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mercoledì, luglio 29, 2015

Da oggi su Amazon si compra pure da mangiare (sì, anche in Italia)

E finalmente anche in Italia arriva la vendita in modalità "seria", da parte del retailer simbolo dell'ecommerce, dei cosiddetti "groceries" (in realtà qualcosa già prima la si poteva trovare, ma qui si è fatto il salto di qualità)..

Pare il negozio "Alimentari e cura della casa" - che spinge la spesa a casa di roba da mangiare - ma no, frutta e verdurine, il fresco no: per Amazon Fresh il tempo non è ancora venuto.

(Vedi approfondimento sotto)

Devo dire che la cosa era più o meno scontata, visto che da tempo questo tipo di prodotti erano già in vendita su Amazon in altre nazioni. 
Qui ometto di fare un ragionamento sull'evoluzione della "spesa a casa", di tutte le startup che ho visto nascere e fallire durante gli epici anni della bolla Internet.
Troppo lunga, forse un'altra volta.

Quello che dico è che se si muove Amazon, in genere porta casa risultati, come dimostrano le ultime news sui loro economics...


Questa news rischia comunque di innescare dele reazioni a catena.

Ci sono tutta una serie di ragionamenti che si possono fare.
Se adesso si muovono i colossi dell'alimentare italiano per essere su Amazon bisognerà capire (a tendere) se e come come questo nuovo canale distributivo sul mercato italiano  (potente? Potentissimo? Debole?) farà evolvere gli scenari (prezzi, trattative con le catene...). Insomma sarà interessante vedere come evolverà l'ecosistema.

Anche perché la possibilità di vendere su Amazon, potrà offrire uno sbocco importante al mercato a una serie di realtà di eccellenza o di nicchia o di quel che volete voi.
Per vendere in Italia ma anche all'estero. Senza lo sbattimento ( o l'impossibilità culturale) di aprirsi un eshop proprio.
E su questo fronte, a titolo di esempio, mi fa piacere trovare su Amazon il mio caffè preferito :-) (si, gli faccio pubblicità al caffé Carbonelli, se meritano :-)

Anche se, d'altra parte... eh, beh, il prossimo, ovvio passo possibile è di adottare la strategia del private label.
Adottata dai retailer di tutto il mondo, declinata sul mondo e-commerce e concretizzata nel produrre pelati, biscotti e scatolame a marchio Amazon. Anche se alle nostre orecchie potrebbe suonare tanto strano pronunciare "Spaghetti Amazon" per i nostri figli potrebbe essere un giorno una cosa normale...  

(approfondimento: articolo del Wall Street Journal)
(approfondimento: il servizio Prime Pantry di Amazon - questo se arriva, arriverà più in là, mi sa)

Userò, personalmente, il servizio?
Decisamente sì (salvo confrontare i prezzi...hai visto mai, ma non penso di avere sorprese).

Sono già abituato da tempo a comprare on line vino, caffè, olio e qualche altra cosa, facendo scorta per un mese o due (così non mi fanno pagare le spese di spedizione).

Essendo un felice utente Prime di Amazon, why not.
A questo punto potrei persino smettere di andare tutte le settimane al supermercato - e il fresco andarmelo a comprare al mercato, sulle bancarelle. Combinando il commerce innovativo con quello più antico :-)

Però, d'altra parte.. diciamocelo: quando si fa la spesa entriamo in un frame of mind particolare, e i siti di quel tipo in genere applicano una metafora da supermercato, o comunque cercano di creare una experience sensata per la spesa. Quella di Amazon, che è la stessa che usiamo per comprare libri, bulloni, dischi e qualsiasi cosa mi sembra un po' inappropriata per il food. Ma poi magari uno ci si abitua.

Resto in serena attesa di vedere se anche in Italia, conseguentemente, Amazon distribuirà Echo (l'ecommerce che funziona "a voce") e/ o Dash (la bacchetta magica per mettere roba nel carrello, senza collegarsi con il computer,,, l'equivalente di annotare una cosa da comprare sulla lavagnetta).

Quelli sì che li userei a palla (sì, mi sto candidando a fare il beta tester :-)

Ed ecco come promesso, l'approfondimento della notizia, tramite un ovvio ritaglia/copia/incolla della press release (che anche in questi tempi digitali c'ha sempre il suo bel perché, se fatta bene):



Da oggi disponibili su Amazon.it migliaia di prodotti alimentari a lunga conservazione per la cura quotidiana della casa, il cui numero è destinato a crescere nel tempo.
 I clienti iscritti a Prime potranno usufruire di spedizioni gratuite illimitate in un giorno e potranno scegliere liberamente dove ricevere i prodotti: a casa, in vacanza o in uno delle migliaia di Punti di ritiro presso gli uffici postali di tutta Italia.
 I produttori e i distributori italiani di alimentari potranno vendere presto i loro prodotti in Italia e nel mondo grazie ad Amazon Marketplace.


Apre oggi su Amazon.it il negozio di Alimentari e cura per la casa. I clienti possono acquistare da subito migliaia di prodotti alimentari a lunga conservazione e per la cura e la pulizia quotidiana della casa. Al lancio sono presenti marchi nazionali e internazionali come Barilla, Valfrutta, Knorr, Rio Mare, San Benedetto, Mulino Bianco, prodotti di punta per la prima infanzia di Plasmon, Mellin o Huggies e quelli per la cura della casa come Chanteclair, Dash, Scottex, Cuki e molti altri.

I clienti possono acquistare online oppure dall’applicazione gratuita di Amazon.it e fare la spesa in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo, ricevendo pasta, latte, bibite, shampoo e detergenti delle loro marche preferite entro 24 ore. È possibile iniziare a fare la spesa con 1-Click alla pagina: www.amazon.it/alimentari.

