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giovedì, febbraio 25, 2016

Bellissimo. La pizza dei sogni e il poster interattivo. Wow Effect.

Unconventional stunt pizza pr digital planner blog venturini




Di Pizzerie, di ristoranti ce ne sono tanti. Come emergere, come "bucare"?

La Catena La Place in Olanda lo ha fatto sommando la relazione diretta con le persone a un Wow effect. Con in più un effetto alone di buzz.

Unconventional stunt pizza pr digital planner blog venturini
In sostanza: poster interattivi. Comunicazione audiovideo bidirezionale con lo chef dal poster.

Da un'affollata via del centro, i passanti potevano parlare con lo chef.

Richiedere la pizza dei loro sogni. Vederla preparare sotto i loro occhi.

E, volendo, affrettarsi al ristorante per vederla pronta e calda.

Unconventional stunt pizza pr digital planner blog venturiniEcco il video:



Engagement, specialmente perché è una cosa inusuale. Furba, anche perché permette di entrare dentro a come sono concepiti, preparati i prodotti, è appetitosa. Divertente, insomma.

Idea semplice, realizzazione tecnologicamente un po' più complessa. Ambient, unconventional, creatività e tecnologia. Un bel mix.

lunedì, ottobre 26, 2015

La traduzione automatica...diventa una ricetta. Contro Google. B2B Furbo. Lol factor.


Caso intelligente - come far parlare di se' se fate una cosa noiosissima, in logica B2B :-)

Se vi occupate di traduzioni, oggi avete come competitor Google Translate.
Il problema è far capire che il vostro servizio da' dei risultati superiori.

Qui facciamo due ragionamenti sui target: ci sono aziende che fanno tradurre a Google Translate e poi pubblicano (siti, depliant, menu...) ma sono ai livelli bassi della catena alimentare. 

Fanno ridere, si fanno del male, ma non avranno mai i soldi e la cultura per andare da un traduttore professionista. Al limite dal figlio dell'amica (tanto la qualità non conta).

E moltissimi di noi usano Google translate per capire il senso di quanto pubblicato in una pagina (o per avere una prima traduzione approssimativa - e piena d'errori - quando non si può fare altro)

Ma c'è un mercato dove la traduzione online risolve esigenze tali da giustificare il ricorso a un servizio a pagamento - (mentre Google è gratis).
Fatto da persone competenti... (dove Google usa delle abili ma pur sempre limitate macchine).
Dove il risultato può fare la differenza tra fare una vendita e perdere per sempre un possibile cliente.

E, inoltre parlare di traduzioni è proprio un tema un po' noioso...

Quindi l'azienda Elan Languages ha visto nello schierarsi contro Google Translate un'interessante opportunità per fare invece una comunicazione più "engaging", creare un po' di buzz e di conversazioni.

In sostanza:
Hanno preso una ricetta. Giapponese.
Da un lato l'hanno tradotta loro, con i loro traduttori.
Dall'altro l'hanno fatta tradurre a Google.
Hanno preso le ricette e fatte preparare, così com'erano, a un cuoco.
E hanno fatto assaggiare i risultati.

Così hanno potuto dimostrare in pratica che la qualità da' risultati, che la qualità si sente.

Ecco il video. Enjoy.


mercoledì, luglio 29, 2015

Da oggi su Amazon si compra pure da mangiare (sì, anche in Italia)

E finalmente anche in Italia arriva la vendita in modalità "seria", da parte del retailer simbolo dell'ecommerce, dei cosiddetti "groceries" (in realtà qualcosa già prima la si poteva trovare, ma qui si è fatto il salto di qualità)..

Pare il negozio "Alimentari e cura della casa" - che spinge la spesa a casa di roba da mangiare - ma no, frutta e verdurine, il fresco no: per Amazon Fresh il tempo non è ancora venuto.

