lunedì, luglio 22, 2013

Geniale:-) pillola magica (bastardissima) contro l'obesità, da Coca-Cola

Mi è piaciuta moltissimo.

Colpire uno per educarne cento :-) a fin di bene.

E fare una cosa geniale per smorzare le polemiche, le critiche al tuo prodotto (i soft drink sono da più parti sotto tiro perché ritenuti una delle cause dell'obesità).

E allora fai un'iniziativa che non parla di prodotto, ma parla di come combattere facilmente l'obesità.

Partendo da un insight: la gente per risolvere il problema tende a cercare le soluzioni miracolose, facili.

E quindi si inventano le pillole miracolose. Le si pubblicizza, offrendole gratis ai primi 50 che telefonano. E ad alcuni di questi le si danno davvero. Basta che se le vengano a prendere.

Però, nel frattempo, ci si è messi d'accordo con i familiari, con chi ti vuole bene., E si organizza una giornata che non dimenticherai mai. E che chi vedrà il video... beh, non vi rovino la sopresa :-)

(il video è in spagnolo ma si capisce)


Sullo stesso tema dell'obesità, Coke aveva già offerto al pubblico un ascensore molto particolare...

La versione ufficiale: El anuncio de Coca-Cola para reforzar el compromiso con los hábitos de vida saludables.
Cambiemos las estadísticas incluyendo en nuestra vida diaria ejercicio regular.

Subir y bajar escaleras, pasar del ascensor, dejar el coche y caminar, son actividades físicas que acompañadas de una dieta sana nos ayudan a sentirnos mejor.

Conoce los compromisos de Coca-Cola:http://cambialasestadisticas.cocacola.es

venerdì, luglio 19, 2013

Spettacolare: il poster gigante stampato in diretta


Operazione di dimensioni gigantesche :-) oltre 30 metri di altezza.

Un poster stampato in diretta sulla parete di un edificio. Da una stampante HP di dimensioni improbabili...

Se guardate il video, capite come hanno fatto (la stampante c'è davvero... anzi i 3.000 fogli A4 necessari per produrre il poster sono stati stampati da una batteria di Deskjet... ma c'è stato anche un *sacco* di lavoro manuale)



giovedì, luglio 18, 2013

Dumb Ways to Die: la Case History killer :-)


Una delle più interessanti campagne integrate on/off/media/digital/PR/la qualunque degli ultimi anni.

Su un argomento noioso (la sicurezza nelle stazioni della metropolitana) e un obiettivo difficilissimo (far cambiare comportamento alle persone).

Adesso che ho trovato la case history completa (e non solo il video, che di per se' è solo una parte del progetto) la pubblico a fini educativi del mio spettabile pubblico.

Con un po' di tristezza, perché da noi il budget e il coraggio per fare una cosa del genere (per un'iniziativa btw non commerciale) non so quando mai li avremo... 


Grand Prix PR, Direct, Radio, Integrated and Film - Cannes Lions 2013
Metro Trains
McCann Melbourne

Adv Tablet con schianto


Non vale, questa è una vera e propria trappola.
Un annuncio che ti fa guidare una bella e potente macchina col turbo. Un videogioco, dunque.
Un test drive interattivo.

La macchina parte. Il gioco ti chiede di inserire i tuoi dati.
E lì impari di prima mano quanto sia pericoloso digitare mentre guidi.
R.I.P.

Da Peugeot


mercoledì, luglio 17, 2013

Genio. Coccolatissimi :-) Marketing esperienziale - Virgin Atlantic


Marketing esperienziale, ovvero (semplificando) far provare alle persone un'esperienza coinvolgente, ma anche far provare un prodotto / servizio come se lo stessero usando.

Per molte aziende, interessante: per esempio, come fare a farti capire quanto è straordinario volare con me se non hai già comprato un biglietto per uno dei miei aerei?

Beh, ad esempio mettendo una panchina in un parco, a Manhattan. E aspettando che qualcuno ci si sieda :-)

Ma la parte più sensazionale è come hanno ricreato l'inflight entertainment system. Mi sono cappottato dal ridere :-)

At Virgin Atlantic we fly in the face of ordinary with all that we do, and we wanted to bring a taste of that to the streets of NYC. So we took over an ordinary bench and gave unsuspecting park-goers a taste of the Virgin Atlantic experience. See their priceless reactions as they enjoy everything you would expect in the air, without ever leaving the ground.