I clienti iscritti a Prime possono fare acquisti nel nuovo negozio Alimentari e cura della casa e scegliere una delle opzioni di consegna disponibili su Amazon.it, inclusa la spedizione gratuita illimitata in un giorno che consente di ricevere i prodotti di uso quotidiano direttamente a casa in 24 ore, disponibile in più di 6.000 comuni italiani, o il servizio Spedizione Sera che permette di ricevere i prodotti lo stesso giorno, disponibile nell'area di Milano.

... ha dichiarato François Nuyts, Country Manager di Amazon Italia e Spagna: “... abbiamo iniziato con migliaia di prodotti da centinaia di marchi nazionali e internazionali di eccellenza, e continueremo ad ampliare la nostra selezione in modo rilevante nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. A cominciare da questa estate daremo l'opportunità ai venditori terzi di offrire i loro prodotti all’interno del nuovo negozio Alimentari e cura della casa: questa è una grande occasione per le aziende alimentari italiane di raggiungere milioni di clienti Amazon sia in Italia sia all’estero.”

...

Esportando i sapori italiani
I produttori e i rivenditori indipendenti italiani di generi alimentari possono offrire online i loro prodotti a milioni di clienti non solo in Italia, ma anche all’estero. A partire da oggi, Amazon invita le aziende italiane del settore alimentare a vendere i loro prodotti sui siti di Amazon, permettendo così a milioni di famiglie di scoprirli e comprarli online.

“La cucina è uno dei più importanti patrimoni culturali italiani. Sono migliaia le aziende locali che producono specialità alimentari di alta qualità e i clienti in tutta Europa non vedono l’ora di assaggiarle. Ora queste imprese possono diventare fornitori di Amazon o vendere direttamente i loro prodotti ai nostri clienti attraverso Amazon Marketplace,” ha dichiarato Xavier Garambois, VP Retail di Amazon EU. “Siamo entusiasti di poter diventare un partner strategico per i brand italiani dell’Alimentare e di poter contribuire a far conoscere i sapori d'Italia.”

A partire da settembre, sia i produttori italiani, sia i rivenditori di generi alimentari potranno utilizzare Amazon Marketplace e vendere i propri prodotti su Amazon come venditori terzi. Potranno inserire gratuitamente i prodotti e avere il pieno controllo della propria offerta da un account unico e accedere direttamente a milioni di clienti, non solo in Italia ma anche all’estero. Con Amazon Marketplace i produttori Italiani potranno cominciare a vendere i loro prodotti in tutta semplicità; inoltre con la Logistica di Amazon potranno raggiungere tutti gli appassionati di cibo, contando su spedizioni veloci e affidabili.

Le aziende interessate a vendere i propri prodotti sul nuovo negozio Alimentari di Amazon.it possono visitare la pagina: http://www.amazon.it/DiventaFornitoreAmazon



giovedì, aprile 02, 2015

L'idraulico, lo chiamate da Amazon. Diversificazione verso i servizi.


E' ormai chiarissimo che il business di Amazon è quello di impadronirsi di quote sempre più ampie della nostra spesa.

Non che sia necessariamente un male, se ciò ci fa risparmiare e ci offre una experience migliore.


Ma, ovviamente, i timori verso i monopolisti ci sono sempre e fanno inquietare.

Senza comunque voler entrare in un giudizio di merito, vi racconto di Amazon Home Services.

Amazon, partita da libri e dischi e poi allargatasi a praticamente qualsiasi altro prodotto e a vendere merce di negozi terzi, oggi entra nel settore dei servizi per la persona, la casa... (ma solo negli USA), per capirci idraulici e affini :-)

Quindi giardinieri, insegnanti di yoga, antennisti...


Non sono i primi, già altri siti negli USA offrono un servizio di intermediazione comparabile; ma la potenza tecnologica, finanziaria e di brand di Amazon sicuramente propone un vantaggio competitivo non indifferente.

Grazie alla sua potenza (e disponibilità di risorse, in primis) Amazon può permettersi di fare dei "background check" sui fornitori che si propongono e selezionarli duramente, in modo da evitare il più possibile disavventure ai propri clienti. E tanto per essere corretti, il pagamento avviene solo a lavoro eseguito.

Io già di mio sarei abbastanza felice di fare la spesa alimentare settimanale su Amazon, magari usando Dash, o Amazon Echo. Già che ci sono potrei mettere nel carrello un insegnante di hukulele e un imbianchino. Centralizzato, pratico, rapido, garantito (ovvio) dalle recensioni di chi l'ha provato.






Approfondimento:
http://www.theverge.com/2015/3/30/8309573/amazon-launches-home-services

giovedì, gennaio 22, 2015

Ricerca: perché la gente va in Rete? 4 Motivi



Segnalo questa ricerca di AT Kearney - "Connected Consumers Are Not Created Equal: A Global Perspective " 

Ci dice cose interessanti, specialmente una cosa: quali sono i motivi per cui le persone vanno in Rete, si connettono.

Spunti che se vi occupate di marketing, di strategia, se fate il planner sono il bread and butter del vostro lavoro quotidiano :-)

I motivi sono (in corsivo i miei commenti, le mie riflessioni):

Interpersonal Connection
La rete è un luogo sociale, dove si intessono relazioni nuove e si dà un valore aggiunto, un piano addizionale a quello "fisico", una sua continuazione o una sua sostituzione quando "dal vivo" non ci si può relazionare. L'uomo è un animale sociale e come tale trasforma e usa tutti i mezzi a quel fine. La marca può intervenire come abilitatore, sponsor, tool in tutto questo ?
(vedi nota alla fine del post)

Self-Expression
Dove forse dovremo parlare di Selfie-Expression :-) Dove tutti abbiamo qualcosa da dire, e molti lo dicono. Dai livelli più alti a quelli più rosiconi, la Rete ci permette di dare voce ai nostri pensieri. Dallo sfogatoio delle frustrazioni e delle paranoie complottiste al pensiero profondo, da filosofo, che una volta si poteva sfogare solo nell'agorà. Area sfruttata fino alla nausea (perché spesso in modo banale) dalle marche, ma che è ancora molto potente.