(Vedi approfondimento sotto)

Devo dire che la cosa era più o meno scontata, visto che da tempo questo tipo di prodotti erano già in vendita su Amazon in altre nazioni. 
Qui ometto di fare un ragionamento sull'evoluzione della "spesa a casa", di tutte le startup che ho visto nascere e fallire durante gli epici anni della bolla Internet.
Troppo lunga, forse un'altra volta.

Quello che dico è che se si muove Amazon, in genere porta casa risultati, come dimostrano le ultime news sui loro economics...


Questa news rischia comunque di innescare dele reazioni a catena.

Ci sono tutta una serie di ragionamenti che si possono fare.
Se adesso si muovono i colossi dell'alimentare italiano per essere su Amazon bisognerà capire (a tendere) se e come come questo nuovo canale distributivo sul mercato italiano  (potente? Potentissimo? Debole?) farà evolvere gli scenari (prezzi, trattative con le catene...). Insomma sarà interessante vedere come evolverà l'ecosistema.

Anche perché la possibilità di vendere su Amazon, potrà offrire uno sbocco importante al mercato a una serie di realtà di eccellenza o di nicchia o di quel che volete voi.
Per vendere in Italia ma anche all'estero. Senza lo sbattimento ( o l'impossibilità culturale) di aprirsi un eshop proprio.
E su questo fronte, a titolo di esempio, mi fa piacere trovare su Amazon il mio caffè preferito :-) (si, gli faccio pubblicità al caffé Carbonelli, se meritano :-)

Anche se, d'altra parte... eh, beh, il prossimo, ovvio passo possibile è di adottare la strategia del private label.
Adottata dai retailer di tutto il mondo, declinata sul mondo e-commerce e concretizzata nel produrre pelati, biscotti e scatolame a marchio Amazon. Anche se alle nostre orecchie potrebbe suonare tanto strano pronunciare "Spaghetti Amazon" per i nostri figli potrebbe essere un giorno una cosa normale...  

(approfondimento: articolo del Wall Street Journal)
(approfondimento: il servizio Prime Pantry di Amazon - questo se arriva, arriverà più in là, mi sa)

Userò, personalmente, il servizio?
Decisamente sì (salvo confrontare i prezzi...hai visto mai, ma non penso di avere sorprese).

Sono già abituato da tempo a comprare on line vino, caffè, olio e qualche altra cosa, facendo scorta per un mese o due (così non mi fanno pagare le spese di spedizione).

Essendo un felice utente Prime di Amazon, why not.
A questo punto potrei persino smettere di andare tutte le settimane al supermercato - e il fresco andarmelo a comprare al mercato, sulle bancarelle. Combinando il commerce innovativo con quello più antico :-)

Però, d'altra parte.. diciamocelo: quando si fa la spesa entriamo in un frame of mind particolare, e i siti di quel tipo in genere applicano una metafora da supermercato, o comunque cercano di creare una experience sensata per la spesa. Quella di Amazon, che è la stessa che usiamo per comprare libri, bulloni, dischi e qualsiasi cosa mi sembra un po' inappropriata per il food. Ma poi magari uno ci si abitua.

Resto in serena attesa di vedere se anche in Italia, conseguentemente, Amazon distribuirà Echo (l'ecommerce che funziona "a voce") e/ o Dash (la bacchetta magica per mettere roba nel carrello, senza collegarsi con il computer,,, l'equivalente di annotare una cosa da comprare sulla lavagnetta).

Quelli sì che li userei a palla (sì, mi sto candidando a fare il beta tester :-)

Ed ecco come promesso, l'approfondimento della notizia, tramite un ovvio ritaglia/copia/incolla della press release (che anche in questi tempi digitali c'ha sempre il suo bel perché, se fatta bene):



Da oggi disponibili su Amazon.it migliaia di prodotti alimentari a lunga conservazione per la cura quotidiana della casa, il cui numero è destinato a crescere nel tempo.
 I clienti iscritti a Prime potranno usufruire di spedizioni gratuite illimitate in un giorno e potranno scegliere liberamente dove ricevere i prodotti: a casa, in vacanza o in uno delle migliaia di Punti di ritiro presso gli uffici postali di tutta Italia.
 I produttori e i distributori italiani di alimentari potranno vendere presto i loro prodotti in Italia e nel mondo grazie ad Amazon Marketplace.


