parte degli italiani, innestandosi anche su trend già esistenti. Il cambiamento nell'uso dei mezzi non è solo una preoccupazione di tipo sociologico ma è anche un parametro fondamentale per le aziende, che con i mezzi fanno promozione dei propri prodotti, notorietà, vicinanza al proprio pubblico.

L'Ottavo Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, presentato a Novembre, mette in luce uno scenario che comunicatori ed aziende devono dunque tenere molto in conto per le proprie strategie, in un presente e futuro dove sbagliare è sempre meno consentito.

Questo è l'inizio della mia nuova puntata del corso di e-marketing e dintorni per PMI, non addetti ai lavori etc pubblicato sul sito di  EuroPMI. Se vi interessa, potete leggere il resto qui. Sennò, lasciate stare :-)




Pay per content: e se si mettessero d’accordo?



Pensateci un attimo: tutti gli editori si mettono d’accordo improvvisamente per costringerci a pagare i contenuti online. Che cosa succederebbe? Immaginiamo uno scenario

Oggi si fa una fatica maledetta a far pagare il contenuto, perché la gente si ribella e va dal tuo concorrente che lo dà gratis. La crisi sembra proprio voler finire con molta calma, i budget pubblicitari vanno via dai media tradizionali. La comunicazione online costa meno di quella sui media tradizionali, quindi si tagliano i budget. E si fa fatica. Visto che giornali e riviste gridano al massacro, al rischio chiusura – e in effetti molte testate hanno chiuso – se fosse vero che la situazione è seria e bisogna avere coraggio… che cosa c’è di meglio di un bel “cartello“?

Interessa il tema?  Il resto lo trovate nel mio articolo apparso oggi su Apogeo.

mercoledì, dicembre 09, 2009

Daily Lit passa al libro gratis



Circa un anno fa ho parlato (su Apogeo) di Daily Lit, un servizio che ci invia ogni giorno per email un breve capitolo di un libro che abbiamo scelto - una modalità per permetterci di leggere di più sfruttando i tempi interstiziali.

Dall'offerta iniziale (libri free con pubblicità o libri a pagamento senza), sono ora passati al classico modello gratuito supportato dalla pubblicità (se ce la fanno) - anche basandosi sull'assunto che sponsorizzando un certo titolo editoriale si ha una sorta di profilazione degli utenti, segmentazione, targettizzazione.

L'editoria online è sempre più complicata, e se è vero che nel mondo l'ebook sarà uno dei regali caldi di Natale , ne vedremo ancora delle belle e delle brutte. Quanto a me, io preferisco di sicuro avere un libro tutto insieme (e leggo parecchio, sull'iPhone) e decidere quando e quanto leggere - ma capisco che altri possano trovare più utile questo tipo di suggerimento forzoso quotidiano...

martedì, novembre 24, 2009

De Agostini sbarca sull'iPhone.



Un altro editore sbarca sulla piattaforma iPhone: si tratta di de Agostini che, all'interno del suo ricchissimo catalogo ha scelto di entrare con le fiabe.
Al momento si tratta di una applicazione interattiva per ascoltare le fiabe, con quattro titoli disponibili.
Riprendo dal lancio stampa:
“Fiabe da ascoltare - spiegano dalla casa editrice novarese -, da vedere e con cui giocare in modo interattivo: ogni storia è infatti raccontata a più voci e accompagnata da musiche e suoni, illustrazioni ed effetti di animazione ideati e realizzati per stimolare l’immaginazione del bambino. Con le audiofiabeDe Agostini si può anche giocare: basta scuotere l’iPhone(funzione “shake”) per scomporre e ricomporre le parole e ascoltare le fiabe visualizzando diverse animazioni”.
L’applicazione “Audiofiabe” è disponibile al prezzo di 2,39 Euro su App Store.
Un commento: sicuramente oggi per un editore è sempre più difficile ignorare le nuove piattaforme digitali e sopratutto i nuovi device, nella speranza che iPhone, ereader etc permettano di riprendere quel controllo sul contenuto che la cultura del "free" del web (dalla difficile monetizzazione per molte aziende) ha messo in crisi - in un momento dove è cruciale fare revenue per mantenere in piedi testate e aziende...

venerdì, novembre 20, 2009

Il Caos della concorrenza digitale

Forse ha ragione Bob Garfield quando lega il digitale a scenari caotici. E nel caos rischieranno di trovarcisi anche le agenzie di comunicazione digitale, se a fare creatività ci si mettono anche gli editori.

Parlo di questo nel mio articolo odierno su Apogeo ... la concorrenza sui progetti di comunicazione digitale potrà domani arrivare da tutte le parti.

martedì, ottobre 27, 2009

L'app iPhone di GQ ... a pagamento

Il numero di Dicembre di GQ, quello dedicato all'"uomo dell'anno", vedrà la luce anche come applicazione iPhone - al modico costo di 2.99 $ (mi sa solo per gli americani: sull'appstore italiano non ce n'è traccia).