Esplorazione
Di marche, prodotti, idee, curiosità, gattini. La Rete ha fatto esplodere le nostre capacità di esplorare l'universo delle cose e delle idee... senza peraltro dare grandi garanzie di affidabilità.
Marche forti sono quelle che mi permettono di scoprire nuove idee, nuovi fenomeni culturali, nuovi meme e "mai più senza"

Convenience
Qui entra pesantemente (anche) il mondo dell'ecommerce. Praticità, facilità. Se fate ecommerce vivete (anche) di questo - forse più che di prezzo. Se fate retail fisico questo è uno degli elementi che potrebbero buttarvi fuori dal mercato. Certo, non tutti gli italiani usano l'ecommerce. Solo quelli di reddito tutto sommato più elevato, di cultura più alta... dipende su che mercato siete. Se vendete la pasta e i prodotti discount probabilmente per un po' siete ancora tranquilli... a parte i fatto che i margini sono ridicoli.

Altre cose interessanti dalla ricerca li copio e incollo.


  • Four motivations for connectivity. People go online because it meets four basic, universal needs: interpersonal connection, self-expression, exploration, and convenience. But respondents from different countries were more motivated by different factors. For example in emerging markets and places where offline expression is limited, the ability to express an opinion rates very highly; in more mature markets, exploration and convenience matter more.
  • The power of social media. Social networks are the places where connected consumers spend the largest amount of their time online. Social networks and social marketing are very effective in generating brand interest and purchases among younger consumers. However, the number of users on a social network is not necessarily an indication for engagement or, importantly, purchases. Furthermore, different social media sites display different usage patterns in different countries.
  • The convergence of physical and online stores. While most purchases today are still made in store, more than half of the survey respondents say they prefer shopping online as well as the online experience. Connectivity does not mean that consumers do everything online, but being connected offers access, speed, and convenience, and enhances the overall the experience. 


  • Approfondimento:
    http://www.atkearney.com/consumer-products-retail/connectedconsumers/full-study/-/asset_publisher/Aj6WmQ8WDHBx/content/connected-consumers-are-not-created-equal-a-global-perspective/10192

    Nota: la ricerca parla di Interconnessione personale - io preferisco pensare in termini di interconnessione emotiva.
    Dove la connessione non è fatta solo con persone, ma con tutti gli oggetti, gli attori, i soggetti con cui la nostra affettività, emotività si attiva.
    Detta in maniera più banale, qui ci entrano anche le marche e (certi) prodotti, che possono avere un ruolo non banale nella sfera emotiva delle persone e magari riempire vuoti esistenziali che religioni, ideologie, strappi della società hanno aperto nell'anima delle persone.

    Cito da "Strategia Digitale"*:

    Si potrebbe scrivere un’enciclopedia su come l’arrivo di internet abbia cambiato la società e come le persone si relazionino in modo diverso, specialmente per effetto dei social media. L’entrata in questa arena di aziende e organizzazioni, che hanno visto nella possibilità di creare relazioni affettive un vantaggio competitivo, ha cambiato lo scenario del marketing; non si tratta infatti di fare advertising ma di cambiare il modo in cui le aziende prendono posto nel mondo delle persone.

    Di qui nel tempo si sono create attese e aspettative relativamente all’approccio di relazione delle e con le aziende. Non è detto che tutte si debbano relazionare - anzi: molte marche non sono titolate a relazionarsi ma solo a informare (va benissimo offrire sconti senza pretendere di essere grandi amici). È, in effetti, un errore abbastanza grave pretendere a tutti i costi di avviare una relazione o di costruire una “community” con persone che non ne sentono il minimo bisogno. Forse la nostra marca o il nostro prodotto non sono in grado di suscitare emotività, coinvolgimento, forse possiamo al massimo suscitare un sorriso - che sicuramente influisce sulla percezione e forse sulle preferenze d’acquisto. Sicuramente non possiamo imporre un’interazione se non siamo interessanti. Qui i casi sono due: non siamo stati abbastanza bravi nel nostro marketing, oppure il nostro prodotto proprio non ha speranze. È vero che con tempo, denaro e costanza, probabilmente si riesce a costruire un immaginario e una relazione su quasi qualsiasi cosa, usando professionisti capaci e dandosi un orizzonte temporale. D’altra parte però è sano domandarsi se il gioco vale la candela. Se questi investimenti di lungo periodo davvero porteranno risultati tali da giustificare i costi. Se davvero, una volta riusciti a trasformare la nostra marca di bulloni in un lovemark, riusciremo a sbaragliare la concorrenza sui prezzi dei cinesi.

    * Strategia digitale. Il manuale per comunicare in modo efficace su internet e i social media

    martedì, novembre 25, 2014

    Acquisti online/offline? Il Webrooming batte lo Showrooming (Ricerca).


    OK, i retailer erano già tutti belli preoccupati per lo showrooming quando adesso salta fuori che la tegola che gli cade in testa è un'altra, ed è pure peggio.

    Per chi non si ricordasse: lo Showrooming è il fenomeno del possibile cliente che entra nel negozio (fisico), guarda il prodotto, si prova la taglia, dice "grazie, ci penso" e poi si fionda a comprare il prodotto da un retailer online, cercando di risparmiare soldi (e ci si riesce, quanto ci si riesce, se si sta dietro alle offerte speciali...).

    Problemone, discussioni sul ruolo dei negozi fisici (a parte i flagship stores, che al limite potrebbero anche fregarsene, se di proprietà dell'azienda... diventano una sorta di piattaforma di comunicazione, più che di vendite...).