Apre oggi su Amazon.it il negozio di Alimentari e cura per la casa. I clienti possono acquistare da subito migliaia di prodotti alimentari a lunga conservazione e per la cura e la pulizia quotidiana della casa. Al lancio sono presenti marchi nazionali e internazionali come Barilla, Valfrutta, Knorr, Rio Mare, San Benedetto, Mulino Bianco, prodotti di punta per la prima infanzia di Plasmon, Mellin o Huggies e quelli per la cura della casa come Chanteclair, Dash, Scottex, Cuki e molti altri.

I clienti possono acquistare online oppure dall’applicazione gratuita di Amazon.it e fare la spesa in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo, ricevendo pasta, latte, bibite, shampoo e detergenti delle loro marche preferite entro 24 ore. È possibile iniziare a fare la spesa con 1-Click alla pagina: www.amazon.it/alimentari.

I clienti iscritti a Prime possono fare acquisti nel nuovo negozio Alimentari e cura della casa e scegliere una delle opzioni di consegna disponibili su Amazon.it, inclusa la spedizione gratuita illimitata in un giorno che consente di ricevere i prodotti di uso quotidiano direttamente a casa in 24 ore, disponibile in più di 6.000 comuni italiani, o il servizio Spedizione Sera che permette di ricevere i prodotti lo stesso giorno, disponibile nell'area di Milano.

... ha dichiarato François Nuyts, Country Manager di Amazon Italia e Spagna: “... abbiamo iniziato con migliaia di prodotti da centinaia di marchi nazionali e internazionali di eccellenza, e continueremo ad ampliare la nostra selezione in modo rilevante nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. A cominciare da questa estate daremo l'opportunità ai venditori terzi di offrire i loro prodotti all’interno del nuovo negozio Alimentari e cura della casa: questa è una grande occasione per le aziende alimentari italiane di raggiungere milioni di clienti Amazon sia in Italia sia all’estero.”

...

Esportando i sapori italiani
I produttori e i rivenditori indipendenti italiani di generi alimentari possono offrire online i loro prodotti a milioni di clienti non solo in Italia, ma anche all’estero. A partire da oggi, Amazon invita le aziende italiane del settore alimentare a vendere i loro prodotti sui siti di Amazon, permettendo così a milioni di famiglie di scoprirli e comprarli online.

“La cucina è uno dei più importanti patrimoni culturali italiani. Sono migliaia le aziende locali che producono specialità alimentari di alta qualità e i clienti in tutta Europa non vedono l’ora di assaggiarle. Ora queste imprese possono diventare fornitori di Amazon o vendere direttamente i loro prodotti ai nostri clienti attraverso Amazon Marketplace,” ha dichiarato Xavier Garambois, VP Retail di Amazon EU. “Siamo entusiasti di poter diventare un partner strategico per i brand italiani dell’Alimentare e di poter contribuire a far conoscere i sapori d'Italia.”

A partire da settembre, sia i produttori italiani, sia i rivenditori di generi alimentari potranno utilizzare Amazon Marketplace e vendere i propri prodotti su Amazon come venditori terzi. Potranno inserire gratuitamente i prodotti e avere il pieno controllo della propria offerta da un account unico e accedere direttamente a milioni di clienti, non solo in Italia ma anche all’estero. Con Amazon Marketplace i produttori Italiani potranno cominciare a vendere i loro prodotti in tutta semplicità; inoltre con la Logistica di Amazon potranno raggiungere tutti gli appassionati di cibo, contando su spedizioni veloci e affidabili.

