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giovedì, gennaio 15, 2015

Molto creativo: usare Linkedin per il B2C... anzi, per il lancio di un film



E' fenomeno abbastanza noto l'associare "in automatico" Linkedin e la comunicazione e il marketing B2B.
Naturalmente le azioni più creative, quelle che innovano, si basano proprio sul rompere i paradigmi (in modo intelligente, strategico e sensato).

In questa logica è da segnalare l'operazione di lancio di Taken 3, film d'azione e d'avventura, centrato su un personaggio decisamente tosto, tale Bryan Mills (interpretato da Liam Neeson). Uomo dalle molte qualità (è un ex agente della CIA) di sicuro possiede molti skills interessanti, specialmente sul fronte chessò, del crisis management.

Il che fa ovviamente pensare che un curriculum particolare come il suo dovrebbe certamente trovare un posto di rilievo su Linkedin.

In effetti, Bryan ha proprio il suo bel profilo Linkedin, e potete chiedergli di entrare nella sua rete (non so se vi conviene, qualcuno dei suoi numerosi nemici potrebbe sospettare che sappiate dove si nasconde o roba del genere...)

Ma si è fatto di più: in modo abbastanza classico, si è fatto in modo che Bryan richieda l'aiuto di una persona. Usando Linkedin.
Una persona che è uno di noi - a condizione che sia in possesso degli skills necessari.

In breve: candidarsi inviando un proprio cv che specifichi le competenze che potrebbero renderci preziosi. Conclusa la selezione, Bryan si darà (si è dato) da fare per raccomandare personalmente il candidato vincente.

Qui potete ricostruire (su Linkedin) tutta la storia. Per praticità vi evidenzio il video di "recruiting":




L'operazione è interessante - anche se mette in crisi il pilastro di Linkedin: la serietà, l'autenticità dei profili. Se si inizia a giocare con personaggi "fictional" non si rischia di danneggiare quello che è rimasto uno dei pochi recinti "seri", professionali, scevri di lazzi e frizzi? :-)

L'agenzia ha fatto benissimo e ha avuto una buona idea.
Non so se invece Linkedin ha fatto bene...

Comunque, per chiudere, ecco il video che celebra e promuove il vincitore del concorso (detto fra noi, l'ho trovato un po' troppo moscetto... mi sembra che tutto un bel progetto sia inciampato sul traguardo... ma lo dico sottovoce, sperando che Bryan non mi venga a cercare ):



PS: chissà come saranno contenti tutti gli altri Bryan Mills (non ex agenti della CIA) presenti su Facebook...

lunedì, gennaio 12, 2015

Abbordala al bar, non su Tinder :-) Bartinder - la birra belga ti chiede di sfoderare il coraggio



Politically correct? Mica tanto. O forse sì.

Difficile comunque fare dei PR Stunt a modino, qualche controversia occorre metterla in conto.

D'altra parte qui il committente (una birra belga, dal DNA molto maschile e direi "old school") ha deciso di cavalcare a suo modo il trend di Tinder.

Il background strategico è che Tinder è un app estremamente popolare, un meme, una cosa di cui si parla - e quindi a cui è interessante potersi attaccare, per sfruttarne il pubblico.

Più in generale la considerazione strategica è che sembra si stia perdendo l’approccio maschio e virile alla seduzione, sostituito da metrosessuali approcci online spesso sul limite dell’assurdo e del surreale.

Nascondendosi dietro il confortante schermo dello smartphone, che permette di non mettersi davvero in gioco. Di non metterci la faccia. Di non tirare fuori i cosiddetti.

Per questo l’operazione, usando un paio di profili fake, fa una cosa molto semplice: incita gli uomini a piantarla lì di fare i nerd, chiede di sfoderare gli attributi e la faccia tosta e - se devono andare a rimorchiare - che lo facciano al bar, in prima persona.

Il che, per una birra che ha nel proprio profilo di marca un che di mucho macho ci può stare :-)

Come ulteriore incentivo e per "dare servizio" alle persone, con l'operazione in omaggio un paio di birre al bar. Una per il maschio, una per la preda :-))

Ecco la video case history, che vi racconta con maggiore dovizia di particolari l’azione:



Macho or metrosexual, beard or no beard, ...
Primus, a quirky Belgian beer brand, believes that guys should rebel against these confusing trends and follow their instincts.