    Insomma leggetevi i miei post precedenti sullo showrooming (li metto sotto) e andiamo avanti.

    Ora invece salta fuori da una ricerca - FutureBuy 2014 di GfK (sì, la potete scaricare dal link) - che il numero di persone che prima di comprare online sono andati in un negozio fisico è sceso, in percentuale dal 37% al 28%.

    Mentre invece è schizzato al 41% la percentuale di quelli che hanno fatto il webrooming, ovvero la ricerca l'hanno fatta, da un device mobile, solo sui negozi online e la distribuzione fisica proprio non se la sono filata. 

    Il che è malissimo, perchè se vengono a farti showrooming, magari... già che sono lì... se invece in negozio proprio non ci entrano...

    La ricerca dice un'altra serie di cose interessanti - ecco una sintesi della press release:


    The complex interplay between online and in-person shopping in the US has tilted slightly in favor of bricks-and-mortar retailers, according to GfK’s 2014 FutureBuy® global study of shopping habits and preferences. Incidents of smartphone “showrooming” – seeing a product in a store, then buying it online from another retailer using a smartphone – dropped from 37% in the US last year to 28% in 2014. But “webrooming,” in which consumers buy in a store after researching a purchase online using a smartphone, was reported by an even higher proportion of respondents, 41%.
    Use of a smartphone or tablet to “webroom” topped “showrooming” on those devices by 12 to 14 percentage points among Baby Boomers (ages 50 to 68) and Generations X (35 to 49) and Y (25 to 34). Only Generation Z preferred showrooming – and not by much.
    US shoppers who decided to make their purchases in a bricks-and-mortar environment were motivated by key differentiators such as “see and feel before buying” (58% prefer bricks and mortar, versus 9% online), “get products sooner” (53% versus 16%), and “hassle-free returns” (35% versus 10%). When online was the preferred purchase venue, attributes such as “save money” (61% versus 28%), “easier” (53% versus 24%), and “better selection” (46% versus 16%) were deciding factors.
    Though PCs and laptops still account for the lion’s share of online research and purchases, mobile devices (smartphones and tablets) are playing a growing role. Internet shopping via a traditional home computer (PC or laptop) dropped from 78% to 63% in the US in just one year, while use of mobile devices doubled – from 8% to 15% for smartphones, and 5% to 10% for tablets.
    Ed ecco per approfondire il tema showrooming:

    Che paura lo Showrooming: in negozio si paga per entrare.


    lunedì, novembre 17, 2014

    Rivoluzione nell'ecommerce. Amazon ti piazza in casa un citofono per vendere di più :-) Amazon Echo.

    Ok, non è proprio un citofono, ma tutto sommato non è una cattiva descrizione.

    A naso questa è una notizia interessante e foriera di potenziali rivoluzioni nell'e-business (o magari no, chi può dirlo? 

    Magari è solo un PR stunt... anche se potrebbe essere molto costoso, per una semplice operazione di comunicazione.)

    In breve: è in vendita (ma non da noi) un nuovo device di Amazon che si chiama Echo.
    Questo aggeggio sostanzialmente ascolta. Tutto il tempo. Se dici la parola magica ti permette di inserire a voce un prodotto nel carrello della spesa di Amazon.

    Più specificamente, Amazon Echo fa diverse cose. Suona musica in streaming. Come detto ti ascolta. Ed è in grado di parlarti, di farti da assistente personale. Gli chiedi che tempo fa e lui te lo dice. Gli chiedi cos'è un oritteropo e lui ti legge la definizione su Wikipedia. E soprattutto si prende nota di cosa devi acquistare, permettendoti di aggiungere vocalmente prodotti da comprare dentro il tuo carrello della spesa amazoniano.


    Sostanzialmente un "ricordami di comprare...", un "ah, segnami che devo acquistare..:"

    Quindi dall'idea, dal momento in cui realizzi che ti serve o desideri un certo prodotto, al carrello della spesa con il minimo ritardo e la minima complessità possibile. E più accorci il processo, meno hai tempo e modo di cambiare idea.

    Lo sappiamo, più la fai facile e più vendi.

    Questo fa il paio con Amazon Dash, la bacchetta magica di Amazon per comprare i "groceries" - di cui abbiamo parlato qualche tempo fa.

    Interessante notare che ai clienti "Prime" di Amazon fanno 100 dollari di sconto sull'acquisto di Echo (99$ invece di 199$). Questo significa che vogliono tenersi buoni i clienti migliori. Quelli che già hanno in testa che per qualsiasi cosa c'è Amazon. Rendergli ancora più facile e naturale comprare tutto su Amazon. Mettergli in casa un citofono per parlare direttamente con l'azienda.

    L'idea strategica di questo prodotto immagino sia quella di contribuire sempre di più a far diventare Amazon il punto di riferimento per qualsiasi acquisto (tenete conto che in altri paesi ci comprate molte cose in più, ci potete fare anche in buona misura la spesa degli alimentari e simili). Far scattare il "mi serve la birra --> lo dico ad Amazon" (Homer)

    E intercettare tutte le idee d'acquisto, efficientizzando il più possibile il percorso verso il carrello. Tanto, basta la parola.

    Approfondimenti:


    mercoledì, novembre 12, 2014

    Interessante: questa Pepsi la trovi solo su Amazon


    Può essere solo un PR Stunt, una trovata di comunicazione.

    O può essere un segnale forte sull'evoluzione dei canali distributivi, su dove si vende, dove si fanno i volumi (e qui le polemiche sullo strapotere di Amazon e sul suo impatto sul retail, specialmente quello minore si rafforzeranno, immagino).

    Fatto sta che Pepsi Cola ha annunciato il lancio di True, una Pepsi mediocalorica che compete direttamente con la Coca Cola "verde".

