Conosciamo tutti l'autoplay di Facebook... la nuova "feature" che fa partire in automatico i video quando navighiamo il social...
un'opportunità per i comunicatori - non fosse che (grazie al cielo) di default l'audio è a zero, e quindi si perde buona parte dell'efficacia pubblicitaria (vi ricordate il termine "interruption marketing"?)
Beh, trasformando i vincoli in opportunità, se l'audio non c'è, facciamolo diventare un punto chiave della creatività.
E quindi ecco lo spot per Facebook, con i sottotitoli e l'interprete in sign language* così lo spot ve lo potete godere comunque, anche se vi fa fatica alzare il volume...
* che in realtà, in modalità Easter Egg, non traduce i sottotitoli, ma dice tutt'altro :-)
“I’m not really signing what he’s saying because there are subtitles. I’m here because Captain Obvious is cool and they promised I’d get to keep this uniform. Also, if you write “gift me” in the comments section, you’ll be entered to win a Hotels.com gift card which is awesome!”.
Eccomi, non sono scomparso, ma causa intenso lavoro, il blog avanza a mezza velocità.
Rapido esempio di pensiero creativo con una solida base di strategia.
Un po' vecchio, ma sempre intelligente e attuale.
Il prodotto è una di quelle spazzole adesive che tolgono peli, pelucchi e polvere dai vestiti.
Ovviamente le vendite salgono se si riesce ad evidenziare e drammatizzare il problema. In sostanza farti vedere che hai bisogno del prodotto, anche se magari non te ne rendi conto.
Insomma, che hai i vestiti pieni di schifezza.
A questo scopo, 3M ha realizzato, in una logica di pensilinavertising, un impianto semplice ed efficace, basato sull'uso di tubi a luce nera, quella specie di ultravioletto da discoteca che, tra gli altri effetti, fa risaltare da morire polvere, peletti etc etc.
Additandoti quindi agli altri passanti e aspiranti passeggeri del bus come essere ricoperto di corpuscoli estranei.
Oggi è il caso di uno dei Guerilla o meglio "Ambush" più bastardi che ho visto da un bel po'.
Non vi racconto niente, guardatevi il video, fatto senza risparmio di mezzi, un Ambush molto cinematografico :-)
Background:
Il mandante è Ubisoft - che fa videogames.
Per il lancio di Watch Dogs - un nuovo gioco, pare attesissimo, che parla di action e parla di hackers...
"An amazing smartphone app turns common people into powerful hackers and hidden cameras record their reaction as they unwillingly hack a street of Los Angeles. You won't believe what they do when the police show up! Experience the power of hacking in Watch Dogs on May 27, 2014."
Questa è la settimana dedicata (in parte) alle Brand Utilities - ovvero alla comunicazione che offre servizi utili alle persone.
Questo primo caso è quello di Ajax, ben nota linea di detergenti.
Tutti noi abbiamo i Social intasati di robe miste, di like dati a cose che non ci interessano e non ci hanno mai interessato ma che abbiamo dovuto dare. Di spam.
Beh, chi può ripulire tutto... meglio di un detergente?
Si prende un prodotto adatto (Spray 'n Wipes) e gli si costruisce sopra un'operazione di comunicazione e di servizio, inventandosi le "Social Wipes" (che sarebbero le salviettine sociali)
(nel concreto: il tool raduna tutte le pagine cui avete dato il like nel corso degli anni e permette di rimuovere i like ormai inutili e consente di rimuovere gli spam bots su Twitter. E in effetti, "ripulirsi" il proprio Facebook è un attimo.)
Una bella ripulita di primavera. E una comunicazione molto stretta sul prodotto, che fa branding ma non di quello "inutile" e vacuo. Molta strategia, bella esecuzione, il vostro digital planner preferito approva :-)
Vine sta diventando qualcosa in più di un giochino, riuscendo -se usato bene - ad aggiungere valore alle conversazioni, anche per le marche.
Anche se al momento ne prevale un uso divertente, giocoso, ironico, ci sono possibilità abbastanza ampie di uso - nonostante la brevità (ma non si sono forse scritti libri, a colpi di tweet?)
Ecco un'infografica carina che da' alcuni spunti di riflessione per un uso intelligente dello strumento :-)
La sintesi è:
1. Usare gli #hashtag
2. Creare video informativi
3. Occhio alla distribution strategy
4. Partire dalla Call to Action per creare contenuti
A quanto pare, a molte persone le idee vengono sotto la doccia.