Experience more examples of how we're flying in the face of ordinary at http://virginatlantic.com/fitfoo. Or join the conversation #fitfoo https://twitter.com/VAAintheUSAhttps://twitter.com/VirginAtlantic

Ecco il video:


Sempre basato sullo stesso principio, vi ricordo questo mio vecchio post su un'azione esperienziale / guerrigliera al cinema...ma anche questo

Nota personale: ho volato una sola volta in vita mia con Virgin Atlantic. Un sacco di anni fa. E ancora me lo ricordo come un viaggio piacevolissimo :-)

Lo Scherzone di Orange: roaming internazionale


Orange, nota compagnia telefonica, ha giocato un bello scherzo ai passeggeri aerei... tema: le tariffe del roaming internazionale (che anche da noi sono - ma saranno sempre meno - uno spauracchio per i viaggiatori, si veda questo mio post precedente relativo a Vodafone...).

Lo scherzo è decisamente di cattivo gusto (e si ripropone il tema "fino a dove siamo disposti ad andare..:" - si veda anche questo mio post dell'altro giorno).

In sostanza: aeroporto francese. Consegna bagagli. Valige triturate. Passeggeri avvertiti dall'altoparlante... guardate il video e rabbrividite.

martedì, luglio 16, 2013

Ma questi Social Media fanno vendere?

Annosa questione, in un mondo sempre più orientato a ragionare a breve, trovare formulette magiche e immediate - dove ragionare in termini sistemici e strategici è un po' faticoso.

Mi è sembrata intelligente questa presentazione che embeddo, che da' un paio di spunti di ragionamento su cosa possono fare i Social Media per il nostro business e su come dobbiamo vedere il loro ruolo nel nostro piano strategico di comunicazione e business.

Che ovviamente deve essere, presto o tardi, focalizzato su farci "vendere" - ma spesso attraverso un processo necessariamente per fasi.

Altrimenti, se semplicemente vogliamo vendere di più, facilmente e rapidamente, basta sempre fare lo sconto del 50% e i risultati si vedono (i margini, l'impatto sul brand e il futuro della marca sono poi un'altra faccenda...)

Comunque, questa presentazione, come tutto, va preso con un po' di senso critico - e forse non sono d'accordo proprio su tutto.

Mi piace però il concetto di guardare ai Social come tool di "primo click" ovvero di strumento che innesca un processo d'acquisto, o lo orienta in fasi anche abbastanza iniziali; più che guardarlo come il tool che fa l'ultimo click, ovvero porta direttamente all'acquisto (quello lo fanno le promo, la pubblicità....le vetrine e i materiali PV, le animazioni al supermercato...)



Social media doesn't drive sales. Or does it? from The Rabbit Agency (Rabbit)


PS: come forse sapete, io preparo molti dei miei post durante il weekend e li programmo per la settimana. bene, così ho fatto per questo; ma proprio ieri è uscito un post dallo stesso titolo, che mi ha battuto sul tempo.
Un po' perché è interessante, un po' per sgombrare il campo da sospetti che abbia copiato :-) ecco il link a questo altro post omonimo:
http://paoloratto.blogspot.it/2013/07/social-media-fanno-vendere.html

lunedì, luglio 15, 2013

Stiamo esagerando? Il tremendo caso degli ex-vegani.


Questa è una case history di quelle toste.

Che pone domande su cosa sia lecito o meno fare, quanto possiamo spingerci in là, quanto possiamo essere fake, cosa siamo disposti a fare (qualsiasi cosa?) per attirare l'attenzione.

In estrema sintesi il caso (poi metto un approfondimento).

Viene pubblicato un sito destinato a sputtanare (con nome e cognome) quelli che erano vegani e poi si sono pentiti o hanno deviato dalla retta via.

La lista. L'invito a massacrarli mediaticamente. L'invito alla delazione, a denunciare pubblicamente (con tanto di descrizione per riconoscerli per strada) conoscenti voltagabbana.

La Vegan Sellout List, la lista dei venduti, dei traditori. 

Apriti cielo. Naturalmente (e meno male) si sono scatenate le critiche, gli attacchi a questa iniziativa deplorevole. Un buzz forte sui social (ad es su twitter) e fuori, anche sui media tradizionali (ergo grande buzz e copertura mediatica, reach). E ci si è cascati in massa.