    La cosa più rilevante è che True sarà disponibile esclusivamente su Amazon (così come un prodotto Coca Cola che fa ritorno sul mercato, Surge - storia interessante di come un prodotto ritirato dal mercato sia stato rilanciato in seguito all'incessante sforzo e pressioni di alcuni fan - si vedano i link in fondo al post e date un occhio a Twitter: https://twitter.com/hashtag/SURGEisback?src=hash ).



    Non che al momento il canale Amazon rappresenti volumi terrificanti (per i groceries Amazon rappresenta circa l'1% delle vendite complessive) ma questo è un segnale da tenere d'occhio per valutarne il significato; dal punto di vista strategico si lavora sul fronte dell'acquisto programmato (e quindi del prodotto come abitudine regolare) e non ovviamente su quello dell'acquisto d'impulso (per strada, alla vending machine....).

    Non sorprende quindi che l'esclusività di Amazon sia solo temporanea... e il prodotto troverà il suo posto nella distribuzione più tradizionale.

    Ecco il video di lancio del prodotto:




    Ed ecco alcuni approfondimenti:





    martedì, novembre 11, 2014

    Ricerca scaricabile: a che punto è l'ecommerce in Italia


    Segnalo questa lettura importante per chi si occupa di marketing e strategia digitale.

    Si tratta dell'aggiornamento trimestrale della ricerca “Net Retail – Il ruolo del digitale negli acquisti degli italiani”, realizzata da Netcomm

    Vi faccio una sintesi della sintesi (presa dalla press release) - poi la ricerca la potete scaricare qui.
    • Il Net Retail cresce del 24,2% in Italia nell’ultimo anno, sono aumentati del 23,4% gli acquirenti abituali.
    • Al 23% la quota di chi negli ultimi sei mesi ha fatto acquisti via App su un dispositivo mobile. 
    • Gli e-shopper hanno un’età media di 40 anni e sono uomini per il 55,4%
    • 21,8 milioni di italiani hanno comprato online almeno una volta nella vita, di questi 10 milioni sono acquirenti online abituali (una volta al mese) 
    • 56 acquisti su 100 sono relativi a prodotti fisici, 44 riguardano beni digitali e servizi ma in termini di valore il rapporto d’inverte: ogni 100 euro spesi online, 54 sono spesi per beni digitali e servizi 
    • 23% la quota di acquirenti online che negli ultimi sei mesi ha fatto acquisti da app su dispositivo mobile 
    • 15 acquisti sono originati da dispositivo mobile ogni 100 acquisti online 
    • il 56,6% degli acquisti online avviene presso un sito sul quale si era già acquistato nel passato 
    • 9,5 milioni di consegne medie mensili di prodotti comprati online 
    • 103 euro è lo scontrino medio degli acquisti online nel periodo estivo
    Oltre 100 milioni di nuove esperienze di acquisto online saranno prodotte nel corso del 2014, su siti web o con App che gli acquirenti non avevano mai utilizzato in precedenza e in metà dei casi l'esperienza di acquisto ha tutte le caratteristiche di una "prima volta". 

    Tra i quasi 16 milioni di acquirenti online degli ultimi tre mesi si rileva che il 18% ha fatto almeno un’esperienza di acquisto utilizzando un’App su Smartphone e l’11% almeno un acquisto utilizzando un’App su Tablet (il 6% su entrambi i dispositivi). 

    La terza rilevazione del 2014 conferma la crescita dei volumi stimata a inizio anno, stabile intorno al 25% rispetto al 2013. Il profilo della curva mensile mostra l’evidente stagionalità del fenomeno: i picchi di luglio mettono in risalto il forte contributo del settore turistico. Il peso del comparto turistico nella spesa online è passato dal 25% nel primo trimestre, al 34% nel secondo, fino al 41% nel trimestre appena concluso.

    Nel giro di tre mesi la quota di acquirenti da App sul totale degli acquirenti online è passata dal 20% al 23%. Si tratta di un segmento di consumatori molto interessanti da rilevare, in quanto acquistano con importi medi più elevati e con frequenza maggiore della media.
    Nella prima metà del 2014 è stata superata la soglia delle 50 milioni di transazioni online ogni trimestre. Il dato è leggermente calato dopo la primavera ma l’andamento sin qui rilevato consente di stimare per l’anno in corso oltre 200 milioni di transazioni complessive. 

    Meno della metà degli acquisti del terzo trimestre riguarda beni non materiali mentre il 56% degli acquisti online mette in movimento un bene fisico. La frequenza media di acquisto è pari a 3,1 transazioni nel trimestre per acquirente (poco più di una al mese). La diversa frequenza di acquisto consente di distinguere tra acquirenti abituali (almeno una volta al mese) e acquirenti sporadici (uno o due acquisti nel trimestre). 

    Tale segmentazione mostra che il mercato è sostanzialmente guidato dal segmento degli acquirenti abituali: 10 milioni di individui che generano la quasi totalità del valore del Net Retail. La crescita del valore complessivo del Net Retail è al momento pari al 24,2% anno su anno. La dinamica di crescita era già sostenuta negli ultimi anni (tra il 15 e il 20%) ma ha conosciuto una forte accelerazione a partire dall’autunno del 2013. La frequenza di acquisto di prodotti fisici cresce a un ritmo superiore rispetto a quanto avviene per i servizi e i beni digitali.


