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venerdì, gennaio 24, 2014

Grandi: BBC da' le news su Instagram (e un paio di riflessioni sui commenti).


Il mondo social sta diventando sempre più visual (sai che sorpresa, per una generazione cresciuta con la TV...)

Era quasi scontato (ma non banale) che anche il mondo delle news sarebbe sbarcato in questo ambito online/social/visual.

Instagram è un servizio molto popolare - ovvio che la vecchia signora BBC, sempre attenta ai nuovi media e con una consolidata tradizione di sperimentazione prima o poi ci sarebbe arrivata (non che siano i primi, ma quando si muove un player di peso come BBC, tutti prendono appunti)

Nome in codice: Instafax. http://instagram.com/bbcnews

E' un primo passo. Forse funzionerà, forse no. Forse si svilupperanno nuovi linguaggi, nuovi concetti e format delle notizie... forse si farà ancora meno approfondimento e informazione.... mah.

Nel frattempo guardate e giudicate da voi stessi. Ovviamente la morte sua è sul mobile.

Giudicherà anche BBC - dato che a quanto comunicato si tratterà di un esperimento previsto per un mese (quindi fine a metà Febbraio) per valutare il potenziale.

Detto questo; come noterete - e come ormai inevitabile - le news di Instafax sono commentabili.


I soliti opinionisti & blogger si sarebbero scatenati non fosse stato così, lamentando la violazione di uno dei diritti fondamentali dell'Internauta, ovvero dire la sua sulla qualunque :-)

Detto questo, io continuo a farmi delle domande sulla loro effettiva utilità e senso.

In un caso come quello della BBC, sia per la marca, sia perché vive dando notizie interessanti, è presumibile vi possa essere un elevatissimo numero di commenti. Information Overload. Davvero la gente ha tempo di leggere decine o centinaia di commenti?

E poi, qual'è la qualità e il valore aggiunto di questi commenti? Cosa aggiungono alla discussione? Davvero un numero significativo di persone diranno cose intelligenti e scriveranno cose pensate, che si rivelino spunti di riflessione per chi li legge (andando oltre al classico Juve M*** / Morite interisti che è un grande classico dei commenti italiani?)

Bah. Comunque, per quello che costa e visto che, come detto, se non lo fai ci sono i pasdaran dell'ortodossia Internet che ti crocifiggono, meglio mettere... :-)

Fatto questo pensiero strategico, va anche notato che al momento mi sembra che i commenti siano più che altro indirizzati non alla notizia in se' quanto alla piattaforma, all'iniziativa di BBC; mi piace, non mi piace, si sente bene, è giusta per un mondo contemporaneo come il nostro... quindi più uno strumento di raccolta feedback (quindi utile in certa misura per l'emittente) che di interazione vera e propria con il content.

Approfondimento:
http://www.theguardian.com/media/2014/jan/20/bbc-targets-social-media-users-with-instagram-video-news

mercoledì, aprile 24, 2013

Crowdvoting. Decidi se la serie va in onda...su Amazon.


La notizia: 

"Fourteen pilot shows - including Alpha House and Zombieland - are to be put to the public vote on Lovefilm and Amazon.com.
Viewers can submit feedback influencing which shows get made into full series. (http://www.bbc.co.uk/news/entertainment-arts-22152989)"

Ovvero i pilot delle serie saranno messi online, visibili liberamente. Al fine di avere la gente che vota se la serie deve continuare o deve essere uccisa.


Il pensiero: ma siamo sicuri sia davvero una buona idea?


Di sicuro aiuta a ridurre i rischi, dato che produrre una serie è un costo non indifferente e se si fa un bagno, i danni sono notevoli.
D'altra parte, il ricorso alla saggezza della folla mi sembra un approccio parecchio sopravvalutato (no, non sto parlando di politica).


Chi fa ricerche di mercato sa di fenomeni di appiattimento, specialmente se le opinioni sono pubbliche e condivise, sull'atteso, sull'aspettato.


Si sa che si tende spesso a premiare cose non eccessivamente innovative e disruptive, che magari sono gradite e capite al volo da fasce avanzate della popolazione ma che a botta calda non fanno presa sulle masse... salvo poi diventare poco dopo fenomeni di costume. Che ci si accoda spesso al parere della maggioranza o di quei membri della community che appaiono più autorevoli (o decisi)


Diciamo che a chiedere alla gggente, non c'è forse il rischio di ritrovarsi appiattiti ad un minimo comun denominatore? Non c'è il rischio che idee innovative (mi viene in mente Lost) vengano scartate perchè il contesto del test, la fretta, la poca voglia, lo scarso coinvolgimento o semplicemente il framework diverso da quello della TV abbiano un'influenza negativa?

E magari escano meglio format già noti, more of the same, cose facili, magari (da noi) metri quadri di curve e pelli nude, facile comicità, risse e insulti?


E che i pilot per tenere alta attenzione e curiosità, engagement e coinvolgimento possano diventare come certi trailer, tutti bombe, inseguimenti, scene drammatiche, cliffhanger, bonazzi e bonazze, per eccitare la fantasia su quello che la serie potrebbe essere e ottenere quindi un voto positivo?



In sostanza, siamo sicuri che sia la cosa più efficace chiedere alle persone di decidere su ciò che gli piace? (lo so, questa è volutamente provocatoria). D'altra parte nei famigerati focus group ho visto un po' troppe buone idee innovative venire affossate senza un perché (in qualche caso per avere un grande successo poco tempo dopo).