Beh, salta fuori che era tutto un fake. Che l'indignazione era inutile, ci avevano solo preso per i fondelli.
Ah, certo, a fin di bene: se andate adesso all'indirizzo dove c'era il sito (exvegans.com) trovate un video di veg-tv.info sui mattatoi.

Tutta una scusa per attrarre la nostra attenzione, facendo leva su nostre istanze etiche e di privacy, per portarci a riflettere che gli animali soffrono. Per portare ex vegani spaventati dal poter essere sulla lista (e quindi oggetto di rappresaglie, là fuori è pieno di matti) a sbattere il naso sul loro errore.

La mia prima reazione istintiva: mi sa che oggi vado a farmi un hamburger alla faccia loro (btw, io consumo carne non più di una volta la settimana, e mia moglie è vegetariana, ma detestiamo il massimalismo in tutte le sue forme).

Ecco un video che (prima del reveal) racconta/ attacca l'iniziativa

Per un maggiore dettaglio, guardatevi questo, a titolo di approfondimento: 

E articoli scritti prima del reveal:

Gillette apre un barbiere


Molto unconventional, stile temporary shop.


Una bella idea. Anche (o proprio perché) è apparentemente contraddittoria con l'essenza stessa del prodotto.

E qui potremmo scomodare il paradosso del barbiere...

Guardate il video, che spiega meglio di quanto potrei fare io :-)

Da Gillette, con la partnership della struttura di temporary shop (HIS)Story e del noto barbitonsore & produttore di cappellini Frank’s Chop Shop

venerdì, luglio 12, 2013

Smetto di fare il consulente :-)


Vabbè, breve comunicazione di servizio con titolo a effetto :-)

Come alcuni di voi già sanno, dopo lungo fidanzamento mi sono accasato in Digital PR, come Digital Planner.

Mi trovate lì.

Mediolanum+Paypal= trasferimento fondi immediato. E il denaro è sempre più immateriale...


Diciamocelo francamente: conosco parecchi esperti di marketing digitale che si annoiano terribilmente a sentir parlare di tecnologie così noiose come i sistemi di pagamento (molto più divertente parlare di Pinterest o di piattaforme di crowdsharingcosolaqualunque).

Eppure il denaro e i sistemi di pagamento che ne permettono la circolazione sono ovviamente alla base del commercio - che è alla base del business - che è alla base della nostra sopravvivenza come aziende e agenzie.

E il modo in cui permettiamo al denaro di circolare ha implicazioni e impatti sulle percezioni delle persone, sul marketing mix, un po' su tutto.

Questo spiega il mio interesse per le novità sui sistemi attraverso cui possiamo pagare beni e servizi... ma anche far circolare il denaro fra le persone (ad esempio far quadrare i conti dopo essere andati in gruppo in pizzeria... :-)

In questi ultimi mesi il mio interesse è puntato su NFC*, come ben sapete (anche perché NFC se entra come sistema di pagamento attraverso il mobile - e dovrebbero mancare pochi mesi - porta nelle mani di almeno metà della popolazione italiana un nuovo strumento, potente, di mobile marketing. Dove marketing non vuol dire solo rifilare promozioni e pubblicità, ma offrire prodotti e servizi più aderenti alle necessità contestuali della persona).

Segnalo oggi però una novità di tipo diverso, l'accordo Mediolanum e Paypal, che apre prospettive interessanti.

In brevissimo: chi ha un conto Mediolanum (anche se non ne ha uno Paypal) usando il proprio smartphone può trasferire fondi ad un'altra persona, semplicemente inserendo cellulare/e-mail del ricevente. Il quale, se ha un conto Paypal si trova accreditata la cifra in tempo reale. E se non ce l'ha.. beh, si può aprire un conto e avere i fondi.

Tutto questo apre scenari innovativi per il trasferimento fondi tra privati ma anche nei pagamenti, più o meno micro, verso chi ci fornisce prodotti e servizi, per le micro imprese o le imprese individuali. Senza contare poi che ci sono risvolti interessanti e semplificanti per i trasferimenti di denaro all'estero... il tutto integrato in uno smartphone destinato a diventare sempre più il mozzo delle nostre vite digitali.

Il tema qui , ancora una volta, è quello della smaterializzazione del denaro (in un paese dove comunque le tesserine di plastica non sono proprio accettate con enturiasmo da ampi strati della popolazione). Certo, un po' di cose sono in movimento... l'altra settimana, in un piccolo (e ottimo) caseificio artigianale in Valsassina, scopro che hanno già il terminale POS pronto per NFC...