    Il profilo di chi compra online:
    • Il profilo di età degli acquirenti online presenta un fenomeno popolato in particolare nelle fasce centrali (25-44 anni), in modo ancor più pronunciato per gli acquirenti abituali. Gli acquirenti sporadici sono più numerosi nella fascia giovane 18-24 e in quella over 54. Vale la pena rilevare che il profilo di età degli acquirenti online è molto più giovane della media della popolazione italiana e si concentra nelle fasce centrali di età (25-44 anni). Il 12,4% degli acquirenti abituali ha più di 54 anni, a fronte del 38% dell’intera popolazione 
    • Nessuna particolare differenza per sesso tra abituali e sporadici: come già avviene nell’intera utenza Internet, si nota per entrambi una leggera prevalenza maschile (55%). L’utenza Internet italiana è leggermente più popolata da uomini e questo si riflette nella composizione degli acquirenti abituali: nel 56% uomini rispetto alla media italiana del 48%. Tra gli acquirenti online abituali la concentrazione di laureati è quasi tre volte superiore alla media della popolazione. 
    • Gli acquirenti online abituali si concentrano nei grandi centri urbani: al crescere della dimensione del centro di residenza cresce la concentrazione di acquirenti online nella popolazione. Nei piccoli centri (meno di 10mila abitanti) si trova 1 acquirente online ogni 5,8 individui, nei grandi centri 1 ogni 2,1.

      Il valore degli acquisti per categoria disegna una distribuzione concentrata in poche categorie: in testa i prodotti di viaggi e turismo, seguiti dall’elettronica, nelle diverse forme, i servizi assicurativi, l’abbigliamento e gli accessori. 

      Il device utilizzato influenza la frequenza di acquisto online. In generale si nota che gli acquirenti online da smartphone fanno acquisti più frequenti, caratterizzati da un importo medio paragonabile a quello di chi utilizza altri dispositivi: si tratta quindi di un segmento più alto spendente. L’analisi si concentra sugli acquisti dei soli prodotti fisici e sulle differenze di comportamento tra il segmento che compie l’acquisto da un computer tradizionale (desktop o notebook) e quanti utilizzano un dispositivo mobile.
    E’ evidente l’effetto stagionale sulla distribuzione della spesa: a settembre si conferma il trend già evidenziato prima dell’estate, caratterizzato dal forte aumento dell’incidenza dei servizi turistici. Le prime due categorie sono legate ai viaggi e al turismo e generano a settembre il 41% del valore degli acquisti online, in crescita rispetto al 33,8% di giugno e al 25,2% di marzo. Le prime cinque categorie sviluppano oltre metà dell’intero valore del mercato (il 58,7%, in crescita rispetto al 57,6% di giugno e al 49,8% di marzo). Le categorie più ricche sono caratterizzate da un’ampia platea di acquirenti e uno scontrino più elevato della media. Il 53,5% del valore degli acquisti online è generato da servizi e beni digitali, era il 47,2% a giugno e il 44,6% a marzo. Tra le categorie di prodotti cresciute di più negli ultimi anni si segnalano l’abbigliamento e le calzature, gli elettrodomestici, i prodotti alimentari e i servizi online a pagamento (App e acquisti in-App inclusi).

    martedì, ottobre 21, 2014

    Riflessioni e raccomandazioni su Strategia ed e-commerce, in questo video. Slide, relazione. Meet Magento


    Con una certa calma è stato pubblicato il video del mio intervento a Meet Magento, sul tema:


    Sono una trentina di minuti in cui affronto un caso di e-commerce di pregio dal punto di vista strategico e presento alcuni ragionamenti chiave da fare quando si guarda all'e-commerce, applicando quanto scritto in Strategia Digitale, il manuale (nota: purtroppo Giuliana non ha potuto partecipare all'ultimo, anche se la vedete annunciata... non c'è stata )

    Magari può servire. Secondo me, al di là dell'ego, ci sono alcuni pensieri intelligenti (tendenzialmente tutti farina del sacco di Giuliana :-)

    Qui sotto il video e il link per vedere le slide presentate.
    Enjoy.





    venerdì, ottobre 17, 2014

    Okkio! In 7.500 hanno venduto l'anima online. Ma non lo sapevano.


    Piccolo, simpatico esperimento (vecchio, ma sempre valido come spunto di riflessione).

    Che dimostra come quasi nessuno di noi legga quello che firma online, dando un'implicita fiducia a chi ci propone contratti da firmare. Non avendo tempo e voglia di sapere cosa ci stiamo impegnando a fare.

    In breve: un negozio di giochi online (http://www.game.co.uk/) ha inserito nelle clausole contrattuali legate ad un acquisto online (per il 1° Aprile), il diritto per l'azienda di esigere l'anima del compratore.

    "By placing an order via this Web site on the first day of the fourth month of the year 2010 Anno Domini, you agree to grant Us a non transferable option to claim, for now and for ever more, your immortal soul. Should We wish to exercise this option, you agree to surrender your immortal soul, and any claim you may have on it, within 5 (five) working days of receiving written notification from gamesation.co.uk or one of its duly authorised minions."

    "We reserve the right to serve such notice in 6 foot high letters of fire, however we can accept no liability for any loss or damage caused by such an act. If you a) do not believe you have an immortal soul, b) have already given it to another party, or c) do not wish to grant Us such a license, please click the link below to nullify this sub-clause and proceed with your transaction."

    Qui siamo dunque a metà tra i pesce d'Aprile e la riflessione seria sui nostri comportamenti. E se qui si scherza, nulla vieta che clausole vessatorie possano essere inserite nei contratti e approvate da chi compra, senza rendersene conto.

    Nel caso specifico, anche se era molto semplice rifiutare questa clausola, l'88% non l'ha fatto, nella maggior parte dei casi, ovviamente, perché non ci si è resi conto della sua esistenza.

    BTW, l'azienda ha annunciato che non intende esercitare i diritti acquisiti sull'anima delle persone.



    Approfondimento:

    http://newslite.tv/2010/04/06/7500-shoppers-unknowingly-sold.html
    http://boingboing.net/2010/04/16/video-game-shoppers.html
    http://www.huffingtonpost.com/2010/04/17/gamestation-grabs-souls-o_n_541549.html

    mercoledì, luglio 09, 2014

    Sarà il futuro? Fast Shopping e moltiplicazione dei punti vendita virtuale. Un caso da studiare.