We came up with "Bartinder", a mobile stunt using Tinder. We made profiles of girls on the popular dating app and invited guys who "matched" our girls to act like real men, and go out to pick up a girl at a bar. We gave them 2 free beers to share with a girl.

http://www.haacht.com
https://www.facebook.com/primus
http://www.twitter.com/primushaacht

giovedì, ottobre 02, 2014

Trovatona di KLM: il cane trova oggetti smarriti - colpo di PR e visibilità su YouTube

KLM ha fatto un bel colpo di PR, con un marketing stunt piuttosto divertente ed inusuale.

Hanno arruolato un cane, animale notoriamente dotato di fine olfatto, per ritrovare in aeroporto i proprietari di oggetti smarriti sugli aerei.

Il processo viene innescato da un monitoraggio dei social media (cosa che hanno imparato a fare già dai tempi del bellissimo KLM Surprise. Se non sapete cos'è, guardate il secondo video qui sotto).

Se si posta, smadonnando, di aver lasciato a bordo un proprio oggetto, parte una ricerca "umana" sull'aeromobile - e poi interviene la parte canina.

I gattini funzionano sempre.. ma anche i beagle non scherzano.
Funzionano sempre significa, specificamente, più di 8 milioni di views su YouTube.

Peccato fosse uno stunt, o se volete, un fake. Il simpatico Sherlock compare sì nel video (qui sotto), ma non nella vita quotidiana degli aeroporti :-)
http://www.huffingtonpost.ca/2014/09/24/klm-lost-baggage-dog_n_5879366.html





giovedì, luglio 10, 2014

Operazione Cani Antispreco :-)


Questa mi ha divertito molto: una startup, un team di allevatori/imprenditori che hanno deciso di creare i cani antispreco per evitare lo spreco di energia elettrica.

Allevano infatti il cane da frigo, il cane da lavastoviglie, il cane biorario... :-)

Ecco il video (dietro a tutto c'è ovviamente un'azienda... e ci sarà anche un'operazione charity)... bella semplice, e furba.


venerdì, marzo 21, 2014

Grandi: il fake dell'acqua trasformata in vino... a fin di bene

Per una volta un'idea bella ma complessa.
Tipica operazione di Internet PR gestita attraverso un fake che poi viene rivelato.

La storia, per sommi capi:

Viene lanciata la notizia di un rivoluzionario gadget che, integrato con un'apposita app e pochi ingredienti aggiunti, è in grado di trasformare l'acqua in vino nel giro di pochi giorni, a casa propria (ok, stiamo parlando di nazioni enologicamente meno evolute della nostra...).

Di questa Miracle Machine si inizia a parlare molto in rete - anche perché si tratterebbe di un progetto in crowdfunding (il che è di moda).

Mashable sta al gioco, e fa un bell'articolo:


e inizia a girare il video di presentazione della macchina:


Salvo poi scoprire che non si tratta di trasformare l'acqua in vino ma il vino in acqua - si rivela infatti che tutta l'operazione è uno stunt dell'organizzazione no profit Wine to Water che si occupa di portare acqua potabile a chi non ha acqua da bere nel mondo.


Brillante e molto sofisticato. Qui leggete la storia: http://themiraclemachine.net/reveal/index.php#

"The disruptive program concept was initiated as a pro-bono campaign to support not-for-profit ‘Wine to Water’, an organization that provides people around the world with access to clean water, one of life’s basic necessities. In just under two weeks, the Miracle Machine went viral as more than 200,000 people watched the Miracle Machine video, nearly 600 media outlets around the world covered the story, 6,000 people tweeted about it. We now need to turn our attention to Wine to Water.

For one dollar, Wine to Water can provide clean water for one person for an entire year. Using a variety of water filters and wells, Wine to Water is changing lives at a fraction of the $499 price tag for the faux machine that so many were willing to buy. “For the cost of a bottle of fine wine, we provide a way to produce 99.9% pure drinking water to a family for up to five years and THAT is the true miracle,” says Doc Hendley, the founder of Wine to Water."

E qui guardate il video:

venerdì, marzo 07, 2014

Sul sito di appuntamenti...safe sex-mobile app con fake user

Case history made in Israele.

Una maniera interessante di rafforzare l'awareness sul problema dell'AIDS - incentivando la riflessione sull'uso del profilattico come strumento (obbligatorio!) di prevenzione...

Un falso profilo su Tinder. Diciamo molto attivo, con molti partner...