Forse stiamo per veder nascere un Payment divide? I Nativi Digitali (qualsiasi cosa essi siano) pagheranno e pretenderanno di pagare in modo diverso dal resto della popolazione? E come impatterà sul marketing mix delle aziende?

Qui il tema è dunque che nei piani di marketing delle aziende dovrà volente o nolente entrare presto il tema di come permettiamo di pagare, di come ripensiamo la circolazione del denaro, di come coesistere con target diversi che hanno una visione diversa dei soldi...

Comunque, vi allego sintesi comunicato stampa e infografica dell'accordo Mediolanum / Paypal per chi fosse interessato ad approfondire i dettagli..

BANCA MEDIOLANUM PRESENTA “SEND MONEY” 

Un servizio nato dalla collaborazione con PayPal che permette l’invio di denaro tramite indirizzo e-mail o numero di telefono mobile. Nasce il primo servizio in Italia che permetterà ai clienti della Banca di inviare denaro in maniera facile e veloce a un beneficiario identificato da un indirizzo e-mail o da un numero di telefono cellulare. 

Il servizio sarà accessibile attraverso l’applicazione mobile di Banca Mediolanum, disponibile per gli smartphone: iPhone, Android e in seguito Windows Phone. Grazie a questa collaborazione i clienti di Banca Mediolanum, per primi in Italia, potranno trasferire denaro direttamente dal proprio conto corrente in modo istantaneo visto che il denaro viene trasferito al beneficiario immediatamente.

Non serve che chi invia il denaro abbia in precedenza aperto un account presso PayPal; non occorrono ulteriori password o codici identificativi, bastano quelli generalmente usati dal cliente per l’operatività ordinaria. 

*se vi interessa il tema NFC, fate un search su questo blog per vedere i numerosi post che gli ho dedicato...

giovedì, luglio 11, 2013

E se si stampasse 3D al Supermercato? Tesco ci sta ragionando (ma anche gli altri)


Il modello commerciale moderno è basato sulla standardizzazione dei prodotti, per contenere i costi e rendere i prezzi accessibili al consumo di massa.

Con l'arrivo di Internet (semplifichiamo) si è iniziato a parlare di mass customization... idea che si è infranta, sostanzialmente, perchè alla gente - me per primo - i prodotti personalizzati piacciono, ma non piace dover pagare un extra in cambio, spesso abbastanza salato (chi sa di produzione e logistica sa anche perchè esplodono i costi)

Esplosiva (o quanto meno interessante) è la prospettiva del 3D printing, del potersi stampare a casa oggetti, magari basandosi su file scaricati in rete (o piratati, copiati...); non solo l'mp3 o il video pirata ma domani forse anche l'oggetto.

Motivi per cui si sta ragionando su come trovare un modo per rendere accessibile e legale l'autoproduzione di prodotti che le aziende hanno sviluppato spesso con investimenti pesantissimi.

Però... comprarsi una stampante, attrezzarsi non è ne' banale ne' gratuito e bisogna vedere se vale la pena. 

Molto più sensato potrebbe continuare a rifornirsi di prodotti nel luogo dove andiamo abitualmente - il supermercato.

Che magari però ha installata una stampante 3D (di quelle belle) e permette di stamparsi prodotti on demand - magari anche in una logica simile al print on demand dei libri; non mi carico di costi stoccandomi di libri o prodotti che raramente vengono venduti. 

Ne conservo solo l'informazione - e se arriva uno che vuole quel prodotto, lo stampo on demand... interessante per parti di ricambio, ad esempio. O per prodotti veramente personalizzati....

Comunque Tesco in Inghileterra ci sta facendo dei seri ragionamenti. Ecco cosa dicono sul loro blog:

So what does this all mean for Tesco then? Well I’m making no promises, but there are a few things I can predict for the future. We already print photos and posters in many of our larger stores, so why not other gifts and personalised items? How about letting kids design their own toys and then actually being able to get them made. What if we had a digital catalogue of spare parts for items that you’d bought? They could be printed on demand and ready for you by the time you’d finished your shopping. You could even take a broken item in to store; we could scan it in 3D, repair it digitally and make you a new one. The potential for 3D technology to revolutionise the way we view stores and what we can get from them is vast.

E ci sta pensando anche Sainsbury (leggete ad esempio questo)

In effetti c'è anche tutta un'area di business in cui il supermercato diventa la "fabbrica" di prodotti pensati e disegnati dai suoi stessi clienti - che progettano oggetti e se li fanno produrre dal retailer.