    Per il retailer francese Comptoir des Cotonniers.
    Per moltiplicare le vendite, moltiplicare le occasioni d'acquisto - quindi creare migliaia di punti vendita virtuali.

    E ridurre i tempi d'acquisto, per lavorare sull'impulso - quindi meccanismi di acquisto velocissimi (basati sull'uso di QR Code).

    In sostanza, la pubblicità diventa un punto vendita, così come le pensiline, le affissioni... (ricordate il modello Tesco?), arredi urbani... da cui acquistare in meno di 20 secondi.


    In oltre 10.000 punti vendita virtuali, touchpoints per la vendita.
    In cui fare Fast Shopping.

    E devo dire che l'idea che il tavolino del bar sia un punto vendita virtuale (senza dover spendere soldi in tecnologia) mi intriga.

    Ora, il problema è sempre quello: capire quanto si tratti di un'operazione di buzz (il cui ROI è comunque misurabile sulle vendite dei canali preesistenti della marca).

    E quanto si tratti di un modo nuovo di fare retail, che porta volumi addizionali grazie a nuovi touchpoints.

    Se il tema vi interessa (e dovrebbe, è da studiare), ecco un paio video di approfondimento.









    martedì, giugno 17, 2014

    Le nostre slide di strategia al MeetMagento


    Come qualcuno di voi sa, qualche giorno fa sono stato invitato a presentare il nostro pensiero sulla strategia a MeetMagento; dovevamo esserci Giuliana (@forbiceverde) Laurita ed io, ma alla fine ci sono potuto essere solo io.

    Ho raccontato, in estrema sintesi, alcuni ragionamenti su ecommerce, brand, costruzione di un'esperienza; e ho sintetizzato 5 o 6 cose fondamentali in qualsiasi approccio strategico digitale.

    Adesso abbiamo messo su Slideshare le slide, aggiungendo qualche nota per renderle comprensibili.
    Possono essere utili come guida e per far nascere alcuni ragionamenti.

    Eccole:



    martedì, aprile 22, 2014

    Brutto colpo per negozi e i supermercati? Amazon Dash, la bacchetta magica per lo shopping



    Si parlava di cose del genere da tempo, magari in forme più complesse (frigoriferi intelligenti e connessi...). 

    Applicazioni del genere per smartphone che fanno cose analoghe già esistono, ma non hanno la stessa "convenience" di un hardware dedicato.

    La bacchetta magica di Amazon a occhio sembra una cosa effettivamente pratica e divertente.

    Serve a comprare online le "groceries"(ma non solo), insomma a fare la spesa su Amazon Fresh (attivo in Souther California, Seattle area e S.Francisco Area)

    In Italia i supermercati online sono abbastanza scomparsi dal radar screen - dopo un periodo eroico un po' di anni fa, ancora esistono ma non fanno più notizia. 

    Anche perché c'è tutta una parte non solo culturale ma anche di bieca logistica che complica le cose (e non è che uno si può far consegnare latte e uova alla Packstation non refrigerata ... :-))

    Invece all'estero evidentemente il potenziale ci deve essere se Amazon ha deciso di investire su questo fronte.

    Amazon Dash è un hardware che può sia leggere i codici a barre che riconoscere la voce.

    E mettere i prodotti che ci servono (che a casa abbiamo terminato, ad esempio) nel carrello della spesa in modo facile - e progressivo.

    Man mano che ci si ricorda di qualcosa  - invece di segnarselo su una lista per comprarlo poi durante il weekend (se siete ben organizzati) - fate che memorizzarlo nel carrello.

    Con tutte le conseguenze per il negozio sottocasa o il supermercato abituale.

    Da notare che la disponibilità del barcode scanner sostanzialmente incentiva il cliente alla fedeltà al prodotto, rendendo più semplice e conveniente ricomprare sempre lo stesso; mentre l'uso vocale apre poi la necessità di fare un fine tuning sul sito o sull'app (ok, "cioccolato al latte", ma quale marca?) esponendosi a tutte le logiche influenzatorie ben note di Amazon :-)

    Ecco il video di lancio e a seguire il video che spiega "come si fa". Enjoy.




    sabato, aprile 19, 2014

    Buona Pasqua e riassunto settimanale



    Se c'è qualcuno che, con questo lungo ponte in agguato, legge il mio blog - beh, auguri ! :-)

    E visto che siete qui, vi propongo la lista dei post di questa settimana, così se vi siete persi qualcosa.... magari serve.

    Eccola:

    DHL installa la Packstation a Milano: ritiro self-service, aiuterà l'ecommerce?


    e, dato che l'avevo saltata, ecco la lista dei post della settimana precedente:

    venerdì, aprile 18, 2014

    DHL installa la Packstation a Milano: ritiro self-service, aiuterà l'ecommerce?

    Personalmente, io compro molto attraverso l'ecommerce. 

    Vino, caffè, tecnologia, solo per citare alcune delle categorie principali.

    Lo faccio anche perché sono fortunato: ho un portinaio (e, volendo anche un datore di lavoro comprensivo :-) e quindi il recapito dei pacchi non è un problema.

    Naturalmente non è così per tutti, anzi, buona parte di quelli che conosco non hanno modo di farsi mandare i pacchi a casa - quindi rinunciano, o prediligono quei rivenditori che hanno un sistema "pick&pay" o dei punti di ritiro dove il tuo pacco ti aspetta.

    Quelli che una volta chiamavamo "Corrieri" hanno chiaro il business rappresentato da un'espansione dell'ecommerce in Italia, e quali sono i fattori limitanti.

    In questa direzione (ma non solo) va l'iniziativa di DHL - ovvero l'installazione a Milano di una "packstation" - una struttura per il ritiro di pacchi, a disposizione dei cittadini 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Dopo il successo che il sistema ha conosciuto in Germania, ora è il turno dell'Italia.