Non del tutto innovativo, ma molto sensata la scelta dello strumento: un network di incontri (o sveltine, se preferite).

Guardate il video.



Qui trovate i credits della campagna:
http://www.adeevee.com/2014/02/aids-task-force-the-tinder-aids-project-mobile/

mercoledì, febbraio 26, 2014

Una macchina della verità su Twitter, per individuare le bufale?

Al momento siamo ancora lontani dall'aver trovato una soluzione, ma il problema esiste, ed è sotto gli occhi di tutti.

I Social Media (e non solo quelli, ma è un'altra storia) sono pieni di informazioni errate, di disinformazione, di news che non sono tali ma sono manipolazioni, di pseudoverità scientifiche appoggiate sul nulla o su grossolane falsificazioni.

Detto molto brutalmente, sono convinto che per chi mi legge in questo momento non ci sia un grossissimo problema: se si legge un blog di comunicazione e strategia digitale, si appartiene in qualche modo ad un elite socioculturale - e si hanno gli strumenti culturali per riconoscere le bufale.

L'Italiano medio, invece, purtroppo tende ad essere molto meno attrezzato (per leggere un po' di dati inquietanti, leggete la mia presentazione alla Social Media Week, qui). E non solo l'italiano: il problema della cattiva informazione esiste in tutto il mondo.

Per questo è nato un progetto chiamato Pheme (http://www.pheme.eu/) - finanziato anche dall'Unione Europea. I cui ricercatori hanno il sogno di sviluppare una "macchina della verità", un sistema che possa individuare su Twitter le cose sospette e le bufale palesi. 

Un po' di approfondimento, preso dal loro sito:

We are concentrating on identifying four types of phemes and modelling their spread across social networks and online media: speculation, controversy, misinformation, and disinformation. 

PHEME has partners from the fields of natural language processing and text mining, web science, social network analysis, and information visualization. Together, we will use three factors to analyse veracity: first, the information inherent in a document itself – that is lexical, semantic and syntactic information. 


This is then cross-referenced with data sources that are assessed as particularly trustworthy, for example in the case of medical information, PubMed, the biggest online database in the world for original medical publications. 


We will also harness knowledge from Linked Open Data, through the expertise of Ontotext and their highly scalable OWLIM platform. Finally, the diffusion of a piece of information is analysed – who receives what information and how, and when is it transmitted to whom?

Ora, lo scenario a tendere è quello di un sistema che avvisi i lettori? un po' come fa Google Mail quando becca nella nostra inbox una mail che puzza di phishing (scusate la battutaccia).

Un contributo ad arrestare sul nascere o quasi la diffusione di bufale (ma ci sarà sempre chi crederà di più alle notizie farlocche che a quelle vere - come quelli che sostengono che l'energia nucleare e le bombe atomiche non esistano).

Importante, perchè se alcune notizie possono farci sorridere, altri fanno dei morti, letteralmente. Come nel caso delle mancate vaccinazioni e della recrudescenza di alcune malattie che erano quasi scomparse. O di notizie false in aree di tensione, come le numerose primavere arabe od ucraine... (I ricercatori citano specificamente il caso dei "London Riots" del 2011 dove la falsificazione delle notizie ha giocato un ruolo non secondario).

"After sorting through sources the Pheme platform will then evaluate sources for authority ranking. For example, a New York Times post would hold more authority and trust than a source from an unknown person or business.

As Pheme continues to follow certain conversations it will determine the accuracy of the information.

Could online news soon be quickly verified on an International level? It looks like this Twitter lie detector test could be a big win for social validation.

By examining a tweets sentiment and then determining its validity, brands and consumers can more readily determine the truthfulness of social signals."

Vedi anche: http://www.engadget.com/2014/02/19/twitter-lie-detector/

giovedì, dicembre 19, 2013

Cina: un fake per milioni e milioni di cinesi.


Quando si parla di Cina, si parla di grandi numeri. E se è un fake, diventa un fake di dimensioni colossali.

Contesto culturale: in Cina esiste il mito di un animale... mitologico (un po' come lo Yeti, o il mostro di Loch Ness...) che nessuno è mai riuscito a vedere.

Si chiama Qilin*

In Cina esiste una marca di lusso lanciata da poco.

Che non solo nessuno sostanzialmente ha mai visto, ma di cui non si è nemmeno sentito parlare. Una marca che si chiama Qeelin - in chiaro riferimento al chimerico animale.