Comunque attenzione al ciclo dell'hype: come racconta questo interessante articolo (bello il grafico dello stato delle varie tecnologie) "the next big thing" spesso finisce per non essere tutta quella gran cosa che ci aspettavamo (e vendevamo ai clienti). E chi è da un po' su Internet lo ha imparato benissimo...


Approfondimenti:



Geniale: Il sito più profondo del mondo.


Acqua minerale Georgiana.

Scrolla,scrolla, ti porta a 8000 metri di profondità... scrollando per ore e ore e ore... (in un minuto sono andato giù di 25 metri, fate un po' voi...)

Affascinante vedere di prima mano gli strati e le composizioni del nostro bel pianeta, sino ad arrivare alle viscere della Terra da cui nasce questa pregiata minerale ... :-)

http://thedeepestsite.com
(fa caldo, quindi questa settimana sovrabbondanza di post leggerini).

Guardatevi il video:


Borjomi "The World's Deepest Website" from Will Rust on Vimeo.

mercoledì, luglio 10, 2013

30 milioni di fan. Come? Infografica, WalMart

Segnalo questa interessante infografica che ragiona su come ha fatto WalMart a raggiungere i 30 milioni di fan sulla sua pagina.

Non è che "size matters" sempre, comunque tra 1500 fan e 30 milioni c'è una bella differenza. Anche di impegno e investimenti.

Approfondimento (e infografica più grande):


Gli Zombie di Clearasil



Quando la pubblicità non basta più....

Segalo l'iniziativa di Clearasil che ha investito dei bei soldi per sviluppare un verio e proprio film a puntate, piazzato su YouTube:  #Ultrafast Clearasil Zombie Adventure Of Epic Proportions

Una storia di persone, trasformate in Zombie (con una pelle tremenda). A puntate. Con finale interattivo. Un po' low budget come produzione, ma molto meglio di quello che vedremmo qui da noi?

Ecco la prima parte, così vi fate un'idea


martedì, luglio 09, 2013

Instagram: le 600 Top Brand


Allora, io non è che creda molto alle classifiche.

E infatti, questa lista di Nitrogram che segnalo, delle 50 marche più popolari su Instagram, secondo me non va presa come una classifica.

Va preso come una lista di aziende che fanno cose interessanti su Instagram e che quindi è utile tenere d'occhio, studiare.

Ecco il link: http://50.nitrogr.am

Enjoy, che di roba da guardare qui ce n'è...

Qualche riflessione su aziende e digitale, fatta a cena




Qualche sera fa, cena piacevole, con i vincitori del contest fatto da Roche per i partecipanti al suo Master di formazione interno digital (se non l'avete già fatto, leggete questo mio post precedente, è un caso di eccellenza nella formazione in Italia sul digitale).

E forse la cosa più piacevole sono state, al di là delle celebrazioni, le chiacchiere fatte con persone che avendo appena finito una profonda immersione nello studio del tema, erano belle cariche e piene di idee, di sensazioni, di visioni su aziende, Italia, digital.

Da questa interazione (alimentata dal buon vino, probabilmente) mi sono venute fuori delle riflessioni generali, degli spunti di riflessione che condivido volentieri, perché credo che più le idee circolano, vengono fatte proprie, distorte, rivoltate, reinventare, circolate, meglio è per tutti (vedi alla voce Share Economy).

Eccole:

1. Audacità è una parola chiave. Visto che peggio di così si può andare ma d'altra parte eravamo sull'orlo del baratro e abbiamo fatto un sostanziale passo in avanti, forse c'è ormai poco da rischiare e tutto da perdere. 

Business as Usual ci vedrà fuori gioco. 

Per secoli molte aziende hanno fatto fortuna con approcci conservativi e minimizzando i rischi. Vi vengono in mente le Banche, ad esempio? Beh, allora interseco un'altro evento in cui sono stato tra gli speaker. In una grandissima barca italiana. A parlare con una parte decisamente top del management. E anche in questo evento è uscito il termine "rischio". Nel senso di prenderne. Di avere il coraggio. E mi ha fatto molto piacere sentire questa grande banca, sentire quei manager parlarne e invece di dire "dobbiamo evitare" dire "dobbiamo fare"

Audacità, messa in relazione al business e al digitale mi sembra una bella parola. Mi fa venire in mente il coraggio di chi metteva i soldi in una nave e poi partiva per rotte sconosciute, pericolose, andava a scoprire nuovi mondi, si metteva in gioco scommettendo che sarebbe stato abbastanza abile da tornare vivo e con un carico di merci pregiate. Un atteggiamento imprenditoriale, mercantile, di innovazione. Non certo di finanziarizzazione delle attività, di rischio come scommessa senza produrre reale valore.