Le aziende interessate a vendere i propri prodotti sul nuovo negozio Alimentari di Amazon.it possono visitare la pagina: http://www.amazon.it/DiventaFornitoreAmazon



martedì, maggio 27, 2014

Sfruttare l'influenza: il ristorante pop-up dove paghi con una foto su Instagram

 

Altra classica operazione di buzz, sempre in ambito ristorazione e sempre appoggiata sulla diffusione di foto sui propri social a favore della creazione di awareness per un produttore di cibi pronti (in modo comparabile al caso Dinnercam e al caso LIDL, con cui ha parecchio in comune)

In sostanza: 
Il produttore di surgelati Birds Eye ha lanciato un pop-up restaurant dove vengono serviti i propri prodotti della gamma premium. 

Un modo per far provare i propri prodotti, in qualche maniera una forma molto alta di sampling (l'operazione, saggiamente, è integrata in un piano di comunicazione più ampio che prevede TV e forme più tradizionali di sampling).

La cena viene servita gratuitamente, in cambio del posting di proprie foto, sui social, con l'hashtag #BirdsEyeInspirations. Come beneficio aggiunto, agli ospiti viene anche offerto un mini corso di food photography.
L'idea è di diffondere awareness e innescare conversazioni...

http://petapixel.com/2014/05/21/london-pop-restaurant-temporarily-let-patrons-pay-photos-clever-advertising/

Ecco i link a una serie di interessanti articoli di approfondimento:

http://www.dailymail.co.uk/sciencetech/article-2627144/Now-pay-dinner-using-INSTAGRAM-Pop-restaurant-lets-diners-settle-bill-uploading-photos.html

http://www.inc.com/amy-whyte/pop-up-restaurant-lets-customers-pay-with-instagram.html

http://www.mobilecommercedaily.com/birds-eye-pop-up-restaurant-treats-instagram-posts-as-currency?preview=true

sabato, aprile 19, 2014

Buona Pasqua e riassunto settimanale



Se c'è qualcuno che, con questo lungo ponte in agguato, legge il mio blog - beh, auguri ! :-)

E visto che siete qui, vi propongo la lista dei post di questa settimana, così se vi siete persi qualcosa.... magari serve.

Eccola:

DHL installa la Packstation a Milano: ritiro self-service, aiuterà l'ecommerce?


e, dato che l'avevo saltata, ecco la lista dei post della settimana precedente:

giovedì, aprile 17, 2014

FoodBlogger: foto perfette al ristorante, con la Dinnercam: PR Stunt in Sud Africa


Essere un Food Blogger è molto cool :-)

Ma per raggiungere e mantenere una vera coolness in un settore così competitivo, è necessario saper creare contenuti di pregio e non banali - anche dal punto di vista visivo.

Seppur i telefonini abbiano fatto passi da gigante nelle loro prestazioni fotografiche, tutta una serie di fattori (in primis l'illuminazione del ristorante) remano contro alla realizzazione di immagini di qualità di quello che andremo a mangiare e a raccontare.

Ecco allora l'ideona. La Dinnercam, una sorta di studio fotografico portatile - prenotabile prima della cena (per il momento solo in un ristorante messicano, in Sud Africa).

Così il blogger potrà prelevare il piatto dal proprio tavolo, trasportarlo alla macchina e lì realizzare magnifiche immagini da postare al volo su Instagram & Co (qui il fattore tempo è cruciale, non solo per essere sul pezzo col proprio content ma soprattutto per evitare di mangiare freddo).


La Dinnercam, in maggiore dettaglio, appare sostanzialmente essere un set fotografico ottimizzato per gli still life e l'uso di smartphone  per scattare e postare la foto, grazie alla connessione WiFi offerta dall'apparato (se guardate il video che posto in fondo, capite tutto).

Posso immaginare uno scenario in cui la Dinnercam potrà diventare più importante per il ristorante di una recensione su TripAdvisor. 

Indubbiamente i foodblogger prediligeranno cenare (e raccontare) proprio in quei ristoranti che daranno loro il valore aggiunto della presenza della macchina e quindi della possibilità di realizzare foto che permettano loro di diventare sempre più foodstar  - foodporn addicted.