Partendo da questo insight, un'agenzia di comunicazione Uruguayana ha pensato bene di sviluppare un unconventional sapone ad hoc - ricco di essenze citriche e di ingredienti che puliscono corpo e mente - garantito che farà nascere idee più brillanti... e magari porterà un po' di new business all'agenzia.
Uh - Oh. Ve lo ricordate il post sullo shopping in metropolitana (scatta la foto al QR code, in una stazione della metropolitana Coreana, abbigliata come un supermercato)?
Beh, ho scoperto che da un po' di tempo gira la voce che fosse un falso, un fake, un concept bello ma inesistente - presentato comunque ad un premio creativo.
Ecco le fonti - in Koreano (San Google Translate ci aiuta, ma poco) e in Inglese - e magari ne trovate pure altre.
La cosa che mi impressiona è che erano stati comunicati anche dei bei numeri sui risultati di business dell'operazione...
Non sarebbe il primo fake che vedo, anche in posti dove ho lavorato... su questo vizietto dei fake prima o poi bisognerà prendere provvedimenti... al di là del naturale sputtanamento sui Social.
E d'altra parte si riapre il tema: a chi credere in Rete? E se la notizia che fosse un fake fosse un fake?
Col digitale è diventato semplice fare cose prima difficilissime. Quindi, specialmente nell'arte del filmaggio, per attirare l'attenzione su una cosa che un ragazzo può fare da solo in pochi giorni con un computer, bisogna farla difficile, con :
- 25 Animatori
- 5 Mesi
- 350,000 Post-it.
Si è così realizzato un filmato per Melissa, marca brasiliana che fabbrica scarpette di plastica molto fashion - anche in collaborazione con Vivienne Westwood e altri grossi nomi.
Insomma, ecco il film che è carino ed è stato realizzato in uno dei negozi aziendali (e meno male, avete presente quanto costano 5 mesi di affitto di un teatro di posa ? ;-) che è poi stato lasciato ai pennarelli dei passanti :-)
Un bel co-marketing anche per 3M, btw.
Del film sono stati ricavati diversi "tagli", dallo spot da 30" al making of. Occhio e croce sono andati vicini a fare un milione e centomila views, quindi abbastanza virale. Ovvio che quello che conta qui è fare "buzz"...
Questo è un esempio di brillante strategia. Perlomeno IHMO.
Ci riempiamo spesso talmente la bocca di buzzwords che rischiamo di perdere di vista il loro significato. E quindi, da avvitarci in progetti complicati di comunicazione quando a volte si potrebbero fare cose più semplici.
Prendiamo ad esempio il cosiddetto “buzz”.
Se lo spiegassimo a nostra mamma diremmo che si tratta di fare in modo che la gente parli di qualcosa.
Che si generi un tipo di passaparola (non chiamatelo passaparola coi clienti – al limite definitelo una operazione viral, altrimenti non riuscite a fatturarla a più di 10 Euro, il prezzo percepito spesso è direttamente proporzionale alla complessità percepita e alla incomprensibilità di quel che proponiamo – se abbiamo uno di quei clienti poco evoluti e poco furbi che abbondano nel nostro mercato).
Quindi se voglio che si generi un buzz, voglio che qualcuno parli del nostro prodotto. E quindi, strategia classica, identifico degli influencers, delle persone adatte per innescarela conversazione.
Veniamo al caso in questione.
Immagino che molti di voi conoscano e apprezzino il TED (io moltissimo).
Quando si è trattato di lanciare questo concetto in Argentina, ci si è scontrati col fatto che l’oggetto era assolutamente sconosciuto. E che non c’erano i soldi per fare adv e creare awareness. Quindi, ovvio, si va di unconventional low budget. E di passaparola.
Ma chi scegliere come influential? Quali erano le persone che potevano diffondere il verbo verso la gente ? Chi aveva i contatti, l'opportunità, il tempo? Ovvio :-)
Chi meglio di un tassista, può parlare col la gente, e disseminare idee e concetti? ;-) Quindi perché non prendere i tassisti e buttarli dentro ad una sessione del TED, per trasformarli poi in evangelisti (evangelism)
Guadratevi il filmaggio, che spiega bene il caso ;-)
Il lancio del nuovo film degli X-men (X-men First Class) vede il supporto a Londra di Poster NFC.
Avvicinando il cellulare abilitato, si scarica un trailer ad hoc e ci si collega con la pagina FB del film.