Mi viene anche in mente la mia reazione a quel grandissimo successo TV che è The Big Bang Theory. Io la serie ho iniziato a vederla da metà e sono rimasto folgorato. Poi ho recuperato le puntate perse, tra cui il primo episodio. Bene, avessi visto quello per primo, non avrei probabilmente continuato a guardarla, perchè la serie è decollata dal secondo o terzo episodio.



Quello che temo è l'effetto Fred Astaire.

(According to Hollywood folklore, a screen test report on Astaire for RKO Radio Pictures, now lost along with the test, is reported to have read: "Can't sing. Can't act. Balding. Can dance a little." http://en.wikipedia.org/wiki/Fred_Astaire )

venerdì, dicembre 14, 2012

Bellissima Realtà Aumentata Artica per la BBC


Per il lancio del DVD "Frozen Planet", la BBC ha realizzato eventi in shopping mall statunitensi caratterizzati da una interazione con gli animali del grande freddo attraverso la realtà aumentata.

Godetevi il video qui sotto.

Cose un po' già viste (per noi comunicatori, non necessariamente per i partecipanti all'evento, che anzi secondo me si sono pure parecchio emozionati, specialmente i bambini) - come nel caso di quello che mi pare un grande rivale, ovvero National Geographic (ecco il link a un mio precedente post in merito).

Mi sembra un'operazione strategicamente che non fa una piega e realizzata bene.

Penso sempre cosa potremmo fare e che esperienze dare alla gente quando potremo dare esperienze più immersive, che coinvolgano il tatto, l'olfatto... forse è fantascienza, forse no.

Btw: avete notato che non si vedono più da tempo le applicazioni spazzatura della realtà aumentata, quelle con il marker da agitare davanti alla webcam dei computer? L'avevo detto io che non erano il modo migliore di fare engagement, branding, magari anche education ;-)

giovedì, maggio 17, 2012

1 - 9 - 90 non è più vero? una ricerca dice di no

La ripartizione sui social di utenti attivi e passivi sulla base della piramide 1/9/90 è una specie di dogma.. o quanto meno è un concetto ampiamente diffuso. Anche se data ormai di parecchi anni.

Da pochi giorni la BBC ha rilasciato una nuova ricerca, basata su uno studio di 18 mesi, che da' evidenze diverse.

La sintesi:


In effetti ci sta che, con l'evoluzione degli strumenti, l'evoluzione dei target internet, l'evoluzione della cultura... la partecipazione salga e diventi un fatto più naturale e diffuso - non foss'altro che per emulazione.

Prima di partire in elucubrazioni devastanti da Digital Planner, va sempre ricordato che le ricerche vanno prese con le pinze, specialmente quelle non fatte qui da noi - che proprio uguali agli inglesi noi non siamo. Ma possono essere un utile stimolo di riflessione.

Comunque, ecco i key findings della ricerca, pronti ad essere inseriti in numerosi, lo so, Powerpoint:



  • The model which has guided many people's thinking in this area, the 1/9/90 rule, is outmoded. The number of people participating online is significantly higher than 10%.

  • Participation is now the rule rather than the exception: 77% of the UK online population is now active in some way.

  • This has been driven by the rise of 'easy participation': activities which may have once required great effort but now are relatively easy, expected and every day. 60% of the UK online population now participates in this way, from sharing photos to starting a discussion.

  • Despite participation becoming relatively 'easy', almost a quarter of people (23%) remain passive - they do not participate at all.

  • Passivity is not as rooted in digital literacy as traditional wisdom may have suggested. 11% of the people who are passive online today are early adopters. They have the access and the ability but are choosing not to participate.

  • Digital participation now is best characterised through the lens of choice. These are the decisions we take about whether, when, with whom and around what, we will participate. Because participation is now much more about who we are, than what we have, or our digital skill.

  • Qui trovate il pdf della presentazione (non mi fa impazzire, francamente...)

    Se interessa approfondire, ecco 23 minuti di video di presentazione:

    venerdì, luglio 22, 2011

    In un’azienda dove l’uso dei Social è obbligatorio, come regolare eccessi e ingenuità?


    La BBC, da tempo attenta al mondo Internet, sta facendo dure riflessioni su Social Media e dipendenti.

    E d'altra parte non va dimenticato che il Direttore delle Global News, all’atto del suo insediamento, l’anno scorso, ha sostanzialmente chiesto ai giornalisti di utilizzare i social o di essere così cortesi di andarsene a lavorare da un’altra parte; asserendo che non essendo i Social una moda passeggera, i giornalisti non fanno il proprio lavoro se non li sanno usare. E quindi l’uso dei Social non è discrezionale, ma obbligatorio, in azienda”.

    Ne parlo nel mio nuovo articolo per Apogeo, che potete leggere qui.

    lunedì, ottobre 26, 2009

    A Londra, una mano dall'alto...


    Questo, attenzione, è un progetto artistico, non di pubblicità; eppure, per il suo impatto traccia una linea interessante nell'interattività tra i mezzi (i grandi schermi della BBC) e il pubblico.

    Una mano gigante interagisce con i passanti, ripresi e incorporati nello schermo... insomma, guardatevi il video che merita.

    Qui l'approfondimento...