O no? :-)

In realtà c'è da domandarsi chi c'è dietro e a cosa serve davvero questo "stunt" di comunicazione.

Il committente è un provider sudafricano. Che ha fatto realizzare la macchina come esempio, riflessione, provocazione sul tema dell'impatto di una buona connessione WiFi negli spazi pubblici... magari proprio per vendere connessioni, visto che ha un offerta senza limiti...

Approfondimenti:

L'hashtag è #dinnercam

Facebook: beh, non c'è una pagina.. ma si può sempre fare una ricerca per hashtag.. e funziona :-) Ecco dove trovare un po' di risultati: https://www.facebook.com/hashtag/dinnercam

Articoli di approfondimento:

Ed ecco il video:

martedì, febbraio 04, 2014

Oltre il Food Blogging: pagati per mangiare in diretta


Siete o volete diventare Food Blogger?
Lasciate perdere e seguite la tendenza più calda del momento.

Mangiate in streaming o mettete i vostri video (con voi che vi abboffate) su YouTube. Senza dovere nemmeno cucinare.

Va forte in Korea, dove ci sono professionisti del pasto che riescono a fatturare anche 9.000 dollari al mese mangiando in streaming.

Ora è evidente che esistono ampi margini di intervento per marche e aziende - inserendosi in questo media emergente. Con sponsorizzazioni, product placement, endorsement e break pubblicitari :-)

Approfondimento: 

Video (questo è gratis): 

martedì, novembre 26, 2013

Complimenti. Il ristorante stellato... di Lidl :-)

Ammettiamolo: abbiamo dei pregiudizi sugli hard discount.

Io, perlomeno.
Continuo a pensare che se un prodotto alimentare costa poco, non possa essere buono. Quindi non vado mai a fare la spesa (sono io il responsabile acquisti di casa mia) negli hard discount.

Basandosi su questo insight - che evidentemente è diffuso - Lidl, una delle catene storiche dell'hard, ha pensato di scardinare questa percezione attraverso un'operazione esperienziale e a suo modo scioccante.

Semplice: hanno aperto un ristorante temporaneo.

Ovviamente, senza rivelare inizialmente la loro associazione.

A Stoccolma, per tre settimane, un ristorante estemporaneo gestito da uno chef stellato Michelin ha fatto il tutto esaurito.
Anche perché il prezzo era assolutamente ridicolo per quel genere di cucina.

Senza dire che tutti gli ingredienti utilizzati arrivavano direttamente dall'hard discount.

Il ristorante si chiamava Dill (che vuol dire Aneto, se il mio svedese non si è arrugginito) ed era gestito dallo chef Michael Wignall

Le robe fantastiche che hai mangiato erano cose che potevi preparare anche tu (ovviamente se sei uno chef di quel calibro...) spendendo poco e niente.

Chiaro, questa operazione va direttamente contro tutto il trend dell'ingrediente di qualità, della filiera, del piccolo è bello, del produttore di nicchia che produce prodotti di eccellenza. E su questo non mi voglio pronunciare, in questo post.

Ma la strategia è semplice e sanissima.
Smontare, con una prova diretta, con una esperienza di prima mano, il preconcetto.

Ecco il video del caso:



Lidl Sweden opens gourmet restaurant Dill from Lidl Sverige on Vimeo.

Approfondimento:
http://www.thelocal.se/20131004/50608

mercoledì, agosto 28, 2013

Sex sells, anche al maschile? E offende un milione di mamme?

Ieri parlavamo di acchiappo mobile per il deodorante; oggi torniamo sul tema dell'uso del sesso come strumento di vendita ma - in ottica bipartisan - oggi l'idea è quella di mirare al maschio e non alla femmina. O forse viceversa.

La strategia è una di quelle più antiche del mondo: se hai poco da dire sul prodotto, lavora sugli intangibili. E sugli appetiti sessuali.