2. Misurabilità e accountability. Brutte parole, queste, per chi viene da mondi incommensurabili come la pubblicità ;-) 

Brutto pensare ad azioni i cui risultati si misurano, azioni che pensi per raggiungere certi numeri e imparare? OK, è complicato (ancora) misurare. Ma il concetto di poter capire in modo oggettivo se hai fatto bene o hai fatto male non è contrario alla creatività. Secondo me è molto sano, dal punto di vista del business aziendale.

Poi certo, non tutto è misurabile, e certi numeri fanno perdere di vista le cose importanti. Il sacrificio inutile e inevitabile al rito del numero in riunione aziendale. Vedere i risultati della propria comunicazione come un risultato sportivo, dove si guarda quanti secondi al giro rifiliamo ai competitor, non al senso di quello che stiamo facendo e stiamo ottenendo.

Ma alla fine, fare cose i cui risultati siano definibili è sempre stato un passo avanti nella gestione di un'azienda, cui i comunicatori sono svicolati via per troppo tempo.

3. Il marketing e la comunicazione vanno tenuti in mano dall'azienda, evitando di delegare in toto all'agenzia o ai consulenti.
Certo, si lavora con esperti esterni. Ma non è sano se l'esterno sostituisce nelle decisioni l'uomo o donna d'azienda.

Non è sano se chi è in azienda responsabile del business delega completamente le decisioni a uno che per carità magari conosce benissimo il digitale… ma non è così esperto nel business dell'azienda.
Ergo, in azienda la competenza digitale diventa un requisito imprescindibile di tutti i decisori. Partendo dall'alto, come abbiamo più volte detto.

Imparare il digitale sta diventando obbligatorio come conoscere l'inglese.

4. Il Digitale non è più (solo) un vantaggio competitivo. E' una condizione necessaria ma non sufficiente. Si può decidere di non giocare in attacco, in una partita: ma comunque bisogna sempre evitare di subire una goleada. Se sul digitale decidiamo di non esserci o di esserci minimalisticamente, ormai ci fanno venti gol al minuto. Se non partecipiamo, se non cerchiamo di gestire la comunicazione e lasciamo che sia il mercato a definire la nostra immagina, la nostra reputazione, siamo in guai seri.

Dobbiamo portare fuori il nostro punto di vista, non possiamo uscire, non possiamo abbandonarci in balia delle persone (e su questo tema segnalo una cosa che ho scritto da un'altra parte, che potete leggere qui)

Detto questo, un omaggio e una congratulazione ai due compagni di cena (Simona Circhetta e Filippo Marcassoli) per gli stimoli di riflessione

Se poi qualcuno fosse interessato a più info sulla Roche Digital Academy, ecco un paio di link:



In chiusura allego il video del corso - ma solo perché compaio fugacemente in qualche fotogramma :-)

lunedì, luglio 08, 2013

McDonald's: Guerilla Colazione :-)


Sempre nella logica di impressionarci, marketing stunt di McDonald's per i loro prodotti per la colazione.

Immaginatevi di trovare un totem "drive-in" di McDo, di quelli che ci parlate dentro e poi ritirate il prodotto.

Però il fatto è che siete in una zona pedonale.

Ma il totem vi parla.

Beh, se provate ad ordinare, ecco arriva la consegna al volo via scooter, in omaggio da McDo per far iniziare bene la giornata a gente che (a giudicare dal video) non si è alzata molto bene dal letto.
Anche sotto la neve :-)

Sotto metto il video.

Per quello che riguarda più in generale il mondo della colazione di McDonald's, vale la pena di vedere il loro sito:
http://goodmorningstl.com/
aperto alle submission degli utenti via Instagram o Twitter. Poi c'è anche la parte mobile, l'app...



MC DONALDS - Menu from BKWLD on Vimeo.

Approfondimento:
http://www.trustcollective.com/2013/04/22/bkwld-puts-the-good-in-good-morning-for-mcdonalds/

http://www.bizjournals.com/stlouis/print-edition/2013/02/08/mcdonalds-cooks-up-st-louis.html?page=all