Interessante tentativo di far passare un pay per content - che sul PC fa fatica - attraverso il mobile. Che è in realtà una piattaforma molto più pratica (e usata, sopratutto in prospettiva futura) per fruire di contenuti informativo/testuali...

Si tratterà di una copia fedele dell'edizione cartacea, una versione della rivista che invece di essere acquistata in edicola si compra su iTunes... e rappresenta probabilmente un test per capire se e come andare avanti su questa strada.

Su questo tema interessante anche quanto fatto (app a pagamento) da Men's Health - ho scritto una cosa in merito su Apogeo, che potete leggere qui.

Intanto una versione iPhone di Wired a me non dispiacerebbe...;-)
  
(approfondimento sul blog del Wall Street Journal)

lunedì, settembre 07, 2009

Due schermi is meglio che one. E per gli editori?

Da Asus un annuncio molto interessante.

Un nuovo device, evoluzione dell'e-book reader - che ha la caratteristica di avere due schermi.

Con una materialità, un "form factor" molto più vicino a quello che oggi hanno libri... e giornali. Anche se, dalla fotina non si capisce, per funzionare davvero dovrebbe essere un oggetto che si possa tenere comodamente in mano... diciamo come una rivista mensile.

Al di là del fatto di capire come funzionerà l'oggetto "Eee-Reader" (non dimentichiamoci che Asus ha un buon track record in termini di innovazione, avendo inventato i netbook, sostanzialmente), c'è da pensare a quello che potrebbe essere l'impatto sui consumer.

In effetti io sono abituato a leggere molto sul PC, ma non libri. Pubblicazioni e news più che altro li leggo sull'iPhone, perché mi viene comodo mentre sono in metropolitana, o in viaggio, per tenere lo schermo ad altezza occhi etc etc

Questo gadget potrebbe essere una ottima alternativa... ma dipende anche quanto costa (purtroppo i prezzi del Kindle, tanto per dirne una, sono un po' fuori dalla mia portata psicologica - ovvero non caccerei tutti quei soldi per quella roba li).

Da quello che però ho letto in giro (ovviamente non sul loro sito :-( ) si parla però di un obiettivo attorno a poco più di 100 Euro.
A quel prezzo li' ne compro due.

A quanto si dice dovrebbe essere prossimamente lanciato in UK (scommettiamo che sarà pronto per Natale? O almeno dovrebbe).

A questo punto si aprirebbero interessanti prospettive per il mercato dell'editoria digitale e dei periodici... coniugando la fisicità di un supporto che richiama le abitudini e l'ergonomia tradizionali, con i vantaggi dell' e-editoria.

Da capire in primis come sarà lo schermo (e il peso) e sopratutto quali modelli di business potrebbe supportare per gli editori, che sembrano inevitabilmente orientati a trovare una strada di pay per content per i loro prodotti, come strada complementare ad un "free" che con la crisi della pubblicità permette sempre meno di pagare i giornalisti e gli altri costi.

Come ha fatto La Stampa, associare un device ad un content...chissà.

giovedì, giugno 25, 2009

Il Pay per Content passa dall'iPhone?

Contenuti a pagamento, la strategia dell’iPhone...

Il declino dell’industria della musica e le sperimentazioni sui nuovi dispositivi di fruizione dei contenuti sembra stia dando qualche idea anche agli editori, in cerca di soluzioni per avvicinarsi al pay per content.

Ne frattempo, l 'applicazione a pagamento di Men's Health...

Questo è il tema e il tono del mio nuovo articolo per Apogeo. Se vi interessa, cliccate qua... (se no, amici come prima)

mercoledì, giugno 10, 2009

I media USA pensano seriamente a farci pagare le notizie online

E chi le pagherà tutte queste notizie?

Un documento dell’American Press Institute raccomanda agli editori di farsi pagare, di combattere per il copyright e di rifocalizzarsi sui consumer per sopravvivere alla tempesta elettronica...

Un mio nuovo articolo su Apogeo, che racconta delle ultime pensate del mondo editoriale americano, che sta ragionando seriamente su come sopravvivere all'evoluzione dei media recuperando il pay per content.

L'articolo lo leggete qui

venerdì, aprile 24, 2009

Tira un’aria di pay per content…

Che cosa succede se scoppia il modello free basato sulla pubblicità? E se si tenta di passa al pay per content ma la gente non ci sta? 

Una provocazione, lo spunto per una polemica, un tentativo di discussione costruttiva...

Un tentativo di immaginare degli scenari in merito a dove rischiamo di andare - il mio nuovo perzzo per Apogeo che potete leggere a questo indirizzo...