In effetti, sui condimenti per insalate e piatti cucinati (che all'estero sono un mercato ben più coplesso del nostro) in fondo c'è pochino da dire. E quindi Kraft ha pensato bene di buttarla sul gnoccolone palestrato. Un po' modello Coca Light (ricordate?).

Anche perchè c'è un tocco di italianità nel prodotto (all'americana, ofc) e "Italians do it better", no?

Se vi piace il genere, rifatevi gli occhi con il figone (poi va a gusti) di Get Me Zesty dove, oltre al "ricettario" che accompagna l'uso dei prodotti, potrete godervi gli spot del topolone che cucina (si fa per dire), inviare degli Zestygram e partecipare a un concorso (si vince una lezione di cucina con il bonazzo).

Ecco anche la pagina Facebook:
 https://www.facebook.com/KraftDressing

E Twitter: https://twitter.com/TheZestyGuy

Non è però tutto oro quello che luccica, sia esso un bel tartarugone sulla pancia.
La campagna ha infatti causato non poche polemiche e critiche per l'eccessiva sessualizzazione della comunicazione.

Se vi interessa il tema, leggete:
http://www.huffingtonpost.com/2013/06/14/kraft-zesty-dressing-ad_n_3441805.html

o questo, che racconta della posizione delle famiglie americane cristianamente conservative

Ecco un video di Get Zesty, così vi fate un'idea:



E, per reference, il mitico spot della Diet Coke...



lunedì, marzo 11, 2013

La stilografica a vino.

Questa è per tutte le amiche e gli amici che si occupano di Wine & Food.

Produttore di vino


Operazione di mailing per promuovere i propri prodotti come ideale business gift.

E cosa si usa, per firmare affari e contratti...?

Una stilografica... caricata a Cabernet - Sauvignon :-)

Sotto c'è il video.




giovedì, marzo 07, 2013

Due cose di food.Cioccolato e Pantone.

Un paio di cosette rapide che mi sembrano stimolanti. Analogiche, perché non solo di digitale vive l'uomo.

a) Francobolli al cioccolato. Il Belgio ci tiene molto ad essere considerato la patria del cioccolato (in competizione con la Svizzera). Anche perché si tratta di sostenere l'export e quindi il PIL della nazione.

Esattamente come facciamo noi Italiani per sostenere le nostre eccellenze (ahem) il Belgio ha pensato bene di comunicare in modo unconventional il proprio prodotto: con una serie di Francobolli... che profumano di Cioccolato.

Ora, dato che il Belgio è anche la patria della Birra e delle Cozze con le patatine fritte...



b) Cibo Pantone

Se non sapete cos'è un Pantone andate a documentarvi :-) E se vi occupate di grafica e non sapete cos'è, andate in un angolo a vergognarvi (perché non è vero che l'ignoranza e l'incompetenza siano valori).

Questa non è una iniziativa di comunicazione, quanto una brillante idea di un fotografo.

Guardate le foto e leggete poi qui.





martedì, dicembre 11, 2012

McDonald's: ti fa muovere, muovere al ristorante


Progetto UK, che coinvolge circa 150 ristoranti.

In un contesto di bambini sempre più sovrappeso (e sempre più inerti - anche per colpa delle tecnologie digitali), McDonald's ha probabilmente l'esigenza di far vedere che è un'azienda che fa la sua parte per risolvere il problema.

Per questo hanno riattrezzato le zone gioco (quei luoghi benedetti che tengono i bambini occupati per qualche minuto, permettendo a madri e padri un respiro di sollievo... questa è una delle killer app di McDo) con giochi digitali pensati sul modello della Wii.

I bambini possono giocare con personaggi della galassia McDonalds proiettati su uno schermo, che cattura anche i movimenti del pargolo e crea una esperienza immersiva. Ovviamente i giochi saranno poi tenuti ben allineati con le campagne promozionali in corso col periodo, vedi alla voce comunicazione sinergica ed integrata - e ci mancherebbe altro.