La cosa che eccita di più gli addetti ai lavori pubblicitari è che il costo di impianto si questo tipo di iniziative è basso: migliaia di posizioni dei affissione possono essere utilizzate per creare un circuito NFC semplicemente affiggendo poster dotati di apposito chip. Semplice.
Molto probabilmente (per via di Cannes) questa l’avete già vista da qualche parte, ma dato che mi sembra un’idea intelligente la ripropongo e la commento anch’io.
Tesco ha costituito in partnership con Samsung una catena distributiva (“fisica”) in Korea, chiamata Homeplus.
Con l’obiettivo di allargare la portata del commercio, dal limitato mondo fisico del punto vendita ad un mondo più ampio, fatto di tempi diversi, di ubiquità dei luoghi, si sono inventati… un poster.
Anzi, un posterissimo.
L’idea è quella di una evoluzione o forse integrazione dell’ecommerce. Solo che invece di esplorare un catalogo online (attività on demand, diciamo pull), l’azienda arriva al possibile cliente in modalità push, attiva. Aggredendolo nel suo quotidiano commuting, lontano dal classico negozio.
Attraverso un posterone piazzato in metropolitana e in cui i prodottoni sono esposti con ben altro splendore che le misere giffettine del portale di e-comm, specialmente se pensiamo a raggiungere questi pendolari attraverso un portalino mobile di commerce sullo schermino del telefonino (sono stato sufficientemente riduttivo?).
Praticamente un lineare del supermercato messo in metropolitana.
Con tutte le ovvie conseguenze in termini di generazione di interesse, appeal, desiderio… e proponendoci prodotti che non necessariamente sappiamo di necessitare; di cui magari in un e-commerce ci potremmo dimenticare… insomma, nel più classico modello del catalogo (cataloghino, dai) per corrispondenza.
O potremmo vederlo come il volantino del supermercato che invece di cadere nella cassetta della posta atterra sul nostro percorso in metropolitana in modo impossibile da evitare, o quasi. Spalmato su un poster e integrato con una mobilità internettiana.
I prodotti pubblicizzati sono infatti accessibili facilmente attraverso un cellulare ed il solito QR code (in attesa di passare tutti all’NFC?), che scatena tutti i processi necessari e sufficienti per diventare proprietari dell’oggetto del desiderio. E poi in giornata ce lo consegnano a casa.
Ora, è evidente che si tratta di un'operazione promozionale/pubblicitaria; che non si può tenere il negozio virtuale per sempre in metropolitana, per gli elevati costi e altri fattori. I risultati però sembrano essere buoni ed è da vedere se questa operazione si trasformerà in una fidelizzazione all'ecommerce "tradizionale" di Home Plus da parte dei Koreani.
I risultati "ufficiali": Results and Effectiveness:
People could encounter TESCO HOMEPLUS wherever they go without having to visit the actual store. It was an efficient way to shop so people could enjoy their free time. After this campaign, on-line sales increased tremendously (Nov.2010-Jan.2011). Through this campaign, 10,287 consumers visited the online HOMEPLUS mall using smartphones. The number of new registered members rose by 76%, and on-line sales increased 130%. Currently, HOMEPLUS is No.1 in the on-line market and is a very close 2nd offline.
Per ulteriori chiarimenti, l’ormai immancabile video.
L'operazione ha vinto anche un Grand Prix a Cannes
In mezzo ad una serie di discussioni, leaks e mormorii di prossimi accordi del servizio di Geolocalizzazione con partner commerciali potenti... ad esempio Groupon.
Nel frattempo, Foursquare ha pubblicato una bella infografica, che allego per gli amanti del genere.
Potete scaricarla in tutto il suo splendore su Flickr.
Per indicazione, gli utenti italiani di Foursquare dovrebbero essere, ad occhio, un po' meno di 200.000...
Può Facebook aiutarti a scegliere, su misura delle tue esigenze?
Ecco un concept sviluppato dagli studenti della Miami Ad School Europe: Burger Roulette.
Partendo dall'assunto che per certe persone il BigMac possa essere troppo grosso e impegnativo (e provate, ancora peggio, certi panini di Burger King...), hanno sviluppato questa idea di app Facebook.
Ponendosi davanti alla webcam, il sistema misura le dimensioni della bocca e consiglia il prodotto più appropriato... o qualcosa del genere.
Probabilmente funzionalmente inutile ma perfetto esempio di geek advertising ;-)