Il Fake è consistito nel far credere al popolo che il Qilin esistesse davvero - realizzando foto e video, basati su ateriali d'archivio, che dimostravano come in realtà da anni si sapesse che il Qilin esistesse. E questi video sono stati posizionati su siti imprtanti e fatti girare sulle chat.

In Cina, un botto di persone ci sono cascate - 30.000 repost, 15.000 commenti in poche ore, 35 milioni di views in quattro giorni, un botto di persone che ci sono cascate in pieno.

Guardate il video, che spiega bene la case history:




*da Wikipedia: Il Qilin (麒麟), noto anche come Kylin, Kilin o Kirin, è una creatura della mitologia cinese e giapponese simile ad una chimera. La leggenda narra che appaia in contemporanea alla nascita di un uomo saggio. È spesso rappresentato come un mostro il cui corpo è completamente circondato da fiamme. Inoltre è frequentemente associato al punto cardinale dell'ovest, al posto della tigre bianca Byakko. Ciò è più comune in Cina che in Giappone. Nella lingua giapponese moderna, inoltre, tale nome è utilizzato per indicare la giraffa.

lunedì, luglio 15, 2013

Stiamo esagerando? Il tremendo caso degli ex-vegani.


Questa è una case history di quelle toste.

Che pone domande su cosa sia lecito o meno fare, quanto possiamo spingerci in là, quanto possiamo essere fake, cosa siamo disposti a fare (qualsiasi cosa?) per attirare l'attenzione.

In estrema sintesi il caso (poi metto un approfondimento).

Viene pubblicato un sito destinato a sputtanare (con nome e cognome) quelli che erano vegani e poi si sono pentiti o hanno deviato dalla retta via.

La lista. L'invito a massacrarli mediaticamente. L'invito alla delazione, a denunciare pubblicamente (con tanto di descrizione per riconoscerli per strada) conoscenti voltagabbana.

La Vegan Sellout List, la lista dei venduti, dei traditori. 

Apriti cielo. Naturalmente (e meno male) si sono scatenate le critiche, gli attacchi a questa iniziativa deplorevole. Un buzz forte sui social (ad es su twitter) e fuori, anche sui media tradizionali (ergo grande buzz e copertura mediatica, reach). E ci si è cascati in massa.

Beh, salta fuori che era tutto un fake. Che l'indignazione era inutile, ci avevano solo preso per i fondelli.
Ah, certo, a fin di bene: se andate adesso all'indirizzo dove c'era il sito (exvegans.com) trovate un video di veg-tv.info sui mattatoi.

Tutta una scusa per attrarre la nostra attenzione, facendo leva su nostre istanze etiche e di privacy, per portarci a riflettere che gli animali soffrono. Per portare ex vegani spaventati dal poter essere sulla lista (e quindi oggetto di rappresaglie, là fuori è pieno di matti) a sbattere il naso sul loro errore.

La mia prima reazione istintiva: mi sa che oggi vado a farmi un hamburger alla faccia loro (btw, io consumo carne non più di una volta la settimana, e mia moglie è vegetariana, ma detestiamo il massimalismo in tutte le sue forme).

Ecco un video che (prima del reveal) racconta/ attacca l'iniziativa

Per un maggiore dettaglio, guardatevi questo, a titolo di approfondimento: 

E articoli scritti prima del reveal:

martedì, febbraio 05, 2013

S.Valentino: fidanzate fake su Facebook ( a pagamento)


E' il mercato, baby.

A San Valentino ti senti solo e sfigato perché il tuo profilo Facebook recita "solo e sfigato/a"? 

Proprio in questo giorno ti pesa che il recinto dei social sappia che sei drammaticamente single? Non c'è problema.

NamoroFake.com (brillante iniziativa brasiliana) si occuperà di procurarti una fake-innamorata (estensione del concetto di Fake Follower e altrettanto utile). 

In questo modo potrai fare colpo sugli amici, far  vedere alle donne che sei uno che becca (nonostante gli occhiali tenuti insieme con lo scotch e la cronica incapacità di fissare una donna negli occhi)...

A partire da 3.7 € per 3 giorni si potrà avere accesso a fidanzate o ex-fidanzate virtuali che attraverso il loro profilo posteranno commenti (ma toccherà a te scrivere il testo) e animeranno il tuo profilo (sono disponibili pacchetti da 3,7 e 30 giorni).