In questo modo si riesce a far fare un po' di movimento ai fanciulli, che gli fa bene e fa bruciare qualche caloria. 

Poi lasciamo stare che farebbe loro molto bene se i genitori gli facessero fare uno stile di vita più attivo anche quando non sono al fast food...

Vedi anche:



giovedì, novembre 15, 2012

Furbo, 100 anni di Oreo sui Social :-)


Soprattutto molto creativo. Strategicamente e esecuzionalmente. Bella idea.

Semplice: per festeggiare i 100 anni, il biscotto ha messo in piedi un'atività di comunicazione che si centra su questo sito: http://brands.nabisco.com/Oreo/dailytwist/

La cosa carina (lo so, non del tutto nuova, ma innovativa in questo contesto) è presentare ogni giorno una diversa incarnazione del biscotto - legata ad una qualche specificità della giornata...

Guardate ad esempio il 25 Giugno o il 14 Luglio... ma anche il 19 Luglio.

Se poi ci trovate una total similarità con i doodle di Google.. beh, forse proprio qui sta la furbizia, fare i doodle di Oreo ;-) e poi l'imitazione è la forma più sincera di adulazione...

Se volete cliccate qui per confronto: http://www.google.com/doodles/search?query=14+july mentre il 25 Giugno di Google è un po' diverso... http://www.google.com/doodles/jordan-independence-day-2012

Le sorprese non mancano, con spunti di interattività inaspettata: provate ad andare a vedere il 20 Settembre :-)

Di qui, hub della comunicazione, la conversazione e l'amplificazione poi percorre i Social... per esempio il fatto di aver tributato un biscotto al giorno del Gay Pride ha generato un significativo effetto di amplificazione mediatica - detto anche "earned media"...


In generale va detto che Oreo è una delle marche che sembrano aver colto meglio l'opportunità di Facebook (anche se le dimensioni non sono tutto, quando una marca ha 30 milioni abbondanti di fan qualche riflessione la si può anche fare...); poi c'è Pinterest e tutto il resto...

mercoledì, giugno 20, 2012

Musica per cucinare. Il burro e Last.fm.

Partnership tra il produttore di burro danese Lurpack e Last.fm negli UK.

Una stazione musicale in streaming (e fin qui...) con delle playlist (e fin qui...) ispirate alle ricette.

Musica per cucinare. 

Si inserisce il piatto che si intende preparare e quanto tempo si prevede durerà la preparazione; a quel punto parte, grazie alla superiore intelligenza del sito, la colonna sonora adeguata al cibo. E qui entra poi il know-how di Lurpack: il timer, i consigli.

L'idea in se' non mi sembra fortissima, ma da digital planner probabilmente avrei fatto fatica a trovarne una migliore, su un prodotto come il burro ;-)

Direi che moltissimo sta nell'esecuzione (e nella capacità di veicolazione di Last.fm, che è il player forte e può quindi promuovere Lurpack usando i proprio owned e Earned media).

ah, certo, il sito si chiama Foodbeats.com ma (per ovvi problemi - risparmiare sui diritti della musica), non è accessibile al di fuori dal Regno Unito. 

Btw: da notare la differenza abissale tra il sito UK e il sito italiano. Va detto che in Italia la loro quota di mercato deve essere molto contenuta, data l'abbondanza di ottimi prodotti nostrani, comunque mi sembra che siamo sotto al limite della decenza digitale ;-)

D'altra parte, se guardate il sito della loro nazione d'origine, la versione danese, vi rendete conto che è uguale a quella italiana... mentre gli inglesi, come al solito, sono un bel pezzo più avanti.

Ecco la schermata del sito inglese...


mercoledì, ottobre 12, 2011

Come combinare un casino con i blogger

Semplice: ingannandoli.