    In pratica è un sistema automatizzato; si inserisce il proprio codice utente/ un barcode e si ritira il proprio pacco che è lì ad aspettarci.

    Riducendo, tra l'altro, anche il traffico per la consegna dei pacchi, con un impatto positivo sulla congestione della città e l'impatto ambientale.

    Nella fase successiva, poi, sarà possibile non solo ritirare ma anche spedire pacchi (ad esempio resi...) usando la packstation più vicina (quella di Piazzale Segrino è la prima di una serie di installazioni che saranno realizzate). 

    Serie che potrebbe essere numerosa, visto che in Germania DHL ha installato 2.700 di questi impianti, in 1600 centri urbani (e qui il discorso della copertura dei piccoli centri, della provincia... che per l'Italia è particolarmente importante...), totalizzando 4.5 milioni di utenti registrati al servizio e 30 milioni di spedizioni l'anno con questo punto di ritiro finale.

    Da qui in poi, cito, in ottica di efficienza e risparmio energetico (mio), ampi stralci della press release, che spiega bene (le si fanno per questo...)

    "Il progetto nasce dalla collaborazione tra DHL Express e il Comune di Milano, all’insegna dello spirito GoGreen, dell’innovazione tecnologica e della sostenibilità. Grazie a questa partnership DHL Express sarà l’unico operatore ad installare le Packstation su suolo pubblico: quella di Piazzale Segrino sarà, infatti, la prima di una serie di strutture che verranno posizionate nei prossimi mesi in zone strategiche della città, mirando nel giro di un paio d’anni a presidiare l’intero territorio nazionale.

    La scelta delle aree è stata decisa insieme al Comune di Milano con l’intento di agevolare i residenti, i pendolari, gli studenti e consentire loro di ritirare i pacchi in qualsiasi momento della giornata, alleggerendo il processo di delivery door-to-door, riducendo il numero di spedizioni non consegnate a causa dell’assenza del destinatario nei comuni orari di operatività dei corrieri e mettendo a disposizione un’alternativa sempre operativa. "


    Nota/"Operazione Trasparenza": DHL è un cliente dell'agenzia per cui lavoro... 

    martedì, marzo 04, 2014

    Il selfie che ti misura il seno (per scegliere il reggiseno)



    Ottimo time to market per questa app.

    Visto il momento di furore dei selfie, una app dedicata a ricavare un servizio dai selfie dovrebbe cadere nel posto giusto al momento giusto :-)

    Third Love, produttore di reggiseni che fa del "fit" il suo punto di forza e che ha introdotto le mezze taglie (spero si dica così, non sono una fashion blogger...) per le coppe, ha reso disponibile una app per iPhone che permette di misurarsi e di avere una precisa indicazione della taglia da scegliere... cosa molto utile quando si compra online (io ho cannato più volte. E no, non sui reggiseni.)

    Si parla ci "Computer Vision" e di "image recognition algorithms" - il che venendo io dal mondo delle PR mi puzzano un po' di fuffa... a meno che la cosa funzioni :-) (l'app ha, su iTunes, un numero ridotto di recensioni, con un ottimo voto medio.. e sono comparse in rete, su magazine più o meno noti recensioni positive sul funzionamento del sistema - nel senso che pare ci azzecchi in termini di individuare la misura più confortevole.)

    D'altra parte pare che dietro all'algoritmo ci sia "uno scienziato della NASA" :-)

    Di certo è interessante che dopo la misurazione si può acquistare direttamente dal telefonino (lo sappiamo, il mobile commerce sarà la "next big thing"... anche se forse non Italia, almeno non a breve, temo).

    Altrettanto interessante - ma con un altro tono di voce, il fatto che l'app funziona scattando delle foto al seno della potenziale acquirente (viene richiesto indossare un reggiseno che vada bene, per essere misurate correttamente) - e che queste foto vengono poi caricate in un database presso l'azienda per essere elaborate.

    Visto quanto pare sia diventato facile bucare i siti, potrebbe solo essere questione di tempo perché vengano rese di pubblico dominio le forme fisiche delle clienti, con tanto di nome e indirizzo...


    Approfondimenti: 






    venerdì, gennaio 25, 2013

    Il sorprendente caso dell'azienda che esisteva solo in TV...


    Avete mai sentito parlare di Dunder Mifflin (Paper Company)? No?
    Beh non è grave, perché è un azienda di fantasia attorno a cui si svolge il serial televisivo The Office.

    O meglio, era un'azienda di fantasia. Perché da un po' di tempo ne potete comprare i prodotti.

    Facendo un percorso inverso al solito (prima faccio l'azienda, poi vado in TV), la Dunder Mifflin è diventata un'azienda in carta e ossa. O meglio in carta e bit, in quanto è presente al momento solo online.

    E così come nella fiction vende carta per stampanti ed altre cose, così oggi lo fa nella realtà, in una joint venture tra la catena televisiva e un produttore di carta per ufficio (Quill).

    In pratica prendendo il prodotto di un'azienda esistente, facendo un rebranding / repackaging e aprendo un ecommerce.  In una mossa molto simile a quanto fatto per la birra Duff, anche se molto più "alla buona".

    Sfruttando l'invidiabile asset di avere nella compagine azionaria una televisione, quest'anno l'azienda metà finta e metà vera avrà anche uno spot al Superbowl.

    Dato che però di soldi ne devono aver già spesi fin troppo, hanno scelto l'ovvia strada del braccino corto, ricorrendo al crowdsourcing (qualcuno lo chiama gangbang marketing) lanciando una competizione al pubblico sulla piattaforma Tongai.

    Primo premio 15.000 Euro per lo sviluppo dello spot da mettere in onda nello spazio pubblicitario più prestigioso del mondo (a questo punto, la prossima selezione di agenzie la NBC la farà su Stootie, offrendo 50 dollari per il rifacimento di Facebook :-)