La cosa interessante è che i profili delle fanciulle sono veri e non falsi: tant'è che l'impresa recluta graziose fanciulle, bella presenza che mettano a disposizione il loro profilo per fungere da innamorate dei clienti, impegnandosi a postare i commenti richiesti etc etc, dividendo i guadagni fifty-fifty.





  

martedì, novembre 06, 2012

Compra i click a milioni per diventare video viral! ;-)


Perché sforzarsi a fare un video virale (impresa difficilissima) di successo, quando basta comprare i click?

Senza volermi inserire in modo serio nelle polemiche sui fake followers etc che hanno imperversato in Rete negli ultimi mesi, mi limito a segnalare la nuova, unconventional, furba iniziativa di autopromozione dell'agenzia Canadese John st :-)

Guardate il video sotto e godete. Perfetta la promessa della finta agenzia di pay per click: un giorno non avrete più bisogno degli spettatori (il video diventerà virale in modo del tutto automatico).

A scanso di equivoci, lo ripeto: è un fake.
Così come lo era il bellissimo fake dell'agenzia di catvertising, che trovate qui.
Il tutto molto geek advertising.

Olte al video hanno fatto anche un sito: http://buyral.ca/ Buyral: Professional Clicking.

Enjoy. E cliccate. Ovunque.


giovedì, aprile 05, 2012

Il QR shopping era un falso?? (o un vero Fake)


Uh - Oh. Ve lo ricordate il post sullo shopping in metropolitana (scatta la foto al QR code, in una stazione della metropolitana Coreana, abbigliata come un supermercato)?

Beh, ho scoperto che da un po' di tempo gira la voce che fosse un falso, un fake, un concept bello ma inesistente - presentato comunque ad un premio creativo.

Ecco le fonti - in Koreano (San Google Translate ci aiuta, ma poco) e in Inglese - e magari ne trovate pure altre.

La cosa che mi impressiona è che erano stati comunicati anche dei bei numeri sui risultati di business dell'operazione...

Non sarebbe il primo fake che vedo, anche in posti dove ho lavorato... su questo vizietto dei fake prima o poi bisognerà prendere provvedimenti... al di là del naturale sputtanamento sui Social.

E d'altra parte si riapre il tema: a chi credere in Rete? E se la notizia che fosse un fake fosse un fake?


lunedì, febbraio 27, 2012

Social: Orangina presa con le mani nel sacco?

Una certa polemica è montata sul "caso Orangina"  (noto soft drink transalpino) in Francia per il supposto uso di "fake accounts" su Facebook.

Se ve la cavate con il francese, leggete l'articolo pubblicato qui, che spiega il caso.

Se non ve la cavate, vi faccio la sintesi: qualcuno ha notato una certa concentrazione nelle attività sulla pagina FB di Orangina... nel senso che c'era un certo (piccolo?) numero di utenti parecchio attivi, parecchio favorevoli alla marca anche in occasioni di crisi etc.

Colto dal sospetto il nostro blogger francese è andato ad indagare i profili di questi fan: risultato - a parte essere molto "legati" fra di loro è  emerso che questi fan pro-Orangina hanno dei profili molto scarni, Orangina è una delle poche pagine di cui sono fan, hanno pochi amici (a parte gli altri Orangina fan), sono poco attivi al di fuori di Orangina...

Non so, io ad esempio trovo un po' particolare la pagina di questa fanciulla - che a parte Orangina non sembra avere grandi interessi e attività nella vita... (andatela a vedere in fretta, Orangina dice che ha identificato in effetti alcuni account fake e li sta facendo rimuovere da Facebook)

Contattata in merito la marca si è chiamata fuori, anzi, sulla propria pagina Facebook annuncia:


Nous avons noté vos commentaires sur les comptes fake. 
Sur les 325 000 fans de la page, nous imaginons que cela peut arriver. 
Nous allons creuser ce point. Si c'est le cas, nous reporterons ces comptes. 
Nous vous remercions de votre vigilance pour préserver cette marque que vous aimez.


Curioso che dichiari: su 325.000 utenti, poteva capitare ci fossero degli utenti fake. Ce lo si poteva aspettare. Come se il fenomeno degli utenti fake pro marca fosse qualcosa che non dipende dalla marca.