Invitandoli a quella che avrebbe dovuto essere una cena esclusiva per food blogger e invece era un focus group mascherato, e il cibo servito... beh, lasagne surgelate di cui si voleva conoscere l'opinione dei blogger - senza chiedergliela e facendo credere si trattasse di haute cuisine :-S

Il classico disastro PR...

Do your best link the rest - quindi è inutile che vi sto a raccontare il casino quando posso semplicemente linkare ad un post che lo spiega già bene.. o quasi. 

Leggete questo post ma soprattutto seguite i link che mette ai racconti di prima mano dei blogger che ci si sono trovati in mezzo, che mi sembrano più illuminanti e chiari.

Una case history interessante per chi si occupa di PR Digitali e di relazioni con i blogger (anche se, onestamente, delle agenzie che conosco e con cui ho a che fare, non mi immagino nessuno fare un tale errore).

lunedì, luglio 18, 2011

Ricette di cucina in TV col QR Code: BBC

La diffusione di un numero sempre più grande di smartphone (non comprati solo perché fanno figo, come può capitare da noi, ma usati davvero) permette di implementare soluzioni creativo/tecnologiche nuove - geek advertising, se volete.

Ad esempio di portare i QR Code in TV.

L’ha fatto, tra i primi, la BBC: nel suo programma ‘The Good Cook’ presentando la ricetta filmata, compare in sovrimpressione il QR Code che Integra l’esperienza televisiva. 

E permette di godersi la presentazione della ricetta, di osservare i dettagli e di capirla, senza l’affanno di dover prendere nota di ingredienti e procedure, dividendo la propria attenzione in più tasks.

Per provare, usate il QR contenuto nell'immagine, dovrebbe funzionare (l'ho provato)

Anche se io sono un sostenitore del maggiore potenziale dell'NFC rispetto ai QR code, devo ammettere che in televisione il QR Code ha un vantaggio decisivo rispetto all'altra tecnologia... ;-)

PS: per leggere i QR Code sul mio smartphone Android mi trovo benissimo con Quick Mark, raccomando: http://www.quickmark.com.tw/en/Info/android.asp

lunedì, maggio 09, 2011

L'omogeneizzato lo faccio provare dallo stellato Michelin

Operazione unconventional, di buzz generation per Olvarit.

Per lanciare una gamma di nuovi prodotti per bambini (omogeneizzati, per dirla volgarmente) si è pensato di organizzare una degustazione.

In un ristorante stellato Michelin.
Branding, buzz.

Come sempre, una di quelle robe che se non sono amplificate mediaticamente, non vanno da nessuna parte; ma che possono essere molto più produttive per la marca di una "banale" campagna di ADV.
Share &  Enjoy.

venerdì, maggio 28, 2010

Un’internet di qualità per il vino di qualità?

Vino e web hanno un potenziale comune molto interessante e in continuo sviluppo. Ma come ci si dovrebbe muovere?

Nell’imminenza di Terroir Vino ho iniziato a rifletterci su. Per capire cosa potrebbe (e dovrebbe) fare internet per il mondo del vino e viceversa ho fatto due chiacchiere con Alessandra Rossi, esperta di Wine & Food sul digitale. 

L'intervista la potete leggere su Apogeo.

mercoledì, maggio 26, 2010

iPasta, l'app di Barilla per iPhone


Non è mica male :-)

Provata, merita il voto 7/10 che ha dato Wired (e del resto, fare cose strafighe in quest'area food, dopo 15 anni di ricettari e simili sviluppati su qualsiasi piattaforma, da chiunque in qualsiasi parte del mondo è molto dura...).

La cosa più divertente è il dosapasta incorporato nell'app :-)

Ovvio come le piattaforme mobili siano sempre più dentro le strategie di comunicazione con un ruolo importante, molto probabilmente nei prossimi anni ne vedremo delle belle... ma temo non si brillerà molto in Italia, dove ci vogliono mediamente 5 anni prima che le aziende capiscano una nuova piattaforma...e poi ti chiedono una roba di minima che costi poco.