Ok, potrebbe essere stata l'agenzia che ha fatto giochetti un po' sporchi senza il consenso del cliente. Ma se se lo potevano aspettare vuol dire che fin dall'inizio temevano che i loro consulenti avrebbero giocato sporco... :-) (la mia personale opinione è credo la stessa del nostro blogger: qualcuno lato agenzia ha voluto fare il fenomeno in assenza di un budget decente e ha giocato sporco. In modo da dimostrare quanto è bravo e convincere l'azienda - visti i risultati - a mettere mano al portafoglio).

Comunque promettono di vigilare.
Da notare che dopo questa comunicazione datata 14 Febbraio non hanno più postato contenuti. Una pagina bella viva, non c'è che dire... mentre prima del 14/2 postavano ogni 2-3 giorni... che abbiano tirato il freno a mano al programma social?


Il punto: occhio a fare i giochetti coi finti utenti. Come dico sempre bisogna essere dannatamente bravi e pignoli per mettere su delle cose che superino un esame un minimo attento. E se vi beccano sono guai. Non è una strategia delle più semplici, anche se nel breve può essere efficace. 

E i rischi non sono di quelli che si assumono generalmente nelle operazioni di marketing, perché vanno direttamente a impattare sulla credibilità della marca.

D'altra parte, visto il tempo e la fatica e i soldi necessari per fare operazioni fake che non ci si ritorcano contro, il Digital Planner che c'è in me si domanda se non costerebbe meno fare le cose per bene e basta...  ;-)

domenica, dicembre 11, 2011

Il terrorismo del profilattico su Facebook, col finto figlio :-)


Beh, ricevere una richiesta di amicizia da un bebè (non ancora nato), figlio tuo fa una certa impressione.

Sorvolando la violazione di una serie di regole di Facebook (ad es. che inibiscono l'acceso  agli under 13), mi sembra una maniera creativa di spingere uno degli end benefit della categoria di prodotto.

Non avere figlioletti sparsi per il mondo che poi ti vengono a cercare sui Social Media ;-)

Il concetto è quello di creare falsi profili della tua versione "jr", che poi ti chiedono l'amicizia su FB. E ovviamente inserire un link al sito di Olla, il produttore brasiliano di condom che sta dietro all'operazione...

Da notare che tutta l'operazione è stata fatta "a mano" - quindi con un investimento di tempo e lavoro non indifferente - compatibile però con le logiche del Buzz... sperando che l'operazione venga viralizzata e amplificata, giustificando così l'elevato costo per ogni persona contattata ;-)

(oddio, si potrà dire "preservativo" sul blog? Dopo i chiari di luna della RAI per la giornata mondiale contro l'AIDS, non vorrei mai dire una cosa che è proibita...)




mercoledì, ottobre 26, 2011

Meraviglioso fake: consegniamo coi piccioni

Jojo Project è una marca di scarpe ecologicamente responsabili, di costo contenuto e molto "avanti" ;-)

Per fare un po' di buzz sulla marca si sono inventati un fake: la consegna del prodotto al consumatore è altamente ecologica, essendo affidata ai piccioni viaggiatori che ti portano la scatola via aerea.

Fake a parte, interessante anche il loro impegno sociale - per ogni paio di scarpe si può scegliere se contribuire al benessere del mondo piantando un albero in Africa o costruendo pompe per l'acqua in Sierra Leone.
Al momento, comunque, il sito è in sviluppo e la loro comunicazione tutta su Facebook

lunedì, maggio 17, 2010

Guerilla Marketing all'airshow :-)


Grande idea, anche se parecchio, parecchio sofisticata. :-)
Immaginate un'azienda che produce aeroplani radiocontrollati di alta gamma.
Il problema e l'opportunità è che vende ad una nicchia, un cluster di persone in qualche modo appassionate di volo.
Dove beccarle? Probabilmente agli Airshow, i raduni in cui pattuglie acrobatiche e simili deliziano gli entusiasti.
Una volta li'? Pubblicità? (sbadiglio) Dimostrazione di prodotto? Ma come diavolo competere col tuo giocattolino con un aeroplano militare vero che fa dei numeri pazzeschi?
Beh, magari radiocomandandolo, quell'aereo militare.
Breve: i soliti infiltrati si sono mescolati tra la folla dell'Airshow di Singapore  durante le esibizioni delle pattuglie e hanno finto di essere loro a radiocomandare gli aeroplani.
Sorpresa, stupore, grasse risate e generazione di interesse e simpatia. Branding ed engaging, insomma.
E risultati: 750 prodotti venduti in tre giorni.
Godetevi i video di chi ci è cascato.